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Autore: LadyBones    02/04/2018    1 recensioni
Dal testo:
[...] "Quando dice qualcuno intende l'Hydra, non è così?" Mi ritrovai a trattenere il respiro in attesa della sua risposta e, quando finalmente arrivò, fu come ricevere una pugnalata in pieno petto. "No, non semplicemente l'Hydra, ma la loro arma migliore." [...]
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nick Fury, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We Are All Lost Stars Trying To Light Up The Sky'
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Stesa sul letto ero rimasta a fissare il soffitto sopra di me. Mi ero sistemata al centro esatto del materasso, le gambe e le braccia allargate ad occupare gli spazi vuoti cercando di ignorare in qualche modo il dolore che aveva iniziato a pervadermi il corpo. Avrei voluto lamentarmene come facevo di solito, ma a dire il vero ero grata di riuscire a provare ancora qualcosa visto quello che ero successo appena poche ore prima. Quanto meno, il dolore era lì a ricordarmi che ero ancora viva.

Sospirai appena sapendo che, nonostante l’incredibile stanchezza, le mie palpebre non ne volevano sapere di chiudersi. Probabilmente avrei passato l’ennesima notte insonne, con tutto quel rumore che invadeva la mia testa. Dio, questa volta mi ero proprio superata riuscendo a sconvolgere non soltanto la mia vita ma anche quella di chi mi era intorno. Forse era vero che le persone nella mia vita non facevano poi una bella fine. Certo, questa volta l’avevamo tutti scampata, ma quanto ci sarebbe voluto perché le cose precipitassero ancora di più?

Quanto tempo ci sarebbe voluto prima di vedere le persone a cui tenevo morire, ancora?

Mi lasciai sfuggire un sospiro mentre – lentamente – mi sollevavo avviandomi in direzione di una delle tre grandi vetrate della stanza. Avevo finito per occupare l’unico letto a disposizione, Tim si era appropriato del divano e Bucky probabilmente si sarebbe accontentato di una sedia, conoscendolo. L’unico che aveva finito per chiudere occhio era stato Tim, distrutto da tutto quello che era successo. Riuscivo a sentire il suo lieve russare grazie alla porta della stanza leggermente aperta. Non avevamo parlato poi molto dopo quanto successo, perché sembrava proprio che avessi bisogno di fare i conti prima con il mio senso di colpa.

Mi appollaia sul bordo interno della finestra centrale, le braccia a stringere le gambe contro il petto, la fronte poggiata sul vetro freddo sferzato da piccole goccioline di pioggia. Tutto taceva e quel silenzio era così dannatamente confortante in quel momento. Restai a osservare la strada sotto di me. Piccoli punti colorati che cercavano di ripararsi dalla pioggia infilandosi nei pochi pub rimasti aperti. Posai istintivamente le dita sul vetro freddo accarezzando lentamente la superficie cercando di pensare a qualcosa che non avesse a che fare con gli ultimi avvenimenti della mia vita, ma sembravo essermi trasformata in un disco rotto che finiva per ripetere sempre la stessa melodia.

Non dovresti stare troppo vicina alle finestre.

Un sussurro alle mie spalle aveva finito per riscuotermi dal torpore in cui ero finita, facendomi sussultare appena. Mi voltai lentamente incrociando lo sguardo di Bucky, fermo sull’uscio della porta.

Non so se hai notato, ma questa stanza è fatta solo di finestre. Gli riposi sorridendo appena.

Scivolai leggermente all’indietro finendo per toccare la colonna alle mie spalle – le gambe ancora appoggiate contro il petto – facendo spazio davanti a me. Bucky non se lo fece ripetere due volte e, velocemente, si avvicinò andandosi a sistemare nella parte opposta alla mia. Adesso, eravamo uno difronte all’altra e per quanto cercassi di sforzarmi di guardare altrove i miei occhi continuavano a ritornare su di lui che, a differenza di me, non ci provava neanche a puntare lo sguardo in una direzione diversa. E, per la prima volta, mi sentii a disagio a essere guardata in quel modo così insistente. A essere guardata da lui.

Non aveva detto neanche una parola. Era rimasto in attesa che fossi io a dire qualcosa, qualsiasi cosa. Sapevo che raccontargli quanto successo sarebbe stato incredibilmente facile, ma era il dopo a spaventarmi. Cosa sarebbe successo una volta che gli avessi detto tutto? Cosa sarebbe successo se avesse finito per arrabbiarsi con me? Sospirai appena passandomi le mani sul viso fino ai capelli portandoli all’indietro, come se quello avrebbe potuto aiutarmi in qualche modo.

Cosa succederebbe se non ti piacesse quello che ho da raccontarti?

Sollevai incerta lo sguardo nella sua direzione notandolo inclinare di poco la testa verso sinistra. Lo vidi aggrottare la fronte e per un attimo mi ritrovai a trattenere il respiro.

Era davvero questo quello che volevi chiedermi?

Mi ritrovai a sorridere nel sentirlo pronunciare quella frase, la stessa che gli avevo rivolto io un po’ di tempo prima. Annuì con un lieve cenno del capo, rendendomi conto che la situazione si era improvvisamente capovolta e io mi trovavo esattamente al posto in cui era stato Bucky quando quello strano legame era iniziato. Dio, com’era strana la vita.

Te ne andrai?

Lo chiesi in un sussurro e nel farlo avevo avvertito il cuore battere un po’ più velocemente. Tra tutte le cose, quella era ciò che mi spaventava più di tutto il resto. Avrei potuto sopportare di fallire, di essere odiata e – Dio – persino di lasciare che il mio cuore finisse in pezzi, ma non sarei riuscita a vedere qualcun altro andare via dalla mia vita. Non per qualcosa che avrei potuto fare, ma che non avevo fatto. Sollevai lo sguardo nella sua direzione in attesa di una sua risposta e non riuscii a impedirmi di mordermi il labbro inferiore per il nervosismo.

No, non via da te.

Abbozzai un piccolo sorriso alle sue parole, ritrovandomi a tirare un sospiro di sollievo. Era stato sincero, lo avevo capito dal modo in cui mi aveva guardato mentre lo diceva e mi ero sentita improvvisamente un po’ più leggera. Annuii appena e, facendomi coraggio, iniziai a raccontargli quello che era successo.

Ho fatto una cosa davvero stupida. Lì per lì non lo sembrava… avevo sussurrato lanciando un’occhiata nella sua direzione.

Nel notare la sua espressione e il suo sopracciglio sollevarsi in modo allusivo, mi ritrovai a sollevare gli occhi al cielo.

D’accordo, era un’idea idiota sin dall’inizio. In mia difesa c’è da dire che io, quella sera, ero uscita per andare semplicemente a una festa come una qualsiasi ragazza normale. A quanto pare la parola normalità non rientra nel mio vocabolario.

Tirai un respiro profondo sistemandomi meglio contro il muro, cercando di riordinare tutte le idee in testa per capire da che parte incominciare.

Ho conosciuto un amico di Tim quella sera. Studia fisica o qualcosa del genere, quindi non era propriamente interessato alla festa. Stava lavorando a un progetto: un varco spazio-temporale. Onestamente, non eravamo per nulla convinti che funzionasse. Lui ci ha provato il contrario. Mi sono ritrovata a fissare questo ammasso gelatinoso di colore viola proprio davanti a me. Eddie – è questo il suo nome – era riuscito ad aprirne uno, ma aveva ammesso che non sapeva quanto effettivamente funzionasse, così, mi sono offerta di provarlo. Sì, lo so è stato incredibilmente stupido. Ti avevo promesso che non mi sarei cacciata nei guai e, invece, ho combinato un disastro. È solo che… io pensavo… ho visto la possibilità di tornare indietro nel tempo e credevo che…

… che avresti potuto rivedere tuo padre.

Aveva finito per terminare lui la frase per me lasciandomi senza fiato. Avevo sollevato di scatto lo sguardo nella sua direzione – gli occhi che pungevano appena – avvertendo per la prima volta, dopo tanto tempo, di essere capita davvero da qualcuno. Non c’era stato bisogno di dirgli nulla, aveva capito da solo il motivo per cui lo avevo fatto e quello aveva finito per farmi sentire meno stupida.

Volevo solo rivederlo una volta ancora, una sola. Avrei voluto dargli quell’abbraccio che non ero riuscita a dargli prima che andasse via per sempre. Volevo solo cinque minuti con lui, niente di più.

Sussurrai facendo spallucce e avvertendo una lacrima sfuggire al mio controllo. Cercai di asciugarla via con il dorso della mano, ma altre finirono per fare capolino dai miei occhi. Avvertì Bucky farsi un po’ più vicino sfiorando una delle mie guance con il metallo con una delicatezza che finii per farmi rabbrividire.

Non è andata come speravo, però. Non sono riuscita a vederlo, parlargli o fare una qualsiasi delle cose che avrei voluto perché sono finita nell’anno sbagliato. Lui non era neanche nato nel 1949, ma ho incontrato qualcun altro al suo posto.

Lo sussurrai con un filo di voce tirando su con il naso. Dovevo essere un vero e proprio disastro in quel momento, ma lui non sembrava farci veramente caso era più interessato a quello che gli stavo raccontando. Mi ascoltava, lo faceva per davvero e fino a quel momento solo un’altra persona si era preoccupato di ascoltare ciò che avevo da dire, la stessa per cui ero tornata indietro nel tempo.

Credo proprio che tu li abbia incontrati molto prima di me.

A quelle parole lo vidi corrugare la fronte e sapevo che una parte di lui era curiosa di sapere di chi stessi parlando, ma – a differenza di me – riusciva sempre e comunque a mantenere un certo tono. Io, prima o poi, sarei stata uccisa dalla mia curiosità e per questo lo invidiavo – giusto un po’.

Ho incontrato Peggy Carter e insieme a lei c’era anche Howard Stark. La foto che hai visto è stata scattata durante una delle sue feste.

Ricordo l’agente Carter, credo che tra lei e Steve ci fosse qualcosa.

Credo che lei lo amasse molto, anche ad anni di distanza dalla loro separazione. A dire il vero, credo che nessuno di loro abbia mai veramente dimenticato Steve. Se così non fosse stato probabilmente in questo momento non sarei qui… ammisi apertamente.

Effettivamente, se non avessi menzionato Steve durante quella specie di interrogatorio sicuramente avrei finito per essere reclusa da qualche parte a marcire nel 1949. Sospirai appena a quel pensiero nel notare lo sguardo interrogativo di Bucky, così mi ritrovai a sorridere leggermente colpevole prima di spiegargli quello che era successo.

Ecco, potrebbe esserci stato un piccolissimo equivoco per cui Peggy abbia finito per credere che fossi un agente altamente addestrato inviato dalla sede di Los Angeles per aiutarla a scovare degli agenti corrotti dall’Hydra. Sai, credo proprio che le tue lezioni abbiano dato i loro frutti. Insomma, un agente altamente addestrato… chi mai avrebbe pensato una cosa del genere della sottoscritta?

Ero riuscita a strappargli un mezzo sorriso e la cosa aveva finito per far sorridere anche a me.

Cosa è successo quando ti hanno scoperta?

Grazie tante per la fiducia… cosa ti fa credere che mi abbiano scoperta? lo chiesi di slancio fingendomi lievemente offesa.
Bucky si era ritrovato a scuotere appena la testa, prima di poggiarsi contro il muro continuando a tenere il suo sguardo su di me. Sospirai appena finendo per imitarlo, prima di riprendere a parlare del tutto rassegnata.

D’accordo, potrebbe – ad un certo punto, nel bel mezzo della festa – essere arrivato il direttore della sede di L.A. mascherandomi, ma stavo andando parecchio bene per essere alla mia seconda missione ufficiale, o quasi. Dopo di che potrei essermi beccata un pugno in piena faccia da Peggy, ma devo dire che è stato quasi un onore essere stata presa a pugni da lei.

Lo dissi convinta, non che non lo pensassi veramente. Insomma, quante persone possono affermare di aver ricevuto un pugno da Peggy Carter in persona? Per me, quella, era una cosa di cui andare decisamente molto fieri. Sì, probabilmente c’era qualcosa di sbagliato in me – non che non fosse ormai chiaro. Bucky si era ritrovato a sorridere suo malgrado, lanciandomi un’occhiata che non ero riuscita a decifrare appieno. Non era certa se quella nei suoi occhi fosse rassegnazione, o tenerezza, o indulgenza o tutte le cose insieme. In ogni caso, qualsiasi cosa fosse, non mi aveva fatto sentire fuori posto come spesso, invece, succedeva.

Qualcosa mi dice che non si è limitata solo a quello, però.

No, effettivamente no. Dopo sono iniziati i problemi e con quelli la parte migliore di tutta questa storia. Hanno finito per interrogarmi pensando che fossi un agente infiltrato dell’Hydra, riesci a crederci? Per fortuna, però, sono riuscita a spiegare come stavano le cose e, forse sarà stato l’aver menzionato Steve, non lo so, hanno deciso di credermi. A dire il vero, hanno finito per aiutarmi a tornare indietro, ma prima mi hanno portato all’interno della loro base operativa: la sede in cui è nato lo S.H.I.E.L.D.. E’ stato… è stato… non so neanche come descriverlo. Credo, magico… sì, magico è la parola esatta. Non avrei mai immaginato di poter vivere niente del genere ma, purtroppo, l’entusiasmo è sparito nel momento in cui sono ritornata qui.

Sussurrai con un filo di voce ritrovandomi a distogliere lo sguardo. Presi, così, a fissare la punta dei miei piedi. Quello che mi era successo era stato qualcosa di meravigliosa che, di certo, non ricapita due volte nella vita di una persona. Purtroppo, però, come ogni cosa, anche questa aveva avuto delle ripercussioni. E non parlavo di certo di ciò che era capitato a me a partire dalla lettera e finire all’inseguimento nella mia università, no. Parlavo degli effetti collaterali che avevano colpito Tim, Bucky e Dio solo sa quante altre persone. Ero stata egoista, ma lo avevo capito troppo tardi e – onestamente – non ero neanche poi tanto certa di poter rimediare. Come si faceva a rimediare a qualcosa del genere?

Non so per quale motivo tu non sia riuscito a incontrare Steve, a dire il vero non ha poi molta importanza il perché. Qualcosa è andato storto e quel qualcosa è stato causato da me. Mi dispiace così tanto, non volevo rovinarti la vita più di quanto non abbiano già fatto. Volevo davvero che tu trovassi un modo per tornare a casa, ma non avrei mai immaginato che… che tornare indietro… se lo avessi saputo, non lo avrei fatto. Non sarei mai saltata. E vorrei poter sistemare le cose, ma non so come fare… io… non lo so.

Avevo sussurrato avvertendo tremare appena la voce man mano che le parole uscivano fuori. Sarà stato il senso di colpa, o l’improvvisa consapevolezza di aver omesso un dettaglio importante di tutta quella faccenda. L’aver taciuto di aver udito cosa i due agenti dell’Hydra avevano finito per dirsi nel corridoio ignari della mia presenza. Stavano parlando proprio di lui, ma io avevo finito per tenere quel particolare per me sia con Peggy che, adesso, con lui – il diretto interessato. In entrambi i casi non avrei potuto dirlo, o forse semplicemente non volevo – difficile a dirsi. Mi morsi il labbro inferiore, continuando a evitare il suo sguardo il più a lungo possibile, fino a quando non avvertii il suo respiro più vicino di quanto ricordassi.

Dimentica per un attimo quello che è successo dopo. Dimentica che io non abbia incontrato Steve, o che tu sia nel mirino dell’Hydra. Dimenticati del tuo amico… dimentica tutto.

Sollevai lo sguardo nel sentirlo parlare in quel modo. Mi ritrovai a corrugare la fronte quasi involontariamente – perplessa – non riuscendo a capire dove volesse andare a parare. Nel vederlo incoraggiarmi con lo sguardo decisi di assecondarlo, infondo, lui aveva finito per assecondare me molte più volte di quante ne potessi contare. Mi ritrovai, così, ad annuire con un lieve cenno del capo.

N’è valsa la pena tornare indietro?

Inclinai la testa di lato nel sentire la sua domanda, osservando la sua espressione attentamente. Era la prima persona che mi avesse posto quella domanda, e la cosa mi lascio interdetta per un attimo. Quell’uomo aveva la capacità di sorprendermi più di un viaggio spazio-temporale.

Se dicessi di no, mentirei.

Lo ammisi abbozzando un lieve sorriso perché – dimenticando tutto il resto – incontrare Peggy e Howard, camminare all’interno dello S.H.I.E.L.D. e vivere quello che avevo vissuto ne era valsa decisamente la pena. Ogni minuto ne era valso la pena, dannazione, persino quel pugno aveva avuto il suo perché.

Bucky, nel sentire la mia risposta, aveva finito per annuire prima di tirarsi su e allungare una mano nella mia direzione. L’afferrai senza pensarci due volte, ritrovandoci – subito dopo – a due passi di distanza l’uno dall’altra.

E’ valsa la pena anche per me aspettare.

Nel sentire quelle parole mi ritrovai a sollevare lo sguardo di scatto, finendo per scontrarmi con i suoi occhi azzurri.

Steve?

Mi troverà, lo fa sempre.  







 


NdA:
Salve a tutti. Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia, quindi lasciatemi iniziare con un bel mi dispiace. Purtroppo, alle volte, i mille impegni della vita quotidiana si infilano in mezzo tra un aggiornamento e l'altro e con gli esami sempre dietro l'altro tutto diventa sempre più complicato. Devo anche ammettere che una perte di me non era più sicura di questa storia e del fatto che a voi potesse ancora piacere così come la prima parte perchè, si sa, continuare una storia è sempre un rischio. La mia ansia e la mia insicurezza hanno quindi avuto la meglio, ma qualche giorno fa qualcuna di voi mi ha scritto un messaggio dicendomi quanto stesse amando leggere di Lenny e quanto si fosse immedesimata in lei ed è stata una bella botta di autostima. E' bello sapere di essere riuscita a creare qualcosa del genere, qualcosa che venga apprezzato e trasmetta qualcosa a voi che leggete. Spero che continuerete a seguire questa storia fino alla fine, e non esitate a farmi sapere cosa ne pensate perchè senza di voi questa storia non potrebbe continuare.

Buone feste e a preste,
-LadyBones.

   
 
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