Questa ficcy
nasce come seguito di Tra le righe (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3720643&i=1), ma penso
possa leggersi anche da
sola.
È una
sera
buia e tempestosa (in verità relativamente serena, ma senza
un po’ di pathos
che storia sarebbe?) di marzo. Jongin, terminato il turno pomeridiano
in
biblioteca, nota che il benzinaio sulla via del ritorno è
aperto. Insolito,
dato che sono già le sette e mezza e che in genere,
passandoci davanti a quell’ora,
lo trova sempre tristemente chiuso. La novità si rivela
però provvidenziale,
giacché il serbatoio dell’auto di Jongin
è in riserva da almeno due giorni e
lui rischia di ritrovarsi appiedato da un momento all’altro.
Sicché
l’impavido bibliotecario mette la freccia ed entra nella
stazione di servizio,
parcheggiando in prossimità del distributore di GPL. Il
cartello recita
“Servito”, ed infatti pochi secondi dopo Jongin
vede (strizzando gli occhi
astigmatici e sprovvisti di lenti a contatto) avvicinarsi il benzinaio.
Quando
questi apre lo sportellino dell’auto, svita il tappo del
serbatoio e getta
un’occhiata nell’abitacolo per ascoltare la
richiesta del cliente, Jongin scopre
di conoscerlo e prova il folle e subitaneo impulso di richiudere il
finestrino
e darsela a gambe.
“Jongin?!”
esclama l’inserviente, sbigottito quanto lui.
“Uhm.
Ah ah.
Che coincidenza. Non sapevo lavorassi qui” farfuglia
pietosamente. “Magari puoi
chiamare un collega, così non-”
“Ci
sono
solo io di turno. Dovrai accontentarti” sbuffa
l’altro. “Oppure sei libero di
andare altrove. Non mi stupirebbe, vigliacco come sei”.
Jongin si
acciglia. “Non è per vigliaccheria che non ti ho
concesso un secondo
appuntamento, Sehun”.
“Oh,
ma
davvero” segue una risatina malevola. “Sei scappato
via come se ne andasse
della tua stessa vita. Non mi hai nemmeno lasciato il tempo di
chiederti il
numero di telefono. Si può sapere che ho fatto per
spaventarti a quel modo?”
“Ti
sei
appolipato a me non appena siamo saliti sul taxi. Non so te, ma di
norma
aspetto di conoscere un po’ meglio la persona con cui esco
prima di saltarle
addosso” lo rimbrotta severamente.
“Mamma
mia
che esagerazione” alza gli occhi al cielo. “Non ti
sono saltato addosso, stavo
cercando di pomiciare” si difende.
“Sehun.
Avevi una mano intenta a strizzarmi l’uccello e
l’altra mezza infilata nelle
mutande in cerca del mio lato B, nonché la lingua
completamente dentro la mia
gola. Questo io non lo chiamo pomiciare: sono preliminari.
L’autista voleva
denunciarci per atti osceni, e avrebbe avuto ragione!”
“Non
l’ha
fatto, no? Quindi è tutto ok”.
“Solo
perché
mi sono inventato una parentela farlocca con il Sottosegretario alla
Cultura,
razza di microcefalo in calore che non sei altro”.
“Ti ho
già
chiesto scusa, ma se ci tieni te lo ripeto: scusa. Non pensavo che
fossi così
timidino. Se non ricordo male il tuo amichetto là
giù si stava divertendo
alquanto, prima che il tuo pudore da educanda venisse allo
scoperto” gli
rivolge un occhiolino particolarmente lascivo.
“Pensa
quel
che vuoi. Per come la vedo io, l’appuntamento è
andato male e noi due non siamo
compatibili. Fine della storia” raddrizza le spalle con un
certo sussiego.
“Adesso gradirei ricevere la prestazione per cui intendo
pagare”.
Sehun tenta
un’ultima battuta volgare. “Ah-ah! Lo sapevo che
sotto sotto sei un maiale
della peggior specie, ma non hai bisogno di pagarmi. Il mio ben di Dio
è gratis
per te, beibe”.
“Il
pieno,
grazie” lo fredda all’istante Jongin.
“È
un vero peccato
che tu sia tanto bacchettone, con il corpo che ti ritrovi”
borbotta offeso il
benzinaio, apprestandosi ad eseguire l’ordine.
“Anzi, mi sorprende che tu abbia
scelto proprio la mia stazione di servizio”.
“Non
immaginavo minimamente che fosse tua”.
“Ne ho
altre
due. Sto provando ad ingrandirmi, voglio fare concorrenza alle grandi
compagnie
petrolifere”.
“Una
nobile
ambizione” commenta educatamente Jongin.
“Quindi
approvi
il mio spirito imprenditoriale? Nonostante il nome?” Sehun
sembra sorpreso ma
al tempo stesso lusingato.
“Che
c’entra
il nome, scusa?”
“Ma
come,
non hai fatto caso all’insegna?” lo fissa piuttosto
basito.
“Oggi
ho
dimenticato gli occhiali a casa, non ci vedo granché bene.
Perché?”
“Fatti una pompa”.
“Scusa?”
“È
il nome
del marchio. Fatti una pompa”
spiega
Sehun, totalmente esilarato e fiero di sé. “Suona
bene, non ti pare?”
“Eh
sì, pura
poesia” mormora Jongin. “Adesso capirai
perché non ho ritenuto necessario dare
un seguito alla nostra frequentazione, spero. Quanto ti
devo?” si volta a
frugare nella valigetta che tiene sul sedile del passeggero.
“Aspetta
a
tirare fuori i verdoni, il contatore non si è ancora
fermato”.
“Vabbè,
dimmi una cifra sommaria. Eventualmente se non ho abbastanza contanti
posso
pagare con il bancom-” la sua frase si interrompe di netto,
spegnendosi fievole
e seguita da una pausa colma di raccapriccio.
“Jongin,
tutto ok? Ti senti male? Devo farti la respirazione bocca a
bocca?”
Un paio di
fanali scuri dall’espressione atterrita si gira a guardarlo.
Nonostante tutto,
Sehun non riesce ad accantonare i propri pensieri malandrini, a fingere
che gli
occhioni dolci di Jongin gli siano indifferenti. “Sul serio,
c’è qualche
problema? Posso aiutarti?” chiede preoccupato.
“Non
ho il
portafoglio con me” bisbiglia. “Devo averlo
lasciato a casa insieme agli
occhiali, perché in biblioteca non ho mai aperto la borsa,
me ne ricorderei se
fosse così. Oddio, se mi beccano i vigili mi fanno un culo
quadro. Non si può
guidare senza documenti!” va nel panico.
Sehun decide
di assumere il controllo della situazione. “Senti, tra dieci
minuti stacco. Posso
darti uno strappo fino a casa con la mia auto, onde evitare conseguenze
spiacevoli -tra le quali un incidente perché sei pure senza
occhiali. Domani
mattina ti vengo a prendere e torniamo qui, così vai a
lavoro con la tua
macchina e in tutta sicurezza. I soldi del pieno puoi rimborsarmeli
quando ti
pare. Che ne dici?”
Jongin gli
indirizza uno sguardo di pura commozione, scuotendo la testa in segno
di
diniego. “Davvero, non voglio arrecarti un tale disturbo. Sei
molto gentile ma
non posso approfittare della tua disponibilità. Non saprei
come ripagarti e
detesto sentirmi in debito con qualcuno”.
“Un
modo ci
sarebbe, bel bocconcino” Sehun si china per guardare Jongin
dritto in faccia,
separato solo parzialmente dal vetro del finestrino mezzo abbassato.
“Abbraccia
lo spirito dell’azienda… e fatti fare una pompa
dal sottoscritto”.
(Spoiler: il
sordido benzinaio otterrà il numero di telefono di Jongin.)
Dalle mie
parti esiste una catena di stazioni di servizio che si chiama Fatti la benza. Capite bene che non
potevo sottrarmi. Ho un senso dell’umorismo molto elementare.
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