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Autore: nini superga    30/03/2018    2 recensioni
Durante una nevicata che ha dello straordinario, Ganadlaf giunge ad Isengard con una richiesta per Saruman: vuole che la giovane Annael, apprendista Istari presso la Torre di Orthanc, vada a Minas Tirith con lui. Il Grigio Pellegrino vuole portare la ragazza a Gondor per permetterle di approfondire certe ricerche infruttuose che sta svolgendo negli annali e nelle cronache di Isengard, riguardanti un certo Anello che tutti credono sparito ma che tutti comunque bramano… Cosa dirà Annael, strega incompleta? E chi o cosa troverà a Minas Tirith?
Non scrivo da anni, ma la passione per il mondo di Tolkien non si è affievolita, proprio come per i suoi personaggi!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.III.
 
 
         L’affermazione di Denethor resta cristallizzata nell’aria: il fatto che l’ambasciatrice dei Kurai sia diventata in meno di un mese un’intima del Sovrintendente non ci era stato riferito da Colinde.
Ho stretto così tanto la presa sul bastone da farmi male. Rilascio andare l’aria dai polmoni, piano piano, riprendendo a respirare. Immagino che anche Gandalf si senta così spiazzato, nonostante la sua lungimiranza, e capisco che è turbato dal lungo silenzio che è venuto a crearsi, silenzio che dovrebbe essere interrotto da lui.
Morwiniel sorride, sprezzante e altera, mentre tiene una mano sulla spalla di Denethor, come a rivendicare una proprietà.
I figli del Sovrintendente sono immobili come statue, ma dalle mascelle contratte e dalle mani serrate attorno alle else delle spade direi che non sono propriamente a loro agio.
La voce di Denethor fende finalmente la tensione nell’aria, melliflua.
<< Tornando a noi, Mithrandir, credo che anche tu mi debba delle spiegazioni >>, sostiene, << Cosa sei andato a fare ad Osgiliath? Quali affari ti conducono nel mio avamposto prima ancora che nella mia città? >>
Gandalf si schiarisce la voce prima di parlare. << Dai campi del Pelennor si direbbe che Gondor è sotto assedio e Osgiliath caduta in mano nemica >> inizia, scegliendo con accuratezza le parole, << Tuttavia ho avuto una smentita: i nemici sono amici, anche se si tratta dell’avanguardia di un esercito sconosciuto che vive a ridosso della città, pronto quasi a riversarsi al suo interno. >>
<< Il Nemico! >> Esclama Morwiniel sprezzante, scendendo di uno scalino la pedana che innalza il trono del Sovrintendente, << Sarebbe già entrato nell’avamposto e sarebbe addirittura alle porte di Minas Tirith, se non fosse per i miei uomini! >> Si avvicina a Gandalf, guardandolo dall’alto in basso. << Immagino che anche tu, stregone, non abbia mai sentito parlare del regno Kurai. E dire che voi Istari avete la fama di saggi e studiosi. >>  La donna si volta in un frusciare di vesti, accennando col mento ad uno dei figli di Denethor. << Nemmeno Faramir è riuscito a scovare niente riguardo noi, nemmeno una noticina nella più remota, sdrucita, ammuffita pergamena della biblioteca di Gondor, dove ama tanto rintanarsi nei momenti liberi. >>
<< Saggio è colui che sa di non sapere, mia signora >>, ribadisce Olorin con aria serafica, << E io non sono sicuramente il più saggio tra i saggi. Tu hai mai sentito parlare di questo popolo, Annael? >>
     Sento la tensione stringermi lo stomaco, lasciandomi un attimo senza fiato. Tutti gli occhi sono puntati su di me: Morwiniel ha le sopracciglia alzate in un’espressione di evidente sconcerto, Denethor di interesse, i capitani sono incuriositi.
Prendo fiato e coraggio.
<< Nemmeno io ho mai letto nulla su questo popolo, i Kurai, e la biblioteca di Orthanc è molto vasta e fornita >>, dico con la voce più ferma che mi riesce, guardando tutti e nessuno, << Ma Mithrandir ha ragione: saggio è colui che sa di non sapere e molte cose del mondo devono essere ancora scoperte, non tutto giace scritto nelle pergamene delle biblioteche. >>
Traggo un profondo respiro, ispirata.
<< Saremo noi a tramandare queste nuove conoscenze ai posteri, sommandole ai saperi dei saggi del passato. E mi farebbe piacere sapere qualcosa di più sul vostro popolo, mia signora. >> Aggiungo l’ultima frase con un piccolo inchino in direzione della donna.
Il viso di Morwiniel ha cambiato espressione: da altero e adirato, ora è indecifrabile. Solo le sopracciglia arcuate dalla sorpresa lasciano trapelare un’emozione.
 << Ne sarei lieta >>,  risponde solo, tornando al suo posto sulla pedana. Mi osserva di sottecchi, adesso, sospettosa.
Non so se aver attirato la sua attenzione sia stata una buona mossa.
Denethor si alza a sua volta in piedi, scendendo e avvicinandosi con aria interessata. Ora che è a pochi passi da me, noto la somiglianza con i figli: grande saggezza è nei suoi occhi, ma le rughe che segnano il suo volto sono di preoccupazione e stanchezza data da lunghe notti insonni. È anziano, ma il suo fisico sembra essere ancora possente sotto le pesanti vesti broccate.
<< Le tue parole sono le più sagge che sento tra queste mura da molto tempo, fanciulla! >> Esclama, guardandomi dall’alto in basso con interesse. << Ma il fatto che tu accompagni Mithrandir lascia intuire tu non sia una comune fanciulla … dimmi chi sei, dunque. >>
 << Sono Annael, mio signore >>, dico con la voce leggermente troppo alta, << Sono un’apprendista Istari. >>
<< Una strega, dunque! >> Denethor sembra visibilmente stupito, per poi rivolgersi a Gandalf. << Non sapevo che accoglieste anche fanciulle nel vostro ordine, Mithrandir. >>
<< Infatti non ne abbiamo. Ella ci è stata mandata nel momento del bisogno, ed è unica nel suo genere. >> Sospira, appoggiandosi al bastone. << Grandi prove ci aspettano, tempi bui ci vengono incontro, e avremo bisogno di tutta la nostra forza e astuzia per sopportare questa marea. >>
Lo sguardo di Denethor si fa duro e tagliente. << Cosa vuoi dire con queste parole, stregone? >>
<< Che non sono venuto qui per chiacchiere inutili, per esempio! >> ribadisce Mithrandir, saccente, per poi tornare a un tono di voce conciliante. << In verità, sono venuto qui per chiedere un favore alla casata dei Sovrintendenti, un favore che potrebbe fare la differenza su chi vincerà questa guerra, alla resa dei conti. >>
Denethor annuisce, tornando sul suo trono. << Di che favore si tratta? >>
Ecco, il momento più delicato.
<< Vorrei che ad Annael venisse dato il permesso di accedere alla biblioteca di Gondor. Qui, più che a Isengard, è custodito il sapere riguardo le molteplici forme assunte dal Nemico >> spiega, pacato e autorevole.
<< Crediamo >>, conclude con enfasi, << Che con uno studio approfondito, sia possibile trovare una falla che ci permetta di colpirlo e ferirlo a morte senza spargere inutilmente sangue. >>
Denethor annuisce in silenzio, portando le mani giunte davanti alla bocca.
<< Perché dovrei accordarti questo favore? >> Chiede dopo un momento infinito.
Il mio stomaco si stringe, teso: perché non dovrebbe? Che torto gli ho fatto?
Vedo i suoi figli, quello chiamato Faramir in particolare, mostrare segni di insofferenza. Sospira in silenzio, guadandomi come per scusarsi.
<< Oh, non devi accordarlo a me >>, ribadisce Olorin, << Io parlo per il mio superiore in grado, Saruman il Bianco, capo del Bianco Consiglio, voce dei Valar nella Terra di Mezzo. È a lui che dovrai rispondere, se Annael verrà rimandata indietro. >>
Le sopracciglia di Denethor scattano verso l’alto, attente. << E da quando Saruman il Bianco si occupa delle faccende di noi, miseri uomini del Sud? >> Abbaia, sprezzante, << Da anni mando le mie ambasciate da lui in cerca di consigli, e da anni esse tornano senza risposte! Egli sarà pure la voce dei Valar, ma è pur sempre uno stregone: di voi e dei vostri sortilegi non c’è da fidarsi. >>
<< Non sono d’accordo! >> Esclamo, sorpresa io stessa dalla mia voce.
Si fa di nuovo il silenzio, mentre la mia voce riecheggia tra i pavimenti di marmo.
<< Avrete un minimo di rispetto per chi, come me, cerca di risolvere questa guerra senza l'uso della spada >>, proseguo cercando di tornare ad avere un tono più conciliante, << Inoltre se, come dite, da anni inviate ambasciate a Curunir, forse un po’ bramate il consiglio di questi stregoni che tanto disprezzate! >> Sbuffo, alzando il mento. << In ogni caso, anche io so dare consigli e potrei mettermi al vostro servizio, pur di accedere alla biblioteca. >>
Gandalf mugola al mio fianco e mi lancia uno sguardo in tralice, ma non mi volto: il mio obiettivo è la biblioteca e devo fare qualsiasi cosa pur di entrarci. Il cuore mi batte in petto come non ha mai fatto in tutta la mia vita: sto davvero disobbedendo a Olorin?
<< Una strega al mio servizio, dunque. >> Denethor si appoggia allo schienale, le mani giunte davanti alle labbra sottili tese in un sorriso sorpreso. << Credo che potrei essere il primo, tra i Sovrintendenti di Gondor, ad annoverare un simile consigliere. Boromir, figlio mio, tu cosa ne pensi? >>
Il figlio maggiore del Sovrintendente si fa avanti nella sua ricca armatura. I nostri occhi si incontrano di nuovo, e restano gli uni negli altri a lungo. Ha occhi grigi come le nebbie d’autunno, nebbie da cui non riesco a uscire facilmente.
<< Credo che avere una strega dalla nostra parte sia una mossa vincente, padre >>, afferma con voce profonda e posata. Non mi leva gli occhi di dosso, per poi sorridermi. << Se per averla dalla nostra parte dovrete concederle l’accesso alla biblioteca, sia pure. >>
Gandalf si schiarisce la gola, scontento della piega inaspettata che ha preso la situazione. << Miei signori, dimenticate ciò che Annael ha appena detto: è solo un’apprendista, e la sua esperienza del mondo è molto limitata. >>
<< La sua esperienza inizia ora, Mithrandir, presso la casa dei Sovrintendenti >>, ribadisce Denethor con tono fermo, facendo scivolare lo sguardo dall’uno all’altra, << Sempre che vogliate l’accesso alla mia biblioteca, ovviamente >>, aggiunge con aria indifferente.
Mithrandir stringe il bastone con forza, indispettito.
<< E sia >>, si costringe a dire a denti stretti, << Annael resterà presso di voi, come consigliera e studiosa. >>
 
 
<< Bel pasticcio che hai combinato! >>
Olorin non è arrabbiato: è furioso.
Siamo nelle scuderie della Cittadella, lontano da orecchie indiscrete. La discussione con il Sovrintendente si è protratta a lungo, il pomeriggio è inoltrato ormai. Bassi raggi di un caldo arancione filtrano dalle aperture per arieggiare l’ambiente. Io fisso la polvere che danza nella luce, cercando di non pensare al senso di colpa che mi opprime sempre di più: non ho mai ricevuto una ramanzina come questa in sessant’anni di vita!
<< E dire che ti avevo anche detto di tacere, mannaggia a te! >> Esclama Olorin, che va avanti e indietro nella terra battuta, gesticolando come mai l’avevo visto fare. Effettivamente, non l’avevo mai visto così.
I cavalli nei loro box seguono il suo percorso, incuriositi.
<< Ma abbiamo ottenuto quello che volevamo, no? >> Pigolo, << Riuscirò ad accedere alla biblioteca come previsto, giusto? >> Cerco di placarlo, gettando in verità altro combustibile sul fuoco.
<< Previsto? Previsto? Era forse previsto che ti mettessi al servizio del Sovrintendete, Annael? Che diventassi sua consigliera nel momento del bisogno? >> Sibila, incalzante. << Quell’uomo è furbo, figliola, e ha fatto di tutto per metterti in scacco … e tu ci sei cascata con tutte le scarpe! >> Sbotta, con gli occhi che lanciano fiamme.
Scintille partono dalla sommità del suo bastone e, quando se ne accorge, Gandalf fa un profondo sospiro. Si passa una mano sul viso stanco, per poi venire a sedersi accanto a me. << E’ solo che sono preoccupato per te. Non mi piace l’idea di lasciarti qui, da sola, in questa tana di vipere. Tra quella donna e il Sovrintendente non so chi è peggio … >>
Annuisco, stringendogli il braccio per confortarlo.<< Terrò d’occhio pure lei. >>
<< Come no >>, borbotta Gandalf sconsolato. << E’ pericolosa, Annael, più di quello che pensavamo quando Colinde ci ha raccontato di lei. L’ho guardata negli occhi e c’è oscurità nella sua anima … >>
<< Un motivo in più per restare qui >> replico, alzandomi in piedi per guardarlo meglio. << Una volta, in una cronaca, un saggio diceva: tieniti stretti gli amici ma ancora più stretti i nemici. Credo che questo detto faccia al caso mio, non trovi? Il Nemico è alle porte, e qualcosa che crediamo molto vicino se non simile a lui vive addirittura sotto il mio stesso tetto! Quale modo migliore per controllarlo che viverci assieme? vedrai, non ti deluderò. >>
Gandalf soppesa le mie parole, per poi sorridermi con aria malinconica. Improvvisamente, sembra molto più vecchio e stanco. << Avevo dimenticato come la giovinezza faccia sembrare ogni cosa facile e di rapida comprensione, ma ammiro la tua intraprendenza e il tuo coraggio. Te la caverai sicuramente. >>
Lo spero, penso io, mentre lo guardo montare a cavallo.
<< Avvisami in caso di movimenti strani. E non fare mosse azzardate, per quanto sia già un azzardo la tua presenza qui >>, dice dall’alto della sella, calcandosi bene in testa il capello a punta. << Non fare parola con nessuno, ripeto nessuno, di quello che vai cercando nella biblioteca di Gondor. Se trovi qualcosa, avvisami attraverso il vento. Io verrò, figliola, con tutta la fretta di questo mondo. >>
<< Sarà fatto >>, affermo, dandogli il bastone.
Gandalf mi ringrazia con un cenno, per poi annuire e sorridermi un’ultima volta.
<< Salute e addio, figliola. Che i Valar veglino sul tuo cammino, illuminando la tua via nei momenti più oscuri. >>
<< Che i Valar facciano altrettanto con te, anche se credo che tu non abbia bisogno di ulteriore protezione. Salute e addio, Olorin, al nostro prossimo incontro! >>
Gandalf sprona il cavallo, che esce al trotto dalle scuderie sollevando polvere nella luce morente.
Per la prima volta, in vita mia, sono completamente sola.
 
         Mi dirigo di nuovo a palazzo, passeggiando prima sul bordo della terrazza della Cittadella. Mi soffermo sul ciglio dello strapiombo, volgendo lo sguardo ad est. Vedo l’accampamento dei Kurai, Osgiliath, Mordor con le sue nubi minacciose. Un piccolo puntino veloce attira il mio sguardo: si muove verso Ovest, fendendo i campi del Pelennor infuocati dal tramonto. Intanto, nella città sottostante si accendono le prime luci e profumi di cibi sconosciuti si spandono nell'aria, trasportati dal vento. Sono sola, penso, con un senso di vertigine che è croce e delizia: la doppia faccia della mia ansia. Sono sola, ed è una sensazione bellissima.
<< Mia signora Annael! >>
Mi volto, sentendomi chiamare. In controluce, Boromir di Gondor si avvicina.
È ancora in armatura e cigola mentre cammina verso di me. << Mi avevano riferito che eravate alle scuderie per salutare Mithrandir. >> Dice, affiancandomi sulla terrazza.
Gli indico col dito un punto nei campi del Pelennor, ormai in ombra.
<< Olorin è già lontano, mio signore. >>
Boromir annuisce, restando poi in silenzio. << E’ la prima volta che restate da sola lontano da casa? >>
<< Si, ed è una sensazione stranamente meravigliosa. >>
Boromir sorride ancora, appoggiandosi al parapetto con le mani guantate. << Anche io ho provato la stessa sensazione, quando sono andato in ambasciata a Rohan. L’ebbrezza della novità. >> Un vento leggero gli muove i capelli sulle spalle, attorcigliandoli. Sono chiari e si muovono sinuosi. Alcuni gli restano incastrati tra la barba corta che orna il viso dal nobile aspetto.
Boromir mi coglie mentre lo sto ancora guardando.
Distolgo lo sguardo immediatamente, imbarazzata. << Si, io … è davvero la mia prima volta, in tutto. >> Balbetto, senza sapere perché ho detto una cosa tanto futile. Non oso guardarlo di nuovo, ma lo sento ridacchiare. << Dunque sarà la prima volta che avrete un invito a cena, suppongo. >>
Mi giro di scatto, sorpresa. << E dove? >>
<< Stasera, con il Sovrintendete. >>
<< Da soli? >> Il mio tono lo fa divertire, probabilmente gli sembro allarmata.
 << Non vi lasceremo da sola con mio padre: ci saremo anche io e mio fratello >>, afferma, spensierato. << Così avremo modo di conoscerci meglio, mia signora. >>
Annuisco, guardandolo negli occhi. << Si, lo spero. >>
 
 
 
D.I.F.
Orbene, mi ci sono voluti la bellezza di 10 giorni per concludere questo travaglio: tanto rapidi mi sono venuti i primi capitoli, tanta fatica ho fatto nella creazione di questo discorso (ci si è messo pure il lavoro e la famiglia, ma vabbe: l’importante è aver concluso!) Il capitolo è stato un vero delirio, fatto di dubbi su come far parlare un Sovrintendente e come rendere odiosa Morwiniel…ma lei è già odiosa di suo!
E dunque la piccola Annael è rimasta a Gondor da sola … ma resterà sola poi tanto a lungo? Non sembra anche a voi che il Capitano di Gondor sia particolarmente interessato a questa fanciulla? E che questa fanciulla non sappia bene come difendersi da questi occhi grigi? La trama si infittisce, l’ordito si ingarbuglia … a breve (spero) avremo novità! Per ora il chappi più difficile è andato!
 
A presto tesorini! E recensite!
Salute e addio!

 
  
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