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Autore: laMills04    12/04/2018    1 recensioni
Delle lettere. Un nome.
Passati in comune.
Roni risveglierà in sè tutti i dubbi e i fantasmi del suo passato, molto simile a quello della donna presente in ogni lettera.
Regina Mills.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Robin Hood
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Lettera del 13/02 Robin a Regina

 

《Regina, amore mio, Non immagini quanto mi manchi.

Non posso vederti, non posso ascoltare la tua voce, non posso toccarti, neanche immaginarti.

È un inferno senza di te.

No, è decisamente peggio dell'inferno.

Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho annusato il profumo dei tuoi capelli, che ti ho detto "sei bellissima, Ginny."? Due giorni? Un mese? Un'infinità di tempo in ogni caso.

Non so esattamente dove mi trovo, ma sento che il vuoto mi circonda, opprimente, che ogni giorno mi schiaccia di più e rende impossibile pensare ad altro se non che sono morto.

Ma l'ho fatto per te.

Tu sei viva, è questo che conta.

Però non c'è supplizio peggiore.

Il destino ci ha strappati l'uno dall'altra? E allora che il destino vada a farsi fottere.

Anche se non possiamo tornare indietro, ti prego, ricorda che ti amo.    

Ti amo.

Ricorda che tu sei mia, e io sono tuo.

Sarà per sempre così, lo giuro. Ma tu che puoi, devi andare avanti. Sorvola il passato, non lasciare che t'inghiottisca di nuovo.

Tu sei più forte dell'oscurità, non ho paura che questa ti prenda e ti porti con sè. Se ci prova, la distruggi. Se non riesci a distruggerla, convivi con la bestia e rendila tua amica.

In ognuno di noi si annida quella bestia. Non arrenderti, volta la nostra pagina, e vai alla numero 24.

Ci sarà qualcun'altro, non sarai mai del tutto sola. Non lo eri neanche prima del mio arrivo, ma non riuscivi a vederlo.

O forse non volevi.

Fidati delle persone, non chiuderti in te stessa, e sarai invincibile. Passato, oscurità, solitudine.

Non sono niente se pensi al presente.

Alla luce.

Alla famiglia.

Regala un sorriso a chi non ne è capace.

Piangi, sentiti libera di dire quello che pensi.

Ama, ama in continuazione. Perchè, come abbiamo già dimostrato a un bel pò di gente, non è una debolezza.

Soffrirai ancora, perchè il mondo fa schifo.

Bella, è solo la vita.  

Quindi vivi, sii felice come lo eri quando ti cingevo la vita con le braccia. Quando ti guardavo e tu mi guardavi.

Ridi.

E non dimenticarti della cosa che sai fare meglio.

Perdona.

Non so se i baci dell'aldilà inesistente sono dolci quanto quelli veri, ma continuerò a cercare il modo di riappoggiare per l'ultima volta le mie labbra sulle tue.

Robin,

il tuo uomo che sa di foresta.》

 

Roni socchiuse gli occhi per leggere l'ultima frase, scritta in una calligrafia più disordinata e piccola rispetto al resto della lettera. Chissà chi era questo Robin. E questa Regina, poi. Nomi particolari, per quell'epoca.

La carta era ruvida e bruciacchiata ai bordi, rovinata dal sole e dalla salsedine del mare.

Roni l'aveva trovata casualmente sulla spiaggia di mattina presto quando, come ogni giovedì, andava a correre per tenersi in forma. Era inciampata in una bottiglia rotta. Si era ferita il piede e, quando aveva provato a disinfettare il profondo taglio con l'acqua di mare, erano volate imprecazioni per un quarto d'ora.

Solo dopo le aveva dato uno sguardo. A quella bottiglia vecchia e verdastra.

Al suo interno era arrotolata quella che sembrava una lettera d' addio. Un pò umida forse, ma leggibile.

L'aveva portata con sè al Roni's Pub, ancora chiuso a quell'ora. E adesso era seduta su uno sgabello, senza sapere bene cosa fare, con le mani strette alla carta di origini sconosciute il cui mittente sembrava essere morto.

Non pianse, ma avrebbe voluto farlo.

Quelle parole le avevano risvegliato una strana luce, dei ricordi dolorosi e molto simili al passato della donna misteriosa.

Regina.

Si sentiva quasi a disagio a leggere una dedica così privata, profonda, un tempo appartenuta a un'altra persona.

Si sentiva sbagliata.

Mise la lettera in un cassetto nascosto sotto il bancone e prese la sua mazza da baseball preferita, solo per farla roteare perpendicolarmente al pavimento.

Era troppo presto per aprire, in più non ne aveva voglia.

Poteva farsi un tonic, ma non le avrebbe fatto bene di mattina presto. Mollò la mazza in un angolo e uscì dal locale, pensando che non avrebbe aperto prima delle 9:00.

Andava a casa.

 

Il piccolo appartamento in cui abitava da quando ne aveva memoria si trovava a pochi isolati lontano dal suo locale, quindi percorse il breve tragitto a piedi.

Appena si chiuse il pesante portoncino di legno alle spalle, diede un lungo respiro e si buttò sul divanetto in pelle incastrato in un angolo del salotto.

Nonostante le dimensioni ridotte, era accogliente e luminoso: dalle alte finestre si vedevano le piante accuratamente sistemate sul davanzale in attesa che i primi raggi di sole le raggiungessero, il profumo di vaniglia impregnava l'aria presente in tutto l'appartamento senza essere fastidioso.

Nonostante tutto questo, Roni non si era mai sentita bene tra quelle mura, mai al sicuro.

Preferiva il suo bar; l'odore pungente dei superalcolici che aleggiava nel locale e le risate delle persone che ci erano andate per un aperitivo con gli amici.

Certo, non era sempre una passeggiata avere a che fare con un paio di ubriachi pervertiti, ma era parte del suo mestiere e del suo carattere deciso.

In fondo, era abituata a sopportare. 

   
 
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