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Autore: Aiden94    29/03/2018    5 recensioni
Ho letto numerose storie, alcune mi hanno entusiasmato, altre sorpreso o colpito. fino a farmi venir voglia di scrivere le mie fantasie su carta. è la prima volta che pubblico qualcosa quindi consigli ben accetti e spero vivamente che vi piaccia.
Trama: febbraio, pioggerellina leggera, cielo lattiginoso e due persone ai poli opposti che si incontreranno in un piccolo caffè, ma nell'ombra qualcuno trama un'altra storia... o sarà tutta solo un'illusione?
è principalmente una Rin/Sesshomaru ma ci sarà un po di spazio anche per le altre.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un ballo ed uno sgambetto

 

Sesshomaru voleva far passare qualche giorno prima di parlare con Rin di quello che era accaduto quella sera al ristorante, si era ripromesso di non pensarci troppo ma ogni volta che si concedeva un momento di pausa i suoi pensieri vorticavano sempre intorno a lei e a quella sera.
Era davvero aggraziata nei movimenti e naturale in ogni cosa che diceva, aveva sostenuto in maniera brillante le conversazioni e con curiosità ed una certa punta di imbarazzo gli argomenti che non conosceva, il modo in cui aveva tenuto testa a Kagura e la signora Tsuno poi era stato sorprendentemente divertente, non si lasciava scoraggiare da niente e nessuno, per questo capiva perchè i suoi colleghi del ristorante l'avessero soprannominata “Generale”, lo stesso che certe volte rivolgevano a suo padre e poi da qualche tempo anche a lui, era davvero buffo se paragonato a quella ragazzina iperattiva e chiacchierona.

Ed era proprio a questo proposito che non riusciva a spiegarsi il suo repentino cambiamento verso la fine della serata. Da quando era uscita da quella cucina si era fatta più silenziosa e triste, aveva conversato, sorriso, tradotto ma il tutto con meno energia e meno allegria del solito. Qualunque cosa fosse successa lì dentro doveva averla turbata molto, forse era solo nostalgia come gli aveva accennato ma Sesshomaru non ne era convinto, così quel venerdì sera si recò alla caffetteria sperando di incontrarla e strapparle un invito a cena per poterne parlare tranquillamente, oramai era passato qualche giorno e sperava si fosse tranquillizzata.

Sfrecciava con la sua moto per le vie di Tokyo, l'aria si era fatta più pungente la sera ma lui voleva godersi ancora un po' di libertà. Arrivò davanti la caffetteria e nel parcheggio c'erano solo la moto di Sesshomaru, la bici di Rin e un'altra auto che non conosceva, strano, era una zona un po' esterna e di solito a quell'ora non c'era mai nessuno.

Entrò, non c'era nessuno all'interno ma sentì delle voci provenire dalla cucina, la porta scorrevole era semi aperta e Sesshomaru si mise in ascolto.

 

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- perchè sei qui? - Rin non voleva essere cattiva nei suoi confronti, ma averlo lì davanti a lei, soli, in una cucina come ai vecchi tempi, la faceva sentire claustrofobica – perchè mi parli così? Non sei felice di vedermi – lei trattenne il respiro – mi fa piacere vederti Naraku, volevo solo sapere cosa ci fai qui a quest'ora – volevo vederti e parlarti, l'ultima volta non abbiamo avuto possibilità di parlare tranquilli - se stava a debita distanza all'inizio a mano a mano che parlava si avvicinava un po' di più, lei indietreggiò andando a sbattere contro il lavello, svicolò a sinistra cercando di evitarlo – ti prego – si appoggiò al bancone e cercò di guardarlo negli occhi ma non riuscì, la guardava con uno sguardo affranto, come se fosse ferito dal suo allontanarsi, incurante di quanto le sue molestie passate l'avessero ferita - ti ringrazio per essere passato, davvero, ma ora devo chiudere... è stata una lunga giornata – lui la guardò avvicinandosi piano, come un cacciatore che si avvicina lento per non far fuggire la preda – perchè fai così Rin, sono sempre stato gentile con te, ti ho sempre aiutata in cucina, ti coprivo quando sbagliavi e ti ho insegnato quello che sapevo e quando lavoravamo insieme, da soli, nella pasticceria c'era un legame tra di noi, perchè ora mi tratti così. Non è giusto –

Eccolo finalmente, quella parte di lui, quella che la tormentava, era un abile manipolatore da sempre, per ogni aiuto che le dava lui credeva di avere il diritto di fare quello che voleva e quando lei lo respingeva o gli faceva notare che si stava prendendo troppe libertà lui le inculcava sensi di colpa facendole credere che fosse ingiusta – mi dispiace Naraku, ma – ingoio a vuoto, quella situazione la stava sfibrando più di quanto immaginasse possibile – è meglio che tu vada – non trattarmi così Rin, perchè? Ne abbiamo passate tante insieme – si avvicinò ulteriormente, circondandola con le braccia - posso almeno salutarti come si deve – Rin era bloccata dal bancone d'acciaio della cucina, era tutto come allora, abbassò lo sguardò e afferrò il piano di lavoro, era come paralizzata, rallentata, non un pensiero coerente.

Lui si avvicinò e l'abbraccio facendo scorrere le mani sulla sua schiena – non sai quanto mi è mancato piccola Rin, ti ho pensata spesso sai – lei non parlava, non voleva ascoltare quelle parole distorte che le ferivano i timpani, tentò di divincolarsi ma lui l'afferrò da dietro stringendola, con il braccio destro le bloccò la schiena contro il suo petto, mentre con la sinistra iniziò ad accarezzarle un seno, poi il ventre, fino ad insinuarsi sotto la maglia, quando sentì le sue dita sulla pelle, accarezzarla e avvicinarsi pericolosamente all'elastico dei leggins iniziò a tremare e opporre resistenza – ti prego smettila, no – shh shh shh tranquilla voglio solo un abbraccio, non puoi negarmelo... me lo devi – lei a quelle parole non resistette, erano le stesse che diceva quando erano chiusi nel laboratorio.

Provò a divincolarsì ma lui la sbattè sul tavolo continuando a toccarla, riuscì a mantenersi dritta con la mano libera ma così sentiva la sua erezione premere sui suoi pantaloni, lui si distanziò di scatto per fortuna ma le sue mani continuarono a toccarla scendendo sempre più giù, iniziò a singhiozzare scossa da respiri spezzati – ti prego no, smettila ti prego basta.... - come per miracolo lo sentì allontanarsi di colpo, si accasciò a terra appoggiandosi al banco e singhiozzando in maniera incontrollata, c'erano dei rumori che proseguivano in cucina ma lei continuava ad avere lo sguardo fisso a terra sanza riuscire a muoversi, sentì che Naraku se ne andava imprecando, poi ci fu silenzio.

 

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Quando si era avvicinato alla cucina e aveva sentito delle voci si era aspettato di vedere Rin in compagnia di un uomo in atteggiamenti intimi e, per quanto una strana rabbia gli avesse agitato il petto era deciso ad andarsene, non aveva proprio voglia di fare il guardone mentre Rin si divertiva con qualcun'altro; averla vista di sfuggita stretta a lui mentre la toccava gli aveva mandato il sangue al cervello.
Stava per girare i tacchi quando la voce incrinata di lei e la sua supplica avevano invertito la situazione, aveva completamente equivocato, era entrato di botto trovando quel verme che la toccava e la teneva ferma contro il tavolo, lo aveva afferrato e l'aveva scaraventato contro il lavello, assestandogli due pugni in pieno viso, lui l'aveva guardato terrorizzato e se l'era data a gambe continuando a ripetere parole di scuse a Rin.

Si avvicinò a Rin con cautela ma lei sembrava non vederlo, singhiozzava a vuoto e non una lacrima scendeva sul suo viso, chiaro segno che fosse ancora sotto shok – Rin – niente, non un segno – Rin, mi senti – le sfiorò appena la fronte spostandole la frangetta, lei sussultò appena e lo guardò, dapprima sembrò non riconoscerlo – Sess...Sesshomaru – lo guardò incerta – cosa ci fai qui – ero passato a vedere come stavi – si guardò intorno spaurita – lui non c'è – lo guardò con uno sguardo perso e intimidito – l'ho mandato via e non credo tornerà – lo abbracciò  di slancio, facendo passare le mani  sotto le sue braccia e rannicchiandosi sul suo petto inspirando forte il suo profumo, dopo un primo attimo di stordimento l'abbracciò a sua volta, facendo scorrere la mano sulla testa e aspettando che si calmasse – ti riporto a casa -

Si alzarono, Rin prese le chiavi, spense le luci, si voltò e guardò che fosse tutto in ordine come faceva sempre, solo che ora era più robotica abitudine – ti conviene portare dentro la bici, vieni in macchina con me – lei si voltò a guardarlo, avrebbe voluto replicare come faceva sempre, pensava già a domani, al lavoro ma ad un tratto non ebbe le forze nemmeno per poter aprire bocca e fece come le aveva detto.

Il tragitto fino a casa fu silenzioso ma nessuno dei due ci fece caso, presi com'erano dai loro pensieri.
Salirono le scale a piedi ma al terzo piano si fermarono – ciao Rin che bello rivederti – era Kosuke, non aveva proprio voglia di parlare al momento – ciao Kosuke come stai – fece un debole sorriso sperando non insistette troppo ma non  era il suo giorno fortunato evidentemente – ehi ma che ti succede, stai bene – dietro di lei apparve Sesshomaru, i due si guardarono – buonasera signor Sesshomaru, qual buon vento la porta qui – lui lo guardò – tu non sei il ragazzino della fiera? - si esatto la vostra fidanzata mi aveva ingaggiato per quell'evento e successivamente anche per altri, vi ringrazio molto – Rin che si trovava tra i due li fissò – come mai qui? - Rin si riscosse dal torpore e sembrò tornare almeno all'apparenza quella di sempre – il fratello del signor Sesshomaru e mia sorella si sposeranno la prossima primavera e io e lui saremo i testimoni di nozze, dobbiamo parlare dell'organizzazione, i regali ecc... sai no, le solite cose, buffo che vi conosciate, certo che il mondo è proprio piccolo – lo guardò negli occhi sorridendo, aveva parlato a ruota libera senza un freno – beh certo capisco, allora immagino che stasera sarai troppo impegnata per una pizza – a dire il vero sono distrutta è stata una giornata molto impegnativa però se non lo faccio stasera non so quando troveremo il tempo, siamo entrambi impegnati quindi magari un'altra volta – lui la guardò un po' incerto e dispiaciuto, sperava di poter passare un po' di tempo con lei – capisco allora facciamo un'altra volta – perfetto allora ciao Kosuke, notte – notte Rin, signor Sesshomaru arrivederci – lui lo salutò con un breve cenno del capo e si avviò verso l'ultimo piano.

Entrando Rin tirò un lungo sospiro, la corsa per le scale e la parlantina con Kosuke le avevano fatto venire il fiatone e a questo proposito si girò verso Sesshomaru – ti ho fatto fare le scale, mi dispiace tanto è stata la forza dell'abitudine scusami davvero, potevi prendere l'ascensore mi dispiace ho davvero la testa al.. – Rin, calmati adesso, due rampe di scale non mi uccideranno – lei trattene il fiato rendendosi conto che così doveva sembrare pazza, lo guardò veramente per la prima volta da quella sera.
 Aveva un completo semplice e scuro da lavoro, si era portato una borsa di quelle da computer, ma comunque elegante e la guardava attento.

Solo in quel momento si rese conto che aveva dei segni rossastri sulla mano destra – ma cosa ti è successo alla mano – lui la guardò distrattamente – niente – niente ma se sembra che hai fatto a pugni contro un muretto guarda qui – gli sfiorò delicatamente la mano e Sesshomaru ebbe un sussulto - quel verme non aveva la testa così dura – l'aveva detto sperando di sdramatizzare la situazione ma servì solo a peggiorarla quando Rin realizzò a chi si stesse riferendo – hai preso a pugni Naraku – lui la guardò impassibile – si – p perchè l'hai – lui la guardò con uno sguardo talmente profondo ed eloquente che il resto della frase le morì in gola – vado a prenderti un cerotto tu siediti arrivo – schizzò veloce come una mina verso il bagno e quando uscì Sesshomaru si era tolto la giacca, arrotolato le maniche e si era seduto sul divano, gli medicò i taglietti, se così si potevano chiamare, e mise un cerotto liquido, che formava come una pellicola sui segni lasciati probabilmente dai denti di quell'individuo.
– Dovresti denunciarlo – lei non parlò continuando a tamponare con quella strana colla, rimise tutto in ordine e si alzò – prima di dire qualunque cosa credo di aver bisogno di una doccia -

Passò circa mezz'ora prima che Rin uscisse dal bagno, non si era messa il pigiama come aveva immaginato Sesshomaru ma portava i pantaloni di una tuta e la maglia grigia a farfalla, quella che aveva alla fiera ad aprile, i capelli erano ancora leggermente umidi e l'odore del suo shampo gli invase le narici.

Fece finta di niente e la guardò avviarsi verso la cucina – hai fame? Avevo intenzione di cucinare gli spaghetti stasera, hai qualche preferenza – come preferisci – ok, senti se vuoi puoi anche andare io sto bene e non serve che tu resti qui se non vuoi o hai altri impegni – lui la fulminò con lo sguardo, tra le tante cose che voleva dirle l'unica che prese forma fù – mi devi ancora una spiegazione mi sembra – lei per poco non fece volare in terra un cucchiaio da cucina, tornò a prendere padelle e piatti, accese l'acqua sul fuoco e prese alcuni ingredienti in frigorifero – lo so ma dammi ancora qualche minuto per favore, è una storia un po' complicata e non saprei da dove cominciare - lui prese il suo pc e andò a sedersi al tavolo della cucina continuando a lavorare, osservarla attraverso la libreria non gli dispiaceva ma pensava fosse meglio farle avvertire la sua presenza più vicino in quel momento ma senza soffocarla.

La guardava tagliare la cipolla rossa, i pomodorini, la pancetta, tritare il prezzemolo, tutto questo in assoluto silenzio e con una maestria quasi ipnotica – ti va del vino rosso – si – andò verso la libreria nel ripiano dove erano appoggiate le bottiglie, prese un cavatappi ma le scivolò dalle mani, evidentemente era ancora tesa – lascia faccio io – lei si spostò fulminea bisbigliando un grazie e tornò ai fornelli – hai dei calici – secondo armadietto a destra, 5 minuti ed è pronto – Sesshomaru spostò il suo pc sul ripiano adiacente della libreria e l'aiuto a sistemare i piatti.
Quel suo parlare robotico e i movimenti nervosi lo stavano facendo impazzire ma non voleva metterle fretta, rischiando che si chiudesse ancora di più in se stessa.

Mangiarono in silenzio sorseggiando vino, a pasto finito sbarazzarono e Rin mise tutto in ordine.
Si accomodarono in salotto con ancora i calici e la bottiglia a metà, Rin mise il dvd “la maschera di Zorro” e si sedettero.

Dopo qualche minuto fece un respiro profondo e si lasciò andare sul divano, rannicchiando le gambe al petto: - ho fatto una scuola alberghiera, ho finito gli studi e visto gli esiti positivi di vari stage hanno dato il mio nominativo al “club Yoro”. Ero tesissima e non vedevo l'ora di cominciare, quando mi hanno vista arrivare pensavano fossi l'ennesima ragazzina che non sarebbe durata una settimana invece rimasi lì per quasi due anni, mi piaceva da morire quel lavoro – abbassò il volume della tv e continuò, Sesshomaru l'ascoltava senza muovere un muscolo – è stato difficile, lavoravo duramente dalle nove del mattino fino alle tre e poi dalle sei di sera fino a mezzanotte a volte anche l'una, in certi momenti era dura ma le soddisfazioni erano tante, almeno per me – le sfuggì un sorriso con lo sguardo assorto nei ricordi – ricordo ancora quando una sera a fine di un turno particolarmente pesante lo chef ci strinse la mano complimentandosi con noi, niente elogi o paroloni solo una semplice stretta di mano e un “bravi”, non puoi capire la mia gioia e la soddisfazione- sorrise radiosa e Sesshomaru non si persa una sola espressione - e poi ovviamente c'erano le serate difficile o nere come quella che ti ha raccontato Ayame, lei lo dice ridendo ma per tutto il tempo quella sera ho temuto mi sbattesse fuori, avevo i torcioni allo stomaco dall'ansia e invece non successe niente.
Purtroppo però il mio ragazzo di allora non lo capiva o non voleva capirlo, lui vedeva solo uno “sfruttamento” e una paga misera, litigavamo spesso ed era sempre più distante, immaginavo mi tradisse ma non volevo crederci, speravo avrebbe capito e mi avrebbe sostenuto invece niente, mi lasciò.
Fu circa un anno dopo aver cominciato a lavorare lì, ormai in cucina eravamo come una seconda famiglia, tutte quelle ore passate insieme tutte le chiacchierate e avevamo davvero un bel rapporto; credevo non fosse importante, esistevano solo il lavoro e la mia famiglia anche se li vedevo poco a causa dei turni sempre serrati.
Poco tempo dopo lo chef decise di spostarmi dalla preparazione dei primi piatti a quella dei dolci con Naraku, così da imparare un po' in tutti i campi e diventare un cuoco completo, gli dissi che non ero portata per i dolci ma secondo lui mi si addiceva, forse perchè ero una ragazza, non lo so.
Quando avevo cominciato a lavorare lì avevo diciannove anni. Avevo da poco festeggiato i venti quando Naraku cominciò a farsi insistente.
È sposato o almeno credo lo sia ancora, all'epoca aveva trentacinque anni e sua moglie aspettava il secondo figlio e tra loro le cose si erano un po' raffreddate giustamente, la gravidanza la stancava ma con la sua insensibilità di uomo non lo capiva. Parlavamo a lungo durante i turni di lavoro, tra una ricetta e l'altra e cercavo di dargli consigli, cose da fare con sua moglie nel suo giorno libero, a volte anche cosa piacesse alle donne a letto – lo disse ridendo amareggiata – si parla di tutto in cucina, non sai quanti argomenti sconci fanno tra di loro i cuochi, a volte avevo le orecchie in fiamme – appoggiò la testa al divano guardando il soffitto – speravo di aiutarlo con sua moglie, lui era sempre così disponibile ad aiutarmi e io volevo contraccambiare, poi però sua moglie partorì e dopo due mesi le cose ancora non erano migliorate sotto quel punto di vista, era sempre più teso, stressato e le sue battute sempre più invadenti e spinte.
Da lì è cominciato il declino.
Se capitava che gli facessi notare che esagerava o che era troppo invadente metteva il broncio e non mi rivolgeva la parola, se respingevo i suoi abbracci “in cerca di conforto” come diceva lui, si offendeva e mi faceva la predica facendomi sentire in colpa, da lì iniziò a risultarmi pesante andare al lavoro e ogni giorno non vedevo l'ora di andarmene, avevo come un tic nervoso e contavo quante ore mi restavano prima di dover tornare al lavoro e doverlo rivedere e sopportare il suo carattere, non invidiavo per niente quella povera moglie.
Quindi cominciai a sbagliare alcune ricette, poi a dimenticarmi gli ingredienti, quindi venivo ripresa e questo mi stressava, faticavo a dormire, facevo incubi continui e continuavo a sbagliare in un continuo circolo vizioso; alla fine dopo quasi sei mesi cedetti, aveva preso il vizio di toccarmi, sempre più spesso e a niente serviva cercare di allontanarlo, lui faceva sempre quella faccia offesa e mi faceva sentire in colpa e una volta urlai e lui impaurito si staccò mi disse che non avrei dovuto comportarmi così perchè  stavo fraintendendo e che rischiava grosso ma che ne aveva bisogno.
Lo chef aveva provato a parlarmi e capire cosa mi fosse successo ma io non avevo davvero cuore di dirgli il vero motivo, forse perchè una parte di me aveva offuscato quello che lui mi faceva e dava la colpa al troppo lavoro e allo stress, cosa che credevano tutti i miei colleghi, semplice stress, così diedi le dimissioni.
Ricordo ancora la faccia affranta dello chef e il dispiacere dei miei colleghi ma più di tutti ricordo Naraku che teneva lo sguardo su di me, ferito come se lo avessi tradito andandomene.
- tirò un sospiro di solievo come se si fosse tolta un grosso peso dal cuore e bevve il vino rimasto tutto d'un fiato – non realizzai realmente ciò che mi aveva fatto fin quasi un anno dopo quando mi trasferii qui, cominciai a guardare vari telefilm tra cui polizieschi e una sera una storia mi ricordò particolarmente la mia e così... la nebbia con cui avevo circondato quei ricordi si dissipò e mi resi conto di come stavano realmente le cose.-

Rimase in silenzio per un tempo che parve infinito, alzò il volume e si rimise a guardare il film, Sesshomaru non si era mosso e lei non  aveva incrociato il suo sguardo una sola volta. Il suo racconto gli aveva fatto venire i brividi, rimpiangeva di non averlo ucciso con le sue mani poco fa, si immaginava una Rin più insicura e fragile che si fidava dell'uomo sbagliato; un senso di protezione lo invase, non avrebbe permesso a nessun'altro di toccarla.

Continuarono a guardare distrattamente il film – adoro questa scena – lui spostò la sua attenzione al video – Catherine Z-Jones e Banderas ballano un paso doble, è bellissimo il modo in cui ballano e la loro complicità, nei film le scene in cui ballano sono sempre l'inizio di una storia d'amore – lui la guardò divertito – ah si? - certo film come Anna Karenina, Cenerentola, e la bella e la bestia in film, gli ultimi e.... altri insomma – si guardarono negli occhi, lei spostò lo sguardo imbarazzata – non guardarmi così – così come – come se stessi ascoltando una bimba di cinque anni – lui non smise di fissarla con quello sguardo divertito e lei alla fine scoppiò a ridere.
Partì la scena del ballo e la musica in sottofondo – dammi la mano – lei lo guardò stupita e un po' incerta mise la mano nella sua.
La portò al centro della sala, le mise una mano sul fianco, e alzò un braccio, lei gli mise una mano sulla spalla, forse era il vino ma non le veniva in mente niente per protestare.

Iniziarono a muoversi a ritmo ed eseguire i passi della lezione di ballo, la faceva volteggiare, passavano da una mano all'altra , giravolta, fermo e poi di nuovo volteggio, sequenza di passi e via leggeri – la musica non è questa – lo so -  i suoi occhi non la lasciavano andare e la naturalezza dei suoi movimenti era coinvolgente, si sarebbe persa in un momento come quello.

La musica terminò ma loro continuarono a danzare ancora un po' ma ormai il momento era passato – ancora un po di esercizio e sarai perfetta – grazie – ripresero posto sul divano, anche se casualmente più vicini questa volta – grazie Sesshomaru – questo l'hai già detto – intendevo per prima alla caffetteria e … anche qui a casa.- non sapeva spiegarsi il perchè ma l'attirò a se e lei poggiò il capo sul suo petto, il tamburellare del cuore era ipnotico e rilassante – non l'ho mai detto a nessuno – sospirò – non devi preoccuparti, nessuno lo saprà da me – lei chiuse gli occhi – puoi andare se vuoi, è tardi e io sto bene ora davvero – guardo la fine del film – lei annuì appena e si assopì, troppo provata da quella giornata per opporre resistenza.

Sentendola addormentarsi Sesshomaru sistemò meglio il plaid cercando di coprirla e si rilassò; era un vero e proprio subbuglio di emozioni.
Da prima un moto di gelosia lo aveva attanagliato vedendola stretta a quel parassita, poi quando aveva capito di aver frainteso la situazione una rabbia cieca l'aveva invaso, poi un senso di protezione l'aveva spinto a prendersi cura di lei e assicurarsi che stesse bene, quando gli aveva raccontanto cosa le era successo era stato preso da un senso di impotenza per non essere stato lì al suo fianco anche se ancora non si conoscevano e infine quel ballo.... era stato un insieme di emozioni contrastanti, voleva distrarla e farla ridere, perchè si era reso conto che di quella risata da bambina non si sarebbe mai stancato ma appena l'aveva fatta volteggiare e stretta a se non aveva potuto fare a meno di sentire i suoi fianchi e perdersi nei suoi occhi, ammirare la perfezione di quelle labbra, la voglia di assaggiarle lo aveva assalito all'improvviso e l'aveva costretto ad allontanarsi ed interrompere quel momento.
Decisamente troppe emozioni per una sola sera, quella ragazza riusciva a fargli venire le vertigini con tutti gli sbalzi che gli provocava.

E fu con quei pensieri che non si rese conto di assopirsi sul divano con Rin che dormiva placida sul suo petto e una mano morbida adagiata sul suo fianco come a volerlo abbracciare.

 


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Una sveglia dal rumore molesto. Molto molesto. E sconosciuto. Ad un ora decisamente inusuale immaginava.

Aprì pigramente un occhio e dalla luce che iniziava a filtrare dalle finestre doveva essersi addormentata sul divano. Strano. Non le era mai capitato di addormentarsi sul divano.

La sveglia termino il suo terribile richiamo, grazie ai Kami. Provò a muoversi ma qualcosa le teneva bloccata dalla testa, la sua coscienza pian piano si risvegliò. Non era una mano quella, vero?
Aprì gli occhi e vide una seconda mano stretta intorno alla sua e una camicia spiegazzata.
Cacciò un mezzo urletto e spintonò lo sconosciuto giù dal divano cercando poi di riacchiapparlo quando si rese conto che era Sesshomaru.

In meno di due secondi si ritrovarono a penzoloni giù dal divano con le gambe intrecciate al plaid ancora in alto, si guardarono, i volti vicinissimi, lei sopra di lui che si manteneva in precario equilibrio sulle braccia mentre lui tentava di reggersi sugli avanbracci.
Realizzando la scena non potè fare a meno di tentare di rotolare il più lontano possibile – mi dispiace tanto scusami, devo essermi addormentata e non ti  avevo proprio riconosciuto scusa scusa scusa – lui la guardò frastornato, decisamente troppe parole, troppo in fretta, aveva appena realizzato di essersi addormentato sul divano di Rin e di aver dormito con una mano tra i suoi capelli che era stato sbalzato giù da uno scricciolo che pesava la metà di lui.

Si alzò a fatica ancora irrigidito, lei si diresse veloce al bagno e lui si lasciò andare sul divano stropicciandosi il viso, come diavolo aveva fatto ad addormentarsi a casa sua, guardò l'ora segnava le 6:45 non male, aveva tempo di andare a casa cambiarsi e scendere in ufficio per le riunioni di quella mattina – se vuoi usare il bagno è libero, se ti serve lo spazzolino lo trovi nuovo nel secondo cassetto – lo guardò avviarsi tranquillo a piedi scalzi.

Rin era letteralmente scappata a gambe levate in bagno, si era guardata allo specchio e decisamente era stata una pessima idea. I capelli erano un disastro, gli occhi assonnati, la maglia tutta storta e quei segni sul viso non potevano di certo essere... cavoli si, i segni della camicia di Sesshomaru, accidentaccio, sperava almeno di non aver sbavato che vergogna!! e la sera prima non si era nemmeno lavata i denti prima di andare a dormire, magari l'aveva ucciso o mamma mia che imbarazzo.
Si lavò i denti e il viso, spazzolò i capelli e cercò di rendersi presentabile.

Quando finalmente anche lui uscì dal bagno si guardarono e il suo imbarazzo era visibile – mi dispiace averti scaraventato giù dal divano- lo guardò incerta – devo ammettere che hai dei buoni riflessi – grazie, in realtà non ti avevo riconosciuto scusami – lui inarcò un sopraciglio -ti capita spesso di avere sconosciuti a casa – lei lo guardò stranita, era serio o la stava prendendo in giro – no, non porto mai nessuno a casa mia – la situazione si stava facendo strana – posso offrirti qualcosa per colazione – no grazie, dovrei andare – giusto bene allora... - altro silenzio imbarazzato.


Rin si stava preparando una tazza di yogurt e cerali mentre Sesshomaru radunava le sue cose quando qualcuno suonò il campanello, si scambiarono uno sguardo perplesso e Rin andò ad aprire – Kosuke che ci fai qui a quest'ora – ho sentito che eri sveglia e visto che ieri sera avevamo saltato la pizza ho pensato di portarti una brioches e un thè caldo – ti ringrazio Kosuke davvero, non dovevi disturbarti – lui la guardò sorridendo innocente, alla fine si era addormentato e non aveva sentito il tipaccio andarsene ma così poteva recuperare, se non fosse che se non l'aveva sentito un motivo c'era, il tipaccio era ancora lì.

Lei dovette accorgersi del suo cambio d'umore perchè si voltò e tornando a guardarlo arrossì, cercò di aprire bocca ma evidentemente non sapeva come giustificare la presenza di Sesshomaru lì a quell'ora – Kosuke – Sesshomaru, ma che sorpresa – i due non la smettevano di guardarsi seri – bene, vi fermate per la colazione – SI – lo dissero entrambi in tono così solenne che Rin sgattaiolò in cucina sperando di sparire, ma che fine aveva fatto la sua buona stella era andata a farsi una vacanza per caso, accidenti – preferite thè, caffè.. - Kosuke fu il primo a rispondere e si sedette al centro così da costringerli a sedersi ai due capi del tavolo – caffè grazie – anche per me – preparati i due caffè e messo qualche biscotto che preparava alla caffetteria su un piatto si accomodò anche lei con la sua tazza di yogurt e cereali, il silenzio era denso e teso, decisamente troppo per quell'ora – allora Sesshomaru, come mai ancora qui – di tutte le domande che poteva fare  aveva scelto proprio la più inopportuna, lui dal canto suo non distolse lo sguardò – lavoro – ah.... fino a quest'ora? - Kosuke – Rin tentò invano di riprenderlo – che c'è, non è da te invitare sconosciuti in casa – non è uno sconosciutote l'ho già detto ieri mi pare, è mio cognato – non ancora e questo non vuol dire che tu lo conosca – è mio cliente alla caffetteria da prima di sapere che saremmo diventati parenti – questo non vuol dire che lo conosci, possibile che tu sia sempre così ingenua –

Rin si sentì punta sul vivo, sopratutto visto i trascorsi di ieri, non aggiunse una parola si alzò dal tavolo e andò a sciaquare la tazza.
Sesshomaru osservava la scena in silenzio, quel tipo sembrava fin troppo protettivo nei suoi confronti per essere solo preoccupazione, che fosse geloso? Probabile. Quindi come stavano le cose tra di loro, avevano avuto una relazione, erano solo amici, erano andati a letto insieme, a giudicare dal nervosismo di Rin entrambe le volte forse.

Guardò l'ora, avrebbe fatto meglio a sbrigarsi o avrebbe tardato, la doccia doveva aspettare ma almeno poteva cambiarsi d'abito – è meglio che vada – Rin si voltò a guardarlo – certo scusami e grazie ancora, per ieri – lui fece un cenno del capo e si avviò verso la porta, lei lo seguì – ti ringrazio Sesshomaru e scusami per Kosuke, solitamente è più socievole di così – non preoccuparti, a presto Rin -ciao Sesshomaru – e gli scoccò un bacio sulla fronte – stai attenta – lei lo guardò persa – grazie anche tu – arrivato l'ascensore al piano lo guardò andare via ancora scioccata da quello che era appena successo e con le farfalle ancora nello stomaco rientrò in casa

 – allora – sussultò presa alla sprovvista – Kosuke ma ti sembra il modo, mi hai fatto prendere un infarto -  e tu allora? Invitare quello a dormire – non l'ho invitato, ieri sera a cena abbiamo bevuto un po' di vino e ci siamo addormentati, tutto qui. Si può sapere che ti prende – a me?? e a te allora – adesso vedi di darti una calmata, non è successo niente e poi non vedo perchè dovrei giustificarmi con te – hai detto che non volevi storie – e infatti è così e il non averlo svegliato nel cuore della notte per sbatterlo fuori casa, contando che abita dall'altra parte della città mi sembrava quanto meno educato e poi ti ricordo che saremo parenti tra breve e non vedo perchè mai dovrei complicare la situazione con un matrimonio a quattro – aveva iniziato a urlare e gesticolare come una pazza, la volevano proprio mandare al manicomio accidenti – oh no sono gia le sette e mezza, senti è sabato e devo andare al lavoro – ok, scusami non volevo farti arrabbiare è solo che mi sono preoccupato per te. È pieno di maniaci in giro – lo so e ti ringrazio – l'abbracciò stretto – ok ora devo proprio andare e grazie ancora per le brioches, erano buonissime – prego, allora a dopo – a dopo ciao -

 

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La giornata proseguiva tranquilla, le riunioni erano andate bene peccato che avrebbe dovuto anticipare la partenza a quella sera stessa, non riusciva a trovare il computer ma dove l'aveva lasciato, non era da lui dimenticare cose in giro. La libreria di Rin, lo aveva appoggiato lì durante la cena accidenti, avrebbe dovuto chiamarla sperando fosse a casa – ciao Sesshomaru tutto bene? Stavo giusto per chiamarti – non potè impedirsi di avere un sussulto – perchè? - hai lasciato il tuo pc a casa mia, volevo riportartelo – ti chiamavo per lo stesso motivo – ah si? Bene che empatia – la sentì sorridere all'altro capo del telefono – vuoi che te lo porti ora o magari stasera – stasera parto per Pechino, starò via qualche giorno – ah – il suo cambio di tono lo fece quasi sorridere – allora se vuoi posso...- passo io prima di andare in aeroporto se sei lì nel tardo pomeriggio – certo oggi non avevo impegni – a dopo – a dopo ciao Sesshomaru-.

Chiuse la telefonata, almeno avrebbe potuto rivederla prima di partire – chi era al telefono – Sesshomaru si girò verso il fratello – nessuno che ti riguardi Inuyasha – uff.... possibile che tu debba sempre essere così scontroso, dovresti proprio trovarti una ragazza lo sai – questi non sono affari che ti riguardano – Inuyasha si avvicinò al fratello annusandolo – che stai facendo – lo fulminò sul posto – hai uno strano odore fratellone, quasi di biscotti – alzò lo sguardo verso di lui ma Sesshomaru non battè ciglio, in attesa, Inuyasha lo guardò con tanto d'occhi – ehhh non mi dirai che te la sei già trovata un'altra donna, vero Sesshomaru – lui gli diede le spalle e se ne  andò – questi non sono affari che ti riguardano Inuyasha – lasciando lì il fratello fermo a fissarlo.

Chiuse il bagaglio pronto ad andare.
Arrivò a casa di Rin, suonò e salì ma ad aprirgli non arrivò Rin ma bensì Kosuke, a torso nudo e con un'aria tronfia in viso - Sesshomaru ma che sorpresa, ancora qui – lui lo fulminò con lo sguardo – Rin è in casa – lui fece un sorriso sfottente – si ma al momento non può venire, è sotto la doccia – Sesshomaru assottigliò lo sguardo – immagino sia qui per il computer, tenga, Rin mi ha chiesto di salutarla – lui prese il computer, non sapeva cosa pensare, voleva parlare con Rin ma lei evidentemente aveva altri impegni per la testa così se ne andò senza degnarlo di una risposta, furente di rabbia.

 
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- chi era alla porta?- tempismo perfetto, qualche secondo prima e l'avrebbe visto – nessuno, cercavano la famaglia Han – capisco, strano comunque loro sono al primo piano – avranno capito male – Rin si era cambiata maglia – che disastro e tutto per quella stupida verdura accidenti a me – dai non te la prendere la prossima volta che vai al supermercato comprerai un colino con i fori più fini -  si lo so ma mezza verdura lessa è finita nel lavello e mi ha intasato tutto, che disastro e come se non bastasse nello svitarlo ci siamo lavati come due idioti – magari abbiamo inventato una nuova crema per il corpo – risero entrambi a quella battuta – perchè non vai a cambiarti poi ordiniamo una pizza – agli ordini generale – lei tentò di guardarlo male ma non ci riuscì – vedo che ti è tornato il buon umore – con te non potrei mai avere il broncio principessa, allora vado e torno ok –

Si fece una doccia veloce, non voleva perdere neanche un secondo con lei e l'arrivo di Sesshomaru era stato ottimo, facendogli intendere che tra loro ci fosse qualcosa aveva trovato un buon pretesto per levarselo dai piedi, ora doveva solo occuparsi della Sua Rin.


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Che strano, Sesshomaru le aveva detto che sarebbe passato nel tardo pomeriggio e invece erano le sette passate e ancora non si vedeva, provò a chiamarlo ma non rispondeva, che si fosse dimenticato di passare e fosse già sull'aereo, cercò il computer ma non lo trovò – cosa stai cercando? - il computer di Sesshomaru, l'avevo appoggiato qui – ah si, è già passato -  quando e perchè non me lo hai detto – poco prima degli amici degli Han e mi sono scordato scusami – potevi chiamarmi, doveva partire, non l'ho neanche salutato – tranquilla lo rivedrai comunque no? - lei sospirò un po' dispiaciuta, voleva tanto salutarlo – immagino di si – raggiunse Kosuke sul divano e scelsero un film. Più tardi gli avrebbe mandato un messaggio.


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Sesshomaru era in volo sopra Pechino, mancava poco all'atterraggio.
Per quanto si sforzasse non riusciva a calmarsi, vedere quel pallone gonfiato mezzo nudo a casa di Rin e sapere che lei si stava facendo la doccia gli faceva venire i nervi, meglio così si disse, meglio sapere subito se aveva una relazione con qualcuno così non avrebbe rischiato di farsi coinvolgere dalla “sorella della sua futura cognata”, perchè questo era e questo è quello che lei aveva spiegato alla signora Tsuno alla cena, questo e nient'altro, solo una complicazione inutile.

Arrivato in albergo gli arrivò un messaggio, era di Rin. Non lo lesse neanche, lo spostò tra i non letti e tolse la suoneria, non voleva ne vederla né tantomeno sentirla, tutta felice e allegra dopo che si era divertita con quello stupido ragazzino di un fotografo.
Non l'avrebbe chiamata e non l'avrebbe cercata, quando fosse tornato a Tokyo avrebbe chiarito le cose una volta per tutte.


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Ciao Sesshomaru,  mi dispiace per Kosuke è stato davvero maleducato, ci tenevo tanto a salutarti tanto, spero di rivederti presto e buon lavoro :) grazie ancora di tutto <3 . 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo finito, non ci credo, mi ci sono messa d'impegno da questa mattina per terminarlo e sono qui attrofizzata.
Vi annuncio ufficialmente che dal prossimo capitolo la storia si farà interessante ihihih sopratutto sotto quel punto di vista e spero vivamente di non deludervi.

Comunque mi auguro che il capitolo sia stao di vostro gradimento e spero di sapere il vostro parere a riguardo e grazie ancora a tutti quelli che mi hanno recensito, scritto o anche solo letto e buona giornata a tutti a presto Aiden :) :) :) 

 


 

 

   
 
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