Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: JosephineStories    09/04/2018    3 recensioni
La vita di Amy Davies scorre tranquilla: tra studio, amici e lavoro sembra non avere problemi.
Eppure le sue notti sono tormentate da un incubo, che col passare del tempo diventa sempre più reale.
Un incubo dagli occhi di ghiaccio.
Quegli occhi saranno la sua rovina o la sua salvezza?
Presto si renderà conto che non si può fuggire da ciò che la perseguita...
Copyright © 2015, Josephine-C
Questa opera letteraria è coperta da diritto d'autore e, in rif. alla Legge 22 Aprile 1941, n. 633 ogni tentativo di plagio,
in questo e altri luoghi, è punibile a norma di legge e pertanto verrà segnalato alle autorità competenti.
La parziale o totale copia del contenuto è punibile penalmente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le mie palpebre sono incollate e il mio corpo è così pesante da non permettermi alcun movimento; sono ancora disgustata e impaurita dal tocco di quell'uomo...
Sento dei rumori di spintoni e pugni ma non riesco a capire quanto durino, poi delle braccia mi avvolgono. Qualcuno mi sta portando via!
Vorrei urlare, dimenarmi, fuggire, ma questa strana immobilità non accenna ad abbandonarmi e io non riesco nemmeno più a formulare dei pensieri razionali; la morsa del buio che mi stringeva solo all'esterno, adesso sembra avvolgermi anche all'interno.
 

****

Dove sono?
Sotto il mio corpo percepisco una superficie morbida: cerco di muovere il braccio, di aprire gli occhi, ma di nuovo il mio corpo non risponde ai comandi. C'è qualcuno con me? Provo a concentrarmi, ad ascoltare, ma le orecchie mi fischiano e riesco solo a sentire delle voci ovattate e lontane, non distinguo le parole ma sembrano litigare.
Poi di nuovo il nulla...
Galleggio nell'oscurità, alternando stati di incoscienza a stati di coscienza; ormai ho perso la cognizione del tempo. Non riesco in alcun modo a svegliarmi, eppure sento una presenza costante accanto a me: qualcuno che mi accarezza dolcemente, mi sussurra parole all'orecchio, sento che mi racconta delle storie e mi legge versi di poesie; mi tiene compagnia per tutto il tempo e ringrazio mentalmente che questo angelo custode non mi abbandoni. Prima di essere di nuovo inghiottita dall'oblio, delle parole catturano la mia attenzione:

"Amor, ch'a nullo amato amar perdona. Amor condusse noi ad una morte."

 

****


 
Il suo corpo mi tiene incollata alla parete, le sue mani addosso...
-Ora vediamo se vali quanto ci hanno pagato!- sento di nuovo la nausea e l'orrore farsi strada dentro di me.
Il cuore mi batte all'impazzata nel petto, e ho il respiro accelerato. Vorrei fuggire via ma questa immobilità non me lo permette, ancora non riesco nemmeno ad aprire le palpebre ma capisco che si trattava di un incubo...
-Shh tranquilla-  sussurra quella voce, chiunque sia sta vegliando ancora su di me...
Le orecchie continuano a fischiarmi, quindi non capisco a chi appartenga, riesco soltanto a distinguere le parole.
Una mano fresca mi accarezza il viso e la guancia, provo con tutte le mie forze ad aprire gli occhi ma i miei sforzi sono del tutto inutili. Spero di non essere stata presa da quegli uomini, eppure sono certa che non è così; questa delicatezza con cui mi sta accarezzando... non può certo appartenere a quelle bestie.
-Sei al sicuro. Giuro sulla mia vita che nessuno ti toccherà mai più, dovessi attraversare l'inferno per impedirlo. Ti prego svegliati, torna da me.-
Questa voce è così implorante, così disperata che vorrei accontentarla; vorrei svegliarmi ma il mio corpo non ne vuole sapere. Le parole che mi ha sussurrato mi donano tranquillità: chiunque sia sento che sta dicendo la verità, che mi proteggerà sempre.
Il suo tocco delicato sfiora il mio braccio, poi stringe la mia mano: la sua stretta è così gentile e ferma, così rassicurante.... Chi sei?
Il conforto di quella mano, avvolta nella mia, mi fa sentire protetta, tanto che leggermente scivolo in un dolce sonno.

 

****


 
È una giornata torrida. Il sole è caldissimo e Tulla procede spedita nel boschetto; cavalcare è un qualcosa che mi fa sentire libera.
È passato da poco il mio ventesimo compleanno e mio padre mi ha fatto il regalo più bello che potessi desiderare: la mia adorata Tulla, la cui criniera scura splende sotto i raggi del sole.
Mi sembra ancora di sentire mia madre:
-È sconveniente che una giovane dama cavalchi come una selvaggia, sola per i boschi per giunta. Anche se non rispettiamo le convenzioni, dobbiamo mantenere una parvenza di normalità! Non capite che la gente mormora? Françoise mi stai ascoltando?!-
Io e mio padre la stavamo bellamente ignorando, impegnati ad accarezzare e ammirare Tulla, la nuova arrivata di casa Deveraux.
Dopo una settimana di discussioni, anche la mamma ha ceduto e finalmente ho avuto il permesso di cavalcare tutte le volte che voglio.
Arrivare al mio posto segreto con lei è molto più veloce e divertente, inoltre ho guadagnato una fedele e simpatica amica.
Arrivata al lago, recupero la mela dalla sacca e la avvicino al suo muso, la divora subito.
-Sei una golosona- la accarezzo amorevolmente.
Poi mi avvicino alle sponde del lago e come sempre fisso incantata lo spettacolo meraviglioso dinanzi a me: i raggi del sole si riflettono scintillanti sull'acqua, mentre tutto intorno una lussureggiante vegetazione gli fa da cornice, il prato e gli alberi sono verdi e ricchi di frutti invitanti.
Mi godo il profumo della natura che tanto mi attira e mi dà gioia; poi quando il caldo inizia a farsi sentire, nonostante l'estate stia volgendo al termine, sento bisogno di darmi una rinfrescata.
Inizio a sfilarmi questo abito tanto vaporoso  e fastidioso, slacciando con non poca difficoltà lo stretto corpetto e le gonne pesanti.
"E questa pettinatura!"
Sbuffo e sfilo tutte le forcine che ho in testa, restando con i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle; ora ho addosso solo la sottile sottoveste in lino a maniche corte e lunga fino a metà coscia. Mi sento decisamente più libera, non capisco perché le donne siano costrette a indossare tutta questa robaccia!
Prima di immergermi nelle fresche acque del lago, mi guardo intorno: è un luogo molto isolato per fortuna, mia madre inorridirebbe vedendomi fare il bagno in questo modo. "Griderebbe allo scandalo", penso ridendo.
Mi immergo lentamente: la sottoveste bagnata si incolla addosso e l'acqua fresca mi dà sollievo dall'afa.
Non appena l'acqua mi arriva al collo, vi affondo anche la testa, godendomi il silenzio del fondale nuotando libera. Quando riemergo però sobbalzo immediatamente a causa di un rumore: i cespugli accanto al lago si muovono in modo sospetto.
Imbarazzata, nascondo il mio corpo poco vestito sott'acqua.
-Chi siete?! Dovreste vergognarvi! Uscite immediatamente, siete stato scoperto!- urlo infuriata.
A quelle parole un uomo lentamente fa capolino dai cespugli poco distanti.
È alto e robusto ed è decisamente ben vestito, tuttavia non è questo a sorprendermi: è di una bellezza sconvolgente. I capelli sono scurissimi come l'inchiostro e un po' lunghi, ha gli zigomi pronunciati, il viso ben proporzionato e le labbra piene, di una forma che rasenta una imbarazzante perfezione. Tuttavia la cosa che colpisce maggiormente sono quegli occhi, contornati da scurissime e folte ciglia: sono di un colore magnetico come l'argento fuso.
-Perdonate, sono passato qui per caso...- esordisce con la sua voce profonda, nascondendo un sorriso malizioso.
-E avete pensato di godervi lo spettacolo- sibilo contrariata e irritata. Non gli do nemmeno il tempo di ribattere. -Voltatevi, devo uscire dall'acqua e rivestirmi.-
-Non c'è molto che non abbia già visto- risponde lui divertito.
Resto a bocca aperta, del tutto oltraggiata da quell'insinuazione. Ma che sfacciato!
Il mio sguardo di fuoco gli fa perdere immediatamente  il sorriso e subito, alzando le mani in segno di resa, si volta.
Dagli abiti e dai modi, ma soprattutto dal portamento, capisco che deve provenire da una famiglia nobile.
Mi rivesto velocemente, con tutti questi fronzoli ci metto più tempo del previsto.
Decido di lasciare i capelli gocciolanti sciolti sulle spalle, effettivamente ha visto cose ben più sconvenienti dei miei capelli sciolti...
-Potete girarvi- lo avviso altera.
Quando si volta mi scruta con curiosità, e io non posso che restare senza fiato sotto le sue occhiate insistenti.
Dio... Ha uno sguardo così magnetico e intenso! Sembra che il lago alle mie spalle si sia riversato nei suoi occhi: due meravigliosi laghi d'argento fissi su di me.
-Sono il conte Frederick Van Dalen- si presenta inchinandosi.
Resto spiazzata. Van Dalen? È un parente in visita?
Mi inchino anche io formalmente -Contessina Anita Amalia Deveraux- a quel punto prende la mia mano nella sua e capisco che sta per baciarla.
In realtà il baciamano non prevede che le labbra sfiorino la pelle della dama, ma come avevo intuito dalla sua sfacciataggine lui la sfiora con le sue: sono morbide e calde, un brivido mi sale lungo la schiena e sento un calore sulle guance... sono certamente arrossita.
Perché sto provando queste strane sensazioni? Sgrano gli occhi stupita dalla reazione del mio corpo: la pelle dove si sono posate le sue labbra sembra andare a fuoco!
Lo vedo alzare un angolo della bocca in un mezzo sorriso compiaciuto: si è accorto di tutto. La consapevolezza tinge ulteriormente le mie guance... che vergogna!
-Incantato- sussurra sensualmente, senza togliermi gli occhi di dosso.
-E ditemi, contessina, è costume delle giovani dame di questo luogo, immergersi senza vesti nelle acque del lago?- aggiunge ironico e allusivo.
Questa domanda mi irrita, si sta prendendo gioco di me!
-Ditemi voi, Conte, è vostra abitudine spiare una donna senza alcuna remora o vergogna?- ribatto piccata.
Sussulta un istante per il mio tono e le parole sfacciate, poco consone a una dama del mio rango.
-No, sapete di solito sono loro a spiare e fissare me- si pavoneggia ridacchiando.
Ma che arrogante e presuntuoso...
Alzo un sopracciglio scetticamente. -Devo ammettere di non aver mai visto esternare così apertamente tanta arroganza.-
Di nuovo pare sorpreso ma stavolta anche divertito. -E io devo ammettere di non aver mai visto una giovane donna, del vostro lignaggio per giunta, esternare così apertamente i propri pensieri. Alcuni potrebbero chiamarla sfacciataggine, contessina- di nuovo quel sorrisetto malizioso e ironico.
-Per fortuna ho smesso da molto tempo di curarmi di ciò che le persone dicono sul mio conto- sorrido falsamente.
Ho già inquadrato il tipo: nobile, affascinante, ricco... sicuramente crede di avere tutti ai suoi piedi, l'arroganza che lascia trasparire quando parla ne è la prova tangibile. Spero solo che sia di passaggio.
-A ogni modo, questo luogo è isolato. Nessuno ha l'abitudine di fermarsi o passare per il lago, è per questo che ero tanto tranquilla mentre mi immergevo nelle sue acque- mi giustifico e non so nemmeno perché lo sto facendo.
-Temo che d'ora in avanti non sarà più così. Dal momento che il boschetto confina con le mie terre diventerà un luogo di passaggio, almeno per me. Sono davvero colpito dalla bellezza del posto- sorride allusivo, facendomi arrossire di nuovo. -Spero che ciò non vi scoraggi dal passare qui il vostro tempo- aggiunge con aria innocente.
Mi sta irritando davvero troppo!
Inoltre sono molto sorpresa: non è un parente in visita dei Van Dalen. Ha detto"le mie terre"... lui deve essere il figlio di cui tutti parlano, colui che erediterà la tenuta.
-Voi siete il famoso figlio del conte Van Dalen, deduco.-
-Non ditemi che si parla già di me?- chiede, conoscendo evidentemente la risposta.
-Si parla di voi da sempre, visto che non siete stato cresciuto alla tenuta. Ma questo lo sapete benissimo.-
Annuisce nuovamente divertito. -Spero che le voci e le false notizie si calmino ora che sono tornato. Tra un mese esatto verrà indetto un ballo per festeggiare il mio ritorno, spero partecipiate...-
Così da gonfiare ancora di più il tuo ego? Sono tentata di dirgli... eppure non riesco a essere così scortese...
-Non posso prometterlo, non amo i balli e le formalità- rispondo soltanto, iniziando a camminare per raggiungere Tulla.
Mi sento stranamente in soggezione, come impacciata dinanzi a lui e non mi piace per niente, o forse sì?
-Magari riuscirò a farvi cambiare idea- dice sicuro, camminando accanto a me.
-Ne dubito, devo andare- non so perché sento il bisogno di fuggire. Mi inchino frettolosamente per congedarlo e lui fa lo stesso.
Mi avvicino a Tulla ma quando sto per salire, sento due mani cingermi i fianchi per aiutarmi.
Resto sorpresa dal gesto, non solo per l'audacia ma anche per la sua vicinanza improvvisa: mi ha presa alla sprovvista e di nuovo percepisco quegli strani brividi e quel calore, aumentati dal suo profumo avvolgente. Senza accorgermene trattengo il respiro.
Prima di andare, gli dedico un ultimo sguardo.
-Ci rivedremo presto, contessina, non dubitatene- sembra quasi una promessa e la cosa non mi dispiace affatto.
Il mio cuore accelera leggermente.
Non farti imbambolare, è questo ciò che vuole, mi ripeto. Così decido di non rispondere.
Tulla galoppa via, allontanandomi da lui e dalle strane sensazioni che mi ha fatto provare.
Con lentezza riapro gli occhi, cercando di mettere a fuoco tutto ciò che mi circonda; per fortuna stavolta sembra che il mio corpo risponda ai comandi. Il sogno mi ha donato una strana sensazione di pace: era il primo incontro di Frederick e Anita.
Mi rendo conto di essere stesa sul mio letto, alla pensione. Fisso il mio braccio dal quale spunta un tubicino, collegato alla flebo accanto a me e mi tasto il collo bloccato: è avvolto in una sorta di collare e vari bendaggi. Mi torna alla mente la mano dell'assalitore stringerlo con forza, la mancanza d'aria, i polmoni che bruciavano... tremo convulsamente a quei ricordi.
Mi balza alla mente anche una voce... quella che sentivo tra uno stato di incoscienza e l'altro:
"Giuro sulla mia vita che nessuno ti toccherà mai più, dovessi attraversare l'inferno per impedirlo. Ti prego svegliati, torna da me."
Mi accorgo di una presenza accanto a me: è lui, deve avermi salvato da quegli uomini e aver passato tutto il tempo a farmi compagnia, a vegliarmi.
Mi volto, anche se è difficile farlo con tutto ciò che ho intorno al collo. La vista è ancora annebbiata, cerco di definire i contorni del ragazzo seduto sulla sedia, accanto al mio letto: è Mark.
Quindi è stato lui a salvarmi, a implorarmi con quella voce tanto disperata di svegliarmi. Non posso crederci, come ha fatto ad affrontare quegli uomini? Poi ricordo che si tratta del figlio di Rick Galloway, sicuramente avrà affrontato altre situazioni del genere, partecipato a risse e trattato con criminali.
Mi guarda con dolcezza e gioia.
-Finalmente ti sei svegliata!- sorride.
Cerco di parlare, ma la voce esce con difficoltà ed è bassa e roca. -A... acqua- riesco a dire.
Immediatamente riempie un bicchiere dalla brocca sul comodino e con delicatezza lo avvicina alle mie labbra.
-Piano. Il dottore ha detto pochi sorsi, tra poco verrà a visitarti- mi aiuta ad appoggiare nuovamente la testa sul cuscino. Subito cerco di rivolgergli la domanda che mi preme di più.
-M... mia madre... quanti giorni- biascico.
-Sei stata priva di sensi per due giorni. La Sicurezza continua a cercarla, purtroppo però non ci sono ancora novità- risponde rammaricato.
Cerco di chiedere altro, lui però posa una mano sulle mie labbra.
-Shh, il dottore ci ha raccomandato di non farti parlare troppo, devi riposare la voce. Il modo in cui ti hanno stretto la gola...- deglutisce con rabbia e non aggiunge altro visto che entra il dottore.
Vengo informata minuziosamente delle mie pessime condizioni: della fortissima commozione celebrale, dello stato prolungato di incoscienza, atipico per una commozione...
Mi raccomanda di stare a riposo, di parlare il meno possibile, a causa della gola lesionata per la forte stretta: l'ha definito "tentativo di strangolamento" e quelle parole sembrano così strane, mi provocano ulteriori tremiti di paura.
Tutto questo è davvero stato fatto a me?
-... potrebbe avere svenimenti, fischi alle orecchie, vista sfocata...-
Bene, direi che mi hanno conciata proprio male.
-Mi raccomando, signorina Deveraux, massimo riposo- ripete per la millesima volta, prima di andare via e permettere a Jess e Aiden di entrare.
Corrono verso di me con le lacrime agli occhi. Noto che Aiden ha due occhiaie profonde e Jess ha il viso stanco e tirato.
Il mio migliore amico mi avvolge tra le sue braccia all'istante. Poi, resosi conto di stringermi troppo forte, si allontana di poco, mentre Jess mi accarezza la testa dolcemente.
-Non farci mai più una cosa del genere! Sono morta un centinaio di volte in questi due giorni, non farlo mai più- riesce a dire Jess tra le lacrime.
-Sc...scusatemi- la voce continua a essere bassa e roca.
Dopo aver passato ancora un po' di tempo con loro, arrivano anche Sue, Matt, la signora Miller e infine Nora.
-Oh bambina!- Mi abbraccia delicatamente -non avrei mai dovuto farti andare via a quell'ora- continua a ripetere contrita.
Mi dispiace immensamente aver fatto preoccupare tutti.
Sono circondata dall'affetto di così tante persone, che quasi dimentico per un momento la paura e l'angoscia provate.
Quando si accorgono della mia stanchezza decidono di lasciarmi sola a riposare, anche se rimane sempre almeno uno di loro con me e la cosa mi rassicura: essere aggredita in quel modo non ha danneggiato solo il mio corpo...
I restanti due giorni passano tra un viavai continuo di visite e il riposo assoluto prescritto dal medico; David non è mai passato, ha preso davvero alla lettera la richiesta di starmi alla larga... non che volessi una sua visita comunque.
Le bende dal collo mi sono state tolte poco fa; ho passato quasi un quarto d'ora davanti allo specchio a fissare i segni, poi Jess mi ha interrotta infuriata, rispedendomi a letto.
Continuo a non riuscire a stare sola in camera, ho sempre bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia e al minimo rumore sobbalzo terrorizzata. Dicono si tratti del trauma subito, per fortuna sanno solo del tentativo di rapimento, Mark non ha detto loro ciò che quell'uomo voleva fare.
Mi volto: è accanto a me, proprio come negli ultimi due giorni. Anche Jess e Aiden sono vicini al lato opposto.
-Mark, non ho avuto modo di ringraziarti per ciò che hai fatto, hai rischiato la tua vita per aiutarmi- gli sorrido con sincera gratitudine. La mia voce è ancora roca, ma riesco a parlare molto meglio.
Lui sorride mestamente di rimando ma sembra in difficoltà.
-Amy... veramente c'è una cosa che dovresti sapere- abbassa lo sguardo contrito.
-Mark! Non è ancora il momento- lo interrompe subito Aiden.
-Aiden, basta. Prima o poi lo saprà comunque- gli risponde Jess, facendomi aggrottare le sopracciglia confusa.
-Che cosa saprò comunque?- chiedo incuriosita.
-Non sono stato io a salvarti, Amy, avrei voluto, ma non sono stato io- confessa di getto Mark, come se si fosse appena tolto un peso.
Sobbalzo, sgranando gli occhi. -Allora chi...- Non avevo pensato che potesse essere stato qualcun altro, avevo dato per scontato che fosse Mark e loro implicitamente me l'hanno lasciato credere...
-David. È stato David, era lui a starti vicino mentre eri incosciente- mi informa Jess e a quelle parole il mio cuore si ferma del tutto, per poi ricominciare a battere all'impazzata al ricordo della voce al mio fianco e di ciò che mi diceva:
"Giuro sulla mia vita che nessuno ti toccherà mai più, dovessi attraversare l'inferno per impedirlo. Ti prego svegliati, torna da me"
-Perché non me l'avete detto subito?! E dov'è adesso?- li guardo infuriata.
Aiden lancia un' occhiataccia a Jess ma lei sembra determinata a vuotare il sacco.
-È andato via poco prima che ti svegliassi. Non voleva farsi vedere da te, ha detto che non avresti gradito la sua presenza e ci ha pregato di non dirti nulla. Amy, è arrivato alla pensione con te tra le braccia, insanguinato e malconcio. Nessuno è stato in grado di staccarlo da te.-
-Jess- la interrompe di nuovo Aiden. Mark resta in silenzio, studiando la mia reazione.
-No, ha diritto di sapere. Volevamo portarti in ospedale, ma lui è stato irremovibile. Ha detto che non avrebbe permesso nemmeno al diavolo in persona di allontanarti dalla sua vista. Ha chiamato dei dottori dall'ospedale, si sono precipitati qui in un quarto d'ora e nemmeno in quel momento, mentre ti curavano, si è allontanato da te. Era anche stato ferito con un coltello.-
Mi allarmo immediatamente e la paura mi assale, è stato ferito per colpa mia! -Come sta adesso?!- urlo con voce tremante e visibilmente alterata.
-Tranquilla, adesso sta bene- mi rassicura la mia amica con calma -la ferita non era profonda, non ha colpito alcun organo vitale. I dottori l'hanno dovuto ricucire su quella sedia, accanto a te. Abbiamo provato in tutti i modi a farlo allontanare, Aiden ci ha litigato per quasi un'ora senza successo. I suoi occhi, Amy, c'era rabbia, quasi follia. Mark non poteva entrare in questa stanza per nessun motivo, impazziva solo a sentir pronunciare il suo nome. Anche mentre eri al sicuro nel tuo letto e il pericolo era passato sembrava terrorizzato, come se cercasse di proteggerti dal mondo intero. Non ha nemmeno permesso ai medici di toglierti i vestiti, ha chiesto a me di farlo.-
Le ultime parole mi fanno venire le lacrime agli occhi, capisco perché l'ha fatto: evidentemente non ha detto nulla ai miei amici, lui però sa che non ha evitato soltanto un rapimento. Posso ancora sentire le viscide mani di quell'uomo sul mio corpo. Sapeva che non mi avrebbe fatto piacere essere toccata di nuovo da estranei, mi si scalda il cuore a sentire tutto ciò che ha fatto per me.
-Ha passato con te giorno e notte- continua -ha litigato col dottore fino allo sfinimento perché non ti svegliavi. Ti leggeva poesie, ti raccontava storie, sembrava un'altra persona... ha passato due giorni sveglio a vegliarti. Poi, quando si è accorto che stavi per riprendere conoscenza, è andato via. Ho provato a convincerlo, a dirgli di restare ma non c'è stato verso, solo allora ha permesso a Mark di rientrare in camera.-
Non smette nemmeno di parlare che mi alzo di scatto: sento il cuore battermi all'impazzata e la testa mi gira leggermente, per il movimento troppo veloce, ma non mi importa.
-Dov'è adesso?- domando risoluta.
-Jess- la richiama Aiden in tono ammonitorio.
Ecco perché non voleva dirmi nulla: il mio amico mi conosce troppo bene, quindi riesce a prevedere benissimo cosa farò adesso.
Jess però sembra stanca di nascondermi le cose, credo si sia sentita in colpa per tutto il tempo. Soprattutto per non essersi accorta, quel maledetto pomeriggio, della mia fuga dalla pensione.
-Ogni mattina vado in piazza, quella della parte antica, per informarlo dei tuoi progressi. Dovrebbe essere ancora lì ma credo che i suoi amici l'abbiano raggiunto- sussurra guardandosi le scarpe.
Corro immediatamente verso la porta ma Aiden e Mark mi fermano.
-Amy, ti prego. Non fare stupidaggini, sei ancora debole. Andrò a prendere io il pallone gonfiato e lo porterò qui da te, per favore- lo sguardo implorante del mio amico mi stringe il cuore, tuttavia non è sufficiente a farmi cambiare idea.
Mi volto verso Mark: lo guardo, immergendomi nei suoi grandi occhi nocciola.
-Mi dispiace- sussurro soltanto.
Lui mi sfiora il viso con le dita -non hai nulla di cui scusarti, ho visto il modo in cui ti guardava. È un bastardo ma tiene a te, anche se non lo ammetterà mai e non ti merita minimamente. Ti agitavi mentre eri incosciente, è bastata la stretta della sua mano a calmarti. So quando farmi da parte, spero che non ti faccia soffrire, perché se lo farà dovrà vedersela con me e non gli lascerò di nuovo il via libera, come sto facendo- fa un mezzo sorriso.
Lo abbraccio di slancio, stringendolo a me. -Sei una delle persone migliori che conosca- sussurro al suo orecchio. Poi mi stacco e corro via immediatamente: perché stavolta niente e nessuno mi fermerà.
Mentre attraverso il corridoio di corsa, con la testa che mi pulsa dal dolore, mi scontro con la signora Miller che sgrana gli occhi.
Non mi fermo a darle spiegazioni, devo andare da David: è un bisogno, sento che devo raggiungerlo.
Finalmente di corsa arrivo in piazza: il sole è alto e la chiesa con le sue gradinate, come al solito, mi lascia un senso di inquietudine.
Lì, sulla panchina a destra, riconosco il fastidioso gruppetto di David.
Lui è di spalle: i capelli neri splendono sotto i raggi del sole, come nel mio sogno e non appena mi avvicino si volta immediatamente, come se mi avesse percepito. Quando posa gli occhi su di me lo vedo sussultare.
Prima che io possa fare un altro passo, Valerie e le gemelle mi si parano davanti.
-Oh Dio, hai un aspetto orribile! Dicevano che ti eri rimessa- guarda sconvolta i miei pantaloni scoloriti e  la canottiera scura, poi scruta i segni sul mio collo -ma che orrore!- Mi guarda disgustata e le gemelle sogghignano accanto a lei. 
Ma quelle due oltre a sghignazzare, sanno anche parlare?
-Spostati. Devo parlare con David- e nel frattempo vedo che lui si sta già avvicinando.
-Ma non ti scoccia umiliarti continuamente? Perché non lasci perdere? Se gli interessasse di te, sarebbe venuto a trovarti- mi deride.
Non sai quanto ti sbagli, vipera.
Sento la rabbia ribollirmi nelle vene: la fisso, incenerendola con lo sguardo.
Devo fare davvero paura, visto che le gemelle hanno smesso di sghignazzare e giocano nervosamente con le lunghe trecce.
-Ascoltami bene- sibilo, avvicinandomi minacciosamente, mentre lei indietreggia. Devo avere davvero l'aspetto di una pazza con questi capelli arruffati, lo sguardo stanco e i segni intorno al collo.
-Ho scoperto che la mia famiglia non è la mia famiglia, mia madre è stata rapita, io sono stata aggredita. Sono stanca ed esasperata e aspetto solo di sfogare la mia frustrazione su qualcuno. Prendere a calci il tuo culo viziato si sta prospettando come la migliore delle alternative!- per un momento senti che la Amy di Baia del Sole è tornata.
Lei mi fissa sconvolta e inorridita dalle mie parole. Certo, nel suo mondo ricoperto d'oro
nessuno deve essersi mai rivolto a lei così.
Le gemelle mi guardano impaurite e finalmente una di loro parla. Quindi sanno farlo, penso ironicamente.
-Val, coraggio andiamo via. Non vedi che è pazza, su andiamo- la trascinano mentre lei mi lancia occhiate di fuoco.
David arriva proprio quando stanno andando via. Guarda il viso di Valerie incuriosito e me con aria interrogativa.
-Lascia stare, non vuoi saperlo. Devo parlarti- lo avviso, guardandolo finalmente negli occhi: ha un livido abbastanza grande sullo zigomo e sono certa che non sia quello procuratogli da Mark. Nonostante sembri sempre il solito, noto una certa tensione e stanchezza sul suo volto, che è anche stranamente pallido.
-Cosa ci fai qui, formaggino? Nessuno ti ha detto che passeggiare dopo un'aggressione non è un buona idea?- domanda con aria fintamente strafottente.
Non mi ha ancora guardata negli occhi, mi sfugge di continuo.
Gli stringo un braccio per richiamare la sua attenzione, sta osservando i miei lividi sul collo con uno sguardo duro e sento che i muscoli sono tesi.
-So tutto, David, smettila di fingere. Sei stato tu a tirarmi fuori da quella situazione, eri tu a starmi accanto.-
Alza un sopracciglio eloquentemente. -Vedo che la tua amica sa mantenere le promesse. Stai attenta quando le racconti qualcosa, lo sbandiera a tutti- come sempre maschera con l'ironia la sua agitazione.
-Perché sei andato via? Non mi hai nemmeno dato modo di ringraziarti. Credevi davvero che dopo ciò che hai fatto, ti avrei cacciato?-
Abbassa nuovamente lo sguardo. -Mi hai detto di starti lontano e sono sempre più convinto che sia la cosa migliore. Finiamola qui, accetto il tuo ringraziamento ma ora torna alla pensione- fa per andare via.
Prendo il suo braccio e lo blocco. -Adesso basta!- urlo, con questa orribile voce gracchiante che mi ritrovo e lui si volta di scatto, sorpreso.
-Smettila di fingere che non ti importi, smettila di usare quell'aria fredda e distaccata con me! Ti ho sentito, hai detto che saresti andato all'inferno pur di proteggermi. Mi imploravi di tornare da te! Cos'è cambiato adesso? Perché non puoi semplicemente starmi accanto?- Sento le lacrime scivolarmi sul viso.
Vai, Amy, umiliati, mi deride la mia fastidiosa vocina interiore. Tra poco vincerò il premio ragazza patetica dell'anno. Vedo i suoi amici da lontano godersi lo spettacolo, bene anche il pubblico è d'accordo.
Lui si riavvicina a me, asciugandomi le lacrime con dolcezza. Poi mi sfiora il collo delicatamente, proprio sopra i segni, vedo il suo viso attraversato dal dolore.
-Non capisci che è la cosa migliore? Tu non vuoi che io ti stia accanto, lo pensi ma in realtà non vuoi. Io non sono la persona adatta a te, l'hai detto tu stessa, non so amare. Distruggo tutto quello che tocco, ma non permetterò a me stesso di distruggere te- per la prima volta sembra parlarmi sinceramente.
Sospiro -David, l'ho detto in un momento di rabbia, non sono cose che pensavo veramente. Come potresti distruggermi, come potresti tu farmi del male, quando hai passato giorni a vegliarmi e proteggermi?-
Lo guardo con dolcezza e preso coraggio, gli sfioro il viso con una mano tremante. Lui socchiude gli occhi godendosi il mio tocco.
-Parlami, per favore, voglio solo sapere cosa ti frena. Perché un momento prima ti lasci andare, mi baci, mi stringi e subito dopo mi allontani- la mia voce è implorante.
Il suo viso è combattuto, ma credo che il mio sguardo, il mio modo di parlargli, stiano abbattendo le sue difese.
-L'ho visto, Amy...- sussurra flebilmente.
Sgrano gli occhi e aggrotto le sopracciglia con aria interrogativa, cosa ha visto?
Sospira pesantemente, sembra portare un macigno addosso.
-Il tuo sogno, i tuoi sogni. Il bacio al lago di Frederick e Anita, quando lo raccontasti...
ero lui- si passa nervosamente una mano tra i capelli.
-Ora capisci? La donna era sfocata ma anche io l'ho visto. Quella mattina, quando eri a casa mia e abbiamo dormito insieme...
i loro baci ardenti, la proposta di matrimonio, è cominciato tutto quando sei arrivata...- La sua voce continua a essere un sussurro tormentato e di colpo mi si gela il sangue nelle vene.


 
**Angolo me**
Ciao a tutti❤️
Allora, so che in questo momento mi state odiando e probabilmente maledicendo in tutte le lingue che conoscete, per aver lasciato in bilico questo confronto tra Amy e David xD. Il problema è che quando scrivo sono eccessivamente prolissa, quindi almeno qui cerco di non superare mai le 4000 parole. Mi scuso per la lunghezza di questi capitoli, mi dispiace se vi annoia ma in questo punto della vicenda è necessaria. Lentamente la verità sta venendo a galla e devo descrivere tutto in maniera dettagliata.
Grazie per i consigli, i complimenti e l'affetto con cui seguite la mia storia, siete fantastici!
JosephineC ❤️
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: JosephineStories