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Autore: Yellow Daffodil    30/03/2018    3 recensioni
Questa raccolta contiene tutte le One-Shot relative a "Io e te è semplicemente complicato", ovvero "Io e te 3", di cui il link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3696063&i=1
Dalla OS 1:
Alessandro mi bacia di nuovo, appassionatamente e si insinua attorno alle mie forme con bramosia. So perché lo sta facendo: percepisce il mio momento di sconforto e cerca in tutti i modi, con tutti i mezzi che ha, di farmi stare meglio.
È così semplice e ingenuo, ma se non ci fosse lui, sarei persa.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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OS 2 - Mac

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ATTENZIONE
Questa One-Shot fa parte di una raccolta di One-Shot relative alla storia "Io e te è semplicemente complicato" (più conosciuta con il nome di "Io e te 3"), di cui trovate il link qui: https://www.wattpad.com/455486419-io-e-te-%C3%A8-semplicemente-complicato-prologo
o qui  https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3696063&i=1
In particolare, questa è la seconda della serie di OS e si colloca, temporalmente, dopo il capitolo 14 di "Io e te 3", in concomitanza con la OS 1.

P.S. Questa OS è abbastanza lunga, preparatevi XD

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OS 2

Mac... chiedi a Cortana!

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Quando il Mac mi si impalla per la quarta volta, parte lo sclero più totale.

Mi infilo entrambe le mani nei capelli, grido di gola a labbra serrate e chiudo gli occhi temendo che addirittura possa venirmi da piangere. 

Non ce la posso fare, davvero. Non ce la posso fare.

Arrabbiata, scollego il portatile dalla presa e gli dico di andarsene affanculo. È uno stupido elettrodomestico, quindi non lo farà, ma mi fa sentire meglio insultarlo. Dunque lo chiudo malamente, per poi spostarlo dal letto alla scrivania, e mi catapulto verso la finestra aperta giusto per poter respirare una boccata di ossigeno puro, prima che non me ne arrivi più al cervello e decida di spaccare cose.

Vorrei davvero contenere lo sclero, ma sembra impossibile.

Anche guardare giù in giardino non fa altro che aumentare la mia rabbia. I miei occhi incrociano quelli di Francesco Natale, che sta scrutando beatamente il cielo e che, senza pensieri come il più onesto dei lavoratori, con le mani coperte dai guanti di gomma, prima mi saluta e poi mi fa cenno di scendere.

"Eva!" grida, facendosi ombra con le dita. "Dovresti venire a provare le angolature delle foto! In base a quello decido dove piazzare le sedie!"

"Facciamo che piazzi le sedie dove cavolo ti pare!" gli rispondo brutalmente e non mi sento nemmeno in colpa.

Uno, perché sono troppo alterata e due, perché la mia maleducazione riceve il consenso di Alessandra, che ha assistito alla scena a distanza di pochi passi da Francesco.

"Ho capito, non mi aiuta nessuno!" si lamenta il rosso.

La Gruccia gli passa a fianco proprio in quel momento, urtandogli volutamente la spalla con il pesante rotolo di tulle che sta reggendo.

"Io non sarei nessuno?" si indispettisce, riferendosi alla sua affermazione.

"Oh, tu sei tu." la sminuisce Natale. "È come non avere nessuno."

"Fottiti, Malpelo."

"Ehi, Strega del Male." l'apostrofa lui. "Guarda che sei sotto il sole senza coperture."

"Guarda che pallidi e lentigginosi lo siamo entrambi, e nemmeno tu hai troppe coperture aldilà di quell'elmetto da trincea trovato durante gli scavi nei luoghi interessati dalla prima guerra mondiale."

"Mi riferivo al rischio che ti si crepi la pelle, oh creatura delle tenebre." le risponde sfilandole il tubo di tulle dalle braccia. "Questo va lasciato là sotto, ti avevo detto di spostare quello blu. E, comunque, è un casco protettivo, non un elmetto da trincea."

Sicuramente Alessandra ribatte qualcosa di viperesco e crudele, ma non riesco a sentire a causa delle campane di mezzogiorno che diffondono la loro eco per tutta la zona. Quindi ne approfitto e sparisco dalla visuale dell'addetto ai lavori, prima che parta con le sue solite ramanzine sull'impegno collettivo.

Peccato che la sola vista del mio Mac mi faccia nuovamente rivoltare le budella dallo stress.

Se solo non si fossero verificate una serie di malaugurate coincidenze, non avrei quest'enorme gatta da pelare, al momento. Non starei rischiando la mia faccia, la mia credibilità e la mia reputazione. E non è giusto, sul serio, stava andando tutto benone e poi...

E poi so di chi è la colpa, in realtà.

E sono talmente furente che decido di andarci a parlare di persona.

Afferro il Mac, esco dalla mia stanza di gran carriera e, quasi correndo, sbuco nel corridoio da cui si scendono le scale. Non mi interessa se fare la psicopatica sarà un ulteriore punto a mio sfavore e se la gente inizierà a farsi un sacco di domande; io devo fare qualcosa. E se questo qualcosa non è trovare un rimedio al casino creato, dato che pare impossibile, allora sarà prendermela con la causa.

Tuttavia, qualcuno ostacola il mio passaggio in questo preciso istante. Ci vado a sbattere in pieno, rischiando di mollare a terra i duemila euro di ferraglia e farmi pure del male.

"Oh, scusa..." 

Eoni dopo avermi quasi scaraventato a tre miglia di distanza, lo stronzo mi chiede scusa.

"Stavi per uccidermi." sintetizzo puntando il dito contro il ragazzino e accorgendomi immediatamente della sua faccia sconvolta. "Oddio, o sto sognando di essere in The Walking Dead, oppure tu stai avendo l'hangover peggiore della storia."

Per tutta risposta, Davide si porta una mano alla bocca e mugola che deve vomitare, mentre fa dietrofront verso il bagno.

È una scena iper patetica: il ragazzino che si spacca la notte prima e che il giorno dopo sta da schifo, tutto per il dio alcol e la dea omologazione alla massa. È talmente un cliché che nemmeno sento l'istinto di vloggare il tutto, anche e soprattutto perché non sono nelle ottimali condizioni per pensare al gossip.

Anzi, sono ancora determinata a scatenare l'inferno al piano inferiore, però la remota possibilità che Davide Argenti possa morire mentre io me ne strafrego mi fa sentire leggermente in colpa. Dunque decido di fare una breve tappa al bagno prima di scendere di basso. Non si sa mai che in questo momento di poca lucidità riesca a farmi raccontare dettagli inediti sulla mirabolante vita della famiglia Argenti.

"Ehi, Walking Dead, tutto bene lì dentro?" 

Tira lo sciacquone, quindi ad occhio non è schiattato.

"Che ti sei fatto ieri notte?" domando con una risatina, appoggiandomi con la schiena alla porta del bagno.

"Mattia."

"Che?!"

Ho sentito bene?

"Mi sono fatto Mattia Zingaretti." conferma Davide, aprendo la porta del gabinetto a cui ero appoggiata e quindi facendomi perdere l'equilibrio.

Ma nonostante tutto, lui non si cura del mio stupore estremo, mi supera con passività e va a lavarsi la bocca davanti allo specchio.

"Ti sei fatto Zingaretti nel senso che ci sei andato a letto?"

"Sono andato a letto." spiega pigramente. "E prima mi sono fatto Zingaretti, nel senso che ho tentato di limonarlo. Mi ha fermato in tempo, grazie a Dio, ma comunque l'ho baciato."

Posso misurare a spanne l'altezza delle mie sopracciglia: "È un'ossessione di famiglia, allora! Anche se 'farsi qualcuno' io lo intendo come andare a letto con qualcuno, avere relazioni sessuali, fornicare, copulare. Mi avevi quasi fatto credere di aver fatto sesso con Mattia."

"Sì, ho afferrato il concetto. Ma stai tranquilla, noi nati nel ventunesimo secolo abbiamo usanze diverse."

Sta dicendo che sono vecchia? E poi, in che senso usanze diverse? Che usano il verbo 'farsi' con accezioni diverse o che si comportano diversamente quando si tratta di entrare in intimità con il prossimo?

Davide sospira e si guarda finalmente allo specchio, facendosi paura da solo. 

E comunque la vera domanda, in tutto ciò, è un'altra.

"Sei gay, per caso?" gli chiedo senza preamboli, ponderando se sia meglio posare il Mac da qualche parte e iniziare a registrare questa possibile deposizione.

"Non lo so." risponde lui, tirandosi la faccia fino a mettere in evidenza i capillari. "Ma non credo."

"Lo sei o non lo sei, Argenti."

"Mi piacciono le femmine, quindi credo di no. Ma chi sa se un domani la persona della mia vita sarà un uomo o una donna. O entrambi."

"Per me sei sessualmente disorientato."

"Sono solo di questo millennio, veramente." mi rassicura, implicando una seconda volta il mio essere più vecchia, e antica, di lui.

Cioè, capisco la neutralità della sua osservazione super partes, ma in quanto donna maliziosa e devota alle insinuazioni posso essere tutto, tranne che super partes. 

In ogni caso, pure io non credo che Davide sia gay. E allo stesso tempo sono positivamente stupita dalla sua apertura mentale, che... sì, probabilmente fa parte dell'avanzamento della specie che noi nati nello scorso millennio non abbiamo sperimentato.

"Comunque mi sono fatto anche qualche canna, ieri notte. E sto malissimo." sospira, posizionando le mani sul bordo del lavandino e lasciando cadere la testa in avanti.

"Qualche?"

"Ho fumato un bel po', a dire il vero, ma non dirlo a Nelli e Mattia, per favore. Ho fatto credere loro di esserci andato leggero."

"Sono la persona sbagliata a cui chiedere questo genere di favori. Non credi?"

Davide inclina leggermente la testa e mi lancia uno sguardo in tralice: "Ah, è vero."

"Perché l'hai fatto, se posso chiedere?"

"Cos'è, un'intervista, adesso?"

"Forse." alzo le spalle e mi avvicino a lui, accomodandomi con il sedere sul lavandino, poco distante da dove è posata la sua mano, così da riuscire a leggere cosa c'è scritto sui suoi bracciali di gomma. Su quello chiaramente più nuovo, perché meno annerito degli altri, è riportato il nome Odissey in glitter viola, mentre gli altri due sono più semplici. Uno è arancione con scritto 'Stay hungry, stay foolish' e l'altro è semplicemente verde.

"Se ti rispondo con tanto di dettagli, mi merito qualche ricompensa?" propone, accennando fugacemente alla forma del mio didietro schiacciato contro la ceramica del lavandino.

"Che ne dici di un Moment per il mal di testa da sfiorata overdose?"

"Ci sta, ma niente dettagli." annuisce, tornando a testa bassa. "Che vuoi sapere?"

"Semplicemente il perché."

"Quello è noioso."

"Prova."

Davide sbuffa e ride contemporaneamente: "Odio tutto."

"Wow, più bravo di Montale."

Lui scuote la testa. La cosa un po' lo diverte, ma indubbiamente sta davvero male. Le sue mani ogni tanto stringono più forte il lavandino e probabilmente il suo stomaco è ancora troppo agitato per permettergli di assumere una postura diversa.

"Ti avevo detto che sarebbe stato noioso." mormora.

"Èbanale, ma non noioso. Perché odi tutto?"

"Così." risponde, alzando le spalle. "Perché dovrei amare una vita di merda?"

La sua dichiarazione un po' mi infastidisce e mi spinge a rispondere con supponenza: "Wow. La vita di merda è davvero quella di un Davide Argenti qualunque e non dei bambini che muoiono di fame in Africa? O dei civili bombardati durante le guerre di religione?"

"Sì, ti prego, fammi una predica che non ho mai sentito."

"Non è una predica." ribatto. "È che sei fin troppo egocentrico e drammatico. Sai, mi ricordi una persona in particolare."

"Chi, Amleto?"

"No, tua sorella. I vostri problemi sono i più gravi al mondo, quando in realtà molto spesso si riduce tutto a una cottarella non corrisposta o un amico che non vi risponde ai messaggi."

"Mi avevano avvertito che eri simpatica."

"Grazie."

"È sarcasmo."

"Tranquillo, lo so. A voi Argenti vi si conosce fin troppo."

Davide rotea gli occhi e io incrocio le braccia: "Dico solo che secondo me esageri, oppure c'è un qualcosa di veramente più profondo che non vuoi dire."

"O che non so spiegare nemmeno io."

"Beh, in tal caso puoi sempre fare un tentativo."

Il ragazzo esala un sospiro frustrato: "Ti piace fare la psicologa?"

"No, sono solo curiosa. Molto curiosa."

"Perché dovresti?"

"Perché ho sempre trovato le vite degli altri interessanti."

"E la tua?"

"Come?"

Scusate, la domanda mi ha lasciato un attimo perplessa.

"La tua vita non è interessante?"

"Beh..."

Suppongo che ora sia il caso di passare al contrattacco, invece il ragazzino mi ha davvero lasciato a bocca asciutta. Quindi imbraccio più saldamente il mio Mac, e fingo di controllarne le rifiniture per guadagnare tempo. Alla fine, però, nessuno parla e sento il peso del silenzio farsi fin troppo pesante.

"Sai, Argenti, hai detto bene, hai toccato il tasto più dolente; non sono mai riuscita a trovare la mia vita interessante." affermo. "Ho vissuto per molto tempo all'ombra di mia sorella maggiore e i suoi successi, al punto di pensare che la sua vita fosse un traguardo universale da raggiungere. Ho iniziato allora ad oscurare me stessa per meravigliarmi delle vite altrui e pian piano è diventato sia una passione che una sorta di comfort zone da cui non uscirò mai."

Davide mi guarda con leggero stupore: "Non sei una che fatica ad aprirsi, eh?"

"Non con le persone giuste. Tu mi piaci; penso che siamo simili."

"Sì, forse sì." concorda. "Forse anch'io ho lo stesso problema."

"Con tua sorella maggiore?"

"No, penso che nel mio caso si estenda a tutti. Io odio gli altri perché in realtà li invidio. Invidio le loro vite perfette, la loro capacità di gestire tutto alla perfezione, di tagliare traguardi, mentre io sono anni luce indietro. Alla fine cerco sempre di fottere il sistema perché ad entrarci, nel sistema, non ci riesco. Mi sento troppo diverso, mi sento incompreso."

"Sei solo un adolescente." lo provoco con un sorriso malizioso.

"E tu una sfigata." ribatte. "Anche se non lo sembri."

"Beh, grazie." mi vanto. "Ma immagino sia a causa dei sette anni di vita in più rispetto ai tuoi. Le donne più grandi affascinano sempre."

"Ma non mi dire..." commenta lui, decidendo di prendere coraggio e di rimettersi in piedi. 

Lo sto guardando e noto che i suoi occhi cadono sul mio fisico, forse per soppesarlo in relazione a quanto detto. Sì, è vero, le donne più grandi hanno fascino, ma il mio fascino non si spreca: sono sempre stata piuttosto bassa e magra, per nulla formosa e molto più simile a una ragazzina che a una donna. Probabilmente Davide starà pensando lo stesso; starà mettendo a confronto me con le sue coetanee ben più attraenti, giungendo alla conclusione che forse la differenza d'età non sempre costituisce un punto a favore in quanto al sex appeal.

"Perché vai in giro con un Mac?"

"Oh, questo?"

Oh, stava guardando il Mac?

"Storia lunga. Aggeggio inutile. Odio tutto pure io." gli rispondo molto sinteticamente.

"Magari averlo, invece!" si anima. "Posso vedere?"

"Tieni." gli passo il Mac pensando che, tutto sommato, preferirei avere una Play Station come lui che un dispositivo super bello che però uso solo per lavorare.

"Cos'ha che non va?"

"Non lo so, si pianta sempre." sbuffo. "A volte mi tocca spegnerlo e perdo i salvataggi. Mi dà un nervoso incredibile."

"Posso darci un'occhiata, se ti va."

Alzo un sopracciglio: "Gratis?"

Davide ride e sembra finalmente stare leggermente meglio: "Magari se hai quel Moment che mi avevi promesso prima..."

*

Quando scendo al piano inferiore sono molto meno arrabbiata di prima.

Non dico che ho riacquisito il buon umore, né che ringrazio Davide per essere stato un toccasana alla mia giornata, però devo ammettere che se non ci fosse stato lui come intoppo, avrei sbranato qualcuno.

Voglio comunque parlare con la persona che ha complicato le mie ultime ore e che attualmente si trova in cucina, ma invece di aggredirla e farle passare la voglia di vivere, ci andrò molto piano con lei. Manterrò il mio profilo professionale e, se ce la faccio, mi salverò pure la faccia.

Prima di giungere in cucina, attraverso la grande sala da pranzo di villa Magna, dove Magno ha probabilmente ospitato qualche provino per il cantante che animerà la cerimonia. Ho sentito il gorgoglio di una voce calda fin dall'androne delle scale; qualcuno sta dando il meglio di sé in My Way e io spero che sia proprio il tizio che prenderanno, perché ha una voce assurda.

E poi, quando lo vedo, ci spero ancora di più, perché si tratta dell'ex fidanzato di Nelli, il che renderebbe tutto molto più complicato ed eccitante. Quella per il gossip sarà anche una passione nata per esigenza, ma è comunque una grandissima passione.

Passo appositamente vicino a Marinella, la quale sta subendo un rimprovero da parte di Gloria, ma non sembra per nulla preoccupata. È totalmente a suo agio con l'idea che l'ex fidanzato cornuto stia emulando dei giganti della musica nel salotto della casa dei suoi migliori amici, che ha rischiato di perdere proprio a causa dei suoi turbinii sentimentali, e questo mi gasa ancora di più. È bellissimo.

Marinella è veramente il top per me; è così ricca di disagio che non mi annoio mai, è uno spunto continuo, un susseguirsi di ispirazione. Praticamente, è la mia musa. Lo è stata per anni e finché continua a fare questo tipo di cazzate, lo sarà per sempre.

"Fase cinque, Argenti. Finalmente ci sei arrivata. Brava." la provoco prima di sorpassarla, dopo aver origliato le sue parole piene di gratitudine rispetto alla trappola che le abbiamo teso al suo arrivo, e per cui all'inizio odiava tutti quanti.

Io gliel'avevo detto che sarebbe stata solo una questione di tempo: in primis, perché la conosco e so che in lei ogni giorno nascono, crescono e muoiono centinaia di fuochi paglia e poi perché, fondamentalmente, credo anche io che ricongiungerla con il suo amato sia quello che ognuno vuole.

Tranne forse quest'ugola d'oro libanese, fresca fresca di arrivo a villa Magna.

Se tutto va bene, fra qualche giorno lui e Mattia si picchiano. E se va ancora meglio, succede durante il matrimonio. Che bello! Sono così emozionata!

Marinella come al solito non reagisce con maturità alle mie provocazioni e tenta di strapparmi una ciocca di capelli, quindi mi defilo alla velocità della luce.

Un po' mi spiace provocarla; alla fine è come un gatto che fai impazzire con il laser per puro divertimento personale, però devo mantenere vivo il suo potenziale. Come dicevo, Marinella, e in realtà tutta la famiglia Argenti, è una risorsa fondamentale di gossip, non posso lasciare che un domani diventino persone serie, altrimenti perderei gran parte del mio divertimento. 

In ogni caso, sono ormai arrivata in cucina, dove Ilenia e Patrizia stanno tagliando le verdure e cucinando tonnellate di crocchette di pollo. Solitamente è Magno che si occupa di farci avere il cibo pronto, dopotutto ha i maggiordomi al suo servizio ventiquattr'ore su ventiquattro, ma ogni tanto decidiamo di prendere il controllo della cucina come ai tempi del nostro viaggio di maturità.

È un'occasione come un'altra di ringraziare per l'ospitalità, e contemporaneamente impiegare tutti in attività socialmente utili, onde evitare che con troppo tempo libero a disposizione la gente si dia alla pazza gioia. Questa villa ispira lo svacco più totale, e con esso la possibilità di fare quello che durante le nostre vite lavorative/universitarie non riusciamo a fare.

Come sondare i limiti della nostra sessualità.

"Sbaglio, Ilenia, o questo peperone è tagliato a forma di tette?" prendo una fetta e la piego per mostrare la mia teoria.

"Ogni peperone è a forma di tette." osserva lei.

"Quindi mi stai dicendo che ovunque tu guardi, ti sembra di vedere seni e fattezze femminili?"

"Eva, piantala con questa storia." mi ammonisce Patrizia, infilandosi i guanti da forno. "Sono giorni che vai avanti. Non ti si sente parlare d'altro."

"Posso parlare di tutto quello che vuoi, Cleo." le rispondo angelicamente e lei si zittisce arrossendo come un ladro.

So che nella mia vita non faccio altro che molestare e provocare il prossimo, ma è il mio lavoro e, come ho confessato a Davide poco fa, anche la mia comfort zone. Mi sento bene solo se faccio così... non sono sicura che mi sentirei a mio agio comportandomi come tutti gli altri.

Dannazione, siamo davvero simili io e quell'Argenti.

"Comunque." mi schiarisco la voce. "Ile, non sono venuta per parlare della tua presunta inclinazione lesbo e del fatto che potresti esserti presa un'enorme sbandata per Shymée Delacroix, bensì per dirti che quell'articolo che mi hai chiesto non lo posso fare."

"Come?" Ilenia, sconvolta, molla il peperone sul tavolo. "Perché?"

"Perché no, stavolta la direzione non è d'accordo e io non ho il tempo di supplicare nessuno."

"Ma non è possibile! Te l'hanno sempre fatto fare!"

Vedete, da quando Ilenia è stata cacciata di casa e ha dovuto tirare avanti con le sue forze, mi sono sentita di darle una mano. In questi anni ha trovato lavoro come attrice e dopo un po' di assestamento è entrata in una compagnia semi-conosciuta. Per poter piacere al capo e guadagnare di più, è venuta a chiedermi di farle pubblicità, visti i mezzi e le notevoli capacità di cui dispongo.

Non lo nego; il mio blog negli anni è diventato quasi più famoso di FaviJ, povero ragazzo, e il fatto che lavorassi per un importante settimanale aveva spinto Ilenia a pregarmi di pubblicare un articolo sul loro primo spettacolo. Feci qualche occhiolino ai miei capi, promisi dei favoretti di qua e di là e ottenni uno spazietto per lei.

La piccola sebbene meravigliosa intersezione da me scritta attirò un po' di gente in più a teatro e valse a Ilenia una piccola promozione. Così di tanto in tanto continuò a chiedermi di intervenire per lei e fino al suo ultimo spettacolo, circa un annetto fa, l'aiutai sempre volentieri.

Ora vuole l'articolo per lo spettacolo di Re Artù in cui è finalmente riuscita a ottenere il ruolo di protagonista femminile, ma io non posso farlo. Per lei è di vitale importanza, lo so, e gliel'avevo promesso, lo so, ma non posso. Non posso proprio.

"Mi dipiace, Ile."

"Eddai!" la rossa molla pure il coltello e, molto prevedibilmente, dà il via a un'interpretazione drammaturgica.

Vedo Patrizia assumere un'espressione contrariata nei confronti dei lamenti di Ilenia, ma chiaramente non interviene, fingendo che le crocchette di pollo siano mooolto più importanti.

"Questa volta le cose sono andate diversamente, ma non significa che non abbia fatto il possibile per accontentarti." le ricordo, abbastanza pacatamente. "L'articolo l'ho anche quasi finito, se lo vuoi, ma non verrà pubblicato."

"Èquesto il problema! Si tratta del nostro spettacolo madre! Del capolavoro dei capolavori, di un possibile trampolino di lancio!"

"Da Bologna a Brodway."

"Non c'è da scherzare, mi sta salendo l'ansia." esclama portandosi un polso alla fronte, perché la mano è troppo sporca. "È il ruolo più figo che abbia mai ottenuto, mi sto esercitando da mesi e l'idea che andasse addirittura in stampa aveva eccitato tutti quanti nella compagnia!"

"Perché l'hai detto a tutta la compagnia?!" mi scandalizzo.

"Perché ero troppo gasata! E ora come faccio a pubblicizzare lo spettacolo se l'articolo non è pubblico?"

"Lo condivido sul blog di Svegliati! 2.0. E tutti lo possiamo condividere sui nostri social personali."

"Sì, ma non è la stessa cosa. Il giornale era il top! Era una cosa... ufficiale!"

"Sono sicura che non è colpa di Eva se non puoi avere il tuo articolo, Ile." finalmente la mummia decide di intervenire. 

Patrizia ci ha degnato della sua testimonianza a favore della mia causa e anche se quello che ha detto non è completamente vero, le sono grata. 

"Lo so, ma me l'aveva promesso!" guaisce lei, disperata. "Eva, non ce l'ho con te, sul serio, è solo che... io... ho bisogno di un attimo. Scusate." 

Molto teatralmente, mollando peperoni e coltelli a caso, Ilenia si volta di spalle e corre via, sparendo verso l'uscita della cucina, con i ciuffi rossi che svolazzano e, se prestate la dovuta attenzione, la colonna sonora in sottofondo, in una diretta performance dell'orchestra di Vienna.

"And the Oscar goes to..." mormoro tra me e me.

"Non prendertela. È solo Ilenia." mi ricorda Patrizia con un sorriso, mentre inforna una nuova teglia di crocchette.

"Solo Ilenia e le sue tragedie greche. Letteralmente."

E pensare che fino a poco fa, avevo pensato di dirglielo con un approccio completamente diverso. Alla fine, è meglio così: sono passata io per la vittima della questione, mentre se invece l'avessi aggredita come volevo fare, i ruoli si sarebbero invertiti. 

Sono giorni che provo a trovare una soluzione per questo problema, che scrivo incessantemente, che faccio le ore piccole e ho mille pensieri, ed ero arrivata al limite. Stamani sono esplosa e volevo solo urlare a Ilenia che lei e i suoi favori mi avevano rotto, che doveva trovarsi un altro promoter e che non ero la sua reporter personale.

Ma poi, fortunatamente per tutti, il mio cammino è stato interrotto e gli istinti omicidi hanno trovato il tempo di placarsi.

"Come mai ti hanno detto di no, questa volta?" s'incuriosisce Patrizia, togliendosi una ciocca caduta sulla fronte.

Bella domanda. 

La fisso imbambolata, concentrandomi sui suoi capelli lucidissimi, decorati di tanto in tanto da ciuffi di meches rosse e viola, treccine e ciocche piastrate a effetto frisée. So che dovrei più che altro pensare alla risposta da darle, ma attualmente trovo più rilassante guardare i suoi capelli e associarli a quelli di Miranda Sanchez, la migliore amica di Lizzie McGuire, se qualcuno ha idea di cosa stia parlando.

Ecco, Patrizia si pettina come Miranda, alla evviva gli anni '90, e si trucca sempre, anche quando si va al mare, o non c'è alcun motivo per farlo. Ma lei non si sente se stessa se non è truccata; lo so molto bene. Senza la sua pesante linea di eye-liner e matita, le sembra di essere nuda, e senza un rossetto che vada dal rosso sangue a cinquanta sfumature di nero, non trova nemmeno la voglia di vivere.

"Mh?" mi richiama a un certo punto, alzando gli occhi su di me.

"Oh, problemi di spazio sul giornale." rispondo, finalmente. "Ultimamente sono tutti occupati e la precedenza è di chi paga di più, o di chi fa più notizia." le sorrido, ma poi vedo di cambiare argomento più in fretta possibile. "Invece a te come sta andando all'università? Quanto manca per la laurea?"

Patrizia ridacchia: "Devo ancora decidere se prenderla o comprarla. Comunque bene. Finalmente qualcosa che mi piace studiare."

"Tu psicologia... chi l'avrebbe mai detto?"

Patrizia si stringe nelle spalle: "È bello capire cosa pensano davvero le persone."

"Se uno lo sapesse sin dall'inizio, si risparmierebbe un sacco di fatiche inutili. Vero, Cleopatra?" la punzecchio, facendole l'occhiolino.

Lei guarda subito verso la porta, febbrile che qualcuno possa averci sentito, e io scoppio a ridere: "Eddai, credi che si ricordino ancora chi è Cleopatra?"

"Amerigo se lo ricorda."

"È il minimo." ribatto. "Ok che è un rimbambito, ma quello è stato l'avvenimento più interessante della sua vita, dovrà pur ricordarselo."

Lei sbuffa: "Fidati, ci sono cose molto più interessanti nella sua vita."

"Come?" le chiedo un esempio, iniziando a trovare questa conversazione talmente interessante che mi mangio una crocchetta di pollo come se la pescassi da un sacchetto di pop corn.

"Il calcio." propone lei, vedendo bene di nascondere il viso da me. "Lo chiamate sempre rimbambito, ma ha raggiunto più traguardi di tutti voi nella sua carriera."

Faccio un fischio ammirato: "Non ti scaldare per il tuo Marcantonio; sappiamo tutti che è un valoroso gladiatore, anche se, permettimi di dire, Cleo, la sua strada era già stata spianata da Giulio Cesare, se capisci ciò che intendo."

"No." ribatte, seccata, posando le mani sul bancone da cucina. "E in ogni caso ti ho detto di smetterla di chiamare me Cleo e lui Marcantonio."

"Sono anni che me lo dici. È mai servito a qualcosa?"

"Senti, Eva." sbuffa. "Io ti sono grata per quella storia, lo sarò per sempre. Sei stata una delle prime e uniche persone con cui mi sia confidata e hai fatto di tutto per aiutarmi."

"Ho un talento."

"Sì, ma hai anche una fissazione." osserva. "Per quanto ci siamo impegnate, non ha funzionato."

"Non ha funzionato perché siete due idioti."

"Come ti pare."

Cinque anni fa, quando tutta la questione Amerigo - Patrizia - Alessandra - Cleopatra - Marcantonio - e chi più ne ha più ne metta ha quasi causato morti e rovinato la vacanza, tra Amerigo e Patrizia stava per sbocciare la più tenera e sfigata storia d'amore.

Su mio consiglio, lei si era creata un account fake con il nome di Cleopatra (prendendo spunto da una festa meravigliosa a cui avevamo partecipato e in cui mi ero divertita da matti) e aveva iniziato a scrivere ad Amerigo. Il motivo è che quello sfigato, chissà per quale incomprensibile ragione, le piaceva, ma lei era sempre stata troppo timida per farsi avanti. Non solo; Patrizia è una specie di esserino nero e rabbioso, il suo stile si allontanava troppo dalla semplicità (per non dire banalità) del Ponzaro e lei era convintissima che senza una maschera non gli sarebbe mai piaciuta. Tuttavia, io, che, ormai si è capito, sono una buona samaritana, ho deciso di aiutarla e ho creato tutta la messa in scena di Cleo che scrive ad Ame e si innamorano e bla bla bla.

Questo forse già lo sapete.

Peccato che poi la mia classe si sia messa in mezzo. Avevo sclerato di fronte a tutti perché il mio capolavoro era stato rovinato dalla loro stupidità e avevo svelato con orgoglio che la vera Cleopatra era Patrizia.

Ma per la vergogna e perché ormai si era convinta che piacere ad Amerigo era privilegio di pochi, Patrizia la sera stessa mi implorò di sistemare le cose, di dire che non era vero e che Cleopatra poteva essere chiunque, fuorché lei.

Così mi presi la colpa (direi più che altro il merito) di aver architettato tutto quel trambusto solo per fare notizia. Andai da Amerigo, finsi di essere alquanto dispiaciuta e gli spiegai che, per tutto il tempo, quella a giocare con il suo cervellino da roditore ero stata io. Chiaramente me la presi a morte con Patrizia, ma vidi allo stesso tempo una persona troppo fragile e insicura per poter sopportare quella che per lei sarebbe stata un'umiliazione.

Secondo me, invece, Amerigo avrebbe capito e l'avrebbe amata più di se stesso (ci vuole poco), ma Patrizia insistette fino alla morte e da quel giorno in poi nessuno riparlò più di Cleopatra, tranne ovviamente io per sfizio e il Ponzaro per necessità.

Ecco, per lui quella storia rappresentava e rappresenta tuttora un mistero irrisolto. Il mistero, nonché l'attività, più interessante della sua vita. Non ha mai ben compreso fino a che punto fosse incasinata la questione: inizialmente credeva di star parlando con una turista qualunque incontrata alla festa, poi con la Malvagia per eccellenza, ovvero Alessandra Gruccia, che si è pure baciato, poi con Patrizia, e alla fine con me. Il fatto che sia mezzo scemo mi ha slavato, perché l'ho confuso così tanto che sarà impossibile per lui avere delle certezze, anche se sono sicura che, tra tutti, lui creda ancora che l'unica possibile Cleopatra sia Patrizia.

Però lei non l'ha mai né ammesso né negato e, secondo l'ultima versione ufficiale, il titolo ce l'ho ancora io. Simpatico, vero?

Forse perché non era chiaro che si piacevano da morire, tra i due negli anni non è successo nulla, se non lo sbocciare di una semi-normale amicizia. Non che ci volesse una laurea per fare amicizia, ma forse a quei due serve una spinta divina per fare qualsiasi cosa, e in particolare qualcosa come una gita a Medjugorje per realizzare che sono perfetti l'uno per l'altra. Che non esiste al mondo una coppia più strana ed eterogenea e che, proprio per questo, o si prendono o resteranno per sempre da soli. Io la penso così, ma io sono solo Eva/Cleopatra/Cupido Cantarella. Per quanto mi piacerebbe, non scoprirò mai i misteri della mente umana.

Magari ci riuscirà Patrizia, con la sua laurea in psicologia.

"D'accordo, non ne parliamo più." mi arrendo, alzando le mani. "Per oggi."

"Grazie mille."

Con una spinta mi alzo dallo sgabello su cui ero seduta e nel frattempo, afferro un'altra crocchetta.

"Ma non mi arrenderò mai, lo sai, vero?"

Patrizia incrocia le braccia: "Sì, lo so."

"Ottima cosa. Ci vediamo a pranzo, Cleo!" saluto, mi giro di spalle e ridacchio uscendo dalla cucina.

*

Il resto della giornata passa molto allegramente, per me. 

A pranzo è un vero spasso guardare le facce tese e i musi lunghi di tutti, a causa del nuovo ospite che si è seduto per la prima volta a tavola con noi. Il momento più bello, poi, è quando Ai Zu gli fa un sacco di domande e finiscono a parlare di Allah e Buddha, e Sayid fa amicizia con Shy, e Ilenia dice che le piacerebbe sperimentare nuove religioni, anche se il velo non fa per lei, anche se comunque non ha nulla contro le ragazze che portano il velo, anche se Shy comunque non porta il velo.

In ogni caso, Ilenia non mi parla per tutto il tempo e Patrizia cerca di evitarmi. Il mio modo di aiutare il prossimo è spesso talmente invadente che rischia di rappresentare uno svantaggio per la sottoscritta. Vorrei sempre fare del bene, ma lo faccio in modo particolare, e se dovessi dire chi sono i miei migliori amici, probabilmente non lo saprei, dato che non credo di averne.

Nessuno è mai troppo interessato ad essere mio amico e... beh, ammetto che qualche volta mi dispiace, solo che non posso fare a meno di essere come sono. Alessandra Gruccia e io siamo simili da questo punto di vista; la nostra presenza è scomoda e quindi gli altri si allontanano. L'aspetto positivo, tuttavia, è che io, a differenza sua, non sono cattiva.

I miei compagni mi vogliono bene e forse alcuni sarebbero disposti ad approfondire il legame con me. Marinella, ad esempio, o Ilenia e Patrizia, però anche io dovrei fare un passo verso di loro e, come dicevo a Davide, non credo che ne sarei capace. Non vedo un'altra Eva, al di fuori della curiosa, ficcanaso, molesta Eva che sono sempre stata.

E se smettessi di importunare il prossimo... cosa potrei offrire? Quale altro talento possiedo?

Verso sera, Davide mi scrive un messaggio in cui dice che il Mac è sistemato e che mi aspetta in camera sua per consegnarmelo.

Vado da lui non appena termino le prove per le foto. Alla fine Francesco mi ha obbligato a darmi da fare... e sì, ha fatto la classica paternale sull'impegno collettivo che ormai sappiamo tutti a memoria. Sono stata in giardino per sperimentare tutte le angolature, ma per vendicarmi ho scelto di utilizzare lui e Alessandra come modelli, fingendo che senza soggetti concreti, provare fosse completamente inutile. Li ho fatti sistemare in pose ai limiti dell'imbarazzante e, quindi, a un certo punto, sono stati loro a implorarmi di smettere. Così, me la sono cavata prima, ho trovato il tempo di farmi la doccia e me la sono pure spassata.

Ma ora, a essere sincera, sono un po' in ansia per quanto riguarda la diagnosi del mio amato computer. Mi è rimasta solo quella gioia nella vita e non vorrei doverlo cambiare prossimamente. Non me lo posso permettere.

Salgo da Davide che ormai è il tramonto. Lui ha una camera piccolina, ma privata, il che mi sembra davvero ingiusto. Noi adulti siamo quasi tutti in camere condivise, invece questo sbarbatello gode di vantaggi immeritati, senza aver fatto nulla per meritarselo, se non essere il fratello della testimone.

Quando busso, lui apre subito la porta, ma poi si allontana per tornare a fare i fatti suoi alla scrivania. Molto signorile.

"È permesso?" supero la soglia, attivando immediatamente il mio sensore per i dettagli.

È come se vedessi a infrarossi: ogni angolo della stanza mi profila subito la personalità e i reconditi segreti di Davide Argenti, il quale nemmeno si dà la pena di salutare e continua a imperturbabile a fissare il monitor del suo pc con una cuffietta per la musica addosso e l'altra mollata sul petto.

"Ehi, Walking Dead, ti è passato l'hangover?"

"Più o meno." risponde, totalmente concentrato su altro.

Approfitto della sua non appartenenza al mondo reale per camminare un po' ovunque e ficcare il naso sulle mensole e tra gli oggetti sparsi in giro. Con un ordine praticamente inesistente, trovo degli altri braccialetti di gomma marchiati con nomi di eventi o fiere, una cover per Huawei raffigurante Pikachu, innumerevoli cavetti e un paio di cuffie da dj. Sul comodino da notte ci sono diversi fazzoletti accartocciati; un elemento d'arredo ambiguo, che un po' mi inorridisce e un po' mi fa sorridere maliziosamente. Il letto è rigorosamente sfatto, ma c'è un buon odore che non fa pesare il disordine. 

Sulle lenzuola vedo infatti una boccetta di profumo da uomo, il cui tappo si trova piuttosto distante e buttato in malo modo, cosa che fa pensare che Davide abbia deodorato se stesso e l'ambiente in fretta e furia prima che arrivassi io.

È un dilettante: non può pensare che una come me non sgami le sue mosse.

Ma, tutto sommato, non mi dispiace. È un ambiente allegro e piacevole e lui mi sta simpatico. È un adolescente tipo, propenso al disastro per età e perché è un Argenti, però non è del tutto prevedibile come il resto dei ragazzini e quindi mantiene viva la mia curiosità.

In ogni caso, non mi sta calcolando e quindi, quando mi sono stancata di curiosare, do un significativo colpetto di tosse che lo distrae dalle sue faccende.

"Ah, il Mac, giusto." si ricorda, togliendo la cuffietta e alzandosi dalla sedia.

Si dirige verso il comodino, tira un cassetto ed estrae il mio piccolino con delicatezza. Non dice nulla, ma quando me lo allunga, lo trattiene per un secondo di troppo tra le mani e mi costringe ad alzare gli occhi su di lui.

Mi accorgo con iniziale sorpresa che mi sta fissando intensamente e poi vedo anche che la sua espressione è fin troppo seria. Se fossi una scemotta qualsiasi gli chiederei che cosa c'è che non va, ma sono Eva e ci arrivo benissimo da sola.

"Hai spiato le mie cose!" esclamo, ingrandendo gli occhi.

"Quando il pc si è riavviato si è aperto sulla schermata su cui si era bloccato. Non ho fatto del tutto apposta."

"Sei uno stronzo!"

"Non esageriamo."

"Come diavolo ti sei permesso?"

"Eva..."

"Eva un corno! Questa è violazione della privacy!"

Lui non si lascia turbare, e incrocia le braccia: "Senti da che pulpito."

"Oh mio Dio, non ci credo." sbotto, mettendomi una mano sulla fronte. "È davvero... è inaudito. È una grave mancanza di rispetto."

"Lo sapevi nell'esatto istante in cui mi hai consegnato quel computer."

"Sapevo cosa?"

"Che avresti rischiato." mi risponde, acuto. "Di' la verità, Eva. È inverosimile che una come te non valuti certe possibilità, quando lascia i propri dati sensibili in mani altrui."

E va bene, Walking Dead ha ragione.

Sapevo che avrei corso il rischio, e nel momento in cui ho consegnato a lui il mio Mac ero già scesa a patti con l'evenienza. Ma, sinceramente, non pensavo che l'avrebbe fatto. Ne sarebbe stato tentato, forse, ma credevo che avrebbe chiuso tutto e fatto finta di nulla.

"Pensavo fossi più affidabile di così." ribatto, indicandolo con delusione. "Perché l'hai fatto?"

"Te l'ho detto; mi è apparso automaticamente al riavvio."

"Qualsiasi cosa ti sia apparsa." gli faccio notare agitando le mani. "Potevi benissimo chiuderla, invece di leggerla."

"Nessuno aveva specificato di farlo."

"È questione di etica."

"È questione di scelte."

"E perché hai scelto di leggere?!"

"Perché forse, a differenza tua, io la tua vita la reputo interessante." mi fa, mantenendo quello sguardo di sfida tipico degli spensierati diciassette anni.

"D'accordo." gli concedo, con un cenno della testa. "Quindi appurato che sei venuto a conoscenza della mia interessantissima vita, ora che cosa pensi di fare?"

"Niente."

"Come niente?"

"Che cosa dovrei fare, scusa?"

"Beh, hai scoperto un enorme segreto su di me, hai tra le mani la possibilità di vendicare tutti quelli che sono stati sputtanati da qualche mio articolo e mettermi per la prima volta nella posizione opposta a quella in cui di solito mi trovo. Perché non dovresti fare qualcosa a riguardo?"

La sua espressione è allibita e costernata: "Perché non mi interessa?" risponde con ovvietà estrema. 

"Cazzate."

"Eva, grazie a Dio non sono te. Se scopro qualcosa, a meno che non mi serva per irritare mia sorella, lo tengo per me e molto probabilmente lo dimentico nel giro di due giorni."

La mia reazione è forse quanto di più incomprensibile Davide abbia mai sperimentato, perché sbuffo e mi lascio cadere sul suo materasso con aria sconfitta.

"Che hai, adesso?"

La verità è che quasi quasi avrei preferito che Davide raccontasse il mio segreto a tutti. Avrei voluto che qualcuno si prendesse la responsabilità al posto mio, perché mi diventa giorno dopo giorno sempre più pesante e allo stesso tempo non ho il coraggio di parlare. Essere Eva è un'occupazione non da poco, e ora che tutto sta andando allo sfascio, l'unico modo in cui riesco a gestirlo è alla me stessa, ovvero tramite scoperte incredibili e annunci plateali.

Solo... non essendone io l'artefice. Davide sarebbe stato il mezzo perfetto. E avrebbe spiegato ad Ilenia il vero motivo per cui non posso far pubblicare quell'articolo.

Sospiro: "È che sono in una situazione disperata. E non so come uscirne."

"Questo si era capito." rincara, con un sorrisetto. "Però se ti preoccupa che la voce si sparga, con me puoi stare tranquilla."

"Non so più cosa mi preoccupa, ormai."

"E quindi?"

Fisso Davide con insistenza e aspettativa: "E quindi potrei far tesoro di un consiglio, forse?"

Il ragazzo manifesta confusione e disorientamento: "Vuoi un consiglio da me?"

"Non lo so, se magari nascondi un consulente del lavoro nell'armadio, chiediamo a lui." faccio, con abbondante zelo.

Certo, non mi aspetto un consiglio professionale da Davide, ma anche solo una parola d'incoraggiamento, dato che non sembra intenzionato a rovinarmi la reputazione, potrebbe andare bene. Tipo un 'mi spiace, Eva, che tu te la sia passando male' o 'vedrai, Eva andrà tutto per il meglio', o anche un 'sì, Eva, ho un consulente del lavoro proprio dentro l'armadio che rinnoverà il panorama delle tue possibilità lavorative!'.

"Non che cosa dirti. Non so niente su queste cose."

"Ma avevi un'espressione molto seria quando mi hai consegnato il Mac. Quindi capisci la gravità della situazione."

"Sì." annuisce, sommariamente.

"E quindi le spremiamo queste meningi per partorire un pensiero?" sbuffo, alzando la voce, ma pentendomene all'istante. "Scusa, sono un po' sclerata."

Purtroppo, il problema è che ho perso il lavoro; l'avrete capito.

Da ormai otto mesi non faccio più la giornalista e quel che è peggio è che ho perso uno dei posti di lavoro più fighi del mondo e più ambiti dalla sottoscritta. Non capisco il vero motivo per cui mi abbiano licenziato: è successo dopo un cambio di direzione e blateravano riguardo a un rinnovo del personale, ma alla fine hanno buttato fuori solo me, per sostituirmi con un'altra stronza che sinceramente non reputo affatto più brava.

Forse il mio stile non piaceva al nuovo capo, fatto sta che da un giorno all'altro mi sono trovata disoccupata, dopo quasi un anno che lavoravo per loro.

Chiaramente non l'ho detto a nessuno. Non potevo di certo ammettere una tale umiliazione, specialmente con il rischio che i miei fan di Svegliati! lo venissero a sapere. Quel blog è tutto quello che mi rimane e molti dei miei iscritti ci sono perché ammirano il mio successo e mi hanno conosciuto grazie al giornale. Ultimamente è stato sempre più difficile giustificare la scomparsa dei loro amati articoli firmati da me ed è uno dei tanti motivi per cui mi trovo in certe condizioni psichiche. Sto davvero uscendo di testa.

Poi ci sono le promesse fatte alla gente, come nel caso di Ilenia, e le stronzate che mi sono inventata per far credere agli altri che la mia vita fosse esattamente come la loro, come quando ho detto che Luca il fotografo era il mio fidanzato, e invece Luca il fotografo nemmeno esiste.

Mi sono inventata un personaggio fittizio, per l'appunto Luca, usando foto di tizi a caso. L'ho creato per placare la sete di curiosità dei miei compagni e per far credere loro che fossi una persona normale, dato che non ho mai avuto un fidanzato né interesse sentimentali di alcun tipo per nessuna persona, e successivamente, dato che con loro aveva funzionato, ho deciso di usarlo anche sul blog. La gente iniziava a non accontentarsi degli scoop sui vip; volevano sapere di me e io, che non ho nulla di interessante da offrire, ho semplicemente deciso di inventare cose.

È stato un incredibile passo falso, perché ho profilato qualcuno che non sono e poco alla volta, ciò mi ha portato sempre di più sull'orlo di un dirupo. Avrei potuto essere me stessa e basta, lo so, ma la noiosa persona che sono non può soddisfare i miei fan e quindi ora mi trovo tra le mani un sacco di bugie da motivare e una professione da cercare.

Per questo Davide era così serio; avrà riavviato il mio Mac sulla schermata di stamattina, ovvero sulle pagine e pagine di internet aperte, a cui avevo inviato il mio curriculum e l'articolo sullo spettacolo di Ilenia nella speranza che qualche rivista lo volesse pubblicare.

Dopo aver spiegato tutto questo anche a lui, lo trovo ancora molto serio e pure irritato per il mio comportamento da frustrata.

"Mi ricordi molto una certa persona." dice.

"Chi, tua sorella?"

"Esatto. Di frequente si trova in situazioni enormemente incasinate e, nonostante sia stata lei ad averle create partendo dal nulla, si permette pure di immischiare gli altri e prenderli a insulti se non sanno come aiutarla."

"Quindi sei abituato a trattare casi del genere?"

"Insomma." sbotta. "Dopotutto abbiamo lo stesso sangue, quindi tendo anch'io a fare così."

"Quindi mi capisci?"

"No, per niente."

"Ah, dimmi solo che cosa faresti al posto mio!" mi lamento, costernata.

"Chiederei a Cortana."

"Che?"

"Chiederei a Cortana." ripete, sotto il mio sguardo stralunato.

Davide raggiunge il suo computer e con il mouse clicca sulla barra inferiore, per poi far parlare una voce gentile che lo saluta e lo invita a fare una domanda. È veramente Cortana, l'assistente virtuale di Windows che ora infesta la maggior parte dei computer.

"Ciao Cortana, una mia amica vorrebbe fare la giornalista, ma ha perso il lavoro e raccontato un sacco di cazzate che compromettono la sua reputazione. Che cosa dovrebbe fare?"

Cortana impiega qualche secondo a fare una ricerca e poi invia una serie di link sulla dieta mediterranea.

"Che cazzo ha capito?" sbuffa lui.

"Davide, sul serio chiedi i consigli a Cortana?" mi allibisco.

"Di solito risolve il settanta per cento dei miei problemi." spiega. "Ma credo che appena avrò i soldi per comprare l'iPhone, passerò a Siri."

"Cortana è migliore di Siri." interviene Cortana.

E Davide spegne il computer invitandola ad andarsene affanculo.

Ok, forse siamo davvero molto più simili di quanto credessi.

"Il punto è che non so davvero come fare." spiega Davide, grattandosi la testa e sedendosi per terra, ai piedi del letto su cui io sono seduta. "Nessuno mi chiede mai consigli. Anzi, di solito vengo consigliato dagli altri come modello a cui non ispirarsi nella soluzione dei problemi."

Mi sporgo verso di lui: "Beh, hai spiato nel mio computer, quindi ora, in quanto unica persona al corrente del problema, dovrai darti da fare. A meno che tu non voglia raccontarlo in giro, e mi risparmieresti l'incombenza di ammettere i miei errori."

Walking Dead serra gli occhi e si gratta di nuovo la testa: credo che un enorme conflitto tra giusto e sbagliato stia avendo luogo all'interno della sua mente, evento che di solito non riesce a gestire e lo porta a fare stronzate come la notte scorsa e conseguente bacio a Zingaretti, ricordiamolo sempre.

"Vorresti percorrere questa specie di scorciatoia suicida?" mi domanda, dubbioso.

Io mi chiudo nelle spalle: "Che altre scelte ci sono?"

"Dire la verità."

"Escludi quella a priori."

"Dicono che dire la verità ripaghi sempre. E io ne so qualcosa."

"Per questo hai mentito ai tuoi genitori adottivi, ovvero Nelli e Mattia, sulle innumerevoli canne che ti sei fumato ieri?"

"Innumerevoli è esagerato."

"Ma ho reso l'idea, no?"

Davide mi concede un punto: "Immagino tu abbia molto da perdere nel raccontare la verità."

"Esattamente, Walking Dead." sorrido, felice che inizi a parlare la mia stessa lingua. "Io non posso perdere la faccia, perché è tutto quello che ho. Quello che sono brava a fare è del serissimo e molestissimo gossip; voglio continuare a guidare l'opinione delle masse, ad avere la loro piena fiducia indipendentemente da ciò che scrivo e, se possibile, vorrei pure comprarmici da mangiare e una casa."

"Ok." annuisce. "Allora non dire nulla."

Sbuffo con rassegnazione: "Difficile. Negli ultimi mesi, e giorni, è diventata una vera impresa. E più gente come Ilenia continua a chiedermi favori, meno capisco come mantenere in piedi la recita."

"Chi dice di mantenere la recita?" riflette. "Puoi sempre terminarla, ma con stile."

"Cioè?"

Davide assottiglia ancora gli occhi come per pensare, poi si volta verso il pc e me lo indica: "Proviamo a sentire Cortana?"

"Fanculo Cortana. Sei sulla strada giusta, Argenti, spremi ancora un po' quella ghianda in fase di pubertà che hai sotto la corteccia cerebrale. Sono i giovani che hanno le idee migliori, specialmente durante un hangover; fammi sognare."

"In un modo o nell'altro, ti farò pagare tutto questo." mi mette in guardia, indicandomi minaccioso.

Io gli sorrido, angelica.

"Non lo so, boh..." sbuffa, guardando in giro e accorgendosi con orrore dei fazzoletti sul comodino. "Fingi di essere tu quella che ha deciso di mollare la redazione per seguire qualche altro folle progetto, o fingi che Luca il fotografo sia morto e per il dolore tu abbia deciso di intraprendere strade diverse, conoscere persone diverse..."

Porto una mano al mento e valuto attentamente l'idea di Davide.

"È una bugia sulla bugia."

"Ma manterrebbe in piedi la tua storia e la tua dignità." obietta, continuando a fissare imbarazzato i fazzolettini.

"Argenti, non mi scandalizzo se ti masturbi, ok? Non perdiamo il focus." faccio, schioccandogli le dita davanti alla faccia. "La tua proposta mi piace. Devo dire che mi aspettavo di meglio, ma questa alternativa, se sviluppata con accortezza, potrebbe anche funzionare."

"Io non mi masturbo."

"Siamo stati adolescenti tutti." mi alzo in piedi e torno verso il mio Mac posato sulla scrivania. Lo accarezzo come fosse un gattino, rapita dai pensieri e dalle prospettive che questo nuovo stimolo mi sta aprendo. "Sai, Walking Dead, forse potrei davvero usare questo spunto per ricominciare da zero."

"Ho usato quei fazzolettini perché avevo un brutto raffreddore."

"Nel senso, se veramente Luca muore e io decido di prendere una svolta, allora posso far sì che il mio licenziamento non sia per colpa di come scrivo, ma grazie a come scrivo, che sia una mia decisione. Posso dire che il giornale non mi bastava più, che rievocava troppi ricordi, e che voglio ricostruire me stessa facendo la freelancer. Prenderei due piccioni con una fava e potrei veramente puntare su una professione del genere."

"Perché non ci hai mai pensato, scusa?"

"Certo che ci ho pensato!" sbotto. "Ma il giornale era il giornale, era..."

"L'ennesimo modo per non dover contare solo sulle tue capacità; per mettere il nome di un altro davanti al tuo."

Davide mi stupisce con tutta questa saggezza.

"Io credo nelle mie capacità. Il giornalino del Maffei è nato e cresciuto grazie a me."

"E allora qualcosa da dare ce l'hai." conclude con ovvietà. "Per una volta affidati solo a quello; affidati solo a te stessa. Mettendo insieme chi sei e cosa sai fare, esci dal casino e riparti di nuovo, senza che nessuno si accorga di nulla."

"Questa conversazione sta toccando profondità umane spaventose; e tu sembri un personaggio dei libri di cui ci si innamora."

"Grazie?"

"Anche se sei uno sbarbatello che si masturba e si spacca di canne." ridacchio. "Comunque non sembra così impossibile, dopotutto."

"Sai cosa penso? Che con queste premesse, la strada giusta per te potrebbe essere YouTube. Potresti aprire uno scontatissimo canale che parla di gossip, di cui tutta Italia va matta. Sì, saresti la perfetta YouTuber, ne sono sicuro."

"E tu saresti un fantastico consulente del lavoro!" esclamo, allo stesso tempo stupita e super motivata dalle sue parole. "Wow, Davide, ti ho trovato un'utilità su questa Terra. Ti rendi conto?" 

Io rido per questa frase che ho detto a mo' di presa in giro, ma lui abbassa gli occhi e nasconde un'espressione quasi compiaciuta. Oh mio Dio, lo ha preso come un complimento! Ed ora è tutto rosso e imbarazzato! Non ci posso credere, è addirittura carino.

Termino la risata schiarendomi la voce e tornando più seria: "Walking Dead, grazie, sul serio. Non pensavo assolutamente che schiantarmi contro di te questa mattina avrebbe portato a qualche svolta positiva della vita, e invece sembra che con un po' di impegno tutto potrebbe tornare al suo posto."

"Ti fidi così tanto del mio consiglio?" Davide mi segue, mentre io mi dirigo verso la porta della sua stanza, determinata a fiondarmi in camera mia per mettermi al lavoro sulle nuove idee.

"È il migliore che abbia ricevuto da quando sono stata licenziata."

"Nonché l'unico."

"Da un diciassettenne in hangover del terzo millennio, che si dichiara aperto ad ogni sviluppo sessuale e bacia persone a caso perché odia tutto." specifico, poggiandomi allo stipite della porta prima di uscire completamente. "Deve essere per forza un valido consiglio."

Davide si lascia scappare una risata e si posa sullo stipite imitando la mia posizione, ma non oltrepassando la soglia. Non dice niente, però mi guarda con un'espressione sommariamente contenta e due occhi curiosi e stanchi, dopo la giornataccia di corse al bagno.

Ha un paio di occhi esageratamente grandi, lo devo ammettere. Fanno quasi spavento, ma forse sono anche la sua fortuna, perché attirano verso quel punto del viso, facendo dimenticare tutti gli altri difetti tipici dell'età. Il profumo che si è selvaggiamente spruzzato addosso si sente benissimo, ora che siamo vicini, e avvalora la mia teoria sul fatto che l'abbia messo solo per celebrare la mia venuta e non perché sia un gesto abituale.

Chissà se potrei mai sembrare attraente agli occhi di Davide... non che lo desideri, però sarei davvero curiosa di saperlo. E poi, ho come la sensazione che voglia dirmi qualcosa senza riuscirci, specialmente dopo la mia ultima frase, che sembra averlo lasciato piuttosto assorto nei pensieri.

Alla fine, però, non riesco a sopportare il silenzio e gli sorrido: "Dato che Luca è morto, quando farò il primo video dello scontatissimo canale, ti va di farmi da cameraman?" 

Davide annuisce appena, troppo impegnato ad essere combattuto su non si sa cosa, per aprire quella boccuccia di rose e pronunciare un consenso.

"Perfetto!" gioisco, inviandogli un bacino con la mano. "Allora mi metto subito al lavoro! Ci becchiamo!"

Davide si risveglia dal coma e mi fa il gesto dell'ok, per poi ripigliarsi completamente e tornare nella sua stanza. Faccio per andarmene, quindi, ma nemmeno dopo un passo, mi fermo e torno indietro.

"Ah, Walking Dead?" lo richiamo prima che chiuda completamente la porta.

"Sì?"

"Alla fine che cosa aveva il mio Mac?"

"Oh, un virus." risponde. 

"Un virus? C'era un virus che mi faceva impallare il computer?"

"Ne esistono di veramente invadenti." risponde. "Ma tranquilla, l'ho neutralizzato completamente."

"Grazie. Cercherò di stare più attenta."

"Sì, ti consiglio di installarti qualche antivirus." dice, per poi sorridere maliziosamente. "E soprattutto di cancellare la cronologia."

Chiude la porta e, anche senza aver raccontato il mio segreto a nessuno, Davide Argenti diventa una delle poche persone al mondo ad avermi mai fatto arrossire.


***


ANGOLO AUTRICE

Ho adoratissimo scrivere questa OS.

La cosa simpatica è che ero partita con un'idea totalmente diversa. La protagonista doveva essere Eva sin dall'inizio, ma doveva succedere tutt'altra cosa e... e invece, come al solito, i personaggi hanno preso in mano la situazione e se la sono gestita come meglio credevano.

Difatti nella prossima OS il narratore avrebbe dovuto essere Davide, ma penso che cambierò. Non lo so. Di certo non era previsto che lui avesse così tanta rilevanza in questa OS.

Ma comunque... che ne pensate? XD

Non avevamo mai passato una giornata con la nostra Eva e ora abbiamo scoperto che colei che tutto sa è la prima a nascondere i più succulenti segreti. Ma di segreti, in queste OS della raccolta, ne verremo a sapere taaaaaantiiii...

La prossima OS non sarà così lunga (almeno nei piani che ho fatto non lo è), come anche la successiva, dunque dovrei riuscire a mandarle fuori in tempi utili per tornare a concentrarmi sul filone narrativo principale di "Io e te 3" e quindi aggiornare la storia. Vi chiedo scusa se non sto rispettando i tempi in modo perfetto, ma ovviamente quando uno ha già da fare, il da fare si moltiplica e si aggiungono mille altre faccende.

Quindi vi rimando al 5 aprile per la prossima pubblicazione, e nel frattempo valuto se eliminare una delle Os previste prima del capitolo 15 di "Io e te 3". Non fate caso ai miei sbrodoli (si dice?) con date e pianificazioni: nel privato sono sempre così, ma alla fine ottengo sempre risultati soddisfacenti (non è vero).

Prima di lasciarvi con alcune domande riguardo alla OS, volevo dire 2 cosette:

1 - mi scuso con tutti voi che leggete, se queste OS conterranno errori e refusi. Purtroppo facendo tutto un po' di fretta, evito il passaggio della OS alla beta, quindi, per quanto io controlli e ricontrolli resteranno sempre delle amenità che faranno sanguinare i vostri occhi e quelli di Ellie. Ma sono fiduciosa che, pur di non avere le pubblicazioni a Natale, sopporterete qualche orrore di questo genere.

2 - questa è l'ultima pubblicazione prima di Pasqua, quindi ne approfitto per augurare a tutti di passare delle belle feste :) Ci sentiremo sui vari social per gli auguri ufficiali di quel giorno!

E dunque le domande, prima dei saluti:

1) Siete contenti di aver letto dal punto di vista di Eva? Aspettavate questa narratrice con ansia oppure no?

2) Nel corso di "Io e te 3", man mano che si parlava di lei e della sua vita lavorativa e sentimentale, vi eravate posti dei dubbi? Avevate qualche sospetto?

3) Chi di voi è sconvolto dal fatto che alla fine la vera identità di Cleopatra non sia ancora chiara ad Amerigo?

4) Chi di voi pensa che Patrizia e Amerigo sono stupidi? *IO!*

5) Secondo voi, l'avvicinamento tra Eva e Davide può essere significativo per uno dei due o addirittura per entrambi? In che modo?

6) Vi siete mai masturbati? (domanda opzionale)


Allora vi lascio alle meritate vacanze pasquali. Vi ringrazio ancora per la pazienza nei confronti dei miei ritardi e dei capitoli non corretti dalla beta (per colpa mia). Vi auguro di passare qualche giorno di serenità e di sorridere leggendo questa OS, proprio come è capitato a me.

Alla prossima!

Daffy



***


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***

Colonna sonora, che ci sta sempre :)

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