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Autore: piccina    10/04/2018    2 recensioni
Volendole bene, era contento di vederla felice insieme ad Harm, ma ogni volta che si incontravano, non poteva impedirsi di provare una punta di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere fra di loro e non era stato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lui amava Sarah e lei amava lui. Di questo era certo.
Fino a quando, però?
Fino a quando la sua memoria ritrovata non l’avesse restituita ad Harm. Il più amato. Più di qualsiasi altro.
Più di lui. Anche di questo era certo.
Seduti sul divano, con gli incartamenti sulle ginocchia.
Harm e Mac, come milioni di volte.
Il braccio di Harm sulla spalliera del divano, Mac che si lascia cadere:” E’ inutile, non se ne viene a capo...”
Harm che chiude il braccio avvolgendola in un abbraccio.
In silenzio si gira, si china su di lei e le sfiora le labbra con un bacio.
Da troppo tempo desiderava farlo, da troppo tempo desiderava abbracciare e baciare sua moglie.
Tutti i giorni, ogni volta che la vedeva... da otto lunghi mesi.
M:  “No Harm, cosa stai facendo?” disse Mac, con voce dolce, ma decisa, mentre si scostava, alzandosi.
Harm rimase immobile a guardarla infilarsi il cappotto. Non sapeva cosa dire e cosa fare.
Aveva solo voglia di piangere. Piangere fino a sfinirsi, fino a morire, fino a non sentire più nulla. Non sentire più questo dolore sordo che gli lacerava il cuore e l’anima.
M: “Siamo stanchi e sotto stress. Stiamo lavorando troppo. E’ stata una sciocchezza, la debolezza di un momento, dettata dalla confidenza e dall’affetto. Facciamo finta che non sia successo niente. Non parliamone più. Buona notte Harm, ci vediamo domani in ufficio.”
Chiuse la porta e se ne andò. A casa. Da Clay.
Un tornado di marine entrò negli uffici della CIA.
Segretaria (Seg):  “Signora, dove va? Non può entrare, il signor Webb è impegnato in una conference call”
Se  ne  infischiò ed entrò nell’ufficio. Clay, stupefatto e anche un po’ preoccupato
dall’improvvisata di Mac, chiuse velocemente la comunicazione, mentre lei gli saltava al collo.
Seg: ”Signor Webb, mi scusi. Non sono riuscita a fermarla.” disse la segretaria
dall’interfono.
M: “E’ un miracolo, Clay! Un miracolo!” urlò
W: “Cosa stai dicendo? Cosa succede?” le disse ridendo e mettendola a sedere sulle ginocchia.
M: “SONO INCINTA, Clay! Era praticamente impossibile, mi ero rassegnata, non ci pensavo neanche più.....  e invece. Invece  c’è, il  cuoricino  batte, arrivo  adesso dalla
dottoressa, non ci sono dubbi, aspettiamo un bambino!”. Lo baciò.
La sollevò per aria e la baciò.
Uscirono dall’ufficio tenendosi per mano.
W: “Sam, esco e per oggi non rientro. Ci vediamo domani” disse alla segretaria. Dovevano festeggiare.
Mac dormiva, con un sorriso beato sul viso. Lui non riusciva a prendere sonno.
Passata l’euforia della notizia e della gioia contagiosa di Sarah, adesso, nel silenzio della notte, stava facendo i conti con la realtà.
Doveva dirlo a Rabb. Non sapeva come.
Era in ufficio, non si decideva. Alla fine tirò su il telefono e compose il numero.
H: “Rabb”
W:  “Ciao Harm, sono Clay. Hai impegni per pranzo? Vorrei vederti.”
H: “Cosa succede? Sarah non sta bene?”
W: “Tranquillo, sta bene. Sono io che devo parlarti, allora puoi?”
H: “Dovevo mangiare con lei, ma vedo di liberarmi. Dove?”
W: “Ti va un hot dog al parco? Preferisco stare all’aria aperta e godermi il sole.”
H: “Ok, va bene alle 13.00 dalla baracchetta degli hot dog” rispose, pensando che essere misterioso era una deformazione professionale, per Clay.
Lo stava aspettando seduto sulla panchina e mentalmente ripeteva il discorso che si era preparato.
Fatica sprecata.
Quando lo vide, senza neanche salutarlo, brutalmente gli uscì: “Sarah aspetta un bambino”.
H: “Brutto bastardo! Ci sei andato a letto!” Disse, mentre gli sferrava un pugno in
pieno volto.  “Ti sei approfittato di lei, della situazione, di me. Lei è MIA moglie, non la tua. MIA hai capito? MIA....” urlò.
Poi si lasciò cadere sulla panchina.
Webb si sedette a fianco, tamponandosi il sangue che usciva dal naso.
W:  “Hai ragione Harm, sono stato con Sarah, ma hai torto quando pensi che mi sia approfittato della situazione. Io amo quella donna, ma nonostante questo ho cercato di evitarlo. Non è facile vivere con lei, come un marito, e respingerne sempre le avance.”
H: “Stai zitto, non ti credo. Non può essere stata Sarah a venirti a cercare... non può essere stata lei. Sei un bastardo, lei è confusa e tu invece di aiutarla ... maledetto!”
W: “Capisco la tua rabbia e mi dispiace. Non ho cercato questo bambino. Sarah mi aveva detto che non poteva avere figli, per questo non abbiamo usato nessuna precauzione.
Però è arrivato, Sarah è felice.... e anche io lo sono.
Perdonami, perdonaci... quando potrai”
Quel giorno Harm non rientrò in ufficio.
Nei giorni che seguirono Harm dovette sopportare prove durissime, fra queste una radiosa Mac che gli comunicava la notizia della sua gravidanza. Finse bene.
Ricacciò il dolore infondo al cuore e fu felice per la sua migliore amica cui si stava realizzando un sogno.
Harm non rivolse più la parola a Webb e Mac non riuscì ad ottenere una spiegazione, su questa improvvisa rottura, né da Harm né da Clay.
I mesi passavano e Mac portava a spasso per l’ufficio la sua pancia, sempre più evidente, con orgoglio e gioia.
Un giorno, passando vicino all’ufficio di Mac, Harm la sentì che parlava mentre si accarezzava la pancia.
M: ”Urca che calcio! Non ti piace questa posizione della mamma? Sono stata troppo
seduta? Mi devo alzare un pochino? Mi sa che sei proprio come tuo papà, anche lui non sta mai fermo. Spero proprio che diventerai un timido, generoso, dolce gentiluomo come lui, quando sarai grande.”
C’era amore in quelle parole. Non solo per il figlio.
Il dolore fu lancinante. Fortissimo, lo rese quasi folle, ma di una lucida follia.
Mac non era semplicemente felice di aspettare un bambino. Era felice di aspettare un
bambino da Clay.
E’ finita Rabb. E’ veramente finita. Lasciala andare e ricomincia a vivere.
H: “Webb, ho bisogno di parlati. Vengo da te in ufficio, non voglio che Sarah ci
veda.”
W: “Ti aspetto”
H: “Qui ci sono le carte per il divorzio, le ho già firmate. Adesso devi trovare il modo di farle firmare a Mac, senza farle capire cosa sono. Non avrai problemi, voi della CIA siete maestri in questo genere di operazioni.
Su questo conto corrente c’è la metà del valore della casa che comprammo quando ci sposammo. Potrete usarla per l’università del bambino. L’ho messa in vendita. Non mi se”
Cosa ti ha fatto prendere queste decisioni, Harm? Cosa è cambiato?”
H: “Lei ti ama Clay, è felice con te e di aspettare tuo figlio. Questa è la sua vita ormai.
Adesso l’ho capito, finalmente. La memoria non le tornerà ed è un bene, visto come stanno le cose adesso.
Del nostro amore, della nostra vita, non rimane niente.
Solo il ricordo che ne ho io e il mio amore per lei. Quello ci sarà sempre.
Non posso costringere voi e me a vivere con questo fantasma. La lascio libera, Clay.
Vi lascio liberi. Proverò a ricominciare. Lontano, qui non mi è possibile. Abbi cura di
lei” e fece per andarsene.
W:  “Grazie Harm. Sei una brava persona. Non so se saprò mai amarla quanto stai facendo tu adesso. Buona fortuna” gli disse commosso.
H: “A Sarah dirò che ho nostalgia del volo e che per questo ho accettato di andare a fare il responsabile degli istruttori alla scuola di volo di Miramar. Buona fortuna
***
Così la salutò. Ci scriveremo, vi verrò a trovare ... abbi cura di te.
M: “Innaffierò le tue piante.”
H: “Non ho piante, Mac...”
M: “Mi mancherai, marinaio. Una lacrima le inumidì gli occhi. Ti aspetto per il battesimo del bambino, quando sarà nato. Così potrai vedere la nuova casa. Ne abbiamo comprata una più grande. E’ un periodo di grandi cambiamenti, il bambino, tu che te ne vai, Clay che lascia la CIA.”
H: “Webb lascia la CIA?”
W: “Si adesso che nasce il bambino non vuole più dover rischiare la vita. Lavorerà per la casa Bianca, compiti diplomatici e non è detto che non si butti in politica... la
sua è una famiglia molto in vista.
E’ stata una scelta difficile. Clay ama il suo lavoro e la CIA. Gli sono grata di questa sua rinuncia per noi” disse Mac, posandosi una mano sul ventre.
Harm ebbe la certezza di aver fatto la scelta giusta.
L’abbracciò forte. Così forte e intensamente che Sarah sentì un tremito percorrerla tutta.
Mentalmente le disse addio. Disse addio a sua moglie.
 
 
Form: MacKenzie@jag.com
To: Rabb@miramarbase.com
Oggetto: Come stai?
 
Ciao Harm,
come stai? Come ti trovi?
Qui manchi a tutti. A me di più. Il nuovo collega non vale un’unghia di te.
Per fortuna fra 15 giorni entrerò in congedo per maternità. La pancia è sempre più grossa, sembro una palla gigante. In questo contesto (MOGLIE BALENA) quel matto di Clay, ha organizzato una cerimonia di riconferma dei voti matrimoniali. Sarà l’imminente paternità che lo rende così sentimentale? Dice che ci siamo sposati di fretta, quasi come cospiratori e che invece adesso vuole una vera cerimonia, con amici, parenti e foto che potremo mostrare al bambino quando sarà grande. Così sto provando abiti che mi fanno sembrare una meringa fuori misura... A me sembra una follia, ma lui è così contento che non ho potuto dirgli di no. Quando mi hai detto che ti avevano trasferito non ne sapevo ancora nulla. Avrei fatto in modo di anticipare perchè ci fossi anche tu. Mi spiace sapere che non potrai partecipare, ma d’altra parte non puoi chiedere un congedo pochi giorni dopo l’arrivo alla nuova destinazione.
Questo è quanto da Washington. Fatti vivo e raccontami qualcosa della tua nuova
vita.
Un bacio grande
Mac
 
PS: L’Ammiraglio mi ha fatto capire che puoi tornare al Jag quando vuoi... sa mai?!
 
Harm, da quella e-mail, capì che il divorzio era stato firmato e che quella che Mac credeva una cerimonia simbolica, sarebbe stato un vero matrimonio. Il suo, con Clay.
La signora Rabb non c’era più. Stava arrivando la Signora Webb.
Era giusto, anche per il bambino.
Risponderò domani, pensò. Spense il pc e andò a letto sperando di riuscire a dormire.
 
Form: Rabb@miramarbase.com
To: MacKenzie@jag.com 
Oggetto: Come stai?
 
Ciao Mac,
sto bene. Mi sto ambientando.
Non mi sembra vero di essere circondato da aerei dalla mattina alla sera. Una meraviglia.
Sto conoscendo i membri del mio staff e mi sembrano tutti piuttosto validi. Non sono ancora andato in aula, ma ho visto i ragazzi ... mi ricordano tanto me quando ero un giovane pilota.
Anche a me manca il Jag e mi manchi tu.
Mi raccomando non strapazzarti troppo.
Sono sicuro che non sei gigante come dici e sicuramente sei sempre bellissima.
Bella e romantica l’idea di Webb. Goditi quella giornata così speciale.
A presto
Harm
 
Un mese e mezzo dopo nacque il bambino: George Adam Webb.
Harm ricevette la notizia direttamente da Clay che, dopo una profonda indecisione, si era risolto a chiamarlo. Sapeva che lui non avrebbe mai telefonato, ma che, conoscendo la data presunta del parto, probabilmente era in pensiero per la salute di Sarah.
Fu una telefonata breve. Di servizio, di cui Harm gli fu grato. Straziato, ma grato.
H: “Congratulazioni Webb. Saluta Sarah, dille che non posso proprio venire in questo momento. Non mi concedono permessi, dalle un bacio da parte mia. Ciao Clay.”
Qualche giorno dopo chiamò Mac e si congratulò di persona. Poi non si fece più vivo.
Mac ci rimase male, non capiva, gli scrisse qualche e-mail stupita e addolorata. Provò a chiamarlo.
Lui  non  rispose, non  poteva …... il suo  cuore  meritava  un po’  di  misericordia. Non poteva riprendersi se continuava ad avere notizie e contatti con lei. 
Forse un giorno le avrebbe spiegato e le avrebbe chiesto scusa.
Il giorno che fosse stato in grado di guardarla senza morire dentro. Senza desiderarla disperatamente.
La vita continuava.
Mac era tutta presa dalle cure per George, era stanca, ma al settimo cielo.
Clay si stava rivelando un padre tenero e affettuoso, un marito presente e premuroso
oltre le sue più rosee aspettative. Le fatiche delle nottate turbolente venivano ripartite equamente e Clay cercava, compatibilmente con il nuovo lavoro, di tornare a casa abbastanza presto la sera per stare con loro e darle un po’ di respiro.
Harriett si prodigava in lungo e in largo, dispensando a piene mani la sua esperienza
di plurimamma.
Sarah era felice.
L’ombra per lo strano comportamento di Harm era presente, ma sfuocata sullo sfondo...
Harm si era buttato anima e corpo nel nuovo lavoro, ma per non perdere l’abitudine si occupava anche delle consulenze legali della base. In fondo al cuore non aveva smesso di sperare di tornare, prima o poi, a fare l’avvocato.
La nuova vita, comunque gli piaceva. Era bello avere a che fare con i ragazzi, era bello poter trasmettere la propria esperienza a giovani piloti. Attraverso di loro si riprendeva un po’ delle gioie che un destino beffardo si era divertito a fargli provare e poi portargli via: prima il volo e la sua carriera di pilota, poi Sarah.
Piano piano stava tornando l’uomo di un tempo. Una mattina, svegliandosi, si scoprì felice di notare che la pioggia del giorno prima aveva lasciato il posto a un meraviglioso sole primaverile. Quanti mesi erano che non notava neppure che tempo facesse? Almeno un anno, da quando era arrivato a Miramar.
Insieme alla sua rinnovata attenzione per gli aspetti meteorologici, migliorò anche il suo umore e la sua capacità di intrattenere rapporti umani, che non fossero quelli di lavoro. Colleghi e sottoposti impararono, piuttosto stupiti, a conoscere un nuovo Harm. L’uomo e non solo l’impeccabile ufficiale.
Era simpatico. Di nuovo.
Strinse delle amicizie e ricominciò ad avere una vita sociale.
  
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