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Autore: Reginafenice    14/04/2018    1 recensioni
Ho immaginato come, qualche mese dopo la morte di Elizabeth, Ross avrebbe potuto reagire ad un incontro non pianificato con il frutto della suo adulterio, Valentine, e quali sentimenti avrebbe suscitato in lui l’avere a che fare concretamente con quel figlio mai riconosciuto una volta messo finalmente di fronte alla realtà che, per quanto dolorosa, lui non è mai stato in grado di accettare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dal giorno in cui Ross e Demelza videro Valentine allontanarsi con la sua carrozza per affrontare quello che, considerato il numero di valigie sistemate sul retro dell’elegante diligenza laccata di nero, sarebbe stato un viaggio piuttosto lungo lontano da casa, l’inverno cedette definitivamente il posto alla più bella primavera che si fosse mai vista da quelle parti e anche la gravidanza di Demelza sembrò godere della stessa piacevolezza di quel clima meraviglioso.

Dwight e Caroline non furono altrettanto fortunati. Trascorsero gli ultimi mesi prima del parto in continua agitazione, dal momento che il bambino aveva dato l’impressione di voler nascere in anticipo, affliggendo spesso la povera Caroline con dolori simili a quelli del travaglio. Per fortuna il termine della gravidanza era previsto a fine luglio, circa un mese prima rispetto a quello di Demelza, ma ciò nonostante Caroline decise ugualmente di sfidare la sorte andando a Nampara per trascorrere insieme alla sua migliore amica l’ora del tè, condividendo con lei alcuni deliziosi pasticcini che si era fatta portare da Londra apposta per l’occasione e una notizia sconcertante che aveva appena avuto modo di scoprire dalle sue ben informate fonti londinesi.

Predisponendosi accuratamente al riparo dai raggi del sole cocente di luglio, Caroline iniziò a camminare verso l’ingresso della proprietà dei Poldark all’ombra del suo parasole color crema, con Horace che saltellando tentava di strapparle dalle mani il sacchetto pieno di dolciumi che penzolava provocatoriamente sopra la sua testa.

“Ti prego vitellino, ti prego! Cerca di finire il tuo latte in fretta!” Clowance si accorse subito dell’arrivo di Caroline ma, per quanto desiderasse ardentemente correrle dietro per abbracciarla, dovette trattenersi dal farlo in quanto Ross aveva pensato bene di affidarle il compito di nutrire tutti, ma proprio tutti, i vitellini della stalla. Così, sotto lo sguardo vigile e divertito di Ross, la piccola attese con grande sacrificio che anche l’ultimo vitellino avesse finito di mangiare prima di fiondarsi in giardino e salutare la sua madrina.

Ciò che a Caroline stupiva sempre di quella bambina era la sua capacità innata di mantenere un portamento da vera aristocratica anche nelle situazioni più umili, proprio come quella in cui l’aveva appena sorpresa, con i capelli spettinati che le ricadevano in boccoli dorati sulle spalle e le gote arrosate dallo sforzo che la rendevano ancora più simile alla sua mamma. Inutile dire quanto questo aspetto della sua personalità la rendesse immensamente orgogliosa della sua figlioccia.

“Oh, ma chi si vede! Una bambolina in fuga dai suoi doveri…”

Clowence dissentì fieramente, voltandosi indietro per cercare il sostegno del suo papà. Ross intervenne immediatamente, “Mi dispiace doverti deludere, Caroline, ma questa volta Clowance ha lavorato duramente fino alla fine.”

Caroline si finse meravigliata, “Ah, davvero? Allora presumo si meriti una ricompensa. Vediamo, ti vanno bene delle gelatine alla frutta?”

Prima di allontanarsi per andare ad avvertire la sua mamma dell’arrivo di Caroline, Clowance la ringraziò e le posò un delicato bacio sulla guancia. Guardandola correre verso casa, Ross non poté fare a meno di ammirare la sua bellezza e provare un grande moto di affetto per la sua piccola principessa.

Caroline se ne rese conto e per un po’ sfruttò la vulnerabilità di Ross per poterlo considerare sotto una luce diversa, “Che fortuna poter essere guardata così da un uomo! Devi essere davvero innamorato di lei…”

Ross annuì, porgendole un braccio per poterla accompagnare dentro casa, “Sono sicuro che tu abbia ricevuto sguardi ben più eloquenti di un altro tipo di sentimento dagli uomini. Lo sai, vero, che Dwight disapproverebbe moltissimo questa tua incursione a pochi giorni dal parto?”

“Vorresti dire che la mia presenza qui non è gradita?”

Il suo sguardo fintamente offeso lo fece sciogliere, “A lui, sicuramente no. Ma come potremmo noi non essersene deliziati?”

In cucina, Demelza sentì il bambino muoversi  energicamente nel suo grembo, mentre si piegava sul fuoco per mescolare il bollito di carne che avrebbe dovuto fare da ripieno all’impasto che aveva lasciato lievitare sotto un panno umido in previsione della cena. Prudie, infatti, aveva deciso di prendersi due settimane di riposo per guarire dalla lombalgia che l’aveva tormentata per un mese intero, concedendosi il lusso di dedicarsi dalla mattina alla sera al suo passatempo preferito, quando invece spettava a Demelza il diritto di oziare tutto il giorno nel suo letto.

Che natura completamente diversa che avevano! Ad ogni modo a Demelza non dispiaceva affatto tenersi impegnata e farsi aiutare da Jeremy e Clowance nelle faccende domestiche più divertenti e creative. Clowance non amava molto sporcarsi le mani ma, quando si trattava di dover fare da cavia agli esperimenti culinari della sua mamma, non si tirava mai indietro anche a costo di doversi guadagnare l’assaggio a furia di impastare la farina e sbattere le uova.

“Mamma, c’è zia Caroline in giardino!” Clowence fece la sua incursione in cucina col fiatone, sollevandosi in punta di piedi per avere una visuale più completa di ciò che era disposto sopra il tavolo, “Ha persino la pancia più grossa della tua! Ma perché questo nuovo cuginetto tarda tanto ad arrivare?”

“Mi meraviglia che tu sia così impaziente di avere un nuovo cuginetto ma non un nuovo fratellino!” Scherzò Demelza.

Clowence la guardò con gli occhi feriti di chi aveva appena ricevuto un rimprovero. Allora Demelza si rese conto di quel piccolo fraintendimento e fece il giro del tavolo per andare a rassicurarla, ma lei si gettò di slancio sulle sue gambe, sprofondando il viso nella morbida stoffa della sua gonna, “Non è vero, mamma! Io lo voglio il nuovo fratellino!”

Si chinò per abbracciarla, “Non ho mica detto che non lo vuoi! Lo so che sei una bambina buona e una sorellina adorabile, non preoccuparti. E grazie per avermi informata dell’arrivo di zia Caroline, tesoro. Potresti intrattenerla tu intanto che io mi sistemo?”

La bambina raccolse con entusiasmo l’invito e corse di nuovo da Caroline. La trovò intenta a conversare amorevolmente con Ross, mentre Jeremy, seduto a gambe incrociate in mezzo alla stanza, tentava inutilmente di fare da paciere tra i due cagnolini che si stavano litigando le briciole dei pasticcini sparse sul tappeto.

“Quindi per quanto tempo dovrai stare via a Londra, Ross?”

“Spero non per non più di un mese. Mi mortificherebbe terribilmente perdermi la nascita di mio figlio…”

“E’ comprensibile, ma credo che a Jeremy non dispiacerebbe prendere il tuo posto, dico bene caro?”

Il bambino si alzò da dove si trovava per andare a sedersi sulle ginocchia di suo padre, preso da un urgente bisogno di sentire la sua vicinanza. Ogni volta che Ross si recava a Londra per questioni di lavoro e lasciava a Demelza il controllo di Nampara, Jeremy sentiva la responsabilità di proteggere lei e la sua sorellina da qualsiasi pericolo e anche dalla solitudine di non avere accanto Ross, cercando di comportarsi come se fosse già un uomo. Per questo motivo l’assenza di suo padre incideva su di lui in maniera molto più profonda di quanto si potesse immaginare.

Jeremy sapeva nascondere bene la sua vulnerabilità, attingendo a tutto il coraggio che certamente non gli mancava per affrontare qualunque difficoltà con un sorriso trascinante e la compostezza propria di un combattente, ma sia Ross che Demelza erano in grado di leggergli dentro meglio di chiunque altro, pertanto quello che agli altri poteva apparire il ritratto della serenità per loro rappresentava soltanto una maschera.

Ross era sicuro che Jeremy sarebbe diventato un uomo migliore di lui, per l’equilibrio che riusciva a ristabilire in ogni circostanza, a dispetto del fatto che fosse ancora un bambino, e per la sua straordinaria sensibilità che nel futuro gli avrebbe permesso di entrare in empatia con gli altri, attraverso una diplomazia senz’altro migliore di quella che lui aveva cercato vanamente di esercitare nel corso della sua vita.

Così, con il piccolo Jeremy in braccio, Ross continuò a parlare del più e del meno, fino a quando Demelza non entrò nella stanza per unirsi a loro. Quando la vide, Caroline fece per alzarsi ma Demelza, consapevole più di tutti di quanto sacrificio le sarebbe costato abbandonare la posizione comoda in cui si trovava, la pregò di rimanere lì dov’era.

“Dobbiamo aspettarci l’annuncio a breve? Io e Clowance non vediamo l’ora di conoscerlo.” Indicò il ventre parecchio pronunciato.

Caroline le mandò un sorriso dal bordo della tazza di tè che stava sorseggiando, “Dovresti chiederlo a Dwight. E’ lui l’esperto nel settore, anche se non credo che manchi molto…”

“Sinceramente, io temo che possa nascere da un momento all’altro. Ma come ti è venuto in mente, Caroline? Ti ricordo che è già da un mese che il piccolo cerca di farti sapere quanto sia nervoso di venire alla luce!”

Caroline si limitò a scrollare le spalle, “Beh, io e il mio bambino avevamo bisogno di una passeggiata fuori porta, diciamo così. Mi ha promesso che si comporterà bene, non preoccuparti. Avete avuto notizie di George Warleggan di recente?”

“Dal tuo tono di voce, deduco che tu sappia qualcosa che invece noi non conosciamo, ho indovinato?” Ross andò dritto al sodo, sicuro che Caroline stesse cercando di stimolare la loro curiosità girando intorno al nocciolo della questione.

Intanto anche Clowance aveva deciso di riscuotere la sua dose giornaliera di coccole, acciambellandosi ai piedi della sua mamma per lasciarsi accarezzare i capelli, mentre lei, con l’altra mano appoggiata sul suo pancione, incoraggiava il bambino a concedercele una tregua allo scalpitio che percepiva regolarmente sin dall’arrivo di Caroline.

“Pare che abbia deciso di ridurre notevolmente l’eredità di suo figlio per andare ad arricchire la dote della piccola Ursula. Molti hanno visto dietro a questo gesto una sorta di affronto nei confronti di Valentine, ma nessuno riesce a spiegarsene il motivo.”

“Per me si tratta solo di un ignobile pettegolezzo.” Ross guardò Demelza, sapendo esattamente a cosa stesse pensando.

“Può darsi, ma sono già quattro mesi che Valentine vive praticamente da solo a Londra, mentre suo padre se ne sta felice e beato qui a Trenwith, senza curarsi di lui. A volte penso che George si comporti con lui proprio come ha fatto con tuo nipote, Ross. Quasi come se non fosse suo figlio, ma l’eredità lasciatagli da qualcun altro...”

Attese una risposta, ma dal silenzio che arrivò capì che non c’era più motivo di continuare quel discorso. Si alzò dalla poltrona e lasciò che Clowance le riportasse Horace al guinzaglio, “Avete visto che non è successo niente? Il mio bambino è molto più disciplinato di quanto credevate...”

Detto questo, se ne andò, lasciando Demelza piuttosto preoccupata per quanto appena sentito e Ross in preda ai suoi sensi di colpa per aver sottovalutato la gravità della situazione. Cenarono tutti insieme per salutare Ross prima della sua partenza, in quella che fu una cena serena ma contraddistinta da un forte sentimento di tristezza da parte di tutti.

La riunione che lo aspettava a Londra gli avrebbe permesso di trovare una scusa per avvicinarsi a Valentine senza correre il rischio di incontrare George, ma certamente Ross non poteva immaginare che, in quelle poche settimane che avrebbe dovuto spendere lontano dalla sua amata Cornovaglia, il piccolo Warleggan sarebbe tornato a Trenwith ancor prima del previsto.

   
 
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