Una storia stupida, assolutamente, che verrà aggiornata quando
ho tempo perché non vale proprio la pena di starci troppo seri sopra.
Un sacco di OOC, perché IC non so scrivere, e un sacco di WUT? (che sta per “che dannazione combini?”).
Ah, e non credo sia una storia politicamente corretta.
CAPITOLO 1 - FAT ON
THE BEACH
C’è
in ogni gruppo d’amici quella persona misteriosa di cui tutti hanno sentito
parlare, ma che solo pochi eletti conoscono. La sua leggenda si tramanda di
bocca in bocca e di pensiero in pensiero, le storie si distorcono fin quando la
realtà e le fantasticherie si mescolano per creare un quadro storto della
situazione.
Nel
loro gruppo, composto da troppi idioti perché Sakura possa tenerne il conto, la
figura mistica, quella un po’ uomo un po’ animale, era il ragazzo di Sasuke, quello per cui suddetto Sasuke
aveva respinto le avance di donne bellissime e uomini devoti, quello di cui
parlava poco e con cui parlava ancor meno.
“Per
me non esiste” era stato il commento acido di Ino in una sera di marzo, in cui
il freddo non era così pungente ed erano usciti tutti insieme a guardare le
stelle.
“Ovvio
che non esiste, è una scusa!” le aveva dato man forte Kiba.
“Io
invece l’ho intravisto” si era impettito orgoglioso Rock Lee.
“Dove?”
aveva domandato scettica Ino.
“Un
giorno è venuto a prenderlo all’università”.
“Ma
se abita al lato opposto del Paese”. E giù di scappellotti sulla testa di Rock
Lee, che ben poco aveva potuto fare per ripararsi dalla furia della donna.
La
verità era che, per quanto potessero presumere e ipotizzare nei loro floridi
film mentali, nessuno aveva mai visto neanche uno straccio di foto del presunto
ragazzo. Nemmeno nel cellulare di Sasuke ce n’era
traccia. Sakura lo sapeva con assoluta certezza perché, colta da una curiosità
che lei e Ino non erano riuscite a sedare, una volta glielo avevano fregato,
giusto per dare un’occhiatina alla galleria fotografica.
Così
quando un giorno Sasuke se ne uscì con “È un problema
se a Okinawa viene anche il mio ragazzo?” i “neanche c’è da chiederlo”, “ovvio
che è il benvenuto”, “sarà un piacere conoscerlo” si erano sprecati e adesso,
in quella mattina di metà luglio, sotto il sole rovente e l’ombrellone troppo
piccolo per contenerli tutti, il gruppo non vedeva l’ora di dare un volto alla
mistica creatura che Sasuke aveva prescelto come suo
uomo.
Era
circa mezzogiorno quando Sasuke sentenziò:
“Vado
a prenderlo alla fermata dell’autobus”.
Le
ore di trepidante attesa, trascorse per lo più ad arrostirsi sulla spiaggia,
perché non fosse mai che la gioia del bagno gli facesse perdere qualche
particolare importantissimo, finalmente stavano per giungere al termine. Sakura
e Ino si scambiarono uno sguardo d’intesa e sorrisero complici.
“Ci
siamo” disse Sakura.
“Ci
siamo davvero” le diede man forte Ino, prima di prendere a ridacchiare.
“Io
credo sarà così” sentenziò Sai all’improvviso, strappando un foglio dal suo
blocco da disegno e mettendolo fra gli asciugamani. Kiba
si allungò a osservarlo, Sakura e Ino con lui. Hinata
si limitò ad arrossire, come se Sasuke fosse potuto
sbucare da un momento all’altro e coglierli in fragrante, mentre elucubravano
sulle fattezze del suo ragazzo.
Il
disegno di Sai era piuttosto realistico e concentrava in un unico maestoso
corpo, intimamente ben dotato, le caratteristiche che erano negli anni riusciti
a strappare a Sasuke. Era un ragazzo dai capelli
chiari, con gli zigomi alti e le spalle larghe. Il corpo tonico e muscoloso
testimoniava le ore trascorse in palestra, la pelle abbronzata quelle passate
in un solarium. Era l’uomo che tutte avrebbero voluto, dai lineamenti
importanti e definiti, dallo sguardo tagliente, dal portamento fiero: perfetto
al fianco di uno come Sasuke.
“Non
può essere altrimenti” approvò sicuro Kiba e Shikamaru al suo fianco sbuffò. “E tu che vuoi?”
“Dovreste
preoccuparvi più degli affari vostri”.
Kiba
gli diede un pestone sul ventre e Shikamaru gemette
di dolore. “Quando si parla di coppie male assortite!” grugnì verso il suo
ragazzo “Nel nostro gruppo una basta e avanza, Sasuke
non ci deluderà”.
Sakura
annuì decisa.
“Sasuke-kun non delude mai”.
Tutti
quei discorsi non fecero che aumentare l’impazienza. A turno, neanche a farlo
apposta, uno di loro stirava il collo nella speranza di vedere Sasuke apparire dalle scalette che portavano in spiaggia,
ma, fra gli sbuffi generali, all’orizzonte c’era solo un ragazzotto panciuto e
barcollante che, in evidente difficoltà, si trascinava dietro un materassino
gonfio, una borsa termica e uno zaino da trekking, il tutto vestito solo di un
ridicolo costume arancione, oltre il quale strabordava la pancia tonda e
molliccia. Il ragazzo in questione continuò a ondeggiare precario, fino a
raggiungere il loro ombrellone e, quando li salutò sventolando allegro una mano
e sorridendo smagliante, Hinata fu l’unica che ebbe
il coraggio di ricambiare il gesto. Gli altri, chi più e chi meno, se ne
restarono piuttosto intontiti a guardarsi attorno, alla ricerca di qualcun
altro, oltre a loro, a cui il tizio si stesse rivolgendo.
“Ehi,
ciao” quando li salutò, un po’ gracchiante un po’ scemo, otto paia di occhi gli
furono addosso, pieni di tutta la perplessità di cui erano capaci.
“Sì…?”
tentò Sakura, trascinando la vocale. Il sorriso sul volto del ragazzo si fece
più ampio e le guance paffute si gonfiarono a dismisura. Sakura storse il naso,
vagamente inorridita dalla visione ballonzolante di fronte a lei, che ancora
cercava di barcamenarsi con tutte le cose che si portava appresso.
“Piacere,
Naruto” disse il ragazzo, accennando un inchino verso
di loro e, dopo qualche istante di immobilità generale, Shikamaru
sbuffò e ricambiò con un piccolo gesto del capo.
“Shikamaru Nara”.
“Hinata Hyuuga” si intromise con
uno squittio Hinata, stringendosi le mani al petto.
Sakura non capiva proprio da dove venisse tutta quella vergogna. Che Hinata avesse degli strani gusti in fatto di ragazzi,
Sakura e Ino lo avevano sempre sospettato, ma non avrebbero mai immaginato che
la sua predilezione ricadesse su lardelloso e
invadente.
“Scusa,
possiamo aiutarti?” si intromise Sai con il suo solito sorriso di circostanza,
a occhi socchiusi e labbra tirate.
Naruto
si guardò un attimo attorno, poi aggrottò le sopracciglia e storse la bocca.
“Sapete
dov’è finito Sas’ke?”
“Possiamo
sapere perché ti interessa? E soprattutto come fai a conoscerlo?” domandò Kiba e Shikamaru, al suo fianco,
si lasciò cadere steso sull’asciugamano, borbottando un “oh santo cielo” che il
suo ragazzo si premurò di ignorare.
“Sono
Naruto” ripeté ancora il biondo panciuto, come se
questo potesse essere di alcun aiuto. “Naruto Uzumaki” precisò, quando gli sguardi perplessi dei presenti
non accennarono a mutare espressione.
“Sasuke-kun non ci ha mai parlato di nessun Naruto Uzumaki” starnazzò
saccente Ino, con l’aria di chi era riuscita a vedere oltre la coltre di
menzogne perché era assai sospetto che Lardello fosse magicamente apparso
proprio mentre Sasuke se ne era andato a recuperare
il suo uomo.
Hinata
sventolò le mani in aria agitata, come a cercare di placare una tempesta ormai
imminente.
“Ragazze…”
cominciò, ma la sua voce venne spezzata da un urlo.
“Idiota!”
gridò Sasuke dalle scale bianche, mentre scendeva
verso la spiaggia.
“Sas’ke!” esclamò Lardello, sentendosi evidentemente
chiamato in causa.
“Si
può sapere perché dannazione sei qui? Non ti avevo detto di aspettarmi alla
fermata?”
“Ti
ho aspettato, giuro, ma tu non arrivavi”.
“Mi
avrai aspettato sì e no mezzo minuto, come potevo arrivare in mezzo minuto
dalla spiaggia?”
“Neh,
Sas’ke, quanto sei noioso. Alla fine ti ho trovato,
visto! Cioè, tecnicamente ho trovato i tuoi amici, ma io te lo avevo detto che
non c’era bisogno che venivi a recuperarmi”.
“Si
può almeno sapere da dove sei passato?”
“Dalle
scale, quelle da cui sei sceso tu”.
“E
come diavolo è possibile che non ci siamo incrociati?”
“Ma
che ne so, io! Se tu sei un ninja, che posso farci?”
Sakura,
Ino e Kiba stavano trattenendo il respiro da quando
quell’insolito scambio di battute era cominciato. Non sapevano se essere
stupiti per lo strepitare di Sasuke, che faceva così
poco Sasuke, o per Naruto Uzumaki, che stracciava ogni idilliaca immagine di
perfezione.
Sakura,
che finché non avrebbe sentito le fatidiche parole lasciare le labbra di Sasuke non ci avrebbe creduto fino in fondo, sollevò l’indice
della mano sinistra per chiedere la parola, ma i due ragazzi erano così presi a
battibeccare su delle futilità – “cosa me ne faccio della crema solare, teme?”,
“te ne fai che non ti bruci, idiota!” – che neanche si accorsero di lei. Così
si schiarì la voce.
“Scusa,
Sasuke-kun, potremmo sapere chi è questo ragazzo?”
“Neanche
gli avevi detto che sarei venuto?” stridette Naruto,
vorticando in aria le braccia.
“Ovvio
che glielo avevo detto. Tu, piuttosto, non ti sei presentato”.
“Ovvio
che mi sono presentato!”
“Sei
un idiota!” Sasuke sospirò e poi, per la prima volta
da quando il ragazzo era arrivato, spostò l’attenzione sui suoi amici che lo
osservavano tutti come pulcini spelacchiati in attesa di cibo. “Ragazzi, questo
è Naruto, il mio ragazzo. Naruto,
loro sono le persone con cui vado all’università”.
Sasuke
non fece in tempo a finire la presentazione che gli arrivò uno scappellotto
dritto dietro la testa, abbastanza forte da fargli perdere appena l’equilibrio
e strappargli un gemito di stupore. Sakura e Ino singhiozzarono dalla sorpresa.
“Che
presentazione orribile! Dovresti imparare a trattarli meglio, i tuoi amici!” e
mentre i due riprendevano a bisticciare, Sakura sentì la testa vorticarle. Quel
panzerotto non poteva in alcun modo essere il ragazzo di Sasuke.
Non era possibile che Sasuke avesse rifiutato decine
di pretendenti solo per quella palla di lardo. Quando si voltò verso Ino, gli
occhi lucidi di lei sembravano pieni della stessa incredulità e Sakura
ringraziò di poter condividere con qualcuno i suoi sentimenti.