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Autore: DarkYuna    01/05/2018    0 recensioni
"Tra la luce e le tenebre, nasce una linea sottile, un luogo senza nome,
sconosciuto ai più, che non esiste né in cielo e né in terra,
lì gli amanti separati dal fato continuano a vivere inscindibili.".
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6.
"Un amore avvelenato"




 


Il Natale è quel periodo dell'anno da cui non puoi scappare, non esiste un singolo posto su questo pianeta dove non si celebra questa festa: è una persecuzione. Negli ultimi tempi, poi, è sempre peggio.
Trovi panettoni e addobbi già a metà ottobre, nemmeno se le persone avessero paura che Cristo nasca prima, anziché il 25 di Dicembre. Nell'aria c'è una sopprimente puzza di finto buonismo, che mi affoga non appena metto piede in strada, per questo esco solo per non morire di fame e poi trascorro il resto del giorno tranquillo tra le mura di casa. Ho sempre mal sopportato i sorrisi artefatti, le parole di gente che non ti calcola per tutto l'anno e resuscita a Natale, solo per una mera facciata e nulla più. Sarebbe meglio riservare i propri "auguri" alle persone davvero speciali e non svenderli a chicchessia, un po' come il "ti amo" oggigiorno.
 
 
Osservo il mondo attraverso la finestra, le decorazioni che illuminano le strade ricoperte di neve, l'atmosfera nostalgica che mi uccide nel profondo, un pezzo per volta e inesorabilmente affondo nei ricordi.
 
 
Mando giù due sonniferi, altrimenti non chiuderò occhio e mi limito a berci sopra una tisana calda... non ho intenzione di finire nuovamente in ospedale, specialmente perché non voglio più rivedere quella dottoressa. Dopo il passaggio in macchina, l'ho volutamente evitata, nonostante sia venuta due volte a cercarmi a casa, non le ho mai aperto. Ho poche scusanti per la mia radicata asocialità, non so dare spiegazioni intelligenti, però lei sta bene dove sta, ed io lo stesso, come due sconosciuti che non si sono mai incontrati.
Mi sono lasciato prendere dalla sua presenza, una speranza di vita che non ho diritto di provare, ho perfino buttato la lista delle "cento cose da fare prima di morire" che stavo scrivendo durante la degenza: era un'idea idiota. Non voglio essere felice, voglio vivere nelle tenebre.
 
 
Sto ancora rimembrando il sorriso aperto che mi ha riservato più volte, quando noto una macchina che conosco bene, sostare dinanzi al cancello. Spegne il motore, scende dall'abitacolo, ma stavolta non suona il campanello, infila le mani nelle tasche del lungo cappotto nero, alza gli occhi fino alla finestra, ed io mi nascondo nel buio per evitare che possa vedermi. La dottoressa Krista resta ferma sulla neve per un paio di minuti, sembra una rosa corvina in mezzo ad una distesa bianca, la luce del lampione illumina la pelle di porcellana, trasformandola in una leggiadra creatura d'inverno.
Perché si affanna tanto? Cosa la spinge davvero a prendersi così tanto disturbo per una persona qualsiasi? Perché proprio io?
Ha a che fare con chi sono e non perché ho tentato il suicidio, ne sono certo.
 
 
<< Lei mi piace. >>, dice una chiara voce cristallina femminile, da dietro le mie spalle. << E so che piace anche a te. >>.
 
 
Non appena la frase termina, una dolorosissima fitta mi spezza il fiato e perfora il cuore con un pugnale arroventato. Mi volto immantinente e, stravaccata scomposta sul divano c'è Amelia, con un vestito di pizzo bianco, i capelli spettinati, il corpo aggraziato e le iridi due tizzoni ardenti.
Boccheggio sconvolto, stropiccio più volte gli occhi, i sonniferi non possono aver agito così velocemente, di solito ci mettono un'ora buona prima di farmi crollare. Sto per sentirmi male ,vado sotto shock.
 
 
<< Ammettilo, Ville, altrimenti perché ti nascondi come un coniglio? >>. Conversa amabilmente, come se fosse del tutto normale che una persona morta possa parlare con una viva.  
 
 
<< M-ma come... c-ome è possibile? >>, balbetto turbato, addossandomi alla parete, disorientato.
 
 
<< Beh. >>, inizia a dire, sedendosi meglio sul divano, incrocia le gambe e si lancia in una spiegazione psicologica che non le si addice. << Non so come sia davvero possibile o cosa accada di preciso. Qualcuno la chiama chimica, io preferisco chiamarlo destino... se è destino che due persone debbano incontrarsi, non c'è niente di niente che possa impedirlo. Nemmeno la tua fifa da coniglio. >>, spiega, facendosi apertamente beffe di me, che ancora sto digerendo l'accaduto. 
 
 
Devono essere gli antidepressivi mischiati con i sonniferi, a lungo andare stanno dando degli effetti collaterali pericolosi.
<< Sono morto? >>, domando lecitamente.
 
 
Sorride amabile.
<< Ti comporti come se lo fossi, Ville, ma tu sei ancora vivo, capisci? Sei ancora vivo e mi hai fatto una promessa che non stai mantenendo. >>.
 
 
Tira due colpetti sul divano, invitandomi a sedere accanto a lei, però desisto e resto pietrificato.
<< Andiamo Ville, sai che non ti farei del male per nulla al mondo. >>.
 
 
<< Perché sei qui? >>, interrogo con voce roca e lei si adombra.
 
 
<< Perché non mi lasci andare, ed io non posso passare oltre. Sono tre anni che mi tieni legata a te, ma il mio posto non è più accanto a te, Ville. Non faccio più parte di questo mondo. >>. È venuta per recidere definitivamente ogni legame tra noi due, ed il solo pensiero mi scollega dalla realtà.
 
 
Un nodo si stringe violento in gola, le lacrime prepotenti affollano gli occhi ed attacco a singhiozzare come un bambino, saturo di un dolore che non ha smesso di tormentarmi un solo giorno. Anziché diminuire, è aumentato a dismisura. 
<< Non posso, Amelia, non posso lasciarti andare. >>, farfuglio, le parole escono dalla bocca altalenanti, rotte dal pianto lacerato, quasi incomprensibili. Cado in ginocchio prostrato. << Io ti amo, Amelia. Non ho mai smesso di farlo, ti amo e dovevo dirtelo quando eri ancora qui con me e non l'ho fatto. >>. La mia voce è solo un lamento estremo che non ha intenzione di cessare.
 
 
Lei si alza dal divano e si flette davanti a me, però non mi tocca.
<< Lo so, Ville. L'ho sempre saputo, ho sempre saputo quanto immenso fosse il tuo amore per me. Ho sentito i tuoi rimpianti, tutte le parole che avresti voluto dirmi e il tuo feroce desiderio di riavermi indietro... è quello che non mi permette di andarmene, le catene che mi tengono qui. Non posso andarmene, se la tua anima non trova pace. >>.  
 
 
Giungo le mani a preghiera, parlando a vanvera.
<< Portami via, fammi morire, non lasciarmi qui senza di te. È l'unico modo di dare pace alla mia anima... non riesco a viverla questa vita, senza di te. >>.
 
 
Il diafano volto si corruccia, l'amarezza delle mie folli richieste si riflettono negli occhi contriti, ma è come se non mi amasse più, come se uno spesso muro invisibile ci dividesse, come se non capisse sul serio cosa io provi.  
 
 
Scuote la testa, accosta la mano al mio viso, restando ad una flebile distanza, imita una carezza.
<< Non sono qui per questo... >>. Si alza di scatto in piedi, si volta ed incomincia a fare su e giù per la stanza. <<... torniamo a ciò che stavo dicendo poc'anzi. Lei... quella ragazza, ti piace, vero? >>.
 
 
Sono esterrefatto, sono qui in ginocchio a dichiararle il mio amore immortale, a supplicare di portarmi con lei e mi parla di qualcuno di cui, francamente, non m'importa?   
<< No! >>, sbotto collerico, furioso come non mai. << Che cazzo ti sei messa in testa? È il tuo modo di scaricarmi, eh? Cerchi di spingermi tra le braccia della prima puttana, così da poter essere libera di andartene? E guardami quando ti parlo! >>. Mi alzo veloce, le vado in contro a passo di carica e quando cerco di afferrarla per farla girare, la mano le passa attraverso, ed è come acchiappare l'aria.
 
 
<< Prima cosa, porta rispetto! >>, scoppia arrabbiata. << Non puoi dare della puttana ad una donna, come se fossi il peggior maschilista che abita il pianeta. Tu non sei così e adesso è il tuo dolore che sta parlando, non tu. Seconda cosa, io non posso portarti via, Ville... nemmeno se volessi, ma non voglio. Se ti uccidi, non ci vedremo ugualmente, quindi smettila di provarci. Io non ho chiesto di morire, è successo... credevo che il mio amore ti avesse lasciato qualcosa, invece sei pieno di astio, patimento e incapacità di elaborare il mio lutto. >>.
 
 
Asciugo le lacrime con la manica della maglia, tirando su con il naso poco aggraziato.
<< Cosa ti aspettavi da me? Che stessi qui a prendere un aperitivo con gli unicorni? >>, replico saccente.
 
 
<< E smettila anche con gli alcolici, il fumo e le medicine, non hai bisogno di quella robaccia. >>. Agita le mani, ruotando gli occhi al cielo. << Dio! Ma fai sempre gli stessi errori?! Sei il classico esempio di persona che non impara dai propri sbagli per maturare, anzi, per sicurezza li ripete all'infinito fino a quando non ci resta secco. >>.
 
 
Scuoto le spalle, messo alle strette.
<< Fammi capire bene, quindi non posso uccidermi, perché altrimenti non ci vedremo mai più e non posso distruggermi, perché così facendo ti faccio del male, giusto? >>, chiedo, con una nota acuta nella voce.
 
 
<< In sintesi. >>.
 
 
Mi siedo a peso morto sul divano, a corto di ogni pretesto per vincere: ho perso.
<< M'hai fregato... di nuovo. >>, accetto aspro, senza guardarla. << Lo hai fatto quando sei entrata nella mia vita, consapevole che non saresti rimasta, l'hai fatto quando mi sono innamorato di te, l'hai fatto quando sei morta: non mi hai dato scelta. Ho fatto quello che volevi tu, ho sempre fatto quello che volevi tu. Mi hai portato al punto di non poter fare a meno di te, e poi sono dovuto sopravvivere... e lo stai rifacendo adesso: non mi stai dando scelta. Non posso uccidermi, non posso distruggermi, non posso fare un cazzo, se non quello che vuoi tu. >>.
 
 
Amelia resta sospesa tra il chiaroscuro della stanza, il profilo è disegnato dalle luci natalizie che provengono dalla strada. Credo di sbagliarmi e invece è proprio una lacrima quella che le solca il viso.
<< Se due persone sono destinate a stare insieme, si troveranno di nuovo, Ville. >>, dichiara criptica, fissando un punto indefinito. << Non era destino che noi stessimo insieme. >>.
 
 
<< Cazzate! >>, esclamo contrariato.
 
 
<< Lei ti piace? >>, insiste nuovamente, ferma nella medesima posizione.
 
 
<< Vuoi la verità, Amelia? >>, scoppio gesticolando, irritato da tanta inspiegabile ostinazione. << Sono un uomo, ed è oggettivamente una bella donna. >>.
 
 
<< E soggettivamente? >>, continua fredda.
 
 
Ritrovarsi ad ammettere con la persona che si ama, di provare attrazione per un'altra donna, non è affatto facile, specialmente se la persona in questione è morta. È meglio rivedere la posologia dei farmaci e darci un taglio netto.
<< Ti ho già risposto. >>, ringhio brusco. << Sono tre anni che non tocco una donna, quindi troverei bellissimo anche un cactus! >>.
 
 
<< Domani comprerai un bel mazzo di anemoni blu, andrai in ospedale e ti scuserai. Poi, la inviterai a prendere un caffè e... >>.
 
 
<< E cosa? >>, la interrompo duro. << Mi ordinerai di innamorarmi di lei, come se fossi un robot? Perché proprio lei? Ci sono miliardi di donne su questo cazzo di mondo, che cos'ha lei che le altre non hanno? >>.
 
 
Deglutisce appena, si gira per affrontarmi, ma alla fine sorride malinconica.
<< Ti amerebbe nello stesso modo in cui ti ho amato io, però non ti farebbe soffrire, non ti lascerebbe da solo... come ho fatto io. Guardaci, Ville... tu ami qualcuno che non esiste più. Vuoi davvero trascorrere il resto dei tuoi giorni ad inseguire un'ombra? >>.
 
 
<< Posso decidere io come cazzo vivere il resto dei miei giorni, di grazia? Smettila di cercare di comandare la mia vita anche adesso. Sei morta, porca troia, resta morta! >>, urlo delle parole avvelenate, che mi strappano l'anima l'istante dopo averle pronunciate e quando rialzo il volto verso Amelia, lei non è più qui.









Note: 
Buon Primo Maggio gente.

Perché essere mediamente sadici, quando posso essere sadica alla grande? 
Beh, ai posteri l'ardua sentenza, su questo inaspettato ritorno... l'amore può essere abbastanza forte da permettere un episodio simile? 
Amelia è tornata per Ville, perché lo ama a tal punto da volere che la sua anima si rassereni nelle braccia di un'altra donna? Oppure è tornata solo perché non riesce a passare oltre, a causa del dolore di Ville? 

Beh, attendo qualche recensione per sapere cosa ne pensate o se quello che sto scrivendo è proprio pessimo. Grazie ai fantasmini che leggono solamente. 

 
La storia può presentare errori ortografici.

Un abbraccio.
DarkYuna.  

 
 
  
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