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Autore: Umhiri    03/04/2018    0 recensioni
[2k12s SPOILER]
Estratto:
Leonardo scosse la testa e successivamente la girò. I suoi fratelli non sarebbero mai cambiati: ogni giorno la stessa routine, la stessa cantilena. E lui aveva il compito di proteggerli, come se fosse il loro angelo custode; sempre al loro fianco, invisibile e silenzioso.
In fondo era vero: Leonardo amava il silenzio. Qualche volta gli piaceva ascoltare il rumore delle goccioline che cadevano dalle tubature dei condotti; gli dava quasi la sensazione di vivere in una casa normale, magari in aperta campagna, dove è davvero molto raro sentire una sola goccia che raffiguri la pioggia. E questo lui sapeva essere solo frutto della sua immaginazione. Michelangelo non era il solo ad averne una. Fervida e surreale, a volte.
Genere: Generale, Horror, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Leonardo Hamato, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Violenza
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Leonardo non riusciva a chiudere occhio, il suo pensiero si andava a posare inevitabilmente sulla chioma rossa della ragazza che lui e i suoi fratelli, con April, avevano incontrato quella stessa sera.
Ah, il rosso. Che colore misterioso. Pieno di significato e meraviglioso con tutte quelle sue numerose sfaccettature.
Il rosso è il colore della passione, del dolore; del sangue, dell'amore...
Ormai quel colore l'aveva involontariamente affibbiato alla ragazza dagli occhi a mandorla verdi. Non riusciva nemmeno a parlare con suo fratello Raphael per questo, a causa della sua maschera rossa.
Leo non sapeva se si trattasse effettivamente d'amore, ma qualcosa in lui s'era oramai acceso, e continuava freneticamente a far rumore: come una macchina nuova di zecca appena comprata, senza però aver ancora letto le istruzioni per l'uso.
Ma sapeva di non avere nessuna chance con lei; infatti, quando suo fratello Donatello aveva confessato di avere una cotta per la loro amica umana April, lui era stato uno dei primi a pensare che non ce l'avrebbe mai fatta. E adesso, lui, non poteva pretendere niente di più, elevato a suo fratello: era una tartaruga, proprio come Donnie. Una tartaruga mutante.
Chi sarebbe mai uscito con una tartaruga mutante? Nessuno, appunto.
Leonardo quindi, pensò che l'unica soluzione sarebbe stata quella di togliersela definitivamente dalla testa, di dimenticarla. Ma niente da fare, risultava troppo difficile farlo anche per uno come Leo. Più i giorni passavano, più ci pensava, e più ci pensava e più non riusciva a smettere. Era diventata una vera e propria ossessione. Schiavo del rosso, di quel colore così intenso e sensuale.
 
Era appena finita la settimana, e il Sabato era alle porte. Leonardo quel giorno era uscito senza una vera meta precisa, come spesso suo fratello Raphael era solito fare.
Odiava paragonarsi a Raph, ma quell'uscita si stava rivelando molto più utile di quanto potesse immaginare.
Sopra uno sconosciuto tetto, la vista di New York, da quella prospettiva, era senza alcun dubbio da mozzare il fiato; e la luna, quasi in alto nel cielo blu e violaceo, non era da meno.
Leo sospirò, e chiuse gli occhi, cercando così di concentrarsi:
«Miruku o oboete iru!» “ricordati il latte!”, si sentì ad un tratto «Sōchō ni hiraki!» “dobbiamo aprire presto domattina!”
«Haaai, Mama! Ciao ciao!»
Quella voce l'aveva già sentita. Gli suonò molto familiare; poi s'illuminò: “la ragazza dai capelli rossi...” Leo guardò in basso e arrossì di colpo. Era più carina di quanto ricordasse: aveva raccolto quei suoi bellissimi capelli rossi in due deliziose crocchie, avvolte in due adorabili fiocchi bianchi.
Poi, Leonardo, fece una delle cose che si era ripromesso di non fare mai in tutta la sua vita: si mise a pedinarla.
Questo, lo faceva sentire “sporco”, quasi un “pervertito”, una figura da cui stare alla larga. Lui stesso pensava ciò. Anche se di “perverso” non c'era effettivamente nulla. Così, senza neanche pensarci poi tanto a lungo; facendo solo come gli suggeriva quel buontempone del suo istinto.
 
La ragazza dai capelli rossi si girò, e Leonardo, che stava camminando dietro di lei, silenziosamente; dovette muoversi altrettanto velocemente, nascondendosi dietro uno stretto e ruvido muretto.
«Kimyōna,» “strano”, proferì «sarekaga watashi o supai suru yōda.» “sembra che qualcuno mi spii”, aggiunse, e poi continuò per la sua strada.
Leonardo sospirò. Ma non per questo demorse.
 
«Come si dice... ehm... lei è un latte...?» domandò ad un commesso, la ragazza; il quale scoppiò in una grande e fragorosa risata.
«No, mi spiace piccola, sono un uomo in carne ed ossa. Ma tranquilla, ti perdono solo perché sei carina!»
Lei sbatté le palpebre e arrossì, solo perché aveva sentito la parola “carina”, e subito dopo il commesso le porse una scatola di latte «Fanno due dollari a trenta centesimi, dolcezza». La ragazza pagò e fece per uscire dal negozio, ma fu richiamata dalla fastidiosa voce del commesso, che le porse anche un foglietto di carta a quadretti, «chiamami», fece quello, formando con le dita di una mano la cornetta del telefono, e sorridendo beffardo.
Mako, la ragazza dai capelli rossi, non capì un'acca di quello che quel tizio le stava dicendo. Non aveva mai preso lezioni di inglese. Sì, sapeva qualche parolina. Ma niente di più. Ella era totalmente ignorante in materia.
 
Leonardo che aveva assistito tutta la scena dall'alto di un edificio, stava quasi per far uscire del fumo da fuori le sue orecchie; e il suo istinto continuava a ripetergli: “vai lì a pestalo” oppure “fagli sputare sangue a quello stronzo”. Ma la sua mente in quel memento, sembrava aver preso la meglio su di lui; facendogli prendere un grande, salutare e pieno respiro.
 
La ragazza dai capelli rossi era ormai rientrata da un bel po', e Leonardo non faceva altro che tenere lo sguardo puntato sull'insegna ch'aveva sopra raffigurato quel drago scarlatto con sfumature dorate.
Tossì più volte, cercando un modo che potesse sembrava consono e adatto per presentarsi «Hey...» disse, con un vocione; che no, non era per niente adatto.
Arrossì, diede un altro colpetto di tosse e riprovò, avvicinandosi ancor di più alla porta del locale «Hey ciao, io sono Leonardo. È da molto che ti osservo e mi chiedevo se ti piacerebbe...» si bloccò ancora, non riuscendo proprio a far uscire le parole come voleva.
“È da molto che ti osservo? Ma che razza di frase è?” Leonardo si diede ancora una volta del deviato, deglutendo anche. Aveva la gola secca.
Poi si prese coraggio, e bussò: pronto alla fuga se la persona ad aprire non fosse stata la ragazza dai capelli rossi.
Le mani gli sudavano e tremavano allo stesso tempo. In un attimo Leo realizzò effettivamente quello che stava facendo, ma era consapevole di non poter più tornare indietro.
Ad un tratto, ecco: la porta si aprì e due occhi color smeraldo si andarono a posare sul ghiaccio che dava colore ai propri. Leo aprì bocca, ma non riuscì a dir nulla; la ragazza dai capelli rossi gli aveva chiuso la porta in faccia. Comprensibile, certo. Ma faceva male.
Eh sì, “il cuore è davvero un muscolo delicato”.
Come poteva Michelangelo aver partorito una frase così profonda?
“Non posso biasimarla. Si sarà sicuramente disgustata, nel veder...” poi ricordò: Murakami-san aveva detto che la ragazza dai capelli rossi aveva già visto loro, che aveva già visto le tartarughe.
Allora perché...?
Adesso doveva scoprirlo. O la va', o la spacca, come si usa dire.
Leonardo quindi, pensò bene di andare a vedere se l'entrata sul retro fosse aperta.
Bingo! La fortuna stava dalla sua parte, quel giorno. Leo, allora, non se lo fece ripetere mica due volte: egli entrò in un batter d'occhio, ritrovandosi, a quanto pareva, nella cucina del ristorante. Tutta interamente allestita in acciaio, con delle piastrelle color vermiglio alle pareti.
A primo impatto, quella stanza gli parve vuota: non si accorse subito che seduta sul pavimento, in un angolino, vi fosse la ragazza dai capelli rossi. Con il viso affondato sulle ginocchia, e le gambe che ancora tremavano.
I capelli, oramai scompigliati, andavano dove volevano loro, coprendole addirittura le orecchie, rosse, come i medesimi capelli. E il sangue stava bollendole per tutto il corpo. Ella non sapeva infatti cosa fare. Si sentiva in colpa per come si era comportata con quel “ragazzo” qualche attimo prima. Chissà cosa avrà pensato di lei in quel momento...
Ma non poteva farci niente. Era fin troppo timida, lei. E l'imbarazzo aveva preso, come sempre, il sopravvento. Ma c'era un altro motivo per cui ella si era comportata in quel modo...
 
Finalmente Leo la vide e in quel momento non poté fare a meno di ammirarla per qualche secondo, ricomponendosi, però, subito dopo «Ehm-ehm...» tossì, quindi, portandosi una mano dietro il guscio «Ciao».
Mako alzò piano la testa, e, con voce fievole, e anche un po' sorpresa, disse «Ciao...»
   
 
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