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Autore: DarkYuna    03/04/2018    0 recensioni
"Tra la luce e le tenebre, nasce una linea sottile, un luogo senza nome,
sconosciuto ai più, che non esiste né in cielo e né in terra,
lì gli amanti separati dal fato continuano a vivere inscindibili.".
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.
"Forte come una radice"








 
Ho sempre avuto un solo e grande difetto... beh, sintetizzare meramente con "uno" è un paradosso, dal momento che non ho "solo" un difetto, ma molteplici. Comunque sia, tornando al nocciolo della questione, il difetto principale che mi marchia è la noia.
Ci provo a condurre una vita che possa definirsi quantomeno "normale", secondo un mio punto di vista tuttavia discutibile, ma niente, il risultato è il medesimo per ogni sforzo esternato. All'inizio vengo colto da un inspiegabile scintilla che mi trascina in un vortice ossessivo infuocato per quasi una settimana, non oltre, poi... e poi niente, finisce tutto in una nuvola di fumo, mi annoio da morire e come è iniziata, naturalmente si estingue.
Accade per tutto, cose, luoghi e persone.
 
 
È un dannato circolo vizioso, che mi accompagna da quarantatre anni, è avvenuto lo stesso anche con gli HIM, solo che loro sono durati più di un quarto di secolo e poi, così come ho dato inizio a tutto, ho decretato la parola fine.
 
 
Mi sono allontanato anche da un sacco di persone per noia, specialmente Migé. Non gli ho mai davvero perdonato il comportamento con Amelia, di come l'abbia trattata e per non avermi aiutato nel momento del bisogno. Io lo so, lui lo sa, nessuno dei due ne ha parlato e abbiamo lasciato che il silenzio e il tempo creasse una profonda incrinatura che nessuno potrà risanare. 
A volte vorrei che tutto tornasse come prima, era il primo che chiamavo per comunicare un episodio divertente, una bella notizia o dei problemi, adesso sono l'unico confidente di me stesso: ed è orrendo. Specialmente la notte, quando la mancanza di Amelia mi toglie il respiro, non c'è nessuno che raccoglie i miei pezzi sparsi nei ricordi. Lei era "l'inaspettato" che è giunta come un uragano nella noia stantia dell'esistenza, l'ha messa a soqquadro e, lasciando tutto in disordine, se n'è andata.
L'ho amata specialmente per questo, perché mi arricchiva, riempiva i vuoti profondi, arruffava il cervello e violentava l'anima. Così uguale a me, capace di infiammare la mente, è diventata indispensabile proprio quando l'ho persa per sempre.   
 
 
Mi sono odiato così tanto dopo quella notte, per non essere stato sincero fino in fondo, per non averle detto che l'amavo, per non essere stato sul serio l'uomo di cui aveva bisogno. Mi odio ancora, forse è per questo che provo a distruggermi.
Amelia era il fuoco che aveva ridato calore e luce alle fredde tenebre in cui vivevo e dove sono tornato. Per questo lei non è durata solo una settimana, perché mi annoia tutto, tranne il fuoco.
 
 
Preparo il borsone che ha portato mia madre durante la permanenza in ospedale: mi stanno dimettendo. Ho trascorso otto giorni in ospedale e sono riuscito a vedere la dottoressa Krista solo quattro volte, poi si è come dissolta nel nulla.
Neppure oggi è qui, stoltamente mi guardo attorno, intanto che passo dalla caposala per il referto medico, firmo un paio di documenti e poi sono libero. Ne sono come frustrato, non so darmi una valida spiegazione, mi nascondo dietro la sciocca scusa del "volevo salutarla", altrimenti entro in paranoia per una soluzione che non giustifico.
Vado via, senza voltarmi indietro, archiviando definitivamente il capitolo "ricovero", non so se ho imparato qualcosa da questa esperienza, non so se non riproverò a farmi del male o se inizierò a vivere sul serio come ha detto la dottoressa. Fuori dall'ospedale, mi sento come se fossi stato lontano dal mondo per secoli e adesso questa non fosse più casa mia: uno straniero in terra straniera.
 
 
Il mondo continua a correre veloce, mentre io striscio a stenti.
Non ho chiamato nessuno, non voglio fare sorprese, non sono il tipo, ho solo bisogno di starmene per i fatti miei, mentre riordino le idee e provo a rimettere in sesto un'esistenza andata chiaramente in frantumi.
 
 
<< Hai l'aria di qualcuno che si è perso. >>, mormora una grintosa voce femminile. Proviene dalla macchina che si è affiancata al marciapiede, dove sto camminando. << Ti avverto che non sono molto brava a dare indicazioni stradali. >>. È lei, la dottoressa Krista Heini, ed è buffo, poiché solo nel rivederla, capisco che la stavo pensando inconsapevolmente.
 
 
<< Mi hanno dimesso. >>, sottolineo l'ovvietà, nemmeno ce ne fosse sul serio bisogno.
 
 
Sorride appena, l'espressione si fa dolce.
<< Beh, altrimenti voleva significare che tu fossi fuggito, ma non mi sembri il tipo. Vuoi un passaggio? >>. È truccata come la sera in cui ci siamo incontrati, indumenti prettamente neri, probabilmente non sta andando in ospedale, però non è passata qui per caso. È di una bellezza disarmante, una bellezza intensa, una bellezza oscura, non passerebbe inosservata nemmeno se ci provasse.
 
 
Annuisco, ripongo il borsone nei sedili posteriori e le siedo accanto.
<< Sapevi che oggi venivo dimesso. >>. Non è una domanda, più un'affermazione.
 
 
Ingrana la marcia sicura e si immette disinvolta nel traffico mattutino di Helsinki, guida con una padronanza invidiabile: ha tutto sotto controllo, niente sfugge alla sua attenzione. Non salgo sulla macchina di una donna da tre anni.
<< Ho dato io il permesso. Stai bene. >>. Arrischia un'occhiata fugace. << Nel corpo intendo. So che non vuoi stare bene nello spirito. >>
 
 
L'interno dell'abitacolo ha un profumo inconsueto, personale e che mi avvolge in un'impalpabile nuvola delicata, ma decisa.
Scruto bene il profilo di Krista, il naso piccolo, gli occhi grandi, la bocca carnosa, poi più giù, sul seno piccolo e le mani affusolate, noto i più piccoli dettagli e ne rimango rapito. 
 
 
<< Il dolore è l'unica cosa che mi resta di lei, l'unica cosa che mi assicura che lei è esistita davvero e non è stata solo una mia fantasia. >>, commento a mezza voce, ed ho bisogno di distogliere lo sguardo da lei, ho bisogno di non guardarla, ho bisogno di non incontrare quelle iridi che sanno. Sanno molto più di quanto possa essere plausibile, ed io non voglio essere così esposto con qualcuno che non so chi sia. Il solo fatto che un'estranea stia entrando nei miei più intimi segreti è frustrante.
 
 
<< Non è solo il dolore che ti resta di lei, Ville. Ti ha lasciato l'amore... dovrebbe essere quella, l'unica cosa, che ti assicuri che lei è esistita davvero. Non il dolore: ma l'amore. >>.
 
 
Stropiccio il naso nervoso.
<< Ti interessa davvero o è deformazione professionale? >>. Non c'è rabbia o arroganza nella voce, voglio solo capire, perché un conto è che voglia aiutarmi sul serio perché gli faccio pena da far schifo e un altro è che lo fa perché è il suo lavoro che glielo impone.
 
 
Rallenta appena, accodandosi alla fila di macchine ferme al semaforo.
<< Non indosso il camice, non siamo in ospedale... se fosse deformazione professionale ti avrei mandato un altro psicologo, non sarei io stessa a parlare con te. >>, controbatte giudiziosa. Ha sempre la risposta pronta, è faticoso metterla in difficoltà e non credo che lei sia mai stata in difficoltà in una conversazione.  
 
 
<< Allora perché lo fai? Non mi conosci nemmeno? Dipende da chi sono o cosa? >>.
 
 
Scuote appena la testa, i nostri occhi si incontrano a metà strada.
<< So che significa perdere qualcuno e ritrovarsi completamente da soli ad affrontare il lutto. Nessuna persona che soffre dovrebbe stare da sola a questo mondo. >>.
 
 
Inarco un sopracciglio, stupito. Non ha l'aria di essere una persona encomiabile, in fondo nessuno lo è, comunque è sincera.
<< Sei tipo una Madre Teresa locale? Lo chiedo perché non credo di voler far parte di qualsiasi strambo progetto spirituale che tu abbia architettato. >>.
 
 
Aggrotta la fronte, scoppiando a ridere a crepapelle.
<< Sono tutto, fuorché una Madre Teresa, fidati. Non ho velleità celestiali e non intendo attuare nessun progetto spirituale. >>.
 
 
<< Allora lo fai perché sai chi sono? >>, continuo petulante. Voglio trovare un caspita di motivo che induce una perfetta sconosciuta a volermi aiutare, ad impedirmi di morire. E non mollerò la presa fino a quando non lo avrò scoperto.
 
 
<< Non capisco cosa ti speventi? Il fatto che ti abbia salvato e che io ti abbia visto vulnerabile? O il fatto che io ti stia dando semplicemente un passaggio in macchina? >>. Mi fissa a lungo, prima di concentrarsi sul semaforo verde. Non è offesa, cerca di darmi le risposte che tanto mi affanno a cercare. << Magari non è nessuno di questi il problema, magari è perché io sono una donna e ciò consiste in un pericolo per te. È evidente che c'è qualcosa nel tuo cervello di poco chiaro che è scattato, che non trova riscontro e che ti mette in allarme. In fondo stiamo solo parlando e non vedo cosa ci possa essere di strano se io voglio aiutare qualcuno, senza un secondo fine... quindi il problema è tuo, non mio. >>.
 
 
Il ragionamento non fa una piega, solo che mi sono perso a metà discorso e non ho capito un fico secco.
<< A lungo andare ho evinto che chiunque ha un secondo fine, nessuno fa niente, per niente. >>.
 
 
<< Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita, incontrerai tante maschere e pochi volti. >>. Getta uno sguardo cosciente verso di me, sa cosa mi porta ad avere un livello così alto di diffidenza. << Pirandello. Uno scrittore italiano, conosci? >>.
 
 
Nell'udire la parola "italiano" impallidisco, batto più volte le palpebre scioccato, avverto una connessione tra quelle parole e Amelia: questo non è un caso. Mi rifiuto di crederlo. Sono così fragile nell'anima, che mi attacco a qualsiasi cosa pur di tenerla esistente dentro di me.
Non ho forza di rispondere, Krista fraintende il mio silenzio, però non permette alla conversazione di morire nell'incomprensione.
 
 
<< Sarebbe un vero peccato permettere alle nostre paura di vivere le nostre vite. >>.
 
 
<< Io non ho paura. >>, dico ad un certo punto. << Ho smesso di avere paura, perché non ho niente da perdere... quello che avevo da perdere, l'ho perso. >>.
 
 
<< Tu non hai smesso di avere paura, Ville. Hai smesso di vivere, è molto differente. Hai smesso di credere, hai smesso di sperare, hai smesso di provarci, hai smesso di essere felice. >>.
 
 
Avere la verità sbattuta in faccia, mi urta più del dovuto.
<< Tu non sai nulla di me, dottoressa! >>, sputo con acidità corrosiva.
 
 
<< Serve davvero conoscere il passato di una persona per capire chi egli sia? O serve ascoltare ciò che dice adesso, vedere cosa sta facendo nel presente, passare del tempo con quella persona? >>, ribadisce ostinata.
 
 
Non mi infastidisce la sua caparbietà, anzi mi stupisce. Non sono più una persona famosa, la mia vita privata non interessa più a nessuno, non sono più una notizia succulenta da sbattere in prima pagina di un rotocalco qualsiasi. Quindi non gli interessa cosa sia stato, cerca di rattoppare chi sono ora.   
È bellissima, intelligente e con un carattere indomabile: un miscuglio micidiale per chiunque la incontri. Non è delicata come un fiore, è forte come una radice.
C'è del fuoco in quelle iridi rilucenti, un fuoco che mi abbacina, un fuoco attraente, un fuoco in cui non voglio scaldarmi, un fuoco dal quale voglio scappare.









Note: 
Nuovo mese e nuovo capitolo. 
Sono molto contenta di come sta venendo fuori, perché solitamente ho il problema del "bacio del quarto capitolo", che in questo caso ho pienamente superato. Siamo al quinto capitolo, le cose le prendo con moltaaaaaaaa calma e di baci per ora nemmeno l'ombra.
Anche perché sarebbe parecchio irreale metterci un bacio, quando ci sono ancora troppe cose irrisolte in Ville e di certo ha una confusione tale che non gli permette di capire cosa prova e cosa sente di preciso. 
Il dolore è l'unico porto sicuro, che ha al momento. 
Ve le farò penare le "smielate" in questa storia *risata sadica* 

Dopo questo incipit molto incoraggiante xD andrò a delineare sempre più il carattere di Krista, fino a rendere lampante la diversità tra lei ed Amelia, le loro decisioni che saranno totalmente diverse e verranno fuori molte cose che, nella prima ff non si sarebbero potute comprendere. Il tempo renderà chiari molteplici aspetti. 

Nonostante lei voglia aiutare Ville, resta ferma nel suo carattere da donna forte e sarà difficile per Krista togliere quell'armatura. Lo stesso per Ville, è giunto in un abisso così profondo che per risalire ci vorrà molto. 

 
La storia può presentare errori ortografici.


Buona Pasqua, anche se in ritardo.
Un abbraccio.
DarkYuna.  



 
  
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