Film > Animali fantastici e dove trovarli
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Autore: Anonimadelirante    03/04/2018    2 recensioni
Raccolta di fanfiction di varia lunghezza e livello di sciocchezza.
#1. Quello che pensano tutti è che è carina, svampita e facilmente raggirabile. Neanche. Quello che pensano tutti è che se la farebbero. Poi, che è carina, svampita, facilmente raggirabile e che quindi se la farebbero. [Queenie/Jacob]
#2. Leta lo indossa, è questa la verità, come se fosse un accessorio, una borsetta particolarmente stravagante. [Leta/Newt/Tina]
#3. Nessun dolce sarà mai all'altezza. [Queenie/Jacob]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jacob Kowalski, Newt Scamander, Porpentina 'Tina' Goldstein, Queenie Goldstein
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pairing/Personaggi: Queenie/Jacob.
Warnings: movieverse; fluffangst? Oh, be'. EDIT: parte dal presupposto che davvero Jacob non si ricordi di Queenie o comunque abbia solo flash confusi della sua avventura coi maghi, anche se pare da dei rumors che invece no, si sia ricordato tutto. Boh. Again: va beh.
Disclaimer: non sono miei, non mi appartengono, non sono la Rowling sotto Confundus.
— per l'iniziativa #dashingprompts, @piscinadiprompt. Fase 1: prompt su richiesta, prompt di kuma_cla: indimenticabile. """"Regalo di nozze"""" per kuruccha, scritta per l'iniziativa #festainpiscina indetta da @alister09, sempre con quel prompt lì, che dà anche il titolo, perché sono così originale--
N/A: per la cronaca, nell'idea iniziale era tutt'altro sono giusto vagamente ossessionata dal libro che legge Jacob dalle Goldstein e, più in generale, dalla loro libreria, sì. Se Jacob non fosse un No-Mag non direbbe teletrasportarsi, ma Smaterializzarsi. Babbano, tsk (<3)

 

 

 

 

 

Indimenticabile

 

 


Non è un sogno.
Jacob ha visto il fango e il sangue ed è tornato dalla guerra. Sa già che la realtà supera di gran lunga ogni immaginazione.
Non è un sogno.
C'è un mondo, un mondo che non gli appartiene, ma in cui è stato letteralmente trascinato, in cui le tazze volano, la maglia si fa da sola, i gatti disegnati passeggiano sulle copertine dei loro libri e si fanno le unghie sul dorso. Nelle valigie non ci sono calzini e camicie, ma animali d'ogni genere, esseri, cose che Jacob non può aver sognato – perché lui lavora in fabbrica, non ha mai finito la scuola, non era neppure particolarmente bravo nei temi, ha detestato ogni singolo istante che ha passato in servizio, ma non si sa riadattare alla vita civile: non è un granché, da qualunque punto di vista lo si guardi. Non è un granché, soprattutto, con la fantasia. Certo, sogna una pasticceria ed è il mago delle brioche, ma... mago in senso metaforico. Non fa... non fa ballare la cioccolata calda, lui. Non legge nel pensiero. Non si teletrasporta.
Ma non è quello il punto. Non può aver sognato. Può, nel delirio della febbre, essersi immaginato una talpa che rubava gioielli ed un ragazzo dinoccolato che lo trascinava da una parte all'altra di New York. Può aver creduto di essere braccato da una sorta di polizia magica che vuole cancellargli la memoria, può essersi inventato di esser stato morso da un... un purvincolo, qualsiasi cosa sia, che esista un governo di maghi, che le persone usino pezzetti di legno levigati per spostarsi (bacchetteDio Santissimo, usano delle bacchette) – ma non può essersi immaginato uno strudel così buono, una cioccolata così densa, un sorriso così dolce, degli occhi così belli. Non può essersi immaginato Queenie Goldstein, semplicemente, no. Queenie Goldstein in tutta la sua meravigliosa unicità, coi boccoli dorati e gli occhi nocciola e un sorriso che sa di torta, le labbra rosa, sottili, tese all'insù, quell'espressione gentile. Non può essersi immaginato Queenie Goldstein. Queenie Goldstein che gli legge nel pensiero e si dispiace per la sua pasticceria, per i suoi sogni infranti, che gli offre un letto caldo e un libro da leggere con la stessa naturalezza con cui chiunque altro si presenterebbe. Neppure se stesse morendo, la sua mente riuscirebbe a partorire un'immagine di perfezione così nitida.

 

 

 

*

 

 


Si sveglia in piena notte con in bocca il gusto di uno strudel squisito, croccante, ma non ricorda dove l'ha assaggiato. Farina. Lievito, zucchero. Mele. Deve aver sognato: è l'unica spiegazione e se si concentra, quasi ci crede. Ha sognato una schiena lattea nel riflesso madreperlaceo di una stanza sconosciuta, ha sognato di bere una cioccolata calda con un cucchiaio che si muoveva da solo, ha sognato... ha sognato, anche, un sorriso bellissimo, luminoso, comprensivo come nessun altro prima di allora.
Deve aver sognato Queenie Goldstein, perché non esiste al mondo una creatura del genere.
Nella penombra del suo cucinino sciatto affonda le mani in un impasto che già sa non lo convincerà mai del tutto.
Nessun dolce sarà mai all'altezza.

 

 

 

*

 

 


La cosa buffa dei suoi sogni è che sono sensazioni, più di qualsiasi altra cosa. Fino a quando smettono di esserlo. E allora diventano immagini e suoni e ricordi.
All'inizio è il sapore inimitabile di uno strudel accompagnato da cioccolata calda in tazze fluttuanti e poi sono sorrisi e risate ed un calore, infondo allo stomaco, che non ha niente a che vedere con lo zucchero che sente sotto la lingua. Mani e schiene e colli bianchi come un bracciale di perle sul fondale di un fiume.
Jacob scalcia via le lenzuola sudate e si dice Miele. Forse aggiungendo del miele..., ma non esiste al mondo una ricetta che abbia il gusto che sta cercando. Non esiste nessuna ricetta per far comparire una donna dalle braccia bianche e le labbra dolci di sciroppo alla rosa canina.
Esistono ricette, però, per fare panini alle uvette e torte cosparse di cannella. Esistono e Jacob è bravo a scegliere il tempo di cottura più appropriato, quanto zucchero basta perché non diventino stucchevoli, quanti pizzichi di sale perché non inacidiscano.
Impasta, mentre la notte si schiarisce nell’alba violenta di New York, oro e blu scurissimo, spigoli e luccichii nascosti dietro il vetro appannato della sua finestra. Impasta e modella e nulla ha il sapore che tormenta i suoi sogni, ma ogni nuovo pasticcino, ogni nuova crostata, ha forme mai viste, buffe, che fanno impazzire le nonne e brillare gli occhi ai bambini. Forme che forse ha solo immaginato, ma che lo lasciano inspiegabilmente col cuore spezzato.

 

 

 

 

*

 

 

 


All’inizio non ci fa caso. È occupato a gestire notti insonni e più clienti di quanti avesse mai pensato, e ad accettare una malinconia che mal si accompagna con l’euforia di cui il coronamento dei suoi progetti lo dovrebbe riempire – ma forse è proprio essere felice oltre ogni possibile immaginazione e allo stesso tempo affannato e tristissimo senza una giustificazione valida a dargli incubi di corse infinite sui tetti di New York. Sì, dev’essere così. Non è mai scappato da… nulla scivolando su un lago ghiacciato nel bel mezzo di Central Park.
Così, all’inizio non ci fa caso. Non c’è motivo di farsene una colpa perché è praticamente impossibile destreggiarsi nella folla di quella clientela improvvisa, ma si sente comunque uno stupido perché… perché è lì, ed è bellissima, e all’improvviso la ricetta che cerca da mesi si staglia con limpida chiarezza nella sua testa e non ha mai mangiato uno strudel del genere, eppure è sicuro, sicuro, sicuro...
«Jacob Kowalski, al suo servizio. Signorina…»
...sicuro di aver già visto quel sorriso e sentito quello sguardo su di sé e ascoltato quella voce limpida come gocce di pioggia contro il cristallo, ma ovviamente è impossibile perché non può essersi dimenticato di—
«Queenie Goldstein.» 

(È bellissima e sembra felice e orribilmente triste al tempo stesso – ed è precisamente così che si sente Jacob: «È un piacere.»
«Anche per me, mormora in un sussurro di vetro. «Sarei felice di assaggiare un crup ai mirtilli.»
«Un… un crup? Oh, sì, sì certo. Intende questo muffin, no? In realtà non hanno un nome, ma-- crup è…»
Perfetto.)

 

  
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