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Autore: KiarettaScrittrice92    31/03/2018    2 recensioni
Juliette e Arno sono i due portatori dei Miraculous della Coccinella e del Gatto Nero. Lei è una nobildonna di buone origini, lui il capitano dei moschettieri del re.
Durante la loro battaglia contro Comt Ténèbre e l'imminente rivoluzione francese, scopriranno il loro folle e passionale amore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il trio
 
17 Luglio 1791

Arno puntò lo sguardo in basso, osservando la folla che si stava aggregando a Champs de Mars. Si trovavano in un edificio sulla destra dell’enorme giardino, il primo vicino all’Ecole militaire, che era il punto in cui si era radunata più gente.
«Io davvero non capisco... Stanno chiedendo ancora la morte del re. – disse Arno, ascoltando quelle grida di protesta – Perché dovremmo aiutarli? Dopo che fino a un mese fa abbiamo combattuto perché non accadesse.» concluse, voltando lo sguardo felino, reso così dal costume di Chat Noir verso il loro nuovo compagno.
«Le vostre azioni sono sempre stata votate alla giustizia e alla lealtà ed è giusto così, ma l’obbiettivo dei Miraculous di mantenere l’equilibrio è sempre stato secondario, almeno da quando Makohon ha perso il lume della ragione e ha deciso di voler riavere le sue creazioni.» rispose il ragazzo.
Anche lui aveva indossato un Miraculous, un pendente con una coda di volpe da cui era uscita una piccola kwami arancione dai bellissimi occhi viola e l’animo gentile. Adesso indossava un costume molto diverso da quello di Arno: era completamente arancione e molto aderente al suo corpo minuto e asciutto, il pantalone era separato dalla parte di sopra da una cintura con la fibbia nera, che riprendeva il colore dei guanti e degli stivali. Sulle spalle indossava un giacchetto più largo con un colletto che ricordava molto la pelliccia di una volpe, cosa che veniva ripresa anche nella folta coda che si ritrovava dietro la schiena. Infine sul capo biondo portava un paio di orecchie da volpe e davanti al viso una maschera arancione a coprirgli la parte attorno i suoi occhi blu.
Juliette di fianco a lui sospirò per poi parlare.
«Ma almeno sappiamo chi è il conte? Insomma Makohon di chi ha preso il controllo?» domandò.
«Purtroppo credo di non saperlo con sicurezza, conoscendo le sue manie di protagonismo, non s’impossesserebbe mai di uno qualsiasi tra la folla, per questo ora dobbiamo stare dalla loro parte.» spiegò.
«Senza considerare il fatto che viste le minacce di La Fayette, c’è il rischio dell’ennesimo genocidio.» a quel commento di Coccinelle, gli altri due incrociarono li sguardi, quasi all’improvviso, come avessero capito qualcosa che a lei era sfuggito.
«È... È possibile che sia La Fayette?» domandò Chat Noir, a quel pensiero lei sgranò gli occhi, ricordando il giorno in cui Arno era tornato da Varennes ed erano fuggiti da Parigi.
«Tanto potere sprecato... – disse, quasi in un sussurro, ripetendo le parole che aveva sentito dire dal generale quel giorno e i due si voltarono interrogativi verso di lei, che invece stava osservando il vuoto, quasi come fosse immersa nei suoi pensieri – L’ha detto il generale quel giorno, non credo l’abbiamo sentito in molti... Era come un commento, come se sapesse con cosa avesse a che fare.»
«E noi ci siamo esposti in modo praticamente plateale a lui.» disse Arno di rimando.
All’improvviso il ragazzo li fece zittire, indicando il lato opposto dell’enorme piazza, rispetto all’Ecole militaire. Da quel lato si stava avvicinando la Guardia nazionale, con la bandiera rossa, a rappresentare la legge marziale, tenuta alta dal primo dei soldati. Davanti a loro il generale La Fayette è il suo secondo, Bailly, conducevano il plotone.
«Ricordatevi il piano…» disse il ragazzo, nervoso.
Coccinelle fece un cenno di testa, per poi fare il resoconto di ciò che si erano detti durante il viaggio da Senlis a Parigi, dopodiché attesero che l’ignaro avversario desse loro il segnale giusto per essere attaccato.
«Voi sentite qualcosa?» domando l’eroina. Il suo compagno gli fece cenno di fare silenzio, mettendosi il dito guantato di nero davanti alla bocca.
«Sta intimando alla folla di tornare a casa e disperdersi, altrimenti aprirà il fuoco.» sussurrò poi, continuando a tendere le sue orecchie feline, che gli permettevano di avere un udito più sviluppato degli altri due.
A quell’intimidazione però, la folla sembrò urlare ancora più forte e più contrariata di prima, tanto che persino Coccinelle e l’altro li sentirono.
«Traditori!» «Vogliamo la Repubblica!» «Uccidete il re!» dopodiché iniziarono a lanciare qualcosa contro i soldati.
«Direi che è ora d’intervenire.» disse Coccinelle, vedendo la Guardia nazionale, lapidata, tirare fuori i fucili.
Il segnale però arrivò quando si sentì chiaro e prorompente un unico, primo, colpo di pistola. Non si sapeva da chi fosse partito, se dai soldati o dai manifestanti, ma in quel momento il cielo di Parigi si fece nuovamente violetto e urla di terrore e di rabbia si levarono ancora più forti.
«Ci siamo!»
I tre con alcuni balzi scesero in piazza e raggiunsero il luogo in cui si stava già scatenando lo scontro e in cui i soldati avevano iniziato a sparare e la stessa cosa stavano facendo alcuni manifestanti armati. Il primo a buttarsi nella mischia fu Chat Noir, facendo roteare velocemente il suo bastone e impedendo ad alcuni proiettili di colpire un civile.
«Maledizione, mi sembra di essere tornato a due anni fa.» si lamentò.
«Invece no. Ci sono molte cose diverse rispetto a due anni fa… E una ci aspetta a casa… Quindi vedi di non morire.» gli disse divertita Coccinelle, regalandogli un sorriso e attorcigliando con il suo yo-yo il fucile di un soldato, per poi strapparglielo dalle mani.
«Queue Rouge, tutto a posto?» domandò l’uomo gatto, rivolgendosi al compagno con il suo nome da eroe, che aveva scelto velocemente giusto per quel giorno, visto che poi avrebbe riposto il Miraculous della Volpe nello scrigno.
«Tutto a posto, tranquillo. – lo rassicurò il ragazzo, facendo schioccare la sua frusta, contro un soldato e facendogli perdere il fucile – Dovremmo avvicinarci a La Fayette, prima di perderlo di vista!» suggerì poi, evitando un colpo di spada dallo stesso soldato.
Non ci misero molto a farlo: dopo qualche minuto di attacchi, schivate, disarmi e simili arrivarono davanti alla loro vera nemesi. Non sembrò affatto stupito di vederli, anzi ghignò divertito, mentre Bailly e i suoi soldati sembravano non capire.
«Alla fine vi siete decisi a tornare?» domandò, con quella voce fredda e calcolatrice.
«Basta scherzi, sappiamo chi sei davvero!» lo minacciò Coccinelle, tenendo ben saldo il suo yo-yo e facendolo roteare velocemente davanti a se.
«Ma davvero? – domandò lui, ancora più divertito, sondando con i suoi occhi verde oliva gli sguardi di tutti e tre gli eroi – Allora sarà più divertente uccidervi e prendermi ciò che mi appartiene!»

  
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