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Autore: Anya_tara    11/04/2018    0 recensioni
" Lyfia ... anche se questo corpo scomparirà, la mia anima continuerà a vegliare su di te ". Le ultime parole di Aiolia, e il suo medaglione sono tutto ciò che resta a Lyfia dell'uomo che ha amato come mai nulla, e nessuno prima di lui in questa vita.
E non ha potuto nemmeno dirglielo.
Ma la vita continua, e Lyfia si ritrova suo malgrado costretta a prendervi parte. Tuttavia quella promessa è ancora viva nell'anima della ragazza. Forse più di quanto gli altri possano immaginare.
Questa storia vorrebbe porsi - siamo in zona esperimento - l'intento di riempire quel vuoto. A modo nostro, come sempre!
P.S: il titolo proviene dal brano ononimo dei The Rasmus. Avrei voluto intitolarla "Midnight sun" ma per ovvi motivi l'ho scartato.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Leo Aiolia, Lyfia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Papà! >>. Sunneva, raggiante, gli corre incontro balzandogli al collo. La piccola fiera, la leonessa, che a dispetto del segno di nascita ha in sé l’orgoglio, la vitalità dirompente dell’animale più nobile dello Zodiaco.
<< Sunneva! >>. Lyfia, bella come sempre, e stanca come sempre la raggiunge arrancando. Frodi alza una mano, concede il riposo ai giovani allievi. Sono uomini, ormai; uomini devoti ad Asgard, ai suoi dei, ma anche al loro maestro che li ha guidati fin lì.
Frodi abbraccia la figlia, sentendo quel corpicino forte aumentare di peso, di altezza ogni giorno di più. Sta crescendo, ormai ha quasi sei anni: e davvero le Terre del Nord non hanno mai conosciuto una simile bellezza.
Frodi rammenta il momento, doloroso, in cui le hanno detto la verità. Che non è davvero figlia sua, che il suo padre biologico è morto molti anni prima, da eroe, salvando l’umanità. Che veniva da una terra lontana, la Grecia, ed era il proprietario del medaglione che adesso porta lei al collo.
Che il suo nome … era Aiolia di Leo, cavaliere di Athena. Ed è stato uno dei più valorosi, intrepidi guerrieri che il mondo abbia conosciuto.
Un discorso che Frodi aveva insistito perché avvenisse il prima possibile. E non era stato facile, vedere gli occhi di Sunneva riempirsi di piccole, cristalline lacrime innocenti, verdi e luccicanti come le pietre del monile che le aveva posato in grembo.
<< E tu … lo sapevi? >>.
<< Io lo sapevo da prima che tu nascessi. E’ stato lui ad affidarmi te e la mamma >>, aveva replicato Frodi con semplicità.
<< Perciò … tu non sei davvero il mio papà >>.
<< No, Sunne. Non lo sono >>.
Lei aveva taciuto per un tempo lunghissimo, le manine che tormentavano il laccio del gioiello, il capo abbassato su di esse.
Frodi e Lyfia avevano scambiato uno sguardo di apprensione. Che avesse sbagliato, nel dirglielo? Forse avrebbe … dovuto aspettare che la bambina fosse più grande, più in grado di affrontare una verità simile?
Forse … che adesso … l’avrebbe considerato meno meritevole del suo amore, dacché le aveva mentito? Quando alla fine aveva rialzato lo sguardo, era serio. Ma non piangeva. Aveva coraggiosamente ingoiato le lacrime, tanto che le guance si erano fatte rosse, per lo sforzo. << Ma … posso ancora … chiamarti papà? >>.
Il cuore di Frodi si era sciolto in una pozza di tenerezza. Aveva abbracciato Sunneva stretta, meno bravo di lei a trattenere il pianto. << Certo, piccola mia. Puoi >>.
Da allora non era cambiato nulla, o quasi. Solo, in certi momenti la curiosità inevitabile della bimba prendeva il sopravvento e le sfuggiva una domanda. Com’era … mio padre? Gli somiglio? Perché era venuto fin qui dalla Grecia? E qui Frodi le narrava pazientemente ogni cosa, sereno, senza provare alcuna angoscia, o invidia, o livore, perché alla fine immancabilmente Sunneva concludeva: << Non voglio che pensi che ti voglio meno bene, sai. Per me sei sempre tu, il mio papà >>. Allora l’abbracciava forte, e lui le faceva il solletico, per sentirla ridere.
Come adesso. Ride, Sunne; e sua madre scuote la testa. << Ma insomma, quando ti deciderai a mettere un po’ di buon senso? Sei grande, ormai >>.
<< Lasciala stare >>, risponde Frodi.
<< Guarda che ce l’avevo con te >>. Lyfia chiude la mano a pugno sul fianco; e Frodi posa per terra la bambina per andarle incontro. << Ma davvero? >>.
<< Davvero >>. Lyfia gli allaccia le braccia al collo. Di solito è refrattaria alle dimostrazioni d’affetto in pubblico, ma dacché sembra così … bendisposta, Frodi non può far altro che assecondarla. La attira al petto nudo, scintillante di sudore e la bacia, non troppo intimamente ma con passione, premendo forte le labbra sulle sue.
La voce di Sigmund li fa trasalire entrambi. << Che avete voi da guardare? Forza, al lavoro! Duemila flessioni >>.
I cori di protesta si levano alti. << Ma nobile Sigmund … >>.
<< Tremila >>.
Tutti si azzittiscono di colpo. << E voi, vi ricordo che ci sono bambini presenti … >>, scherza Sigmund, appressandosi ai due.
<< Oh, è vero. Scusa, Sunne >>, fa Frodi, avvampando all’istante.
Sigmund scuote la testa, accennando col mento in direzione dei giovani allievi. << Io intendevo quelli, in realtà >>.
<< Oh, Sigmund … poveretti >>, intercede Lyfia. Sigmund distoglie lo sguardo argenteo: nonostante le rassicurazioni di Lyfia, che non gli serba rancore, lui si sente ancora in imbarazzo davanti a lei.
Porge la mano alla bambina. << Vieni, Sunne, andiamo a vedere cosa combina zia Freya … >>. La conduce con sé, ma non prima che la bambina abbia rivolto ai suoi genitori quel suo sorriso speciale, luminoso. Il sorriso che riempie ogni cosa d’amore.
Frodi si volta verso Lyfia, accarezzandole la guancia. << Come sta il nostro piccolo eroe? >>.
<< Sta bene. Dorme. C’è Saskia con lui >>. Lyfia sorride, prendendogli una mano nella propria. << Ma … non è di lui che sono venuta a parlare … >>.
<< No? >>.
Scuote piano la testa, poi si avvicina, gli sussurra nell’orecchio. E Frodi impallidisce. << Davvero? >>.
<< Ah ah >>.
<< Cioè … di nuovo? Ne sei sicura? >>.
<< E’ il secondo mese. Quindi, sì, dopo due figli direi che ne sono abbastanza sicura >>.
Frodi la fissa incredulo. Un altro figlio … e il secondogenito ha compiuto da poco due anni.
Un maschio, come aveva desiderato Lyfia. L’erede dell’armatura di Gullinbursti, il ritratto di Frodi eccezion fatta per gli occhi, dello stesso taglio e colore di quelli della madre. Un bimbo … meraviglioso almeno quanto la sorella, ma a differenza di questa calmo, pacifico; già dopo la nascita si era dimostrato un tranquillo neonato che mangia e dorme, non piange quasi mai, e che a dispetto di ciò che si sarebbe potuto pensare, è diventato immediatamente il beniamino della primogenita. Bisogna vederla affaccendarsi intorno alla culla, per farlo ridere, solleticarlo, far volare dei piccoli uccellini di carta colorata che costruisce con una dedizione assoluta. Ha imparato a lavorare d’ago da Freya per ricamargli un bavaglino col suo nome, dai caratteri un po’ tremolanti, vero, ma pieni d’affetto.
Tutto, per il suo cucciolo. Lei lo chiama così.
E adesso … ce n’è un altro in arrivo. E’ già il terzo … quasi teme un po’. Anche se Lyfia è giovane e forte, e le sue gravidanze di solito sono serene, i parti facili e rapidi, è pur sempre una grande prova quella che sua moglie si ritrova ad affrontare ogni volta. 
Se solo fosse stato un po’ più attento … ma non è riuscito a ritrarsi da lei abbastanza velocemente. Mentre erano avvinghiati, ansimanti, sudati, sul limite estremo del loro amplesso, Lyfia gli aveva preso il volto tra le mani, infilandogli le mani tra i capelli.
<< Ti amo … >>, gli aveva sussurrato, cercandogli la bocca. E Frodi non aveva trovato la forza di spezzare quell’incantesimo; nel raccolto segreto della loro camera da letto l’aveva stretta più forte a sé, avvolgendosi le sue gambe intorno alla schiena, la sua lunga chioma intorno a loro due, come una cortina di seta.
Lo ricorda come uno dei momenti più preziosi della sua esistenza. Ancora adesso, quando chiude gli occhi, rivede sua moglie sopra di sé, risente le sue dita delicate artigliargli la schiena, le loro gambe intrecciate. La dolcezza del suo respiro affannato. La mano che gli sfiora la guancia, tenera e vellutata.
Come adesso. << Lyfia … >>.
<< Chiunque abbia malignato su di noi si sta ben rimangiando le sue cattiverie >>, sentenzia lei ridendo. << Se non ti conoscessi direi che hai intenzione di metter su un’intera legione di guerrieri di Asgard … >>.
Un lieve schiarimento di voce interrompe quell’attimo d’intimità. Ma Frodi non ha il coraggio di rimproverare il ragazzo che si è avvicinato a loro. << Signore. Volevo solo porgerle le più sentite congratulazioni a nome di tutti, signore >>, dice serio, ma gli occhi scuri brillano.
Frodi si volta verso di lui. << Sigurd? >>.
<< Sì, signore >>.
<< Quattromila >>.
<< Sìssignore! >>.
<< No, Frodi! >>.
<< Comincio a capire Sigmund. Effettivamente sono sfiancanti >>.
<< Non parli sul serio >>.
Frodi le sorride. << Hai detto … due mesi? >>.
<< Sì >>.
Fa qualche rapido calcolo. E sorride tra sé, scuotendo la testa. << L’hai pensato anche tu, vero? >>.
Lyfia si morde il labbro. Poi annuisce. << Sì. Ma non è detto >>.
<< Dovrebbe, invece >>. Le cinge le spalle con un braccio, posandole un bacio sulla testa. << Sarebbe … perfetto >>.
Lyfia non dice nulla, solo trattiene le mani nelle sue, stringendole piano. << Un piccolo Leo … >>, sussurra, ma il suo viso esprime la tranquillità di chi sa che non ha nulla da temere, che non rischia di venire travisata. Ed è così. << O una piccola Lea. Così Sunne potrà insegnarle a cucire >>.
Lyfia ride, e Frodi le accarezza il ventre, con dolcezza. Fuori è buio, ma dentro il corpo della sua giovane, bellissima sposa si agita un fremito di luce divina. La guarda negli occhi, e lei gli sorride.
<< Ti amo >>, mormora, prima di tendersi a baciarlo di nuovo. E non può non pensare ch’è stato grazie … al morso appassionato del Leone, se le funi che trattenevano Lyfia dal riaprire il suo cuore alla vita sono cadute. Un sacrificio doloroso ma necessario, per curarle l’anima.
Frodi la stringe tra le braccia, levando lo sguardo al cielo. Ovunque egli sia, sa che veglia su di loro, come un angelo, uno spirito guerriero che mai domo tiene fissi su quella piccola famiglia di Asgard i suoi occhi scintillanti identici a quelli della figlia, gioendo nel vedere come l’uomo a cui ha affidato i beni più preziosi che un essere umano possa avere su questa Terra si prenda cura di loro, disposto a qualsiasi cosa pur di proteggerli.
E sì, sarebbe davvero perfetto … se il nuovo germoglio di vita nel grembo di Lyfia venisse alla luce sotto quel segno tanto valoroso, che condivide anche lui.
Chissà. Malgrado i loro credi siano differenti Frodi ci spera, che un giorno possano incontrarsi di nuovo. Se esiste un luogo dove le anime dei giusti che hanno combattuto per la pace, la verità e la giustizia possono ritrovarsi a prescindere dagli dei che venerano, be’, si augura che accada.
Molto più in là, ovviamente. Perché adesso ha ancora tanto da fare, da dare. Da vivere, assieme ai suoi cari.
<< Andiamo a casa >>. Lyfia si appoggia teneramente a lui, la mano posata sulla pancia appena arrotondata come a custodire un tesoro. Forse … quando il bambino sarebbe nato, e cresciuto abbastanza da poter affrontare un lungo viaggio, avrebbero potuto condurre Sunne … indietro sul cammino delle sue origini. A Sud, a conoscere il sole che le ha donato quei colori sfavillanti. A vedere la casa di suo padre, la sua terra, il suo mare.
Abbassando lo sguardo su Lyfia raggomitolata contro di sé, però, un leggero fremito lo scuote. Una folata di vento caldo, denso di profumi che non appartengono alle gelide lande sterminate di Asgard gli solletica la nuca. Sa … di fiori, di erbe selvatiche, di salsedine. Un respiro dal lontano Mediterraneo, verde e turchese, che sbatte contro le bianche scogliere di Grecia, laggiù, dove il mondo come lo conosciamo oggi ha avuto inizio. Dove millenni addietro una città ha eletto come divinità tutelare la Vergine Athena, divenendo culla di una civiltà che ancora oggi si fa scudo della devozione in Lei, per difendere l’umanità. 
Efcharistíes, risuona nelle sue orecchie. Una parola che non conosce, ma che si posa nella sua anima, a fondo, con dolcezza. 
<< Hai … sentito? >>, chiede a Lyfia.
Lei batte le palpebre, stranita. << Cosa? >>.
<< Nulla >>. Le sfrega la mano sul braccio, continuando a condurla fin sulla porta di casa. Le cede il passo, e una volta solo indugia per qualche istante sulla soglia. Ascolta le voci di sua moglie e della ragazza, il verso gioioso del bimbo sveglio che vede la mamma tornare.
Chiude gli occhi. E sorride.
Grazie a te, Aiolia.
Grazie … amico mio.
   
 
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