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Autore: Atocheg    03/04/2018    1 recensioni
"«Un altro shemlen...» commentò acido l'elfo dai capelli più chiari, per poi notare il suo bastone «E un mago, addirittura»
«Eretico, se non ti dispiace.» lo corresse lui, con malcelato orgoglio, indicando la sua veste lacera e consunta «Come voi, anche io mi rifiuto di sottostare a chi mi vedrebbe privo della libertà solo in base a ciò che sono.» aggiunse, sorridendo amichevolmente."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Huwen camminava in silenzio per le sale della torre del Circolo, il pavimento intorno a lui circondato dai cadaveri fumanti dei templari. «Devono soffrire.» ringhiò una voce nella sua testa, e intorno a lui iniziarono a innalzarsi delle fiamme «Devono pagare per ciò che ti hanno fatto.».

 

In un istante, di fronte a lui tornarono i ricordi di quel giorno: sua madre che cadeva a terra con una freccia nel petto, i mabari che li inseguivano, le urla dei templari, e soprattutto lo sguardo di suo padre, completamente consumato dall’odio, l’umanità sparita già prima che il suo corpo prendesse fuoco e venisse distorto in quella forma mostruosa.

 

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, il suo battito accelerato dalla rabbia che provava nel ricordare del giorno in cui la sua vita fu stravolta, e dal desiderio di lasciarsi andare e ottenere la possibilità di ripagare quei bastardi.

 

Sospirò. Non era stupido: si aspettava che andare in mezzo ai templari sarebbe stato un invito per ogni demone dell’ira a convincerlo a vendicarsi, e si era preparato di conseguenza, ma i continui assalti stavano cominciando a stancarlo.

 

Gli ci volle qualche minuto per calmarsi, guardandosi intorno nella stanza che si era ritrovato a condividere con Theron. Duncan aveva, giustamente, ritenuto saggio non far dormire insieme Huwen e Elmer, sostenendo che avrebbe preferito non trovare il cadavere di uno dei due. Facendo respiri profondi, il ragazzo si distrasse dalle sue emozioni concentrandosi sugli oggetti sparsi per la camera, sulla corazza di Theron ordinatamente riposta su uno sgabello, sulla sua veste molto più sciattamente gettata su un mobile, sulla fiamma morente della candela accanto al loro letto, finché sentì dei colpi che venivano dalla porta. Provando ad alzarsi, si trovò bloccato da qualcosa intorno al suo petto, e, controllando, vide che Theron, ancora addormentato, lo stava abbracciando, e non sembrava disposto a lasciarlo andare.

 

Ignorando il calore che iniziava a sentire sul suo volto, l’eretico lentamente si liberò dalla presa dell’elfo, facendo attenzione a non svegliarlo, per poi andare alla porta, sbirciando fuori e ritrovandosi di fronte Elmer. «Era ora.» esclamò infastidito il moro «Sbrigatevi a scendere, partiamo tra poco.» detto questo, raggiunse le scale, sparendo verso il piano inferiore.

 

Sbuffando, il ragazzo si avvicinò al letto, scuotendo leggermente Theron. L’elfo si svegliò sbadigliando: nonostante la notte di sonno, non sembrava molto più riposato di quando erano andati a dormire. Nonostante questo, sorrise mentre si alzava.

 

«Elmer ci ha detto di scendere.» gli disse bruscamente Huwen, ancora infastidito dall’incubo che aveva avuto, per poi rivestirsi, trattenendo una smorfia nel rimettere la veste porca dopo essersi ripulito la sera prima. Appena raggiungevano un fiume, si doveva ricordare di lavarla. Nel mentre Theron, dopo essersi stiracchiato, iniziò a rimettersi indosso la sua corazza. Di nascosto, Huwen si concesse una sbirciata veloce. In tutto il viaggio, ogni volta avevano dormito sempre pronti a difendersi da un possibile attacco, quindi non aveva mai avuto modo di osservarlo senza la sua armatura. Doveva ammetterlo: era anche abbastanza carino, con quel fisico slanciato, la muscolatura definita e quelle erano delle cicatrici? Chissà come se le era fatte…

 

Huwen riportò immediatamente lo sguardo di fronte a sé, uscendo rapidamente dalla stanza. Poteva sentire nuovamente il calore sulle sue guance e, sbuffando, si coprì il volto con una mano. «Una volta che tutto questo è finito, alla prima città che trovo devo passare da un bordello.» mormorò esasperato, incamminandosi verso le scale.

 

Le aveva ormai raggiunte, quando sentì nuovamente la voce di Theron «Ehi, va tutto bene?»

 

Dopo un momento di silenzio, il ragazzo rispose, osservandolo da sopra una spalla «Sì, ho solo avuto un incubo.»

 

«Oh. Mi dispiace…» l’elfo gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla «Ne vuoi parlare?»

 

«Non ce n’è bisogno. Ora andiamo, ci stanno aspettando.» iniziando a scendere le scale, l’eretico si accorse che Theron non lo stava seguendo e si voltò verso di lui «Allora, cosa aspetti?»

 

«Sei sicuro che vada tutto bene?» domandò preoccupato.

 

Resistendo il desiderio di alzare lo sguardo al cielo, Huwen annuì «Te l’ho già detto. Ora vogliamo andare o preferisci che partano senza di noi?»

 

Quello finalmente convinse il Dalish a muoversi, raggiungendo il ragazzo. Una volta raggiunto il piano inferiore, trovarono Duncan impegnato a parlare con il locandiere, mentre Elmer era seduto ad un tavolo.

 

«Finalmente.» esclamò il moro quando il ragazzo si andò a sedere, ma senza smettere di osservalo.

 

«So di essere attraente, ma potresti anche smetterla di fissarmi.» disse, ridacchiando nel vedere l’espressione indignata di Elmer.

 

«Mi stavo solo chiedendo perché indossi quella veste sudicia.»

 

«Perché è l’unico abito che ho?»

 

«Allora perché non ne compri una nuova con il denaro che hai preso ieri sera?»

 

«Mi perdonerai se preferisco comprare qualcosa di utile, come, non so, gli ingredienti che mi mancano per gli unguenti.»

 

Il moro incrociò le braccia al petto, sollevando le spalle «Come vuoi, ma non starmi vicino.»

 

«Non ne avevo intenzione.» Dopo di questo, i due maghi rimasero in silenzio fino al ritorno di Duncan.

 

«Bene, possiamo partire.» disse il Custode «Non è presto come speravo, ma dovremmo comunque arrivare ad Ostagar per il giorno previsto.»

 

«Ho il tempo di comprare delle scorte?» domandò l’eretico, rialzandosi, ma Duncan scuoté il capo.

 

«Abbiamo già abbastanza ritardo, meglio evitare di accumularne altro.»

 

«Ma sarà al massimo dieci min-»

 

«Dobbiamo andare.» lo interruppe il custode con tono autoritario.

 

Sospirando sconfitto, il mago annuì, e, dopo aver controllato di aver preso tutto, il gruppo uscì dal villaggio e riprese il cammino sulla Gran Via Imperiale. Il sole stava ancora sorgendo all’orizzonte, parzialmente coperto dalle colline, e la frescura notturna era ancora presente nell’aria, rendendo la camminata persino piacevole. Nonostante questo, Huwen si sentiva ancora a disagio, soprattutto vedendo Theron, di nuovo a parlare con Elmer. Sapeva che in parte era merito suo, ma vederlo riuscire ad andare avanti dopo quello che aveva passato, mentre lui ancora subiva gli effetti di quella sua fottuta decisione… non poteva negare che osservarlo lo rendeva un po’ invidioso. E poi c’era quello che era successo quella mattina: dopo quattro anni passati vivendo nella foresta aveva il sonno leggero, in modo da poter reagire velocemente ad un attacco a sorpresa da parte di belve o templari. Eppure, nonostante il minimo tocco sarebbe normalmente finito con una palla di fuoco diretta a chiunque lo avesse svegliato, non si era accorto che Theron lo aveva abbracciato… I suoi pensieri vennero interrotti, in modo abbastanza brusco, quando sentì un dolore lancinante al fianco.

 

«Huwen!» urlò l’elfo, correndogli incontro, mentre lui cadeva in ginocchio, reggendosi il fianco ferito.

 

«Idiota!» sbottò una voce da in mezzo agli alberi «Hai preso quello sbagliato!»

 

«Che importa? È comunque uno dei due che ha ucciso il capo. Ora prendete l’altro!»

 

Dalla vegetazione spuntarono una decina di banditi, accompagnati da almeno cinque mabari.

 

«Non imparate mai, vero?» domandò seccato Elmer, afferrando il suo bastone, mentre sia Duncan che Theron sfoderarono le loro armi.

 

Prima che la maggior parte dei banditi potessero partire all’attacco, il moro creò un glifo in mezzo a loro, e Huwen, riconoscendo il simbolo della paralisi, combatté il dolore che provava, evocando un secondo glifo, il quale, entrando in contatto con il primo causò un’esplosione di luce. Quando il bagliore si dissipò, sette dei banditi erano rimasti paralizzati, divenendo facili bersagli per le fiamme lanciate dai due maghi. Intanto Duncan e Theron stavano tenendo a bada i mabari e gli altri banditi: due degli animali erano già a terra, gemendo e perdendo rapidamente sangue dalle loro ferite, e Theron decapitò velocemente un terzo, lasciandosi però scoperto all’attacco di uno dei banditi. Il ragazzo gli voleva urlare di stare attento, ma si sentiva troppo debole, la sua visione stava cominciando a sbiadire. Riuscì solo a vedere il bandito congelarsi e venire distrutto dal pugno di pietra di Elmer, poi perse i sensi.

 

Non aveva idea di quanto tempo passò privo di sensi. Era sicuro che fosse la fine, sentendo l’Oblio strapparlo dal mondo terreno, finché «huwen…» la presa dell’Oblio iniziò a farsi più debole «Huwen.» Aveva sentito questa voce, ma non riusciva a ricordare dove «HUWEN!»

 

Lentamente il ragazzo riaprì gli occhi. La sua visione era ancora distorta, ma stava migliorando velocemente. La prima cosa che notò furono un paio di occhi marroni che lo osservavano, pieni di terrore e, appena notò che l’eretico aveva ripreso coscienza, sollievo. Poco dopo, vide la pelle abbronzata e il tatuaggio sul volto dell’elfo. Subito Theron lo abbracciò, e Huwen fu sicuro che l’umidità che sentiva sulla sua spalla erano lacrime, così come, giudicando dal sorriso parzialmente divertito di Duncan, il suo volto era diventato rosso. Appena il ragazzo fu libero dalla presa del Dalish, provò a rialzarsi, ma si bloccò sentendo nuovamente il dolore al suo fianco.

 

«Fa attenzione.» gli disse preoccupato Theron, facendolo di nuovo appoggiare contro l’albero sotto cui si trovava «La ferita non è ancora guarita del tutto, non sforzarti.»

 

Tentativamente, Huwen osservò il suo fianco: Ovviamente c’era un nuovo strappo nella veste, e il tessuto intorno ad esso era macchiato di sangue. Da quello che poteva vedere la sua ferita era stata coperta da bende, e c’era un forte odore di radice elfica.

 

«Sei fortunato.» disse tranquillamente Elmer, osservando una freccia insanguinata che aveva in mano «Non hanno preso nessun organo vitale con questa, altrimenti non avrei potuto aiutarti.»

 

L’eretico annuì, borbottando un «Grazie.» Da una parte era lieto di essere ancora vivo, dall’altra non gli andava di essere in debito con uno degli animaletti del Circolo.

 

Nuovamente si mosse per alzarsi, e nuovamente Theron lo fece ristendere «Lo capisci che devi riposarti?»

 

«Non devo sforzarmi.» rispose il ragazzo «Camminare, fino a prova contraria, non è uno sforzo.»

 

«Ostagar non va da nessuna parte.» disse l’elfo, ignaro dello sguardo disapprovante di Duncan «Possiamo aspettare che tu ti riprenda.»

 

“Peccato che la tua malattia non voglia farci lo stesso favore” pensò per un momento, ritrovandosi infastidito da questa sua parte che cominciava a preoccuparsi di quello che, a tutti gli effetti, avrebbe dovuto essere nulla più di un ostacolo tra le spade dei templari e la sua testa «La Prole Oscura non aspetterà i nostri comodi. Come ci ha detto Duncan, non dobbiamo avere altri ritardi.»

 

Il Custode annuì, apparentemente compiaciuto, e Theron non poté fare altro che accettare le decisioni degli altri. Quindi, dopo che il ragazzo, ignorando il dolore al fianco, riuscì a rialzarsi, il Dalish gli fece da sostegno mentre il gruppo ricominciava il cammino verso Ostagar.
   
 
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