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Autore: reggina    04/04/2018    3 recensioni
Si dice che i gemelli abbiano un legame misterioso, speciale e invidiabile.
James e Jason , forse incatenati allo stesso destino, imparano da subito di non essere il centro del mondo.
Si guardano le spalle, si proteggono e si difendono l'un l'altro. Sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemelli, Tachibana/Derrick
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il risveglio non è dei migliori. James è intontito come dopo aver ricevuto un pugno sulla punta del mento ma quando lo risalgono su in reparto in barella e li trova tutti davanti all’ascensore, tutti con gli occhi un po’ lucidi, li saluta con un bel pollice in su.

I suoi parenti gli sorridono ma James sa che stanno peggio di lui.

Le prime ore passano in un loop dove si sveglia e si addormenta di continuo, in preda a forti dolori addominali. Non sa se siano reali, effetto dei farmaci o ombre quei volti che vanno e vengono, parole che girano, mani che lo toccano…Tuttavia riconosce sempre i parenti che, a turno, lo presidiano.

Sumire dirige l’organizzazione: è sempre accanto al suo letto ma riesce anche a tranquillizzare suo marito, che è terreo e non parla più, e Jason la cui voce è ferma ma le cui mani se non gesticolano tremano.

Lydia, invece, entra nella stanza, si commuove appena guarda il suo Jamie e poi si chiude in bagno a piangere .

Nel dormiveglia James vede sua madre che ogni tanto gli mette la mano sulla fronte, come quando era bambino, per accertarsi che non abbia la febbre alta. Questa presenza è la sua unica consolazione.

Non ha versato una sola lacrima né proferito un singolo lamento. È stato una vera roccia: nonostante il mal di testa e il senso di nausea che lo stordiscono, nonostante abbia vomitato dal dolore o forse dalla lunga anestesia, nonostante abbia ancora addosso quel gran freddo della sala-operatoria che serve a far morire i germi…E forse un po’ anche l’anima delle persone che vi entrano.


Non è ancora completamente lucido, nonostante abbia recuperato un briciolo di energia, e l’effetto dell’anestesia non è ancora del tutto svanito quando è in grado di sostenere una prima conversazione.

Lydia è struccata ma è di una bellezza inconcepibile: fragile, sottile e luminosa come se il sole sfolgorasse dentro di lei.

Ha i capelli sciolti, il viso preoccupato e un palloncino da regalargli mentre le dita della mano libera stropicciano nervosamente il jersey della sua gonna.

Jamie è seduto sul letto, con i cuscini bianchi dell’ospedale a tenerlo su: la osserva divertito mentre attorciglia il palloncino di pronta guarigione, pieno di elio e con su disegnato un orsetto , all’asta porta-flebo e mentre si muove nella sua felpa gigante che lo fa sorridere da quanto è buffa.

“Ti ho detto quanto mi sei mancata?”

Lei fa timidamente cenno di no con la testa, osservando quel bagliore divertito nei suoi occhi stanchi.

“Mmm…Direi di no!”

Con le dita ghiacciate sfiora il viso pallido di James, tracciando ogni contorno fino a fermarsi sulla guancia rossa e bollente.

Prima che possa rivolgergli quella domanda scontata, a cui non saprebbe come rispondere sinceramente, il ragazzo la anticipa.

“Non chiedermi come sto ma raccontami una storia: di te bambina, di come ci siamo conosciuti…”

Lydia gli stringe la mano e se la porta alle labbra baciandone il dorso. Gli sorride, un sorriso dolce che però cela una volontà di ferro.

“Ero appena stata lasciata dal mio primo fidanzatino e la mia migliore amica, per distrarmi, mi ha invitata alla partita di calcio di suo fratello. Faceva freddo ed eravamo quasi le uniche spettatrici. Ero intirizzita e mi annoiavo da morire finché non ho incontrato i tuoi occhi…”

“Quando ti ho vista di spalle ho pensato: fa che non sia bella come sembra, invece…”

Quando ricordano il loro primo incontro sorridono e si emozionano come se tutto fosse accaduto soltanto ieri. James rivive le stesse, forti, sensazioni che lo hanno fatto innamorare di lei; mentre Lydia ricorda bene di come si era offesa la sera del loro primo appuntamento perché lui non l’aveva baciata.

“Continua a raccontare che adesso viene la parte divertente!”

La ragazza eviterebbe volentieri quella parte del racconto ma Jamie è un riuscito cocktail di savoir faire e astuzia, trova sempre le parole giuste per mettere gli altri a proprio agio ed è bravo a non perdere l’occasione per richiamare l’attenzione su di sé. Lo guarda con due occhi immensi e fiduciosi e poi sbotta.

“Quanto mi stavi antipatico all’inizio! Giuro proprio non ti sopportavo a pelle con la tua aria da pallone gonfiato e quel ciuffo osceno che continuavi a scuotere mentre correvi per il campo!”


“Per fortuna non ho uno specchio perché devo fare proprio paura!”

James serra forte le palpebre per il dolore e per la stanchezza e si appoggia ai cuscini con la schiena. Dopo quei pochi minuti di illusione anche il viso di Lydia torna serio e di un pallore spettrale tanto che tocca a James minimizzare.

“Va tutto bene, va tutto bene piccola! Sono soltanto sei piccoli fori sulla pancia.”

“Tesoro mio!”

La ragazza ha venature rosse nel bianco degli occhi, segno che è esausta e vorrebbe piangere, ma gli accarezza la guancia e il sollievo è evidente nei suoi lineamenti delicati. Restano così per un po’ di tempo, quello che serve ad entrambi per riflettere.

La presenza di Lydia è rassicurante: è il mare in cui ha deciso di navigare, il suo equilibrio e il suo rifugio.


“Non mi piace l’ospedale!”

Sbotta all’improvviso James.

“Dovrebbe. Ci sono un sacco di dottoresse carine!”

Cerca di farlo ridere lei.

“Soltanto tirocinanti con l’aria da secchione!”

La ragazza allunga il braccio e prende il libro appoggiato sul comodino , come per cambiare discorso o prendere tempo. È guida galattica per gli autostoppisti , capolavoro evergreen della letteratura umoristica: glielo ha regalato lei prima che partisse per Tokyo, per tirarlo un po’ su di morale. Lo sfoglia e si sofferma sulle pagine dove ci sono delle note aggiunte a matita.

“Lo stai leggendo per davvero? Allora non era una bugia per fare l’intellettuale!”

“Non sono uno che mente!”

James le rivolge un sorrisetto furbo.

“Soprattutto alla ragazza che afferma che non si possono leggere Dante o Shakespeare in giapponese!”

“La letteratura classica cerco sempre di leggerla in originale!”

Scatta sulla difensiva, riappoggia il libro e sorride anche lei.

“Ti invidio! Io faccio fatica anche in inglese!”

James la guarda mentre la ragazza fissa davanti a sé imbarazzata.

“Lydia la smetti di arrossire? Anche se quel rossore è molto sexy!”

Lei sente le guance avvampare ancor di più.

“Piantala! Così non mi aiuti di certo!”

Sussurra e gli allunga un buffetto scherzoso sul braccio, facendolo ridere.


“Ti ho fatto prendere uno bello spavento oggi ma avevi ragione tu: nell’incertezza preferisco averti vicino e non sul mio comodino con una foto che non renderà mai giustizia al tuo sorriso!”

È vero: preferisce colmare lo spazio tra le sue dita.

Preferisce essere sostenuto dalle sue braccia, una fortezza, un’unica certezza nella tempesta che sta attraversando.

“Tuttavia non tollero l’idea che tu mi veda sopportare tutto questo!”

“E io non tollero l’idea che tu soffra!”

Controbatte lei con voce soffocata, con le mani appoggiate sui fianchi e decisa a sostenerlo con una forza che non sapeva di avere.

“Ma questo è l’unico modo di liberarci di questo maledetto intruso. Ce la faremo, qualunque cosa succeda. Ce la faremo, non ci sono alternative!”

James abbozza un mezzo sorriso poco convinto: in questo momento sembra fragile e indifeso come non mai.

“Sei straordinaria! Me lo fai quasi credere!”

“Devi crederlo!”

Insiste Lydia prima di baciarlo sulle labbra.

“Quello che abbiamo è troppo prezioso per perderlo!”

Questa volta James non si vergogna di confessarle che ha bisogno di lei: gli occorre il suo amore, il suo aiuto, la sua forza e la sua bellezza.

Glielo dice e vede i suoi occhi brillare d’amore.

   
 
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