«Aykir…» sussurrò a fatica la ragazza, con gli occhi colmi di lacrime. «…cosa hai fatto?».
 
Maya si svegliò di soprassalto, con le mani sul ventre; questo gli diede una fitta e lei ansimò, spalancando gli occhi con il cuore in gola.
Ci mise qualche secondo a capire che il soffitto che stava guardando era quello della camera da letto, e altri secondi ancora a realizzare di essere viva, in mutande e con una t-shirt bianca addosso, senza nessunissima ferita alla pancia inferta dal suo amatissimo…
«Aykir?» chiamò, allarmata non trovandolo nel letto. Ma perché lo aveva sognato vestito di strani abiti arabeggianti? E perché lei invece nel sogno indossava vestiti da gitana come Esmeralda della Disney? Al solo pensiero le sorse spontaneo sulle labbra un sorriso divertito: certo che la mente umana era strana…
«Cofa fè?» Aykir spuntò dal bagno con lo spazzolino da denti in bocca, curioso. «Me hae caamato?».
Maya non trattenne una risata e scosse il capo.
«Ti stai preparando per andare al lavoro?».
Aykir annuì e tornò in bagno, stringendosi nelle spalle. Maya lo udì sputare nel lavandino e si abbracciò da sola, ancora inquieta per il sogno – anzi, l’incubo.
«In realtà devo passare dai miei zii».
«Hai fatto tanto per fuggire da quella casa e ora ci torni ogni volta che puoi» borbottò la ragazza, e Aykir uscì nuovamente dal bagno, facendo una smorfia.
«Il fatto è che ora la gabbia dorata è stata aperta, quindi posso tornare dalla mia liberatrice ogni volta che voglio» le fece notare, sedendosi sul bordo del letto, accanto a lei, e le prese il viso fra le mani per guardarla negli occhi chiari. «Tornerò presto, va bene?».
Maya mise un accenno di broncio, più per gioco che perché fosse offesa.
«Resta con me, ragazzo uccello…».
Aykir sorrise dolcemente e le baciò la fronte, stringendola a sé più forte che poteva senza farle male; Maya si strinse a lui altrettanto forte, e restarono immobili per qualche minuto, ad occhi chiusi, ascoltando l’uno il respiro dell’altra e viceversa, prima di sciogliersi in un sorriso e dirsi nuovamente arrivederci.
Per un attimo Maya fu contentissima che lui non l’avesse uccisa davvero, come nell’incubo, e che potesse vivere ogni giorno svegliandosi accanto al ragazzo che amava; poi il sogno svanì lentamente dalla sua memoria, man mano che si preparava per la giornata, e quando uscì di casa nulla era rimasto di esso, solo uno strano senso di nostalgia.

Fine.


Dedicata a Sara!