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Autore: Danny Fan    25/04/2005    16 recensioni
I rimpianti di Hermione, che ricorda gli ultimi giorni trascorsi con Harry...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corpo testo Ci sono molti rimpianti in quella che noi solitamente chiamiamo vita.... Io, Hermione Granger, ne ho forse più di tutti. Voi storcerete il naso e direte "non è vero", ma se i miei rimpianti non sono in quantità maggiore dei vostri e di quelli di tutti, sono sicura che ce n'è uno che supera tutti i rimpianti del mondo.

Nasce da una sera come la altre, una bella serata di fine settembre, quando ancora il clima è tiepido, anche se il primo venticello fresco ti si insinua nei vestiti.

Ero andata a cercarlo quella sera, un quadro mi aveva fermato sulle scale indicandomi che lo avrei trovato sulla torre di astronomia.

Era un luogo dove non si poteva andare fuori dalle lezioni, un luogo proibito, e ancora adesso mi verrebbe da sorridere alla sua avversione verso i regolamenti, se non fosse per queste lacrime che ora bagnano il mio foglio di diario che rovinano sempre tutto... Ma dove trovare la forza di arginarle? I ricordi mi assalgono ogni giorno, molto di più quelli felici, e forse è questo che aumenta il mio rimpianto; l'aver avuto il tempo di essere felici, qualche volta.

Avevo aperto la stretta porta che conduceva al terrazzo più alto di Hogwarts. E ovviamente lui era lì, appoggiato alla ringhiera, un timido vento pauroso di disturbarlo gli accarezzava i capelli neri, scompigliandoli. Mi ero avvicinata piano, alle sue spalle, avvolte nel leggero mantello dell'uniforme.

- Harry... - , sussurrai, cogliendo la sua espressione assorta.

Non mi aveva sentita arrivare, e trasalì, posandosi una mano sul cuore, - Hermione... Penso che non avrò più il singhiozzo per molto tempo - .

Sorrisi, - Scusami - , tornai però subito seria, - Ma sbaglio o sei un po' nervoso, ultimamente? Una persona coi nervi a posto non fa certi salti perchè un'altra le si avvicina - .

Mi aveva guardata un attimo negli occhi, poi aveva abbassato lo sguardo, senza rispondere, voltandosi di nuovo verso la falce di luna coronata di stelle.

- Comunque - , proseguii, - Non si può stare qui, è proibito... Specie dopo il coprifuoco. Come hai fatto a salire senza che nessuno ti riprendesse? - .

Harry mi aveva indicato la firebolt, posata sul pavimento, lì accanto. Non l'avevo notata; non notavo mai nulla in quel periodo quando c'era Harry nei dintorni, perchè tutto passava in secondo piano. Un particolare che mi innervosiva, ma che non potevo evitare che accadesse.

Mi ero appoggiata anche io alla ringhiera, guardando le poche nuvole bianche sfumate del nero della notte che scendeva, - Non mi vuoi proprio dire perchè sei così pensieroso da quando siamo tornati a scuola? - .

Le sue labbra si erano curvate in uno dei suoi più bei sorrisi, anche se pieni di una malinconia antica, - Vuoi venire a fare un giro? - , aveva risposto.

Mi raddrizzai, - Dove? - .

Ma Harry si era già chinato a raccogliere la scopa, mi stava facendo un cenno col capo dopo averla montata.

- Harry... Lo sai che non mi piace volare... E poi credi di essere tanto furbo? Ho capito che stai evitando la mia domanda - .

- Uhm... Se mi accompagni, poi giuro che ti dico tutto quello che vuoi sapere - .

Seppur restia, con un sospiro poco tranquillo, mi ero seduta all'amazzone sul manico di scopa, dietro di lui. Per reggermi ero costretta ad avvolgergli le braccia attorno alla vita; un contatto non certo nuovo per noi, ma che mi rendeva stranamente stralunata da qualche tempo a quella parte.

- Senti - , gli avevo sussurrato, - Cerca di andare non tanto in fretta... - , ma le parole mi erano morte in gola per lo strattone del decollo. Avevo trattenuto a stento un urlo; ci avrebbero scoperti, e rischiavamo come minimo una punizione esemplare. Per non cadere, poi, mi ero sbilanciata in avanti e avevo urtato la guancia contro la schiena di Harry, ed ero rimasta così mentre ci stabilizzavamo in volo, appoggiata contro le sue spalle, mentre il vento di fine estate, e non solo quello, mi faceva rabbrividire sensibilmente. Sentivo il battito del suo cuore in lontananza, una specie di musica dolce che mi faceva avere meno paura dell'altezza. Chiusi gli occhi, mentre la velocità diminuiva, e venivamo trasportati leggeri nell'aria, sopra il parco. Li avevo riaperti solo quando sorvolammo il lago, perchè a Harry era venuta l'idea di scendere sulla superficie dell'acqua in picchiata, il che mi aveva fatto lanciare un urlo sommesso. Ma non avevo davvero paura, non mi sentivo in pericolo. Non con lui. Lo avevo sentito ridacchiare; una risata breve e profonda, contagiosa.

- Ti diverti a farmi prendere un colpo? - , scherzai allora.

- Guarda - , sussurrò lui, staccando la sinistra dal manico di scopa e indicando un agglomerato di strane luci che volteggiavano sulle acque grigie del lago, a pochi metri da noi.

- Luniòli - , sospirai incantata.

- Già, quando la luce della luna li colpisce si illuminano di viola e blu.... - , poi si era interrotto, con una specie di sbuffo, - Ma che te lo dico a fare? Lo saprai... - .

Sorrisi indulgente, - Non li avevo mai visti mentre si illuminano.... - .

Harry si era chinato leggermente sulla scopa per accelerare un po', e raggiungere le bestioline simili a lucciole.

Il mio cuore trema ancora oggi se ripenso all'emozione che provai quando sfondammo quella nube di luce soffusa, e il tempo parve rallentare, e infine estinguersi. Eravamo circondati dai luniòli, che si muovevano lenti e ballavano attorno a noi con scie celesti e lilla. Era mozzafiato. Harry staccò per la seconda volta la mano dalla scopa e la allungò, proprio come faceva durante le partite di quidditch, quando afferrava il boccino d'oro, e catturò una bestiola. Ricordo come ieri la luce ammaliante dei suoi occhi verdi mentre si voltava e mi porgeva ciò che aveva stretto in pungo. Io lo presi, tremando un po' perchè avevo dovuto staccare un braccio dal saldo appiglio che avevo mantenuto fino a quel momento. Strinsi il luniòlo in mano, e un attimo dopo, quando la riaprii, era diventato un piccolo zaffiro.

Sollevai lo sguardo sorpresa e imbarazzata. Mi ricordo bene che fosse già sera, quindi il rossore sul mio viso era stato celato dalla penombra e dalla luminosità degli altri luniòli.

Mi ero domandata se anche Harry avesse letto della leggenda. Si diceva che se un mago avesse catturato un luniòlo e lo avesse passato nelle mani di una strega, e questo si fosse trasformato in una pietra preziosa, i loro sentimenti non sarebbero mai cambiati. Il tipo di sentimento dipendeva dal tipo di pietra preziosa in cui mutava il luniòlo. Non saprei dire che cosa quella sera mi avesse fatto scacciare la consapevolezza di conoscere il significato dello zaffiro, ma il fatto che lo feci, è uno dei miei tanti rimpianti.

Harry non mi aveva chiesto che pietra preziosa era diventato il luniòlo, non so se conoscesse tutta la leggenda, nemmeno se sapesse il senso finale; so solo con estrema certezza, che era sicuro di quali fossero i suoi sentimenti.

Erano passate le dieci quando atterrammo un attimo nel parco. Avevamo entrambi i piedi congelati, e avevamo bisogno di fare qualche passo per far circolare di nuovo il sangue.

La sera stava diventando più fredda mentre camminavamo l'uno fianco all'altra. Non avevo fatto nemmeno in tempo a rabbrividire, che sentii un fruscio attorno a me; Harry si era tolto il mantello e me lo aveva avvolto sulle spalle, con un sorriso tenero che mi aveva ricordato di quando eravamo nulla più che bambini ficcanaso.

- Grazie - , gli avevo mormorato, imbarazzata mio malgrado.

Lui aveva scosso il capo.

- Allora? I patti sono patti - , rivangai.

Harry aveva sospirato, un lampo di gioia ancora brillante nei suoi occhi, - E' stata una bella serata, vero? - .

Annuii sorridente, fiera dell'essere riuscita a non rimanere nervosa per tutto il volo.

- Una delle più belle - , continuava Harry, lo sguardo verso il castello.

Avevo notato che il suo tono di voce era cambiato da una frase e l'altra. Ora era un po' malferma, come se lui stesse provando troppe emozioni tutte assieme. Ed era cambiato anche il suo sguardo; un sorriso statico, ben lontano da quello sincero di sempre, come se si sforzasse di mantenerselo sul viso. Si volse dalla mia parte, fermandosi, prendendomi una mano, - Giurami che non la dimenticherai mai - .

E la mia confusione... Non capivo, ancora non capivo cosa stese accadendo, perchè mi parlasse così. Presi tutto alla leggera, era scontato per me poterne vivere altre mille di serate così....

- Beh, ce ne saranno altre... - , sorrisi in modo leggero, scostando i capelli dal viso, e stringendo di più il suo mantello attorno alle mie spalle.

- Giuramelo - .

Harry era rimasto fermo, a guardarmi, la voce rotta.

- Harry, cosa c'è? - , chiesi, cominciando a turbarmi, - Devi dirmi qualcosa? Ti prego, parla... - .

Riprese a camminare, e fu in quell'occasione che mi parlò della profezia.

Ne parlammo fino a tarda ora, dimentichi che potevamo essere scoperti e puniti da un momento all'altro.

- Non accadrà nulla di male, Harry - , ero riuscita a dire, - Vedrai... - , ma ero terribilmente inadeguata a placare le sue paure, paure che assalivano anche me.

Capii che voleva fare un sacco di cose prima di quel giorno in cui avrebbe sfidato Voldemort. Ma lo capii pian piano, gradualmente. Ogni giorno usciva da quello stato di apatia e ci chiedeva, a me o a Ron, di fare qualcosa assieme. Ed ogni volta, con estrema naturalezza, senza fare in modo che ce ne rendessimo conto, Harry ci stava dicendo addio. Stava lasciando un ricordo di sè. Non capivo sul momento perchè alla fine di ogni avventura, anche la più banale battaglia a palle di neve, o dopo una partita a scacchi con Ron, o dopo uno scambio di battute particolarmente divertente, ci dicesse "E' stato bello vero?", e poi, "Non dimenticartelo Ron", "Giurami che questo te lo ricorderai, Hermione"! Ormai era un rituale a cui ci eravamo abituati. Ron una volta lo aveva anche preceduto, "Si, Harry", aveva scherzato, appena Harry si era girato da lui e aveva aperto la bocca per parlare, dopo un allenamento di quidditch massacrante che io avevo osservato dalle tribune, "Puoi star certo che questo me lo ricorderò!". Harry aveva riso in modo malinconico ma sereno.

Ed io, che ero considerata la più intelligente allieva di Hogwarts, ancora non riuscivo a capire. Ancora oggi non riesco a spiegarmi come fosse possibile che Harry conoscesse già il suo destino, a due anni di distanza. Due anni che sono scivolati troppo in fretta, come la sabbia fra le dita. Due anni in cui ho accumulato altri mille rimpianti, come quello di non aver fatto più niente dopo l'episodio del temporale, al settimo anno, esattamente tre mesi prima della scomparsa di Voldemort.

Io e Harry eravamo stati mandati da Hagrid a riacchiappare ciccipallina saltellanti, operazione difficile, visto che si mimetizzavano nell'erba. Era una bella giornata di sole, quando all'improvviso, come spesso succede nel mese pazzo di marzo, era scoppiato un temporale di breve durata.

Harry si era alzato dall'erba, dove stava cercando di vedere qualche ciccipallina, e aveva alzato il viso al cielo, improvvisamente imbronciato, totalmente indifferente alla pioggia che gli bagnava gli occhiali e gli disturbava la vista. In un attimo fummo completamente zuppi.

Io mi lamentavo lagnosamente, i capelli appiccicati alla faccia, l'uniforme da strizzare, mentre correvamo a ripararci. Harry aveva fatto tre passi più veloci e mi aveva tagliato la strada all'improvviso.

- Che c'è?? - , gli chiesi io, impaziente di andare a togliermi i vestiti bagnati.

Era successo tutto così velocemente! Fissavo il verde deciso dei suoi occhi, e un attimo dopo le sue labbra erano sulle mie. Un bacio leggero e dolce come una carezza, che tuttavia mi aveva infuso un calore tale da poter resistere sotto la pioggia ghiacciata per giorni.

- Te lo ricorderai? - , chiese come al solito Harry, in un sussurro fioco, a fior di labbra.

Quanto vorrei avergli potuto rispondere! Hagrid aveva urlato di andare subito al castello, ignaro di ciò che aveva interrotto.

Avrei voluto dirgli, vorrei dirgli, che non l'ho mai dimenticato, così come non potrò mai dimenticare tutto quello che mi ha dato nei sette anni che l'ho conosciuto, così come non potrò mai dimenticare il suo coraggio, e tutti i più piccoli momenti passati assieme; così come non dimenticherò l'ultima volta che ci siamo parlati, più con lo sguardo, lo strazio del mio cuore nel vedere i suoi occhi chiudersi per sempre, seppur brillanti per la gioia nell'udire le mie ultime parole per lui.

- Perchè l'hai fatto?! - , avevo pianto e gridato, rimpiangendo il fatto di non essere riuscita a impedire che mi salvasse la vita a scapito della sua.

Lui mi sorrise, un sorriso che parlava e che l'ultima sofferenza non riusciva a vincere, un sorriso di soddisfazione per vedermi sana e salva. Mi ero resa conto di sapere da sempre la risposta, il perchè l'aveva fatto... E mentre le lacrime calde e brucianti percorrevano il mio viso, avevo sorriso a mia volta, esprimendo l'ultimo mio rimpianto; quello di non averglielo mai detto prima, - Anche io Harry, ti amo... - .

  
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