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Autore: NightWatcher96    09/04/2018    3 recensioni
-Congratulazioni, signori Hamato- disse allegra la donna bionda, rivolgendosi, poi a Tang: -Lei è incinta di due settimane-.
Donatello inarcò il sopracciglio e nemmeno stavolta capì; si fece prendere per mano e condurre lungo i corridoi per raggiungere il parcheggio dell'ospedale e poi la loro auto.
Non appena salirono, Tang si lisciò la pancia incavata, guardando con affetto il marito raggiante.
-Avrai un fratellino o una sorellina, Donnie- spiegò la mamma: -Non sei contento?-.
Per il bambino cadde tutto il suo mondo perfetto: spalancò gli occhi e scosse energicamente la testa, con occhi già gonfi di lacrime.
-NO! Non voglio nessuno!- gridò.
Tang sbatté incredula le palpebre ma Yoshi le strinse la mano, promettendole con il semplice sguardo che avrebbe fatto una chiacchieratina con il primogenito in lacrime.
AU Human!Verse
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Donatello era sempre il più amato nella sua famiglia. Tutto andava bene. Aveva sua madre e suo padre, un bell'appartamento, un cane, due grandissimi amici e una vita felice. Nei suoi cinque anni di vita, ogni aspetto della sua vita scorreva nel verso giusto e mai e poi mai sarebbe cambiata.
Almeno, secondo le aspettative del geniale Donatello che non desiderava assolutamente nessuno nella sua vita che prendesse il suo posto.
Ma non avrebbe mai potuto interferire nella vita coniugale, specialmente se Tang Shen e Yoshi erano pronti per un altro bambino...
 
-Donnie! Donnie!- urlò il Raphael di cinque anni: -Verrai a giocare oggi?-.
Il piccolo guardò l'auto nera guidata da suo padre che era venuto, come a sempre a prenderlo e annuì con vigore, dandogli il cinque.
-Sicuro, Raph! E Leo?-.
-Il mio gemello viene, tranquillo!- esclamò l'altro.
Donnie aveva dei lisci capelli marroni e occhi bordeaux dolci, un viso paffutello e una dentatura imperfetta a causa di un incisivo mancante. Indossava, generalmente, una giacca e un jeans.
Raphael aveva un ciuffo rossastro ribelle che scendeva sulla sua faccia e il resto dei capelli tutti tirati all'indietro, con le punte leggermente inarcate. Aveva splendenti occhi smeraldo e una grinta pazzesca. Tutto il contrario di suo fratello Leonardo; infatti, quest'ultimo aveva occhi cobalto, neri capelli corti con la frangia e un carattere pacato e tranquillo.
Donnie salutò il suo migliore amico e corse lungo il vialetto dell'asilo, balzando sul sedile di pelle beige della sua auto. Suo padre gli allacciò la cintura di sicurezza e gli scompigliò i capelli.
Yoshi Hamato era un normalissimo uomo dall'aspetto fortemente nipponico con capelli scuri, occhi cannella e una grande saggezza reduce del suo lavoro come insegnante di arti marziali; aveva, infatti, un famoso dojo in periferia dove allenava moltissima gente.
Tang Shen era la più dolce e bella donna che si potesse avere a che fare; i suoi lunghi capelli terra d'ombra incorniciavano il suo liscio volto orientale, lasciando spiccare gli occhi scuri a mandorla. Perfetta, agile ma e un po' enigmatica nel suo carattere tranquillo, era una grande ballerina e cantante che si era più volte esibita nei più famosi teatri in Giappone, Vienna, Francia e New York.
-Com'è andata oggi?- chiese Yoshi, mettendo in moto.
-Bene! Ho preso otto in matematica!-.
Il padre contrasse l'angolo della bocca in un sorriso: era strabiliante che un bambino così piccolo prendesse voti tanto insoliti in un asilo dove insegnavano i rudimenti dell'ABC e dei numeri.
-Sono orgoglioso del mio piccolo genio!-.
Donnie si crogiolò tutto e sorrise ampiamente: -Papà, posso andare a giocare con Raph e Leo oggi, vero?-.
-Temo di no, piccolo. La mamma deve recarsi in ospedale per una visita, ricordi?-.
Il bimbo si sgonfiò, appassendosi nella sua tristezza. Avrebbe dovuto chiamare i suoi amici e avvertirli del cambiamento di programma.
-La mamma non è stata bene per un po'- ricordò Yoshi con tranquillità.
Il bambino si rattristò ulteriormente e preferì immergersi nella scia di palazzi che correvano con la loro auto. In questo modo, non si rese nemmeno conto di quanto velocemente erano riusciti a giungere a destinazione.
-Non correre e aspetta prima me- istruì Yoshi, scendendo, una volta parcheggiata l'auto nel condominio.
Otto piani, un palazzo di un rosso smorto. Abitavano al settimo.
Il bambino si lasciò prendere per mano e si diressero verso l'androne, pigiando il bottone per richiamare l'ascensore. In quell'attimo, Yoshi guardò il suo piccolo bambino che muoveva il piedino a ritmo del riflesso sul pavimento di marmo lucido. Avrebbe tanto voluto dargli la notizia, ma era necessario che ogni esame ed analisi confermasse ciò che anche Shen aveva creduto.
S'infilarono dunque nell'ascensore e attesero di tornare a casa...
 
Erano le 18:30 e fuori c'era un bel tramonto dalle moltitudine sfumature d'arancio, da sempre un colore che aveva affascinato Donnie e che risiedeva al secondo posto della sua lista personale di colori. Il primo era il viola. Lo amava letteralmente.
Donnie cercava di rendersi partecipe ai discorsi che una dottoressa stava tenendo con i suoi genitori; aveva assistito a un'ecografia della mamma ed era rimasto leggermente sorpreso di una strana macchia minuscola nella pancia materna. Ma non aveva osato chiedere essendo molto timido.
-Congratulazioni, signori Hamato- disse allegra la donna bionda, rivolgendosi, poi a Tang: -Lei è incinta di due settimane-.
Donatello inarcò il sopracciglio e nemmeno stavolta capì; si fece prendere per mano e condurre lungo i corridoi per raggiungere il parcheggio dell'ospedale e poi la loro auto.
Non appena salirono, Tang si lisciò la pancia incavata, guardando con affetto il marito raggiante.
-Avrai un fratellino o una sorellina, Donnie- spiegò la mamma: -Non sei contento?-.
Per il bambino cadde tutto il suo mondo perfetto: spalancò gli occhi e scosse energicamente la testa, con occhi già gonfi di lacrime.
-NO! Non voglio nessuno!- gridò.
Tang sbatté incredula le palpebre ma Yoshi le strinse la mano, promettendole con il semplice sguardo che avrebbe fatto una chiacchieratina con il primogenito in lacrime.
 
Yoshi bussò alla porta della camera dove il suo Donnie si era nascosto da quando erano tornati. Non attese un "avanti" ed entrò ugualmente, dando un'occhiata al figlio nascosto dietro al letto, con il viso rivolto al muro.
-Donatello- chiamò dolcemente, avvicinandoglisi.
-Vai via! Tu vuoi il neonato!- ruggì il piccolo, portando le ginocchia al petto.
-Per favore, figliolo. Devi capire che essere fratelli non è così male-.
Donnie non era disposto ad ascoltare.
-Non ho mai voluto un fratello!-.
Un sospiro di amarezza sfuggì dalle labbra del genitore che, strofinatosi la nuca, si sedette sul lettino del figlioletto, prendendolo sotto le ascelle per stringerlo in un abbraccio.
-Donatello, dimmi, perché non vuoi un fratello?- chiese dolcemente.
-Perché nessuno mi vorrà più bene-.
Yoshi non poté fare a meno di sorridere e gli scompigliò i capelli, baciandogli la bocca; poi, notando Tang osservare in silenzio nel corridoio, le chiese di entrare con un cenno del capo. La donna che aveva appena svuotato il suo stomaco a causa delle normali nausee, prese posto accanto al marito, guardando Donatello scoppiare di nuovo a piangere.
-No, piccolo mio. Nessuno mai ti trascurerà- gli sussurrò.
-D... davvero?- biascicò il bambino, guardando la mamma.
Tang annuì: -Adesso dimmi, Donnie, cosa ti piacerebbe mangiare per cena?-.
Il bambino ci rifletté su e sorrise: -Mi piacerebbe del riso con il pomodoro!-.
-Lo sapevo. La mamma te lo ha preparato- rispose Tang, mentre Donnie le saltò al collo felicemente: -Donnie, promettimi che anche tu mi starai vicino-.
-Va bene, mammina. Lo farò-.
-E del fratellino o sorellina?- chiese Yoshi.
-Cercherò di non essere più geloso-.
-Bravo-.
Raccogliendo il bambino in braccio, Yoshi e Tang si diressero in cucina, dando un ultimo sguardo alla cameretta: c'era spazio per un altro lettino o una culla... anche se quest'ultima sarebbe stata meglio nella camera matrimoniale...
 
Qualche giorno più tardi, mentre Donnie scarabocchiava qualcosa, Leo e Raph gli si avvicinarono e si sedettero al suo banco.
-Ciao- salutarono in coro.
-Ciao- rispose Donatello: -Ho una notizia. Diventerò fratello maggiore-.
-Davvero? Forte!- commentò Raph: -Quando lo hai scoperto?-.
-Due giorni fa. Ho fatto una grande scenata- ridacchiò Donnie: -In questo momento mi sento solo... normale-.
-Non devi essere geloso. Papà dice sempre che un bambino è una bene... zione.. ehm... hai capito, no?- aggiunse Leo, con lievi balbuzie finale.
-Benedizione, vuoi dire?- corresse il genio: -Forse hai ragione-.
Ben presto un ragazzino di colore dai capelli vaporosi e corvini come gli occhi maliziosi, affiancato da un altro corpulento con capelli e occhi castani si avvicinarono con aria di sfida, ghignando a Donnie che indietreggiò un po' nella paura.
Non gli erano mai piaciuti quei due bulletti. I loro nomi erano Chris Bradford e Xever.
-Che volete? Andate via!- intimò Raphael, muovendo un ditino per intimorire maggiormente.
-Abbiamo sentito che avrai un fratello- sogghignò Chris: -Sai, sdentato? Ti sei rovinato la vita!-.
Donnie spalancò gli occhi e si mordicchiò il labbro: forse avevano ragione. Lui aveva visto molte volte altre famiglie con più bambini con parecchie negatività; per esempio, se c'era il fratello più piccolo lo si agevolava e si puniva il maggiore. A volte, le coccole erano solo al più piccolo e al più grande nulla.
"No! Non voglio il fratello!" gridò nel pensiero, guardando il disegno che aveva creato.
Era la sua famiglia con lui e un fagottino minuscolo nel grembo della mamma; preso da un istinto di rabbia, lo strappò in mille pezzi, con le lacrime sul viso. Guardò Leo e Raph che erano piuttosto confusi e scappò dritto verso il bagno, approfittando che non ci fossero insegnanti a visionare la massa bambinesca. Chris e Xever ghignarono, battendo il cinque; erano riusciti a far piangere il piccolo Don.
-Scemi!- gridò Raph, pronto per menarli: -Guardate che cosa avete fatto!-.
-Cosa? Abbiamo solo detto la verità!- si difese tranquillamente Xever.
-Vi meno!- ruggì il focoso, anche se Leo gli bloccò il corpicino all'altezza del petto: -Lasciami tu! Li faccio neri!-...
 
3 mesi dopo...
 
Come previsto, Tang cominciò a mostrare la sua pancia più sporgente. Aveva iniziato a comprare qualche indumento più largo per le sue esigenze e a mangiare di più, ora che le fastidiose nausee erano svanite...
 
Un pomeriggio di compere, infatti, Donnie e sua madre si aggiravano per vari negozi in un centro commerciale quando alcune donne si fecero avanti.
-Tang, tesoro! Se non l'avessi visto, non ci avrei mai creduto!- esclamò una donna mora, abbracciando la signora Hamato.
-Di quanti mesi sei, adesso?- chiese una bionda.
-Cinque. Forse potrei anche sentirlo muovere, secondo l'ostetrica- rispose Tang, mentre Donnie guardò le altre donne, speranzoso di qualche commento su di lui.
-E' stata una sorpresa per noi, sai? Mai avremmo pensato che un giorno la culla sarebbe tornata!- ridacchiò una donna dai ricci ramati: -Congratulazioni! Che sesso è?-.
-Non lo sappiamo ancora. Per me e mio marito andrà bene sia un maschio sia una femmina-.
Donnie si stufò e lasciò la mano della mamma, marciando verso un negozio di giocattoli parallelo a quello di maternità dove Tang e le donne stavano chiacchierando. Imbronciato qual era, sospirò amareggiato, poggiando la manina sulla lucida vetrata dove robot, cavallucci a dondolo, barche e trenini facevano la loro mostra.
"Si sono dimenticati di me..." mormorò mentalmente: "Come avevo visto più volte!".
Una lacrima colò lungo la sua guancia ma ben presto una mano gentile si posò sulla sua testa; il bambino alzò lo sguardo lustro e sorrise a un uomo con i capelli neri, occhi castani, affiancato da due gemelli familiari.
-Salve signor Splinterson- salutò il piccolo: -Ciao Raph! Ciao Leo!-.
-Perché piangi, piccolo?- continuò Splinter.
-La mamma non si accorge più di me per colpa del bambino!-.
Splinter guardò Tang che sorrideva alle altre donne, palpandosi la pancia evidente di tanto in tanto e capì: la gelosia di Donnie era ancora molto forte, purtroppo.
"Sicuramente se la mia cara moglie fosse stata ancora viva e avremmo avuto qualche altro bambino, anche Raphael si sarebbe ingelosito" commentò mentalmente.
Purtroppo, la sua cara moglie dolce era venuta a mancare al momento del parto dei gemelli e il dolore era ancora forte.
-Non è come credi, figliolo- ricordò, prendendolo per mano: -Cerca di vedere il lato positivo-.
-No! La mamma non si è accorta nemmeno che non sono più al suo fianco-.
-Donatello, devi capire che quello della tua mamma è un momento delicato e molto stressante. Lei ti segue anche se non te ne accorgi. Ti prepara il pranzo, ti sveglia, ti fa trovare tutto in ordine e qualche giochino non scappa. Credi davvero che non ti ami più?-.
Il bambino toccò la cerniera della giacca nera che indossava: era stato un regalo di Tang e lui nemmeno l'aveva ringraziata a dovere. Era diventato un bambino molto cattivo...
-No. Lei mi vuole bene... ma mi trascura- ribatté in un sussurro.
-Anche se lei non è sempre al tuo fianco, c'è anche tuo padre, Donatello. Ricordalo, non sei da solo- rispose Splinter, toccandogli la spalla.
Donnie annuì e notò un'ombra avvicinarsi velocissima: la mamma aveva uno sguardo amareggiato oltre che spaventato.
-Donatello, non devi più allontanarti così! Hai capito?- tuonò, facendo un cenno per salutare Splinter.
-Tu non ti sei accorta di niente! Perché stavi chiacchierando con quelle lì che non hanno nemmeno chiesto di me!-.
Senza alcuna esitazione, Tang batté uno schiaffò sulla guancia di suo figlio, adirata oltre che profondamente ferita da tante parole dette da un piccolo bambino. Ma era consapevole che, purtroppo, ciò che aveva visto all'inizio della gravidanza si sarebbe avverato. La gelosia stava avvelenando il piccolo Donnie.
Il genio scoppiò a piangere ma anziché aggrapparsi a sua madre, si strinse a una delle gambe di Splinter, non volendo più tornare a casa.
-Signora Hamato, se vuole, posso tenerlo io per un po'. Non mi darà alcun fastidio- propose Splinter.
Tang si massaggiò la fronte, dove un'emicrania si era formata e annuì, ringraziando più e più volte; raccolse lo zainetto a forma di tartaruga di Don dai numerosi sacchetti della spesa che teneva appesi alle braccia e guardò un'ultima volta il suo figlioletto singhiozzante.
-Mi dispiace, piccolo- mormorò, cercando di accarezzarlo.
Don si rannicchiò maggiormente dietro a Splinter, troppo arrabbiato e ferito di essere stato schiaffeggiato come mai era accaduto. Ancora una volta attribuì ciò al neonato...
 
Donnie non aveva detto una sola parola né aveva giocato con Leo e Raph che ci avevano rinunciato completamente e ora guardavano uno show per bambini. La sua piccola guancia non era più arrossata ma la ferita nel cuore di quello schiaffo bruciava ancora.
"Stupido bambino!" ringhiò mentalmente, rannicchiandosi maggiormente nel divano.
Si ritrovò a guardare Leo e Raph: anche se qualche volta (o spesso) litigavano, si volevano un gran bene e vivevano sotto lo stesso tetto senza problemi.
"Ma loro sono gemelli e di età uguali" commentò nel pensiero, con tanto di broncio.
Scosse il capo e sbuffò; adesso era confuso. Grandioso!
-Donnie, vuoi un biscotto?- domandò, poi, Raph: -Papà sta facendo quelli con la cioccolata!-.
Il genio annuì e scese dal divano, entrando con gli altri nella cucina prevalentemente bianca di Splinter. Tutto era candido, dai mobili al pavimento, anche se leggiadri ornamenti cobalto non sfuggivano agli occhi se puntati sulle mattonelle.
Come previsto, Splinter era indaffarato nella preparazione della cena, anche se ora, al tavolo, stava modellando forme zuccherose di pasta profumata: biscotti fatti in casa! La terrina con la cioccolata era già pronta e il forno preriscaldato, mentre sul piano cottura varie pentole bollivano.
-Signor Splinter?- chiamò Donatello, ottenendo l'attenzione: -Grazie-.
-Per cosa, figliolo?-.
-Beh... per avermi trattenuto a casa sua-.
Splinter sorrise e consegnò loro tre biscotti già cotti; scottavano ancora ma erano molto profumati e ricoperti anche di glassa.
-BISCOTTI!- urlò felicemente Raphael, golosissimo: -Evviva! Grazie, papà!-.
Donnie guardò i suoi amici e una piccola idea gli venne in mente: forse avrebbe potuto semplicemente ignorare il bambino per il resto della sua vita. Sì, sarebbe stata una grande soluzione. Avrebbe continuato a vivere come nulla fosse fino a quando non se ne sarebbe andato via di casa alla maggiore età compiuta.
-Donatello- chiamò Splinter: -Posso chiederti come mai odi il tuo fratellino, esattamente?-.
Il bambino aggrottò la fronte e ingurgitò il resto del biscotto, prima di rispondere.
-Perché non mi vogliono già più bene! La mamma mi ha anche fatto male! E papà non mi considera più! Sta comprando tante cose e quando voglio un giocattolo dice che me lo comprerà la prossima volta ma non è vero!-.
Leo e Raph si scambiarono un'occhiata perplessa. Non avevano mai visto il loro calmo e pacato amico fare scenate così. Aveva il volto rosso e gli occhi spalancati, con le lacrime lungo le gote.
-Va bene, ho capito, figliolo. Però, hai provato a capire perché?-.
-Papà ha comprato delle tutine. La mamma va sempre al supermercato e torna con peluche che non posso prendere. Tutto per... LUI! Io lo odio perché ha cambiato la mia vita!-.
Detto questo e senza pensarci, scappò dritto verso l'entrata: aprì la porta e si dileguò nelle solitarie strade, correndo il più rapidamente possibile nel buio interrotto dagli ululati dei cani e qualche flebile auto in lontananza. Ignorò perfino i richiami di Splinter...
-DONATELLO! TORNA QUI!-...
 
Tre ore. Quattro. Cinque. Sei.
Avrebbe albeggiato in una manciata di minuti, ormai.                                              
Tang Shen aveva un volto segnato dal terrore che il suo piccolo ometto si fosse sperduto in una città così grande come New York.
Il suono del campanello della porta risuonava ancora nella sua mente sconvolta, in un loop infinito. Ricordava l'espressione scioccata e delusa di Splinter mentre avvertiva della fuga di Donatello.
E adesso attendeva tutta sola seduta sul divano, con un bicchiere di latte caldo fra le mani infreddolito, mantenendo uno sguardo infelice sul pancione che aveva.
Prese un sorso e poggiò la stoviglia sul tavolino porta riviste, dandosi una carezza affettuosa al suo stomaco. Ricevette un piccolo calcetto come risposta.
L'angolo della sua bocca si contrasse in un sorriso ma guardando la porta d'entrata, tornò nuovamente a incupirsi.
"Mi dispiace, piccolino mio..." pensò, asciugandosi una lacrima: "Vorrei che tuo fratello provasse a vederti da un lato migliore".
Presa da un brivido di freddo, si avvolse nella coperta grigia piegata ordinatamente sulla tappezzeria di pelle del beige divano e si alzò, pronta per portare il bicchiere ormai vuoto in cucina.
Gettò uno sguardo amareggiato sull'orologio accanto al frigo e sospirò amaramente. Quasi le 06:15 e sia Yoshi sia Splinter erano partiti alla ricerca di Don da quasi due ore.
Un piccolo colpo di tosse si udì dalla cameretta del suo primogenito e senza fretta, Tang salì le scale, facendo capolino nella stanza buia dove i piccoli Leo e Raph dormivano accoccolati nel lettino del loro migliore amico.
La donna sorrise: almeno loro le tenevano compagnia in un momento come quello e richiuse la porta, assicurata che dormivano sogni tranquilli.
Proprio in quel momento, lo scricchiolio della porta d'entrata che si apriva la fece palpitare abnormemente, tutta speranzosa. Sulla soglia, fradici, c'erano Splinter e Yoshi, stanchi e infreddoliti.
-Allora?- chiese.
Yoshi la guardò e distolse lo sguardo, mentre Splinter aprì il suo soprabito, mostrando il piccolo addormentato e completamente bagnato. Era aggrappato al collo, dormendo sulla spalla dell'amico di famiglia.
-Donnie...- espirò Tang, nascondendosi la bocca dietro le mani.
-Lo abbiamo trovato addormentato sotto una scala antincendio della 39esima. E' una fortuna che ci siamo riusciti prima del diluvio-.
-Grazie- mormorò Tang, cancellandosi le lacrime di felicità.
Splinter consegnò il bambino al suo genitore e fece per dirigersi al piano superiore quando la donna lo fermò, prendendogli la mano.
-Fuori piove e fa freddo, Splinter. La prego, resti qui. Abbiamo una stanza per gli ospiti-.
-Io, veramente...-.
-Meglio assecondarla. Sai come sono le donne se mal accontentate in gravidanza- derise giocosamente Yoshi.
Tang si offese fintamente e pizzicò il marito sul braccio, scoppiando a ridere.
-Mi occupo io di Donatello, cara. Tu riposati- sussurrò Yoshi, dando una carezza alla pancia voluminosa: -Che dice il mio piccolino?-.
-Mi ha tenuta in buona compagnia. Mi ha ascoltata senza protestare-.
Yoshi sorrise e diede un'occhiata al faccino pallido di Donnie. Preoccupava molto questa gelosia prenatale... avrebbe dovuto parlargli con molta più fermezza...
 
-Yoshi, mi dispiace... è tutto colpa mia-.
Sia Splinter sia il marito di Tang erano fuori un temporale pazzesco, con il buio a celarli e il silenzio notturno. Stavano cercando da ore senza risultati e con quella violenta pioggia, continuare stava diventando difficile.
Yoshi gli diede uno sguardo collerico, mentre l'acqua colava sul viso, riflettendo, grazie a un lampione, le iridi ristrette nella rabbia e nel terrore lucide anche di dolore.
Splinter si ritrasse un po' a quello sguardo rimproverante e chinò il capo, osservando senza troppa attenzione una pozzanghera.
-Dobbiamo ritrovarlo- sottolineò piano Yoshi, a pugni stretti. -Non potrei mai perdonarmi se gli succedesse qualcosa-.
Mai più d'accordo, Splinter si limitò ad annuire, anche se l'altro non se ne accorse, essendo di spalle e fu in quel momento che qualcosa catturò la sua attenzione. Si strinse il divario tra gli occhi, credendo che la sua vista stesse cominciando a fantasticare con una realtà distorta indotta dalla stanchezza ma nonostante si stropicciò gli occhi, vide sempre e solo lo stesso risultato.
La pozzanghera del Central Park rifletteva, infatti, in parte lo strato d'erba fradicia dei giardinetti protetti da alcuni paletti di metallo bagnato e un albero alle spalle del maestro Splinter.
-Yoshi, guarda!- indicò con una nota di stupore.
L'altro maestro si voltò lentamente, avvicinandosi all'albero in questione, cresciuto proprio sul ciglio della strada e fu allora che notò un piccolo movimento, appartenente a un'ombra rannicchiata fra i rami più spessi.
Non poteva essere...!
Yoshi appoggiò la mano sull'albero e pressò, sussultando quando un dolore acuto gli fece ritrarre l'arto destro. Una piccola scheggia gli si era conficcata nel palmo e questo lo aiutò a superare la trance contemplativa.
-Donatello!- chiamò frettolosamente.
Il bambino non rispose.
Yoshi indurì l'espressione e si arrampicò in pochi secondi, raggiungendo il ramo spesso in corrispondenza al bambino profondamente addormentato. Era talmente tenero, stretto nel suo cappottino che non ebbe il coraggio di sgridarlo. Così, lo raccolse fra le braccia e tornò con i piedi in terra, attutendo il salto verticale con un accovacciarsi sul marciapiede.
-Che sollievo- espresse Splinter, prendendo il piccolo per riscaldarlo sotto la sua giacca idrorepellente.
Yoshi sorrise ampiamente e insieme tornarono a casa...




Angolo dell'Autrice

Ehilà! Recentemente ho trovato questa storia completa (wow!) nel mio hard disk e revisionandola un po' ho capito che doveva essere pubblicata. Ovviamente, essendo una one shot lunga, l'ho divisa in due parti. Questa è un'AU, dove i personaggi sono umani e OOC. Mi piace molto mettere anche Tang Shen viva; sarebbe davvero stata una mamma incredibile anche per le nostre TMNT!
Grazie sempre per chi mi segue, legge, recensisce e spulcia nella mia galleria!
  
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