Titolo:
Forse un giorno ...
Fandom: Twilight
Personaggi: Isabella Swan , Edward Cullen
Genere: malinconico
Avvertimenti: "What if ...?"
Rating: verde.
Info: E se Edward & Bella si fossero già incontrati
prima?
Betato:
Dighhi
Forse un giorno …
POV Bella
Forks,
il paesino che mi ha
ospitato in un breve lasso di tempo durante la mia infanzia.
Già
dall’aereo posso ammirare gli
immensi nuvoloni carichi di pioggia, costante in questo paese, anche
nei mesi
estivi. Da anni ormai non trascorrevo in questo luogo le estati in
compagnia di
mio padre Charlie. Mia madre era scappata da questa terra desolata
portandomi
con se e chiedendogli il divorzio, cosa che lo aveva distrutto. Durante
gli
anni dell’infanzia sono tornata quasi ogni estate per passare
del tempo con
lui, ma ormai erano anni che evitavo quella che da un po’
avevo iniziato a
definire una tortura, eludendo abilmente queste occasioni e vedendo mio
padre
solo durante quelle rare visite che lui si concedeva.
Non
che avessi problemi con lui,
tutt’altro. Charlie poteva di certo considerarsi un buon
padre ed il suo
affetto per me è indiscutibile, ma non era la mamma e
passare le mie estati
all’insegna del mal tempo non era poi una gran cosa. Infondo
ho tredici anni,
dovrei essere egoista e fare ciò che la mia natura da
adolescente mi impone.
Eppure quest’estate sono qui a Forks.
Perché?
La
mia mamma ha iniziato a vedersi
con un uomo, che ormai da mesi gira spesso per casa, non che la cosa mi
pesi,
però in alcuni momenti fa sentire di troppo per non parlare
degli strani rumori
che di notte si diffondono nell’abitazione.
Credo sia da non più di sei mesi che
intrattengono questa relazione,
inizialmente ha evitato di rivelarmelo, credo un po’ per
vergogna e un po’ per
non ferirmi. Probabilmente pensava non avrei accettato l’idea
che lei stesse
con qualcuno all’infuori di papà, un ragionamento
sciocco considerando la breve
durata del loro matrimonio, per non parlare della sua fuga e del suo
abbandono.
Da bambina temevo fosse colpa mia e non nascondo di aver sperato a
lungo in un
cambiamento, di riottenere la mia famiglia, ma ormai con gli anni e
crescendo
avevo compreso quanto questo mio desiderio fosse sbagliato.
Stare
insieme avrebbe significato
per entrambi solo una tortura, e chi ero io per sperare in questo?!
Eppure
avevo deciso prontamente di
approfittare di quest’occasione per allontanarmi da casa,
l’idea di Phil e
mamma mi turbava ugualmente, pur sapendo razionalmente che era una cosa
più che
normale che un giorno avrebbe trovato un compagno, in fondo era sempre
stata
una donna bella e molto vivace. Il contrario di me oserei dire. Gli
uomini non
potevano non notarla e di certo non dovevo sperare rimanesse sola per
sempre.
Non
sarebbe stato giusto.
Ma
… è stato ugualmente uno shock.
Ho sentito la necessità di una piccola pausa e come una
bambina sono fuggita
dal problema. Non volevo turbare mia madre con la mia inquietudine,
sapevo
avrebbe sofferto scoprendo la mia “disapprovazione”
a questa storia. Se così si
poteva definirla … mi sentivo confusa! Molto confusa.
L’aereo
è appena atterrato e, dopo
aver recuperato il bagaglio, esco con calma fuori
dall’aeroporto dove noto
l’immancabile auto della polizia a cui mio padre è
appoggiato. Lo saluto con un
cenno e mi guarda stralunato, ho la netta sensazione non mi abbia
riconosciuta.
Possibile?
Mi avvicino cauta ed
anche un po’ imbarazzata ed esordisco con un semplice
“Ciao papà!” abbozzando
un sorriso che sono convinta sia più simile ad una smorfia.
Pazienza, Charlie
non è un acuto osservatore fortunatamente per me.
È
una persona molto buona e
disponibile, ma nei rapporti umani non è particolarmente
abile.
Sarà
un tratto genetico
Ci somigliamo molto e
talvolta credo non sia
un bene, avrei preferito avere un carattere solare e gioioso come mia
madre.
Ma
quale adolescente ama la sua vita e la sua
personalità?
In
macchina regna un silenzio
imbarazzato, nessuno dei due sa bene cosa dire o se sia il caso di dire
qualcosa. Ci limitiamo di tanto in tanto a qualche osservazione o
semplici
convenevoli.
Ho
deciso di non dirgli della
relazione della mamma, credo non ne sarebbe felice e non ho intenzione
di
turbare anche lui, in fondo non è di certo sicuro che si
sposeranno. Potrebbe
essere una situazione passeggera.
Ma
se così non fosse? Quasi mi fa
pena pensare a Charlie solo, mentre la mamma procede con la sua vita,
so
benissimo quanto non abbia realmente accettato la sua fuga.
L’amava e l’ama
tutt’ora, più di quanto lei stessa meriterebbe, e
lo dimostra anche lo stato
della casa per nulla mutata.
Il
tocco di mamma è ancora
evidente nella scelta dei colori e del mobilio, mi domando per quale
motivo mio
padre si torturi in questo modo, vivendo soffocato dai ricordi di
quella donna
che ormai da anni lo ha abbandonato da tempo.
Mi
dirigo nella mia stanza per
posare i pochi oggetti che ho portato con me, lo stretto necessario per
una
“vacanza” di una settimana, nella quale
sarò costretta a trascorrere gran parte
del tempo in compagnia di mio padre e il suo amico Billy.
Charlie
si è premurato di
comunicarmi che Jacob, il figlio del suo amico –
nonché mio compagno di giochi
nell’infanzia – non sarà presente
perché in vacanza da sua sorella. Non poteva darmi
notizia migliore, mi ero concessa quella settimana per riflettere su
ciò che
stava accadendo e non volevo certo dovermi trovare un ragazzino tra i
piedi.
In
compenso avrei trascorso gran
parte del mio tempo sulla spiaggia, di certo sarebbe stata quasi
disabitata
considerando le condizioni climatiche. Il mare aveva avuto per me una
grande
attrattiva sin da bambina, avevo sempre adorato poter ammirare le onde
infrangersi sulla battigia, riuscivano a diffondermi un enorme senso di
armonia
e pace.
Quella
sera a causa dell’ora tarda
in cui l’aereo era atterrato, decidemmo di restare a casa, ma
il mattino
seguente ci saremmo recati a La Push dove mio padre avrebbe pescato con
Billy.
La loro era una vera e propria mania che non riuscivo a condividere, ma
mi
avrebbe permesso di ottenere la totale libertà ed autonomia.
E
così fu, il giorno seguente andai
in spiaggia che come previsto non era gremita di gente,
tutt’altro. Solo
qualche misero ombrellone – inutile oserei dire considerando
le nuvole che
oscuravano totalmente il sole. Mi avviai in un punto più
isolato, verso il
limitare della foresta rivolgendo il mio sguardo al mare. Era piuttosto
calmo e
potevo vedere qualche timido raggio di sole, all’orizzonte,
illuminare la massa
d’acqua creando un magnifico gioco di colori. Persa nei miei
pensieri le
lacrime iniziarono a venir giù copiose, dando sfogo a quel
malessere che ormai
covavo da mesi ma che cercavo di reprimere. Quelle lacrime salate erano
liberatorie e ad ognuna di esse sentivo il peso che gravava sul mio
stomaco
dissolversi.
Forse
non era stata così sbagliata
l’idea di tornare a Forks.