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Autore: Malanova    03/04/2018    3 recensioni
Hello! Per vostra disgrazia sono tornata con un'altra fiaba XD dopo il successo di Dragon Oz (quale?).
Questa volta saranno i nostri tre cyborg preferiti ad essere protagonisti: C-17, C-18 e C-16.
I tre sono dei vivaci ma quanto pestiferi fratelli che costringono con la forza il povero Crilin Pan a portarli nell'Isola Che Non C'E.
Pronti per un altro buco nell'acqua? Buona lettura!
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: 16, 17, 18, Crilin
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Queste oscure favolette'
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Cell era in mezzo alla stanza dei fratelli, assorto nei suoi pensieri. La finestra della cameretta era spalancata, i letti vuoti con le coperte sfatte ed ovunque era sparso uno spesso strato di polverina dorata che ad ogni ventata di coda si sollevava, luccicando sotto la luce, per poi appiccicarsi sulla sua pelle. Dei tre fratelli nessuna traccia.

Il mostro maculato si grattò una guancia. Questo poteva essere un problema al primo giorno di lavoro.

Lentamente, spostò lo sguardo sui tre letti e, vedendoli in quello stato, una minuscola lacrima scivolò da un occhio, seguito dal gorgogliare del suo stomaco. Informare il Dottore era fuori questione: era così anziano… la notizia gli avrebbe potuto causare un infarto.

Si avvicinò alla finestra e si sporse fuori con la testa. Ispirò profondamente. Sentiva ancora il loro odore… non erano ancora troppo lontani.

Ritornò verso il centro della stanza, dove c’era la cassettiera, e passò la mano sulla superficie per raccogliere un po’ di polverina…

“Allora? Siete pronti per l’avventura?!?” urlò Crilin, protraendo un pugno davanti a sé. Lunch, che in quel momento era ritornata quella di prima, fece una capriola a mezz’aria e gridò “OOOOH”.

I tre fratelli si guardarono negli occhi, perplessi. C-16 borbottò “Non rilevo nei suoi occhi tracce di stupefacenti…” “Insomma!” si lagnò il Pan “Visto che sono obbligato a portarvi con me, tanto vale che lo fate con entusiasmo…”.

Stavano sorvolando l’oceano, diretti all’isola da cui proveniva il pelato e la sua stramba amica. “Ne avremmo dimostrato di più se non avessi fatto tutto quel pasticcio con quella strana polvere… Ora la nostra stanza farà concorrenza alla raffineria di uno spacciatore” ribatté C-18, volandogli affianco. La chioma della fatina nel mentre ridiventò bionda “Senti cocca, non ne sarebbe servita così tanta se non avessi delle chiappe così grosse” “Cosa hai detto piattola?” “Calmatevi ragazze, non c’è bisogno che litighiate…” cercò di dire Crilin ma le due ragazze si voltarono verso di lui con sguardo omicida.

“Sei patetico!” lo sgridò l’amica “Perché non ti comporti da uomo per una volta?” “Giusto!” ringhiò l’altra “Dì a questa di non rompere”. Il ragazzo, vedendosi tra due fuochi, iniziò a balbettare “Beh… Sai… Io…”. Lunch fece un grido d’esasperazione “Bene! Perfetto! E’ bastato un misero bacio da una sciacquetta a farti diventare un imbecille, come se non lo fossi già di tuo!”. Fece uno scattò e si allontanò dal gruppo. “Ehi, aspetta! Ma dove stai andando?” cercò di fermarla Crilin ma ormai la fata era già lontana. C-17 prese parola “Lasciala andare… Quando si sarà data una calmata, sarà lei a tornare indietro…” “Mmh…” ribatté il Pan, un po’ avvilito “L’ultima volta che l’ho vista così arrabbiata, tipo l’altro ieri, ha fatto saltare in aria uno dei nostri quartieri generali… Non vorrei che si ripetesse…”.

C-18 portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio (Sapere come diavolo riescono a tenersi i capelli in ordine volando a 400 km l’ora non c’è dato saperlo) e disse “Piuttosto, dì un po’ cosa c’è su quest’isola…” . Sia C-17 che C-16 la fissavano in modo strano. “Beh…” iniziò a dire l’altro “E’ come una classica isola tropicale: è circondata da spiagge dalla sabbia bianca finissima, il clima è sempre mite… Ora che ci penso non ho mai visto la neve…” “Ed i BED AND BREAKFAST quanto possono guadagnare in una giornata?” “Cosa sono i BED AND BREAKFAST?”. Gli occhi color zaffiro della giovane divennero a forma di Zeny. Il moro e il rosso fecero un sorrisetto e si rilassarono. C-18 non si smentiva mai.

Intanto, sull’isola…

La nave-pirata conosciuta come Jolly Roger era incagliata tra le onde del mare congelato e iceberg. La neve cadeva fitta, formando un tappeto bianco sul ponte e ricoprendo le pellicce dell’equipaggio, che per tenersi ulteriormente al caldo avevano acceso dei bracieri e stringevano tra le mani una bottiglia di rum. Essendo dei demoni questo tempo da lupi era un vero incubo.

Un mozzo si accese una sigaretta e iniziò a lamentarsi a mezza voce e imitando una voce femminile “Venite ad arruolarvi nella nostra ciurma, non ve ne pentirete! Ci sono chilometriche spiagge bianche ed è sempre estate all’Isola Che Non C’è” sputò per terra “Tutte baggianate!”. Un altro pirata guardò il fondo della sua bottiglia e si accorse con rammarico che il suo rum era finito. Si avviò verso la stiva quando notò qualcosa sul mare coperto di ghiaccio. Una grossa crepa.

I suoi occhi divennero a palla e chiamò i compagni “Guardate! Il ghiaccio!”. Un demone più anziano si affacciò insieme a una dozzina di colleghi “Per la barba a scaglie di Belfagor! Si sta sciogliendo!”. Infatti… I perenni iceberg che con la loro morsa avevano intrappolato la nave per giorni, si stava sciogliendo a una velocità sorprendente. Anche la neve aveva smesso di cadere e, al suo posto, iniziò a soffiare un meraviglioso vento primaverile. I pirati mormoravano tra loro, sorpresi. Uno di loro si fece cogliere dal panico “Oddio! Si è allargato il buco dell’ozono! Moriremo tutti!” e si gettò in mare. Il restante dei demoni si mise a vociferare.

Frattanto, nella cabina del capitano, seduta su una raffinata sedia, una donna molto affascinante stava studiando con perizia una serie di mappe. Era un demone anch’essa, dalla pelle cerulea e una lunga chioma bianca che non riuscivano a nascondere le orecchie a punta. La mise che indossava era così aderente che non lasciava ad immaginazione e tutti i poveri disgraziati che le capitavano davanti, sia prigionieri che sottoposti, dopo l’incontro dovevano riavvolgere le lingue con l’ausilio di un rullo. Gli occhi violetti si sollevarono dalle carte e si posarono sulla finestra nel preciso momento in cui i raggi del sole infransero lo spessore delle nuvole. Fece un sorrisetto e si rivolse verso l’ombra che era apparsa alle sue spalle “Fratello, la primavera è arrivata…” “E con essa Crilin Pan…” ribatté l’altro con voce roca, rimanendo nell’ombra, e facendo sbarluccicare un grosso uncino d’argento dalla punta affilata nella mano sinistra. Wow.

  
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