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Autore: darken_raichu    13/04/2018    1 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Draghia, Territorio della famiglia Dormimrod, 12/08/4783, circa le 12

Il sole splendette alto nei giorni seguenti, mentre il Gruppo marciava lungo la Strada di Arceus, inerpicandosi tra passi e valli in mezzo ai Denti del Drago.
I loro nuovi compagni si stavano dimostrando gentili e disponibili. Si erano persino offerti di preparare loro la cena la prima sera, ma Eelektross aveva rapidamente negato loro la possibilità. «Non per sfiducia, ma preferiamo mangiare al naturale, per così dire.» In realtà, Raichu l’aveva capito subito, il Pokémon voleva semplicemente non correre il rischio di vedersi avvelenato il piatto, per quanto Raichu dubitasse che quei Pokémon avrebbero potuto fare qualcosa del genere.
Il Bagon aveva rapidamente fatto amicizia con i giovani del Gruppo. In particolare, passava molto tempo con Draak, con cui scambiava lunghe conversazioni su Draghia. In particolare, il Pokémon era interessato alla vita nel paese.
«Quindi, hai trovato la direzione della tua Dominanza?» Chiese Raichu la sera del secondo giorno di marcia.
«Penso proprio di sì.» Replicò il drago, guardandosi intorno. Le alte cime dei Denti del Drago dominavano la piccola radura intorno a cui il gruppo si era preparato il giaciglio.
«E cosa farai? Resterai qui, quando noi ripartiremo?» Domandò ancora il Pokémon Elettro.
Draak ci rifletté un momento «Non lo so. Potrei, in effetti. Sono giunto fin qui, e adesso sento che la mia Dominanza mi dice di non ripartire. Ma… Mi sentirei in colpa per Eelektross. Mi ha aiutato tanto in questo viaggio, mi ha fatto allenare, mi ha spinto a migliorarmi… Forse in fondo dovrei continuare a viaggiare con voi.»
Raichu sospirò «La scelta è tua Draak. La Dominanza può essere difficile da superare. Ma se vorrai venire, ti assicuro che mi farà piacere.»
Raichu sorrise e si alzò, dirigendosi verso il bordo dell’accampamento. Si guardò intanto intorno, notando Gliscor intento a discutere con i due Dragonair di chissà cosa. Emolga, Flaaffy e gli Shelgon sembravano a loro volta presi dalla loro discussione. Plusle, Minun e i Principi stavano formando un gruppo… Eccetto il Principe di Fatia. Quanto ad Eelektross, era in disparte, intento a riflettere di chissà cosa.
Sul bordo dell’accampamento, Luxray era di guardia. Il Principe Ralts sorprendentemente era proprio accanto a lui, e i due parlottavano ancora.
“Speriamo non ci incolpino dell’influenza che potrebbe avere sul principe.” Pensò Raichu. Poi si avvicinò ai due.
«Vedete qualcosa?» Domandò Raichu.
«No. Se ci stanno seguendo, e ormai ne sono abbastanza sicuro, sono bravi. Sanno che posso vedere attraverso gli alberi più vicini, anche con un occhio solo, quindi si stanno tenendo più lontani.»
«Altre idee?»
«Nessuna, metterci a cercarli giocherebbe a loro vantaggio. Visto che non ci attaccano, vuol dire che non sono abbastanza, e stanno aspettando di trovare un’apertura per coglierci di sorpresa.»
«In tal caso, possiamo solo assicurarci che non accada. Ottimo lavoro. Principe, lei…»
«Io intendo restare qui con Luxray finché posso. Mi stava raccontando come ha rubato una…»
Luxray lo interruppe e sorrise a Raichu in modo poco convincente «Non preoccuparti, finché è con me è al sicuro. Terrò gli occhi aperti e...» In quel momento Luxray, Raichu e Ralts realizzarono insieme cosa il Pokémon aveva detto. Luxray e Ralts scoppiarono a ridere.
Raichu sorrise. Forse tutto sommato era un bene che i due passassero tempo insieme, almeno il principe stava servendo a risollevare un po’ il morale del ladro. Li lasciò alla loro guardia è tornò da Eelektross.
«Sentito tutto?» Chiese.
«Sì. In tal caso, non dobbiamo preoccuparci, credo che nessuno dei nostri possa farsi cogliere di sorpresa da questa manica di sbandati che ci tiene d’occhio.»
«Perché credi che siano solo un gruppo di sbandati?»
«Perché non hanno il comportamento normale dell’Organizzazione. Pensa a quella notte in cui si sono fatti cogliere di sorpresa dalle guardie del villaggio. Credi che qualcuno dei nemici si sarebbe fatto scoprire in quel modo? Io no. E anche questo inseguimento… l’unico motivo per cui non li abbiamo scoperti è che c’è una talpa tra noi.»
Raichu strabuzzò gli occhi «Cosa?! Chi?!»
«Riolu o Gliscor. Gliscor è sospetto perché è Gliscor, e il comportamento di Riolu è strano. L’ho visto lasciare dei segni sulla strada, e secondo Plusle e Minun a volte sparisce nei boschi. Lui dice che va ad allenarsi, ma io ho i miei dubbi.»
«E allora non dovremmo seguirlo?» Chiese Raichu.
«Assolutamente no. Ricordati, non credo che stia con l’Organizzazione. Qualsiasi informazione stia passando, sta arrivando a una terza parte. E probabilmente come informazioni sono di basso livello. »
«Perché è il figlio di Lucario?» Domandò Raichu fissandolo.
«Te l’ho già detto, le emozioni non hanno valore nel mio mondo. Figlio di Lucario o no, se ci stesse tradendo con l’Organizzazione non l’avrei tenuto con noi. No, quello che ci segue penso sia un altro gruppo.»
«E chi dovrebbe avere interesse a seguirci a parte l’Organizzazione?»
«Banditi e cacciatori di taglie. Non ti sarai dimenticato che ci hanno messo una taglia sulla testa a Laghia. Il fatto che quei falliti ci abbiano lasciato stare per tutto questo tempo è merito di Zangoose, che ha… convinto Greninja a lasciarci stare. Ma adesso siamo nei territori delle Gilde, credo di avertelo detto. Se questi che ci seguono fossero membri di una gilda di cacciatori di taglie…»
«E su che basi lo credi? Solo per Riolu?»
«Adesso mi stai facendo arrabbiare Raichu. Dopo tutto questo tempo, credo dovresti aver capito chi di noi due è il più esperto in queste cose. Ti dico che non è l’Organizzazione che ci segue e che Riolu sta aiutando qualcun altro.»
Raichu sospirò «Diciamo che tu abbia ragione. Cosa facciamo?»
«Lasciamo che ci seguano, per ora. Poi tra due giorni, quando non avremo più palle al piede, superata la Valle di Nyla, troverò il modo per tendere loro un’imboscata usando le informazioni che Riolu o Gliscor gli stanno dando.»
«Bene, mi fiderò di te. Ma se ti sbagli, ci stai mettendo tutti in pericolo.»
«Disse quello che ci ha messo una palla al piede.»
Raichu non rispose e si allontanò.
 
«Dovevano proprio prendere con loro quei tizi, vero?» Chiese Persian «Fosse stato solo il Gruppo, sarei stato disposto ad attaccarli, ma non sappiamo quanto siano forti questi tizi in più.»
Il Ditto annuì «Aspettiamo. Riolu dice che alla Valle di Nyla si separeranno da loro, se resistiamo fino ad allora poi possiamo attaccarli al Dente.»
Persian annuì «Il capo sarà soddisfatto. Eelektross vale un sacco di soldi, ed ha anche un conto in sospeso con lui. Se glielo portiamo, sarà un successo.»
Ditto scosse la testa «Non è più un successo da quando la comandante della Gilda delle Fate Blu ci ha massacrati.»
«Gliela faremo pagare, quando sarà il momento. Nessuno attacca i membri della nostra Gilda e se ne va impunito. Ma per ora concentriamoci sulla taglia di Eelektross.»
Ditto annuì, ma non poteva fare a meno di chiedersi se avessero fatto la scelta giusta seguendo i tre.
 
«Sai Draak, sei veramente un bravo Pokémon. Ne ho conosciuti pochi di così forti eppure così gentili.»
«Beh ti ringrazio Bagon» rispose il Dragalge, sorridendo.
«Per questo credo dovresti restare a Draghia. Sono certo che potresti fare grandi cose. Ci sono molte battaglie da combattere, e la tua forza ci farebbe comodo.»
Draak rimase a bocca aperta «Dici sul serio?»                              
«Solo se lo vorrai, ovviamente. Ma facci un pensiero. Restare qui potrebbe davvero essere il tuo futuro.»
Draak annuì «Ci penserò. Ma Bagon, dimmi, perché me lo chiedi così all’improvviso?»
«Non posso farci niente. Io adoro vedere Pokémon forti dimostrare il proprio valore, e qui a Draghia potresti darne prova molte volte. Io e te anzi. Non credi?»
Il Pokémon annuì, poi ripensò a Surskit «Però ho un amico lontano. Vorrei rivederlo almeno una volta.»
«Non sto mica dicendo che dovresti restare qui per sempre. Se vorrai viaggiare, perché non farlo? Ma la tua Dominanza ti porta a Draghia. Deve voler dire qualcosa non credi?»
Draak annuì «Può darsi.» poi lo guardò «Ma dimmi, questa guerra di cui mi parlavi, tra chi si sta combattendo?»
«Oh, è tremenda, sono diciotto anni che combattono. Le famiglie del nord vogliono spodestare l’imperatore e metterne su uno proprio. Come al solito, ma stavolta sta durando molto di più perché i guerrieri del nord hanno al loro servizio molti mercenari, e quelle del sud faticano a sconfiggerli, nonostante siano di più.»
«E credi che finirà presto?»
«No, a meno che qualcosa non cambi.» Commentò Bagon «Hanno tutti paura. Questo paese ha visto la guerra per troppo tempo. Erano passati solo tre anni dalla guerra precedente quando questa è scoppiata.»
Draak sentiva la tristezza nella voce del Pokémon.
Quello continuò «Vorrei solo che finissero. Che il mio paese, e che Pokémos, fossero in pace. Chissà se si può fare in qualche modo…»
Draak stava per dire che certo, era possibile, poi scosse la testa. Chi era lui per dirlo? Solo un Dragalge ottimista.
Perciò rimase in silenzio.
 
Valle di Nyla, Territorio della famiglia Doormirda, 14/08/4783, circa le 11
Per i successivi due giorni, continuarono a camminare tra le montagne. I Denti del Drago si facevano sempre più alti, sempre più alti, finché le cime non sparivano del tutto tra le nuvole. La Strada di Arceus serpeggiava sinuosa accanto al fiume Draak, ormai irriconoscibile dall’ampio, enorme fiume che avevano visto. Certo, aveva ancora la larghezza del Fiume Volt, ma decisamente era quasi impensabile che quello fosse il gigantesco fiume che avevano visto quando erano arrivati a Velenia.
Poi, la mattina del secondo giorno, qualcos’altro cominciò ad apparire all’orizzonte. Tra le montagne scorgevano qualcosa di grande, enorme. Sembravano archi di pietra, ma erano ancora lontani, e non riuscivano a vederli bene.
Andarono avanti, e la strada salì un po’. Si ritrovarono a camminare lungo un sentiero che passava accanto alla parete di pietra più strana che Raichu avesse mai visto. Anzitutto era enorme. Poi sembrava curvare verso l’esterno, come se qualcosa l’avesse spinta dall’interno. Sembrava continuare verso l’alto, e in effetti non riusciva a scorgerne l’altro capo, dato che nel punto in cui l’avevano incontrata sembrava curvare lentamente verso nord.
Salirono ancora, di più, e infine si trovarono davanti la valle. Il Draak la percorreva, zigzagando in mezzo a grandi pilastri di roccia nera, lavorati da millenni di venti e tempeste. La grande valle, circondata da montagne ma completamente spianata, era sparsamente popolata da una manciata di fattorie, puntolini circondati da filari e filari di bacche, ma stranamente aveva ampi spazi disabitati. La montagna più lontana, a malapena visibile, aveva una forma bizzarra, con grandi caverne e una cascata che scendeva da chissà dove.
Poi Raichu vide Emolga alzare gli occhi e strabuzzarli. Seguì lo sguardo del Pokémon, e rimase a bocca aperta.
Intorno alla valle, piantate alle pendici delle montagne, si trovavano enormi archi di pietra, alti quanto le montagne stesse. No, non archi…
“Costole.” Pensò raichu a bocca aperta. A quel punto guardò il muro che aveva accanto, e salì con lo sguardo, vedendolo perdersi verso l’alto, fino a che non scorse, tra le nuvole, la forma di quella che era una spina dorsale, come dimostrava il punto di incontro delle costole. Guardò di nuovo l’alta parete.
“Questa è… una coda?” Poi ritornò a guardare la valle. E lontano, scorse qualcosa che lo lasciò ancora più a bocca aperta. Quella che sulle prime aveva scambiato per una grande montagna coperta di caverna era l’immane testa di una qualche lucertola, talmente alta che i bulbi oculari erano coperti dalle nuvole. Da dove avrebbero dovuto trovarsi, sgorgava la cascata.
“Ma che cosa…”
«Questa è la Valle di Nyla.» Disse Eelektross, guardando le facce sorprese del Gruppo, non senza sogghignare. «E fa sempre questo effetto.»
«Ma che cos’è quella… cosa?» Domandò Luxray.
«Se volete saperlo, posso dirvelo io.» Disse Abra «Ho letto il racconto di Nyla.»
«Va bene, va bene, ma lo farai mentre continuiamo. Non siamo qui per piacere, abbiamo un compito.» Rispose Eelektross, avviandosi. Il gruppo lo seguì lentamente, continuando a guardare le grandi costole e il teschio in lontananza.
 
«Tanto tempo fa, all’epoca in cui Pokémos era ancora giovane, Arceus impose ai Loro il tabù di entrare a Pokémos nella loro vera forma. Così, ogni Loro dovette scegliere un aspetto che fosse degno di questo luogo, ma non andasse contro i desideri del loro signore. Solo a Nylashaapamatu, il più grande amico e generale di Arceus, fu concesso di entrare a Pokémos col proprio vero aspetto, perché Arceus si fidava di lui incondizionatamente. Si dice fosse il più potente dei Loro. Le sue ali oscuravano il sole per centinaia di chilometri mentre volava, una sua vampata di fiamme poteva far bollire il mare, e i suoi occhi vedevano a decine di migliaia di metri di distanza. Ma Nyla amava i Pokémon, e per questo cercava sempre di tenersi lontano dai loro insediamenti, per non causare loro problemi. Era felice di osservarli da lontano, salendo tanto in alto da diventare un piccolo oggetto irriconoscibile, oltre le nuvole, e di ammirarli con la sua prodigiosa vista. Per dormire si buttava in mare, che per lui era profondo come un laghetto, o si arrotolava intorno alle montagne.»
«Un giorno, mentre dormiva intorno a un gruppo di montagne, vide una piccola figura sorridergli e osservarlo. Sorpreso, perché di solito i Pokémon non si avvicinavano a lui, aprì un occhio, e piegando la testa osservò la Pokémon. Era un piccolo esemplare di una specie che non esiste più. Le sue corte ali viola ed il corpo nero sorpresero Nyla, che aveva visto pochi Pokémon simili. Chi sei? Chiese il Pokémon, senza distogliere lo sguardo. La Pokémon sorrise e gli rispose dicendo che si chiamava Draak – che allora era un nome femminile – e che lo ammirava, e desiderava poter essere come lui. A questo, Nyla rise, e rispose che nessuno poteva essere come lui, era il volere di Arceus. La fanciulla però non si arrese e rimase con lui, finché lui non prese il volo e sparì lontano.»
«Nyla tornò in quel luogo l’anno dopo, e nuovamente si mise a dormire. E ancora una volta al suo risveglio si trovò davanti la piccola creatura. Il Pokémon sorrise, e i due parlarono a lungo. Lui le narrò di quello che aveva visto nei suoi lunghi viaggi, e lei continuò a farle una domanda dopo l’altra. Nyla partì di nuovo, ma stavolta si allontanò solo per sei mesi. Quando tornò, dopo aver dormito, ancora una volta vide la Pokémon. E ancora una volta parlarono a lungo.»
«Poi Nyla dovette partire per tre anni, si dice per volare oltre il mare, a fare cosa non lo sa nessuno. Quando tornò, si rimise a dormire. Svegliatosi lo aspettava una Pokémon di aspetto diverso, ma lui la riconobbe subito, e sorrise. La Pokémon gli sorrise un’altra volta. Sei tornato, disse sorridendo. Nyla annuì, schiacciando una piccola foresta con quel gesto, e le raccontò di ciò che aveva visto in quei tre anni, anche se neanche a Draak disse dove fosse stato esattamente. E a quel punto, cominciò a capire di star provando amore per quella Pokémon. Era una sensazione nuova per lui, ma decise di non respingerla. Sorrise, e il Pokémon gigante continuò a parlare con lei per anni, continuando a tornare a trovarla. Poi, un giorno, la vide cambiata ancora. Era una Pokémon adulta ora, questo era chiaro. Le sue sei ali rosso sangue splendevano del fuoco che vi scorreva dentro, il suo corpo nero era uno strano color carbone. Ma Draak era sempre lei, allegra e solare. Nyla le narrò ancora dei propri viaggi, poi lei lo sorprese, perché gli fece la domanda che Nyla aveva atteso e temuto per anni. Gli chiese di sposarla.»
«Nyla le rispose che avrebbe fatto il possibile, e tornò da Arceus. Si inginocchiò davanti al suo trono, e lo implorò di dargli una vita mortale da spendere accanto alla ragazza, e un corpo con cui non metterla in difficoltà. Arceus lo fissò, ne lesse i sentimenti, e acconsentì, ma lo avvertì che l’avrebbe anche reso completamente mortale, e che alla morte sarebbe tornato come prima. Nyla tornò sulla terra, con lo stesso aspetto, solo in dimensioni ridotte, e i due vissero felici per molti anni, in una piccola casa sulle montagne in cui si erano conosciuti.»
«Poi, un giorno, Draak gli chiese di poter tornare a casa per qualche tempo, a incontrare i propri parenti, e Nyla sorridendo le rispose che loro erano marito e moglie, non padrone e serva. Se lei voleva tornare a casa, poteva farlo. Nessuno sa cosa accadde di preciso in quel viaggio. C’è chi dice che i suoi parenti scoprirono chi aveva sposato e chi che fu lei stessa a rivelarlo, ma quando la moglie di Nyla tornò dal villaggio dove vivevano gli altri membri della sua specie, era seguita. Decine e decine di Pokémon avevano sentito parlare del leggendario Nylashaapamatu, e le leggende su di lui si erano gonfiate sempre di più, in quei tempi così antichi. Si diceva che chi lo avesse ucciso sarebbe divenuto più potente del pokémon, che le sue ossa avrebbero donato a chi le toccava poteri magici, e tante, troppe leggende gonfiate da decenni di mistero intorno a quel grande Pokémon che sorvolava i cieli di Pokémos fin dall’antichità.»
«La casa fu attaccata, ma Nyla combatté ferocemente per difenderla e difendere Draak. Con orrore della pokémon, molti di coloro che attaccavano suo marito erano suoi parenti, o altri membri della sua specie. Orripilata si lanciò contro di loro. Ma non era una guerriera, e uno di loro la uccise. Nyla si girò, le lacrime agli occhi, e con un colpo di artigli gli tagliò la testa, ma quella distrazione gli fu fatale. Un attacco si aprì la strada attraverso una scaglia spezzata della sua pelle e lo trapassò all’altezza dello stomaco. Nyla ruggì, uccise, uccise, uccise, ma alla fine sentì che la sua ora era giunta e prese il volo. Subito, i suoi inseguitori lo seguirono. Ma improvvisamente Nyla morì, e di colpo tornò delle proprie vere dimensioni.»
«Tutti coloro che si trovavano sotto di lui, e persino le montagne, furono schiacciati dall’impatto del suo corpo, che creò la valle di Nyla. Vedendo il suo più grande amico morire, senza poterlo salvare per via delle regole che lui stesso aveva imposto, Arceus fu ad un passo dallo schiacciare il mondo e tutti i suoi abitanti, ma a fermarlo furono le ultime parole del Pokémon, che solo lui aveva udito, a fermarlo. Perdonali, o se non puoi, punisci solo i colpevoli. E tanto Arceus fece. Con i propri poteri, trasformò le ossa di Nyla in pietra, e fece sparire tutto il resto. Nel teschio vuoto, all’interno dell’occhio sinistro, pose il corpo della moglie, e da lì prese a sgorgare acqua, fino a riempire completamente il teschio del Pokémon, per poi uscirne come cascata. Arceus a quel punto si girò verso i corpi degli aggressori, e li maledì. Essi diventarono pilastri di pietra, e l’anima dei Pokémon che avevano ucciso Nyla vi rimase imprigionata dentro, senza poter raggiungere l’aldilà. Così starete, decretò Arceus guardando la cascata scendere da quello che un tempo era stato l’occhio di Nyla, finché Nylashaapamatu non avrà versato tutte le proprie lacrime. E da allora, il fiume Draak sgorga dalle cascate chiamate Lacrime di Nyla, che mai, neanche per un giorno, hanno smesso di piangere ciò che i due hanno perso.»
  
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