Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: HikariRin    05/04/2018    1 recensioni
The Realm Between è una storia che indaga le motivazioni per le quali Isa e Lea si sono separati; copre l'arco narrativo della saga da Birth by Sleep al finale di Dream Drop Distance. Il legame tra i due protagonisti, tra i ricordi e il presente, è come un reame di mezzo: qualcosa che non è più possibile trovare nella stessa forma in cui è scomparso, cui farà da sfondo una delicata riflessione sui sentimenti e sull'esistenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Isa, Lea, Roxas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep, KH 358/2 Days
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Realm Between'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The Realm Between ~ 8

Recisione



Axel tornò dal Castello dell'Oblio, e lo fece senza degnarmi di uno sguardo. Mi sembrò di scorgerlo lungo il corridoio, ma quando mi recai nella sua stanza per sapere come erano andate in verità le cose si trovava già altrove. Mi chiesi dove potesse essere andato, e ricordai le parole del Numero XIII in merito al mangiare insieme un gelato con lui ogni sera. Mi domandai cosa sarebbe successo se mi fossi unito alla rimpatriata; avrei riconquistato anche se di poco la fiducia del mio amico di un tempo o sarei stato categoricamente rifiutato? Rimasi a riflettere per qualche minuto, e infine decisi che avrei aspettato che facesse rapporto.

Quella stessa sera lo raggiunsi nella sua stanza; scoprii che aveva fatto tutto ciò che gli avevo chiesto. Seguitava ad osservarmi come se attendesse qualcosa, una qual sorta di riconoscimento, un ringraziamento, una parola di lode. Avrebbe dovuto sapere che non sono affatto propenso a cotali gratificazioni, e avrei voluto che mi tirasse fuori le parole di bocca, come al solito. Non lo fece. Sembrava si fosse rassegnato all’idea che con me avrebbe avuto un rapporto di altro tipo e che avesse preso a considerare Roxas la persona con la quale avrebbe potuto costruire un nuovo legame. Aveva sempre avuto bisogno di qualcuno che gli girasse intorno, ma io avevo deciso che lo avrei fatto con discrezione. Roxas aveva legato per prima cosa con lui dal suo ingresso nell’Organizzazione, e ormai anche gli altri erano avvezzi a vederli insieme.

Nonostante non avessimo un cuore, avrei voluto preservare Lea dal rimanere invischiato in qualcosa che lo avrebbe portato molto lontano dall’obiettivo finale; socializzare con i fantocci e le marionette non lo avrebbe portato da nessuna parte. Xigbar e Xemnas mi avevano velatamente dissuaso diverse volte dall’essere io quella persona. Qualunque cosa cui Lea si fosse aggrappato avrebbe potuto influenzarlo, se anche fosse stato inevitabile Xemnas aveva decretato che il fato avrebbe guidato ogni cosa nel giusto modo e il discorso di Xigbar mi aveva fatto riflettere sulla realtà del fatto che la minoranza dei membri d’élite di cui io facevo parte aveva un ruolo fondamentale, mentre sugli altri il Numero I e il Numero II stavano ancora sperimentando. Per questo motivo permettevano che la replica andasse in missione con Numero XIII e che Axel sviluppasse un proprio pensiero. Non potevo comunque tacere, avevo un passato da difendere che loro non avrebbero mai dovuto conoscere o potuto comprendere, e mi sentivo in parte responsabile dello smarrimento di Lea. Non trovavo pace, perché in qualche modo sapevo di star diventando come loro.

Un parte di me avrebbe voluto che  i piani di Xemnas venissero a galla per trascinarli verso il naufragio, insieme a tutte le sperimentazioni che nel frattempo stavano avanzando, ma la mia volontà non fu mai pienamente improntata verso quell’obiettivo. Decisi che Axel avrebbe meritato quantomeno un ringraziamento e delle scuse per l’intransigenza che gli avevo mostrato la sera precedente, quindi mi presentai nella sua stanza nella mattina di qualche giornata più avanti, quando le acque si erano calmate.

“Quando entra senza bussare, può essere solo una persona. Sei tu, vero?”

Lo trovai sdraiato sul letto, con la testa poggiata su un gomito, rivolto alla luna.

“Ero convinto ti desse il voltastomaco.”

“Ho solo pensato di dovermici abituare, prima o poi.”

Non si mosse dalla sua posizione, ma voltò il viso senza tuttavia arrivare a guardarmi. Per un momento un ricordo mi attraversò la mente, e vidi ancora lo stesso ragazzo di qualche anno prima.

Tentai di fare qualche passo in avanti, ma fu perentorio.

“Che cosa vuoi?”

“Raccontami ogni cosa.”

“Non vuoi sapere ogni cosa.”

Mi trattava con ben poco riguardo, quindi mi avvicinai a lui incrociando le braccia al petto. L’orgoglio dell’essere un gradino sopra di lui mi stava annebbiando. Non era certamente più il rapporto di una volta.

“Allora dimmi ciò che devi.”

“C’erano voci di uno sterminio avvenuto nel Castello dell’Oblio già da un po’, non è così? Roxas mi ha detto che prima di addormentarsi aveva sentito te dire che tutti i membri inviati al Castello erano scomparsi, e che poi ha dormito per una ventina di giorni. Voi sapevate, e sono stato abbandonato a me stesso.”

“Che cosa ti aspettavi? Non ho potuto muovermi di qui.”

“Quindi mi sono chiesto se davvero io non ti fossi d’intralcio.”

“Smettila di dire idiozie.”

“Mi hai mandato a morire.”

“È Xemnas a dare gli ordini. Lui ti ha mandato al Castello dell’Oblio ad occuparti dei traditori.

“Marluxia e Larxene non erano che due delle pedine che tu mi avevi chiesto di eliminare.
  Di fronte a una notizia del genere, non ti è venuto in mente che io potessi essere stato cancellato?”


Non sapevo affatto in che modo replicare. Ci avevo pensato tutti i giorni, ma non potevo certo dire di essere stato preoccupato. Avevo dovuto rivedere i miei piani, decidere se votarmi a quello di Xemnas. Avevo fatto una promessa a me stesso, e dopo aver fatto tanto mi ero arreso alla realtà che non avrei potuto proteggerlo.

Sai che ti dico? Non mi pento affatto di trascorrere il mio tempo con Roxas.
  
Almeno per lui l’amicizia viene prima del lavoro.”

Il suo rimanere immobile nelle sue posizioni era capace di rendermi intollerante, ma mai quanto il nome del Numero XIII frapposto tra i nostri. Ero deciso a non assecondare alcuno di quei suoi disegni infantili volti a portarmi dalla sua parte, ma il mio corpo si mosse prima delle mie intenzioni e poggiai una mano sul materasso con fare impetuoso tanto da costringerlo a voltarsi.

“Xigbar sapeva di noi due, e ha sospettato fin dall’inizio. Xemnas è stato avvertito e per accertarsi che non fossimo tra i traditori ti ha mandato a fare il lavoro sporco per lui. Lo farà ancora, finché non ti avrà eliminato davvero; a meno che non gli facciamo intendere di non avere niente da temere. Credi che io non abbia avuto alcuna remora a mandarti ad affrontare l’eroe del Keyblade? Se mi fossi mosso per un sopralluogo avrei dato modo di pensare che mi importasse fin troppo della sorte di alcuni che certamente non erano i traditori, e che sapessi preventivamente che Vexen, Lexaeus e Zexion sarebbero stati eliminati.”

Era riuscito a strapparmi le parole di bocca, infine. Il mio sguardo si fece più grave, ma lui si volse altrove.

“Apri gli occhi, Isa. Ragioni allo stesso modo di Xemnas.”

“La tua è semplice frivolezza, invece. Non puoi fare sempre quello che vuoi.
  Credevo condividessimo i medesimi obiettivi, che fossimo complici.”

“Non siamo complici. Siamo amici.”

Quando i suoi occhi tornarono nei miei, mi fecero sentire in qualche modo in difetto.
Come se Axel avesse iniziato a prendere coscienza di essere una persona diversa.
Come se improvvisamente avesse maturato il desiderio di voler essere di nuovo qualcuno.

“Non capisco perché ti ostini a definirla amicizia.”

Ammutolì, e socchiuse gli occhi come se si sentisse colpito nel profondo. All’interno dell’Organizzazione eravamo stati vicini come mai prima, ma pensavo lui agisse in base ai ricordi che aveva del nostro passato.

Di fronte alla sua cocciutaggine, cominciai a chiedermi quali ricordi effettivamente avesse e quanto li considerasse importanti. Se anche fossero stati indelebili o insostituibili, volevo che capisse che finché non avremmo portato a termine quanto stabilito la nostra natura e le nostre possibilità non sarebbero cambiate.


“Con tutto quel riflettere, trovo ridicolo che tu abbia ancora bisogno di un ripasso su ciò che realmente sei. Noi non abbiamo legami. Non abbiamo sentimenti. Io sto cercando di portarti dove sono i nostri sentimenti, ma tu continui a correre dietro a qualcosa che non esiste. Rifletti ancora un po’, Lea, e torna a farmi sapere se intendi buttare all’aria i nostri piani. Qualsiasi legame tu abbia all’interno dell’Organizzazione, è finto.”

La sua espressione mutò repentinamente. Dovevo riconoscere che Axel era uno dei migliori sicari della nostra Organizzazione. Considerava un limite la nostra condizione di esseri indolenti, ma sarebbe stato capace di cambiare tutto questo in un vantaggio sfruttando il quale avrebbe potuto eliminare senza alcuno scrupolo persino i suoi superiori. Il fuoco che ardeva al suo interno avrebbe potuto consumare qualsiasi rimasuglio di indugio rimastogli e variare la sua natura dissimulatamente emotiva in quella di un essere imperturbabile. Mi scrutava come se di fronte a sé non vi fosse nient’altro che il soffitto, nientemeno che il buio più totale rotto solo dal riflesso della luna che filtrava dal vetro della finestra. Le ombre di Numero XIII e di No.I, l’ombra di legami che parevano veri, lo avevano cambiato fino a fargli scordare di essere Nessuno.

“Proprio perché è tutto finto, lasciami fare quello che mi pare.

  Te l’ho già detto una volta, no? Non voglio trascorrere un’esistenza noiosa.”

Afferrai le note inflessibili del suo sguardo, e mentre decidevo di dargli una possibilità mi ritrassi da lui.

“Da ora in poi, le missioni che svolgerai al Castello dell’Oblio saranno della massima segretezza.

Capii che non avrei dovuto aggiungere altro. Avrebbe sempre avuto un occhio di riguardo per Roxas, come io avrei sempre avuto un occhio di riguardo per lui. Mentre mi allontanavo lungo il corridoio, mi domandai cosa avesse incontrato di tanto potente nel Castello dell’Oblio da indurlo a scegliere loro.

~

I giorni trascorrevano senza che ci rivolgessimo la parola. L’unico contatto che avevo con lui era quello dell’assegnazione del mattino. Saltuariamente rivolgevo qualche domanda al Numero XIII per informarmi su come stava procedendo. Mi disse che Axel sembrava più allegro e che continuavano a prendere il gelato insieme. Nominò anche il fantoccio, ma quello mi interessava meno. Tutto procedeva secondo i piani; almeno, così asseriva Xemnas. Osservavo le cose da una certa distanza per assicurarmi che ogni elemento fosse al posto giusto, ma c’era sempre qualcosa che stonava alle orecchie di molti nelle sue parole.

Un pomeriggio ci radunò per mostrarci il frutto dei nostri sforzi. I nostri custodi del Keyblade ora potevano ammirare il fine ultimo del loro duro lavoro. Kingdom Hearts splendeva sempre di più nel nero della distesa. Quel giorno Axel prese posto accanto a me, e seppi che non si sarebbe mai abituato a quella condizione.

Accadde che, la mattina di due giorni più tardi, lo sentii discutere con Demyx nelle cucine. Mi trovavo nel salone, nell’intento di assegnare a ciascuno la propria missione giornaliera. Mi domandai in che modo al Numero IX erano giunte certe voci, ma Axel fugò ogni dubbio con inappuntabile scaltrezza; avrei voluto quasi congratularmi. Poi venne da me il Numero XIII a chiedere della propria missione, ed anche in quella giornata chiese di poter essere abbinato con la bambola. Dopo essermi raccomandato con lui sul fatto che sarebbe stato l’ultimo giorno in cui avrei permesso loro di sostenere una missione insieme, poiché Axel aveva voluto coprirli per l’ennesima volta ma l’incarico che si era offerto di affrontare si sarebbe rivelato complesso se fosse andato da solo, decisi che lo avrei abbinato con Demyx, perché completasse il lavoro iniziato durante la colazione. Quando lo seppe mi guardò con fare beffardo; aveva colto la sottile ironia che si celava dietro al mio gesto. Sono questi i vantaggi che derivano dal conoscere bene qualcuno.

Quella stessa sera, nell’intento di assicurarmi che tutti fossero tornati dalle proprie missioni, mentre lasciavo il salone lo vidi sonnecchiare sul divano; poggiato su un gomito, la testa adagiata sul cuscino. Pensai che gli stesse bene, per aver voluto andare oltre le sue possibilità. Mi sporsi verso di lui e rimasi ad osservarlo. Sonnecchiava apparentemente sereno, come se non ci fosse niente di cui preoccuparsi.

Aveva sempre avuto quella brutta abitudine di addormentarsi ovunque. Mi tornò in mente l’episodio della nostra adolescenza in cui Lea ebbe un mancamento sulla torre. Cadde improvvisamente sulla mia spalla; mi allarmai e lo allontanai immediatamente dal bordo, ma quando mi avvicinai a lui per accertarmi delle sue condizioni mi resi conto del fatto che stava semplicemente dormendo. Non potevo crederci. Quando aprì gli occhi, frastornato e spaesato, vide la mia espressione sconvolta e scoppiò in una grossa risata.

“Isa, che ci fai in casa mia?”

“Non siamo a casa, Lea.”

Si guardò intorno e comprese di essersi messo in una brutta situazione; allora si mise seduto, portando una mano tra i capelli come faceva sempre quando doveva trovare un modo per tirarsi fuori dai guai.
Ma non avevo alcuna intenzione di lasciare che la facesse franca.

“Ti sei addormentato sulla torre! Sei un irresponsabile! Cosa sarebbe successo se io non ci fossi stato?!”

“Se tu non ci fossi stato non sarei mai venuto qui. L’hai memorizzato?”

Mi sorrise, e mi strinse la mano.

“La pensi anche tu allo stesso modo, vero Isa?”
 

Mi accorsi solo in quel momento che sul mio viso si era dipinto un sorriso spontaneo, di quelli che non vi sostavano da tempo, e quando sollevai lo sguardo vidi il Numero III apostrofarmi con assoluta freddezza.

“Ricordo bene di quando vi intrufolaste nel castello insieme.”

La mia espressione mutò repentinamente, e allora furono le sue labbra a dischiudersi in un lieve sorriso.

“Non penso tu stia facendo niente di male, Numero VII. Hai mai riflettuto sulla caducità dei sentimenti? In quel giorno, pensai che non sarei più stato vittima di alcuna debolezza. Banalmente mi accorsi che certe cose non possono essere fatte senza un cuore. Lui, di contro, è sempre stato un po’ troppo impulsivo.”

Mentre si allontanava, mi fece segno che Xemnas non avrebbe saputo niente di quanto accaduto.
In quell’istante Axel si mosse per sistemarsi sul divano, e non potei ignorarlo.

“Dovresti spostarti nella tua stanza.”

Gli dissi mentre mi allontanavo da lui, ma mi accorsi che aveva afferrato un lembo della mia giacca.

“Isa, ti chiedo scusa.”

Non potei fare a meno di chiedermi perché un essere senza cuore si stesse scusando.

“Proviamo ancora una volta, va bene?”

Feci in modo di liberare la tunica dalla presa della sua mano, poi mi voltai nuovamente verso il corridoio.

Rimasi immobile per qualche secondo, con l’intento di sembrare più freddo e distante di quanto avrei voluto. In realtà, pensavo a come avrei potuto farmi risarcire di tutto il tempo che Numero XIII mi aveva rubato.

“Non possiamo ancora cambiare niente, Lea. Ma vorrei indietro tutto quello che ci hanno sottratto.”

Ero davvero stanco di quel sorriso di circostanza da persona senza cuore che avrebbe tanto voluto averne uno. Decretai che se da quel giorno ci fossimo riavvicinati gli avrei nascosto la verità ancora per un po’.

“Proviamo a desiderarlo davvero.”
 


Note dell’autrice:

Ci sono diversi membri dell’Organizzazione che adoro. A loro modo, hanno tutti un buon lato del carattere. Anche chi è prettamente cattivo ha le proprie motivazioni per esserlo, e chi ha maturato una certa idea – un po’ come Xaldin a riguardo dell’inutilità dei sentimenti – lo ha fatto in virtù della sua vita precedente.

Certo che l’ironia del Numero VII nel momento in cui ha assegnato Axel e Demyx alla stessa missione deve essere stata pungente; povero Demyx!! La scena in questione si è svolta durante il Giorno 96, in cui Xion torna ad utilizzare il Keyblade dopo un periodo di smarrimento, e nel quale Axel dice ai suoi amici che non potranno rimanere insieme per sempre, ma se si ricorderanno a vicenda non saranno mai separati.

I prossimi capitoli saranno un’escalation di agonia e disperazione, il che è anormale quando si parla di persone senza cuore. Ovviamente è ciò che vorrei arrivasse a voi lettori, a meno che non esistano Nessuno anche nel mondo reale. Mamma mia, quando cerco di essere spiritosa sono peggio di Lexaeus.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: HikariRin