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Autore: LatersBaby_Mery    15/04/2018    14 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 69

Agosto 2017

POV ANASTASIA

Il suono stridulo e martellante della sveglia mi desta dal sonno; mi rigiro nel letto, sbuffando, e, senza alzare la testa dal cuscino, allungo il braccio verso il comodino e con un gesto molto poco dolce spengo quell’aggeggio del demonio.
Mugugno, accoccolandomi al cuscino e affondandovi il viso dentro; non ho il coraggio e la forza di aprire gli occhi. Sento Christian muoversi accanto a me, e pochi istanti dopo il suo braccio mi circonda la vita.
“Ma perché hai puntato la sveglia? Avevamo deciso di prenderci un giorno libero per il compleanno di Phoebe..” protesta mio marito, con la voce impastata dal sonno.
Apro gli occhi e mi volto in modo da ritrovarmi distesa sulla schiena, mentre lui è girato sul fianco, verso di me.
“Proprio per il compleanno di Phoebe ho puntato la sveglia. Voglio prepararle una super colazione, e devo addobbare la cucina”
“Mm..” si avvicina e affonda il viso nel mio collo “Buongiorno amore mio”
Sorrido e intrufolo le mani tra i suoi capelli. “Buongiorno” mormoro baciandogli la fronte.
“Che ora è?” domanda poi Christian.
“Le otto. Tanto Phoebe non si sveglierà prima di un’ora e mezza almeno, sai quanto le piaccia dormire..”
“Mmm, quindi vuol dire che abbiamo un po’ di tempo” dice, allungando la mano verso l’orlo della mia camicia da notte di raso e trascinandola lentamente verso l’alto.
“Qualcosa mi dice che lei sta cercando di distrarmi dai miei propositi della mattinata, Mr Grey” lo rimprovero.
“Io? Ma non mi permetterei mai!” le sue dita intanto continuano a percorrere il loro sentiero verso l’alto, sfiorando impercettibilmente il mio interno coscia, mentre le sue labbra mi baciano il punto debole dietro l’orecchio.
Ridacchio. “Dai Christian..”
“Cosa?” fa l’innocente.
Mi sottraggo alle sue labbra tentatrici e lo guardo negli occhi con aria di rimprovero.
Mio marito mi sorride birichino, si allunga per baciarmi rapidamente le labbra e poi si stacca da me, riprendendo a dedicare attenzioni alla mia camicia da notte, ormai arrivata all’altezza dell’inguine. Ne afferra nuovamente l’orlo e la fa scorrere ancora verso l’alto, scoprendomi la pancia, che negli ultimi giorni sta crescendo davvero a vista d’occhio; la bacia con infinita dolcezza, indugiandovi poi con le labbra per diversi secondi.
“Buongiorno stellina di papà” sussurra teneramente, facendomi perdere un battito.
Mi guarda negli occhi con una dolcezza e un amore che mi fanno tremare il cuore e mi accarezza la pancia. “Cresce sempre di più..” osserva, incantato.
Sorrido e appoggio la mano sul mio ventre, intrecciando le dita con le sue. Amo da morire questi momenti in cui siamo solo noi tre, mio marito ed io che coccoliamo la nostra piccolina. Teddy e Phoebe sono tutta la nostra vita, ma a volte sento anche il bisogno di ritagliarmi qualche breve istante solo per noi e la piccola principessina che cresce dentro di me.
Ad un tratto, come se la mia bimba sentisse i miei pensieri, avverto un gorgoglio all’altezza della pancia, come lo scoppiare di una bolla di sapone, un movimento quasi impercettibile, ma che in un istante mi fa spalancare il cuore.
“C-Christian..” mormoro, con la voce tremante, sollevandomi leggermente e appoggiandomi con la schiena alla testiera del letto.
“Ana, che succede?” domanda preoccupato mio marito, notando probabilmente la mia espressione scioccata.
“Io.. non lo so.. credo..” farfuglio, in preda all’emozione.
“Amore ti prego mi dici che sta succedendo? Ti senti male?”
Sorrido, scuotendo la testa, con gli occhi già umidi. “No.. Christian.. la bambina, si sta muovendo!” esclamo poi, riuscendo finalmente ad articolare una frase di senso compiuto.
La preoccupazione sparisce dal volto di mio marito, lasciando il posto ad un’espressione carica di amore, emozione e dolcezza.
“Davvero?” domanda stupito.
Gli stringo forte la mano e mi concentro, cercando di captare qualche altro piccolo movimento. La mia piccolina non si fa attendere troppo, e pochi istanti dopo sento un movimento leggero ma nitido, proprio sotto l’ombelico.
“Sì, amore io.. la sento!” esclamo, con le lacrime che scendono incontrollate lungo le guance.
Nonostante sia alla terza gravidanza, l’emozione è esattamente la stessa delle precedenti due: forte, travolgente, totalizzante, e in grado di spaccarmi il cuore.
“Od-dio..” sto praticamente singhiozzando. Se penso a quanto l’ho aspettato questo momento, quante sere sono stata lì con le mani sulla pancia in attesa di sentirla. Teddy e Phoebe sono riuscita a sentirli qualche settimana prima rispetto a lei; so bene che non bisogna fare confronti perché ogni gravidanza è a sé, ma ero così impaziente di sentire i movimenti della mia cucciola che adesso non riesco a crederci.
Christian mi sfiora dolcemente il viso e mi asciuga le lacrime. “Hey” sussurra, appoggiando la fronte contro la mia.
“È.. è meraviglioso..” mormoro.
Lui sorride, baciandomi le labbra, che, a detta sua, sono sempre più morbide quando piango.
“Hai visto che già ama le coccole del suo papà?” dice poi Christian, facendomi ridere.
Gli sfioro una guancia. “È innamorata pazza di te, come tutte le donne di questa casa”
Mio marito si allunga a baciarmi e poi bacia nuovamente la mia pancia. “Il mio quarto amore” sussurra, poi posa la mano nel punto dove pochi istanti fa ho avvertito i movimenti di nostra figlia.
“Io non la sento” si lamenta, mettendo su quel broncio che adoro da impazzire.
“Lo sai che all’inizio è difficile sentirla, lo è anche per me..”
Christian sbuffa e poi mi attira tra le sue braccia, facendomi appoggiare la testa sul suo petto. “Sei felice?”
Annuisco. “Tantissimo. È.. è una delle emozioni più belle che una donna possa provare nella vita..”
Mio marito mi stringe più forte e mi lascia un bacio tra i capelli. I muscoli dei pettorali guizzano sotto la mia guancia ad ogni suo movimento. La mia mano raggiunge il bordo della sua maglietta e s’intrufola al di sotto, vagando sui suoi addominali di marmo.
“Ma non ero io che ti distraevo dai tuoi buoni propositi?” osserva Christian.
“Beeh, diciamo che, considerando le mie ottime capacità di organizzazione, direi che potremmo prendere in considerazione il discorso che abbiamo lasciato in sospeso..”
Christian sorride e abbassa il viso verso il mio per far incontrare le nostre labbra. “Ah sì?” mugugna, con le labbra contro le mie.
Annuisco e gli poso una mano dietro la nuca, per tenerlo stretto a me. 
Mio marito mi accarezza un fianco, sale lungo la schiena e trova il gancetto del mio reggiseno.
E per un po’ mi fa dimenticare anche in che anno siamo...

“Taylor un po’ più giù, poco però.. No Christian tu stai fermo..”
Mio marito sbuffa. “Ana sono dieci minuti che stiamo qui con le braccia per aria. È solo uno striscione, centimetro più su o più giù che cosa cambia?” protesta.
Incrocio le braccia sotto al seno, sbuffando a mia volta. “Che palle che siete.. Vabbè, direi che può andare bene..”
Christian e Taylor scendono dalle sedie sulle quali erano saliti per sistemare lo striscione con la scritta BUON COMPLEANNO e si allontanano di qualche metro per osservarne l’effetto.
“Dai, è carino!” osserva mio marito, baciandomi poi una guancia “Vado a fare una doccia al volo prima che si sveglino i bambini” dice avviandosi verso il corridoio.
Io, nel frattempo, sistemo il palloncino ad elio rosa a forma di 3 all’ingresso della cucina e poi apparecchio la tavola. La mia bimba ha voluto una festa a tema Principesse Disney per questo compleanno; oggi pomeriggio abbiamo organizzato una festa qui in giardino con tanto di animatrici in costume, mentre per la colazione mi limito ad addobbare la cucina: stendo sul tavolo una tovaglia di carta con le principesse disegnate, con piattini coordinati, bicchieri e tovaglioli rosa. Gail, nel frattempo, prepara tutte le pietanze preferite della mia cucciola: ciambelle con zucchero a velo, pancakes, muffin con cuore di cioccolato fuso, e la macedonia con fragoline e pesche.
Mi siedo al bancone, osservando la nostra domestica che armeggia tra i fornelli; sfioro delicatamente la candelina a forma di 3 che vorrei mettere su uno dei muffin.
“Dio, oggi compie già tre anni..” sussurro, con un velo di malinconia e un groppo alla gola.
“Ti ricordi i primi giorni in cui tornasti a casa dall’ospedale? Le facevamo il solletico ai piedini per farla svegliare per la poppata..” dice Gail, facendomi sorridere.
“Quanto era piccola. E già allora era una dormigliona cronica..”
Man mano che i vari dolci sono pronti, li sistemo in tavola nei vari vassoi ricoperti dalle cloche.
Ad un tratto una voce squillante irrompe in cucina, insieme al suo proprietario.
“Ciao mamma!!” Teddy corre verso di me e si arpiona ai miei fianchi.
“Amore mio” gli accarezzo i capelli “Buongiorno!” mi chino e gli do un tenero bacio sulla guancia.
“Oggi è il compleanno di Phe, vero?”
“Bravissimo!” gli indico la cucina “Ti piace?”
Lui si guarda intorno, un po’ scettico. “Le principesse sono per le femminucce, io preferisco i supereroi”
“Lo so, però oggi è la festa di Phoebe e dobbiamo organizzare le cose come piacciono a lei. Giusto?”
Teddy sorride e annuisce.
“Mamma non ho salutato la sorellina” afferma poi, baciandomi la pancia “Ciao sorellina!”
Sembra assurdo, ma ogni singola volta in cui i miei figli compiono questo gesto, o comunque dedicano attenzioni alla piccolina, il mio cuore spicca il volo.
“Hey, qui qualcuno è già sveglio!” esclama Christian sopraggiungendo in cucina.
Teddy si volta e gli corre incontro, tuffandosi tra le sue braccia.
“Phe dormiva ancora?” domanda mio marito a nostro figlio.
Teddy annuisce. “È una dormigliona”
Christian ed io ridiamo e coccoliamo per qualche minuto il nostro primogenito. Tante volte mi fermo a pensare e ho paura di dedicargli troppe poche attenzioni. Il fatto che sia in arrivo il terzo bambino lo fa sembrare grande, ma il mio piccolo ha solo cinque anni, anche se a volte fa certi discorsi che ci lasciano davvero interdetti. 
“Che dite, andiamo a svegliare la festeggiata?” propongo.
I miei uomini annuiscono e insieme ci dirigiamo verso le scale. Giunti in cameretta, notiamo che Phoebe dorme ancora beata. Teddy, con la sua innata delicatezza, sale sul letto e le si getta praticamente addosso.
“Piano!” lo ammonisce Christian, con una punta di divertimento.
“Pheee! Dai svegliati!” esclama Teddy, accarezzandole un braccio.
Mia figlia si muove, mugugna qualcosa e poi apre gli occhi, strofinandoli.
“Phe, è la tua festa oggi!” le fa notare suo fratello, abbracciandola con dolcezza.
Phoebe apre completamente gli occhi e guarda sorridente prima Teddy e poi me e Christian, che ci sediamo sul bordo del letto e la sommergiamo di coccole.
“Tanti auguri amore mio” mormoro, baciandole rumorosamente la guancia.
“Quanti anni sono oggi?” le chiede il suo papà.
Phoebe alza la mano mostrando tre dita.
“Comunichi solo a gesti? Hai perso la lingua?” Christian si allunga e le fa il solletico.
Nostra figlia ride come una pazza e si dimena. “No papi bastaaa!!” urla tra le risate.
“Aaah allora sai ancora parlare!” Christian la prende tra le braccia e la stringe forte a sé. “Buon compleanno cucciola di papà” le bacia una tempia, e Phoebe appoggia la testa sulla sua spalla. “Vuoi fare colazione, principessa?”
“Sì”
“Allora andiamo”
Mio marito si alza, tenendo Phoebe in braccio, ed esce dalla cameretta, seguito a ruota da me e Teddy.
Quando arriviamo in cucina, nostra figlia si guarda intorno incantata; non dice nulla, ma quegli occhioni grigi colmi di meraviglia comunicano più di quanto possano fare le parole.
“Cucciola, ti piace?” le chiedo, accarezzandole i capelli.
Lei annuisce e sorride, e quel sorriso potrebbe illuminare una città intera.
“Posso vedere?” domanda poi Phoebe, indicando la tavola.
“Ma certo!” il suo papà la mette giù e lei corre ad ammirare la tovaglia delle principesse, i piattini, i bicchieri e le varie stelline di carta fucsia e argentate sparse sul tavolo.
Christian ed io la guardiamo da lontano e poi ci guardiamo negli occhi, sorridendo. Non c’è nulla di più bello che rendere felici i nostri bambini, anche, anzi soprattutto, nelle piccole cose.
“Ooh la festeggiata si è svegliata!” esclama Gail alle nostre spalle, entrando in cucina. Si avvicina a Phoebe e si china ad abbracciarla. “Tanti auguri piccolina mia”
“Gail, siamo curiosissimi di scoprire cos’ha preparato oggi per la festeggiata” interviene Christian.
Ci sediamo tutti e quattro, con Phoebe a capotavola, e Gail alza le varie cloche, scoprendo i vari vassoi con i muffin, i pancakes, le ciambelle e le coppette di frutta. Mia figlia fissa affascinata ogni cosa e gongola felice.
“Le mie cose preferite” afferma.
“E cosa devi dire a Gail che le ha preparate?”
Phoebe sorride. “Grazie Gail”
La nostra governante si avvicina e le prende il visino tra le mani. “Tesoro mio, non devi ringraziarmi” le bacia la fronte.
“Possiamo mangiare?” chiede impaziente Teddy.
“Il solito ingordo” osserva mio marito, divertito, versandogli un po’ di latte nella sua tazza, mentre Phoebe preferisce solo la frutta e una ciambella.
Mentre facciamo colazione parliamo dei programmi della mattinata e, com’era prevedibile, Phoebe vuole andare alle giostre, e Christian ed io non possiamo fare altro che accontentarla: oggi è il suo compleanno ed è giusto che scelga lei come trascorrere la giornata.
Quando tutti abbiamo finito di mangiare, mi alzo e prendo la candelina a forma di 3, la sistemo su un muffin e la accendo. Christian fa salire Phoebe in piedi sulla sedia mentre intoniamo Happy birthday to you. Poso il muffin davanti a nostra figlia che, appena terminata la canzoncina, spegne la candelina e ci guarda sorridente, con gli occhi luminosi come due stelline. Mio marito ed io la stritoliamo in un abbraccio e le baciamo le guance, dopodichè è il turno di Teddy, che si avvicina a sua sorella e la abbraccia. È indescrivibile quanto sia bello ed emozionante per noi vederli così uniti e affettuosi.
“Io credo che manchi ancora qualcosa..” accenna poi Christian, rivolgendomi uno sguardo d’intesa.
“Lo credo anche io” lo assecondo.
“Cosa?” chiedono i bimbi in coro.
“Venite con noi” li prendiamo per mano e li portiamo in salone.
Sul tavolino davanti ai divani fanno bella mostra di sé due grandi pacchi regalo ricoperti da una carta lucida rosa e un bel fiocco color argento. Phoebe lancia un urletto divertito e si fionda sui due regali.
“Apriamo?” propone, impaziente.
Teddy va subito in suo soccorso. “Ti aiuto io!”
Christian ed io ci sediamo sul divano dietro di loro e li lasciamo scartare i pacchi insieme; sciolgono il fiocco al primo e tirano la carta, rivelando un grande scatolo.
“È troppo pesante” si lamenta Teddy.
Li aiutiamo a sollevare il coperchio e Phoebe curiosa subito all’interno, scoprendo uno splendido vestito da Cenerentola, che tra le principesse Disney è la sua preferita: è azzurro, con le spalline e le rifiniture in argento, con la gonna larga e arricchita di tulle.
Nostra figlia lo fissa incantata. “È mio?”
Rido. “Ma certo che è tuo! Questo lo indosserai oggi alla tua festa, così sarai una principessa in tutto e per tutto!”
Phoebe sorride felice, facendomi scoppiare il cuore.
“Ti piace amore?”
Lei annuisce. “È proprio come quello vero”
Christian sorride e la prende tra le braccia per schioccarle un bacio sulla guancia; è perdutamente innamorato di sua figlia e quando è con lei, così come con Teddy, mi fa innamorare di lui sempre un po’ di più.
“Phe vuoi aprire anche l’altro regalo?” la incita Teddy.
La festeggiata abbandona il dolce rifugio tra le braccia del suo papà e presta attenzione al secondo pacco, un po’ più piccolo del primo. Insieme a suo fratello scioglie il fiocco e rompe la carta; questa volta riescono da soli a sollevare il coperchio dello scatolo e, non appena sbircia il contenuto, Phoebe resta senza fiato, con gli occhi colmi di luce. Davanti a lei ci sono otto piccoli scatoli ognuno contenente una delle principesse Disney: Cenerentola, Biancaneve, Belle, Aurora, Ariel, Jasmine, Raperonzolo e Elsa di Frozen. Ognuna di esse è accompagnata da vari accessori e da un piccolo libro con la fiaba corrispondente. È una nuova collezione Disney non ancora uscita negli store ufficiali, non ho ancora ben capito mio marito come sia riuscito ad averla. Ma sinceramente in questo momento poco mi interessa: ciò che conta davvero è lo sguardo euforico, luminoso e felice di mia figlia. Phoebe osserva le principesse una per una, come se fosse incredula che siano proprio sue.
“Amore, non dici niente?” le chiede Christian, divertito.
“Ti piacciono?” incalza Teddy.
Mia figlia sorride, emozionata. “Sììì! Tanto tanto!” viene verso di noi e ci abbraccia; Christian allunga la mano e stringe a noi anche il nostro cucciolo.
E in questo momento ho ancora una volta la certezza che nulla al mondo conta più di tutto questo.
“Oddio anche tu!!” mi lamento, quasi sull’orlo delle lacrime, davanti al grande specchio della cabina armadio, imprecando contro il terzo – e sottolineo, terzo – pantaloncino che non mi entra. Avevo fatto affidamento su di lui perché è abbastanza elasticizzato, ma per chiudere il bottone mancano almeno cinque o sei centimetri.
Frustrata, lo sfilo e di malo modo lo lancio per terra; con uno sbuffo che somiglia più ad un urlo strozzato mi siedo sul pouf, in slip e reggiseno, evitando di guardare verso lo specchio che costantemente mi sbatte in faccia la verità su quanto io sia ingrassata e fuori forma. Per carità, sono perfettamente consapevole che al quinto mese di gravidanza la pancia diventi alquanto generosa, ma i pantaloni che non si allacciano e le magliette che non entrano rappresentano comunque un bel colpo di affondo per la mia autostima.
Poco dopo la voce di mio marito interrompe momentaneamente il mio flusso di pensieri.
“Ana, tesoro sei pronta?”
Un attimo dopo mi raggiunge, bloccandosi alla vista dei vari capi sparsi un po’ ovunque.
“Che succede? Sembra che sia scoppiata una bomba..”
Sospiro. “È dentro di me che è scoppiata una bomba”
Lui mi fissa accigliato, con le mani sui fianchi. “Che vuoi dire?”
Sbuffo. “Christian, questa è tutta roba che non mi entra..” gli indico il pavimento.
Mio marito si lascia andare ad un sorrisetto. “Ora è tutto chiaro” dice scuotendo la testa.
Gli rifilo un’occhiataccia. “La cosa ti diverte?”
Lui sospira e si china davanti a me, prendendomi le mani. “No amore mio, non è questo. È che ho la sensazione che ci siamo già passati.. no?”
So benissimo a cosa allude: anche quando ero incinta di Teddy e di Phoebe è successa la stessa identica cosa. Ma, per quanto dolce e premuroso sia, mio marito non può capire fino in fondo come mi sento, semplicemente perché è un uomo e non prova sulla sua pelle quello che provo io, non vede il suo corpo mutare progressivamente sotto i suoi occhi, non sa cosa voglia dire sentirsi gonfia, sgraziata, avere le smagliature sulla pancia e sul seno e la pelle a buccia d’arancia sui glutei. E, a tutto questo, si aggiungono anche i sensi di colpa, perché la gravidanza è un periodo così magico, così meraviglioso, così ricco di emozioni che mi sento una persona spregevole per le critiche che faccio al mio corpo.
Non mi rendo conto delle lacrime che sono spuntate dai miei occhi fino a quando non è Christian ad asciugarle e a prendermi il viso tra le mani.
“Heeii, piccola, cosa sono queste lacrime? Per qualche abito stretto??”
Prendo un lungo respiro. “No Christian, non è per qualche abito stretto, è perché anche se sono alla terza gravidanza ti assicuro che non mi abituo mai a vedere il mio corpo trasformarsi, e non sto parlando solo della pancia che cresce, ma anche delle smagliature, del tessuto adiposo un po’ ovunque... Poi mi fermo a pensare e mi do della stupida, perché con questi pensieri è come se sottraessi un po’ di felicità a tutto quello che stiamo vivendo..”
Mio marito mi sfiora le guance con il dorso delle dita. “Amore, non devi sentirti in colpa. È normale che vedere il proprio corpo cambiare così tanto rappresenti in qualche modo un trauma, penso che tutte le donne ad un certo punto della gravidanza inizino a.. a non sentirsi molto a proprio agio con il proprio fisico. Però, ti prego Ana, non fartene una malattia..” il tono supplichevole con cui pronuncia quell’ultima frase mi fa vibrare l’anima.
“Vieni qui” dice poi, prendendomi le mani e facendomi alzare. Si siede sul pouf dov’ero io un attimo fa e mi fa sedere sulle sue gambe. “Lo so che io non posso capire perché sono un uomo e non so cosa significhi affrontare nove mesi di gravidanza con tutti gli annessi e connessi, però vorrei che per un attimo tu riuscissi a guardarti con i miei occhi. A me non interessa che tu abbia qualche smagliatura con la pancia o che il tuo seno e le tue gambe siano un po’ più generose.. anzi, a dirla tutta mi fa anche un certo piacere..” fa un sorrisetto.
Ridacchio. “Non avevo dubbi..”
“Dico davvero” prosegue, tornando serio “A me fa male vederti star male, perché anche se in questo periodo vedi lo specchio come un nemico, io vorrei che tu capissi che per me sei e resti sempre la donna più bella del mondo”
Come posso non innamorarmi di lui ancora e ancora quando mi parla in questo modo e mi inchioda con quello sguardo colmo di amore e di dolcezza?
Sorrido e gli sfioro il viso con i polpastrelli. “Ma tu mi guardi con gli occhi dell’amore, il tuo parere non è imparziale..”
Christian riflette per qualche istante. “Boh, può darsi, in ogni caso il mio parere è l’unico che conta” afferma convinto.
Scoppio a ridere davanti alla sua espressione così seria e chino il viso per baciarlo.
Mio marito mi accarezza distrattamente la coscia mentre riprende a parlare. “Posso immaginare quanto sia frustrante vedere che i tuoi vestiti preferiti ad un tratto non ti entrino più, ma è un piccolissimo prezzo da pagare per l’immensa emozione di portare una vita dentro di te. Sappiamo bene che ad ogni mese che passa il tuo corpo si modificherà sempre di più, e non possiamo farci nulla. Però se inizi a vedere questi cambiamenti come qualcosa di negativo non vivrai bene con te stessa, dobbiamo vederli come qualcosa con cui imparare a convivere in attesa che la principessina venga al mondo” mi posa la mano sulla pancia, facendomi rabbrividire.
Intrufolo le dita nei suoi capelli e li accarezzo all’altezza della nuca, guardandolo intensamente negli occhi. Vorrei dire qualcosa, ma ho un groppo alla gola che mi impedisce di emettere qualunque suono; le parole di Christian hanno il potere di calmarmi e al contempo emozionarmi. Non che non sapessi già da sola tutto ciò che ha detto, ma sentirlo dire da lui ha decisamente un altro effetto.
L’unica cosa che riesco a fare è prendergli le guance tra le mani e baciarlo con dolcezza.
“Ma come farei io senza di te?” sussurro.
“È un’opzione non contemplata” afferma, facendomi ridere.
Lo bacio ancora, assaporando le sue labbra. “Ti amo da impazzire”
Christian mi stringe più forte. “Anche io piccola” mormora, dopodichè mi dà una pacca sulla coscia “Dai, adesso preparati perché i nostri figli sono alquanto impazienti..”
Gli do un ultimo bacio e poi mi alzo, avvicinandomi alle ante aperte del mio armadio. Esamino i vari indumenti e all’improvviso è come se avessi un’illuminazione.
“Che ne diresti di una salopette?” propongo a mio marito, che mi osserva dal suo pouf.
“Mettila e vediamo come stai” mi risponde.
Sfilo l’indumento dalla sua gruccia e la indosso: una comoda salopette di jeans a pantaloncino, con le cuciture e i bottoni rosa; su entrambi i lati ha una serie di piccoli strass che corrono lungo tutto il fianco e le tasche sui glutei sono fatte di pizzo rosa. Sotto abbino una maglietta a mezze maniche bianca e rosa, un paio di sandali e una cintura rosa all’altezza della vita.
“Che ne pensi?” domando a mio marito, parandomi davanti a lui.
“Sei bellissima!”
“Sicuro? Non è che mi fa le cosce grosse?”
Christian alza gli occhi al cielo e si strofina le mani sul viso. “Oddio, adesso ricominciamo” si lamenta, alzandosi e prendendomi per i fianchi. Mi fa voltare verso lo specchio e si posiziona alle mie spalle.
“Perché non capisci quanto sei bella?” mormora al mio orecchio, e quella voce così calda e profonda arriva ad un punto ben preciso della mia anatomia.
Mio marito si accorge subito del mio respiro corto e del mio sguardo acceso, perché fa scorrere le mani su e giù lungo i miei fianchi, poi definitivamente verso l’alto, a sfiorare il seno. “Sarà anche cresciuto, ma tra le mie mani è sempre perfetto”
Ridacchio, lasciandomi andare con la schiena contro il suo petto. Christian mi bacia il collo, e poi le sue mani scendono verso le cosce. “Vorrei anche testare se qui c’è davvero la cellulite. Sai, devo prendermi cura di ciò che è mio..” carezza delicatamente le mie cosce, avanti e indietro “No, sono lisce e toniche come sempre, anche se le preferisco un po’ più.. come dire?.. Spoglie!”
Ridendo, mi volto e gli allaccio le braccia intorno al collo. “Stamattina sei particolarmente attento, Mr Grey!” gli faccio notare.
“Quando si tratta di te, sempre!”
Mi allungo per baciarlo, ma un insolito movimento all’altezza della pancia mi distrae.
“Oh” mormoro, meravigliata, abbassando lo sguardo e accarezzandomi il ventre “Amore della mamma”
Si è fatta attendere tanto per farsi sentire, ma adesso mi sta rendendo davvero molto felice.
Christian sorride e si china davanti a me, posa le mani sui miei fianchi e attira la mia pancia verso le sue labbra.
“Vedi? Anche lei vuole dirti che sei bellissima” poi si rivolge a nostra figlia “Vero cucciola?” mi dà un altro bacio poco sotto l’ombelico e poi si rialza, consentendomi di portare a termine il mio proposito di poco fa, ossia baciarlo con passione e fargli capire quanto lo amo.
Ad interromperci, pochi istanti dopo, sono due voci decise e squillanti.
“Mammaaaaa, papàààààà!”
Christian ed io ci stacchiamo e scoppiamo a ridere.
“Ooops! Mi sa che siamo fuori tempo massimo..” osservo.
“Saranno incavolatissimi..” presagisce mio marito.
E infatti, dopo aver sentito le nostre voci, i nostri figli irrompono in cabina armadio, alquanto contrariati.
“Papii quando andiamo?”
“Non appena la mamma è pronta”
Lo fulmino con lo sguardo: ti pareva che non dava la responsabilità a me...
“Il tempo di truccarmi e sono pronta”
Phoebe si siede sul pouf incrociando le braccia. “Uffa!” protesta, con quel broncio così uguale al mio.
Christian ed io ci guardiamo negli occhi e so perfettamente cosa stia pensando mio marito in questo momento: mia figlia ed io ci somigliamo davvero tanto.
Mi chino davanti a Phoebe e la circondo con le braccia. “Scusa amore, hai ragione vi sto facendo aspettare tanto. Prometto che faccio prestissimo, okei?”
Lei annuisce, ma non la vedo molto convinta, così le propongo qualcosa che so la renderà felicissima. “Ti vuoi truccare con me?”
Come immaginavo, sul viso della mia bambina spunta un meraviglioso sorriso mentre annuisce e scende dal pouf. Ci spostiamo in camera e ci sediamo davanti alla specchiera, mentre mi trucco le do un pennello pulito e lei se lo passa ripetutamente sul viso, guardandosi allo specchio con quell’aria vanitosa che solo le femminucce possono avere.
“Sono bella mamma?”
Sorridendo, mi volto verso di lei e le prendo il viso tra le mani. Mi perdo in quegli occhi color argento che mi incantano ogni giorno di più. “Amore mio, sei bellissima” le do un bacio sulla fronte e poi riprendo a truccarmi.
Di tanto in tanto Phoebe ed io ci guardiamo attraverso lo specchio e ci sorridiamo. Non si può descrivere quanto siano belli e unici questi momenti solo nostri, di complicità tra mamma e figlia; lo sguardo curioso e affascinato che la mia bambina mi rivolge mi fa sentire importante, speciale. È proprio vero che una figlia femmina è anche un’amica e una complice per la vita.
Quando arrivo al rossetto, Phoebe posa il suo pennello e mi guarda in attesa.
“Cosa c’è, tesoro?” le chiedo, anche se so benissimo cosa vuole.
Lei mi sorride e mi indica il rossetto che ho tra le mani. “Un po’ anche io” mormora.
Fingo di rifletterci su, poi sorrido e la accontento: con il dito prelevo una minima quantità di prodotto e gliela picchietto sulle labbra, giusto per farla felice. Mia figlia si guarda allo specchio e muove le labbra, soddisfatta.
“Signorine” ci interrompe ad un tratto Christian, che era rimasto in disparte a guardare video di basket al cellulare con Teddy. “Siete pronte??”
“Sì!” rispondiamo in coro Phoebe ed io.
“Allora proporrei di andare, altrimenti arriviamo tardi alle giostre”
Prima di scendere al piano inferiore, Phoebe devia in cameretta e riappare poco dopo con a tracolla una piccola borsetta rosa che le ha regalato Kate qualche mese fa.
“Oddio” sospira Christian, prendendola in braccio “Vuoi smetterla di crescere così tanto? Non so se riesco a sopportarlo..”
Nostra figlia lo fissa perplessa e ride.
“Ma papi! Phoebe deve crescere, mica può restare piccola per sempre!” gli fa notare Teddy.
“Hai ragione cucciolo. Non ti preoccupare è solo un attacco di papite acuta” prendo in giro mio marito, che mi dà una pacca sul sedere, ridendo, e poi si avvia giù per le scale con la sua principessa arpionata al suo collo.
Io, invece, prendo per mano il mio cavaliere preferito e li seguiamo, pronti a goderci la giornata in onore della piccola di casa.


“Non so chi tra te e loro sembri più piccolo..” osserva divertito mio marito, cingendomi il fianco con un braccio, mentre passeggiamo lungo il viale principale del parco divertimenti.
I nostri figli camminano pochi centimetri davanti a noi, mangiando zucchero filato e ammirando affascinati le varie attrazioni, le bancarelle, i giochi d’acqua.
Gli mostro la mia stecca di zucchero filato. “Ti riferisci a questo?”
Lui annuisce.
“Guarda che non è colpa mia, eh. È tua figlia che aveva voglia di dolcezza” mi giustifico.
Christian ride, scuotendo la testa, e si sporge per baciarmi una guancia. “Vuoi dire che le mie coccole di questa mattina non l’hanno resa felice?”
Sorrido davanti alla sua espressione da cucciolo e mi stringo di più al suo fianco. “Le tue coccole ci rendono sempre felici” gli rubo un bacio a stampo sulle labbra e poi gli faccio assaggiare un po’ di zucchero filato.
I nostri figli ad un tratto si fermano e si voltano verso di noi. “Papà, mamma!”
“Andiamo lì?” Teddy indica la pista dell’autoscontro.
“Va bene!” asserisce Christian.
“Io non ci vengo, lo sai che sono impedita su quelle cose. Andate voi, io preferisco guardarvi”
“Okei. Allora bimbi andiamo?” porge le mani ai bambini, Teddy la afferra subito, mentre Phoebe tentenna.
“Amore, cosa c’è?” le chiede Christian, chinandosi alla sua altezza.
“Non mi piace” risponde la nostra piccola con un filo di voce.
“Vuoi restare con me?” intervengo.
Phoebe subito annuisce e sorride; così, mentre i nostri uomini fanno la fila per accaparrarsi una delle macchinine dell’autoscontro, lei ed io ce ne stiamo appoggiate alla ringhiera ad osservarli.
Ne approfitto per sistemarle un po’ i capelli e il cerchietto di Biancaneve che ha voluto mettere oggi. Mia figlia si arpiona alla mia gamba, circondandola con le braccia e poggiando la testa contro il mio fianco. Resisto davvero poco prima di prenderla in braccio e stringerla forte a me. Lo so che nel mio stato non dovrei fare sforzi, ma non posso e non voglio privarmi delle coccole dei miei bambini, e sono sicura che anche loro ne abbiano bisogno. Phoebe me lo sta dimostrando nel modo in cui si stringe a me e si accoccola con la testa sulla mia spalla.
Dio mio, sembra passato un soffio di vento da quando, dopo la poppata, si accoccolava addosso a me assumendo la stessa posizione che aveva nella pancia, e cullata dal mio respiro lentamente si addormentava. Oggi invece compie tre anni, ha una parlantina da far invidia ai migliori avvocati, è più vanitosa di una fashion blogger e più coccolosa di un panda. È la mia complice, la compagna di giochi, e di vita, di suo fratello e la luce degli occhi del suo papà.
“Amore, ti sta piacendo questo compleanno?”
Phoebe solleva la testa dalla mia spalla e mi guarda negli occhi, annuendo. “Sì mamma. Mi piacciono le giostre!”
E a me piace da impazzire vederla così felice. Sorrido e le bacio una guancia, annusando il suo profumo dolce.
“Mamma ci facciamo una foto?” propone ad un tratto la mia piccola.
“Certo tesoro!” la metto giù e rovisto nella borsa alla ricerca del cellulare.
Imposto la fotocamera interna e poi mi abbasso per essere alla stessa altezza di mia figlia. Accosto la guancia alla sua e scatto diverse foto, con il sorriso, con il bacio, con la linguaccia.
Pochi minuti dopo sentiamo Christian e Teddy chiamarci a gran voce, sollevo lo sguardo e li vedo su una delle macchinine dell’autoscontro, Christian dietro e Teddy seduto tra le sue gambe divaricate.
In questo momento mi salta alla mente la stessa frase che mio marito ha rivolto a me poco fa: non so chi tra i due sia il più piccolo. Christian dice qualcosa a nostro figlio ed entrambi cominciano a ridere; la risata di mio marito mi fa letteralmente scoppiare il cuore, perché è una risata che arriva ai suoi occhi e li fa brillare, è la risata di un bambino, allegra, dolce e spensierata; è quella risata che troppe volte da piccolo gli è stata negata, e questa consapevolezza ancora oggi ha il potere di squassarmi l’anima. Nessun bambino dovrebbe mai vivere ciò che ha vissuto il mio Christian; ma la vita in qualche modo lo ha ripagato, e questo è ciò che mi rende felice e lenisce quel dolore al petto che provo ogni volta in cui mi soffermo a pensare a tutto il male che il mio bambino smarrito ha dovuto subìre: vedere giorno per giorno che padre meraviglioso sia, con la sua dolcezza, il suo amore, la sua fermezza e la sua capacità di saper tornare bambino.
Abbasso lo sguardo verso Phoebe, che agita le braccia per salutare il suo papà e il suo fratellone. “Che dici, facciamo qualche foto anche a loro?”
“Sììì!” esclama lei saltellando.
La accontento subito e scatto qualche foto ai miei uomini; vengono un po’ tutte mosse, ma riesco ad immortalare lo stesso i loro sorrisi e la loro complicità.
Si dice che i figli maschi siano della mamma, e forse è vero: Teddy è molto legato a me, è geloso, protettivo, ama coccolarmi e farsi coccolare, ma il rapporto che ha con suo padre è qualcosa di meraviglioso, fatto di una complicità unica, sarà forse perché hanno lo stesso carattere, ma in certi momenti sembrano capirsi anche solo con uno sguardo.
Quando il giro finisce, Phoebe ed io ci avviciniamo al cancelletto di accesso alla pista, da cui poco dopo esce Christian con Teddy sulle spalle.
“Hai visto mamma? Abbiamo distrutto tutti!!” esclama trionfante il mio bimbo.
“Siete stati bravissimi!” gli porgo la mano e lui batte il cinque “Noi vi abbiamo fatto tante foto, vero Phoebe?”
Mia figlia annuisce, e Christian le accarezza il viso con le dita.
Dopo l’autoscontro ci spostiamo verso la giostra delle automobiline; in questo caso i bambini possono andare da soli perché non sono veramente loro a guidare, ma le automobiline si muovono da sé seguendo la pista circolare.
“Phe quale ti piace?” chiede Teddy a sua sorella.
Lei, come volevasi dimostrare, indica la macchinina lilla.
Teddy si siede in corrispondenza del volante. “Però guido io, perché sono più grande. Okei?”
Christian ed io tratteniamo a stento una risata, mentre Phoebe non ha nulla da obiettare e si siede accanto a suo fratello.
“Mi raccomando eh, guida bene” Christian fa l’occhiolino a nostro figlio, che annuisce convinto.
“Non ti preoccupare papà, ci penso io!” afferma, con quell’espressione sicura da ‘Ho-tutto-sotto-controllo’ identica a quella di suo padre.
Christian ed io ci allontaniamo e ci appoggiamo alla ringhiera in attesa che la giostra parta. Mio marito mi cinge la vita con le braccia e mi tiene stretta a sé, posandomi le mani sulla pancia e immergendo il naso tra i miei capelli.
“Sei stanca?”
Scuoto la testa, intrecciando le dita con le sue. “No, sono felicissima” indico con un cenno del capo i nostri figli “Guarda quanto sono contenti. Esiste qualcosa di più bello?”
Lo sento sorridere anche senza vederlo, e mi lascio andare contro il suo petto.
“Decisamente no” dice, con la voce dolce. Mi lascia un bacio tra i capelli e sospira “Mi sento così.. bene, così felice. Così tanto che a volte ho quasi paura..”
Con i brividi lungo la schiena e il cuore che batte forte, mi volto verso il mio splendido marito e poso le mani dietro la sua nuca.
“Lo sai che hai detto una cosa bellissima?”
Lui mi rivolge il suo sorriso timido e dolcissimo, e mi posa le mani sui fianchi, mentre io mi perdo nel suo sguardo, ancora una volta incredula di quanto sia meraviglioso l’uomo che ho accanto a me.
Christian appoggia la fronte contro la mia e sussurra un “Ti amo” che mi fa tremare le gambe.
“Anche io ti amo” lo bacio.
Le urla allegre dei bambini richiamano subito la nostra attenzione; mi volto e vedo Phoebe agitare le braccia per salutarci, mentre Teddy è intento a “guidare”.
“Guarda com’è attento, sembra un Taylor in miniatura” osserva Christian, facendomi scoppiare a ridere.
“Oddio.. adesso non riuscirò più a guardare Taylor allo stesso modo..” farfuglio tra le risate.
“Aspetta un attimo” dice poi Christian, estraendo il cellulare dalla tasca; imposta la fotocamera e scatta qualche foto ai nostri figli. “Sono bellissimi!” afferma orgoglioso, con lo sguardo colmo d’amore.
Quando il giro termina, aiutiamo i bambini a scendere dalla giostra e poi decidiamo di andare a pranzo in uno dei punti di ristoro del parco.
“Cucciola, ti stai divertendo?” chiede Christian a Phoebe, e lei annuisce contenta.
Abbiamo praticamente girato quasi tutte le attrazioni consentite per la loro età, e per pranzo abbiamo optato per la pizza, l’alimento preferito della festeggiata.
“Papà, ma quando nascerà la sorellina possiamo portare anche lei alle giostre?” domanda Teddy.
Christian posa lo sguardo su di me e fa un sorrisetto, dopodichè rivolge nuovamente l’attenzione a nostro figlio. “Ma certo tesoro! Oddio magari non proprio subito, perché sarà molto piccola, ma quando crescerà potremo portare anche lei”
“Ma la potrò prendere in braccio?”
“È ovvio che potrai prenderla in braccio” rispondo “Sei il suo fratellone grande!”
Teddy mi sorride fiero: adora il suo ruolo di fratello maggiore. 
“E io?” interviene Phoebe.
Le accarezzo i capelli. “Certo che potrai prenderla anche tu. E le farete anche tante coccole, vero?”
“Sìììì!” esclamano allegri, per poi tornare a concentrarsi sulla loro pizza.
Christian ed io ci guardiamo negli occhi e sorridiamo, e so che in questo momento stiamo pensando la stessa cosa: è meraviglioso vedere quanto i nostri figli siano felici ed euforici per l’arrivo della sorellina, sono curiosissimi e ogni giorno ci riempiono di domande.
Dopo la pizza l’obiettivo sarebbe quello di tornare a casa e riposarci prima della festa di questo pomeriggio, ma Teddy e Phoebe ci chiedono di fare un ultimo giro sul trenino, con tanto di occhioni teneri annessi, e davvero non riusciamo a dire loro di no. Saliamo tutti e quattro sulla giostra, io accanto a Phoebe e Christian e Teddy di fronte a noi. Il percorso che il trenino effettua attraversa cinque scenari diversi, ognuno dei quali rappresenta un continente, con tanto di montagne, mari, animali, piante, bandiere e animazioni varie. I bambini osservano tutto con fascino ed entusiasmo, e questo mi fa venire un’incredibile voglia di far scoprire loro il mondo.
Ad un tratto, un chiaro e netto sfarfallio all’interno della pancia attira la mia attenzione.
“Hey” sussurro, sfiorandomi la pancia.
“Con chi parli mamma?” domanda Teddy, fissandomi perplesso.
“Con la vostra sorellina”
“Perché?”
“Perché si sta muovendo, quindi forse vuole farsi sentire..”
“Anche io voglio sentire!”
“Anche io!!” gli fa eco Phoebe.
Posano entrambi le manine sulla mia pancia, e vedo lentamente prima il dubbio e poi la delusione dipingersi sui loro volti.
“Io non la sento” afferma triste il mio cucciolo.
“Nemmeno io” si accoda Phoebe.
Christian ride e posa anche lui le dita sul mio ventre. “È normale bimbi; solo la mamma adesso riesce a sentirla, perché la sorellina è nella sua pancia, tra qualche tempo sarà un po’ più grande, darà dei calcetti più forti e riusciremo a sentirla anche noi, capito?”
Teddy e Phoebe, seppur un po’ scettici, annuiscono.
“Però” prosegue mio marito “Anche se noi non riusciamo a sentire i suoi calci, lei sente noi, e secondo me è molto molto felice delle nostre coccole”
I nostri bambini sorridono, felici e radiosi, e non accennano a staccare le mani dalla mia pancia, trasmettendo alla piccolina tutto il loro amore. Christian appoggia il palmo poco più in basso del mio ombelico e mi sorride, con l’espressione più innamorata che mai.
 

POV CHRISTIAN

“Mr Grey”
Sollevo lo sguardo dal computer e rivolgo la mia attenzione a Taylor, in piedi sulla porta del mio studio.
“Dimmi pure Taylor”
“I ragazzi dell’agenzia hanno appena terminato di allestire il giardino” mi informa.
“Arrivo subito”
Taylor annuisce ed esce dallo studio; io spengo il PC, apro il primo cassetto della scrivania ed estraggo l’assegno che avevo già compilato.
Per la festa di Phoebe abbiamo pensato di contattare un’agenzia che organizza eventi per allestire il giardino e il buffet nel modo migliore. La mia piccolina ha voluto una festa a tema Principesse Disney, ed io ho cercato di fare qualsiasi cosa per accontentarla e rendere questa giornata indimenticabile.
Quando arrivo in giardino resto letteralmente senza parole: subito oltre le scalette c’è un cartonato a grandezza naturale che raffigura Cenerentola con in basso la scritta “Buon compleanno Phoebe” e un 3 accanto. Sotto al grande gazebo c’è un ampio tavolo ricoperto da una tovaglia in plastica raffigurante tutte le principesse Disney, sul quale Gail, aiutata dalle due cameriere che abbiamo ingaggiato, sta sistemando tutte le varie pietanze salate, dalle patatine ai vari tipi di pizzette. Nonostante Anastasia ed io abbiamo insistito più volte per contattare un catering esterno, la nostra governante non ha voluto sentire ragioni: ha voluto preparare lei tutto il buffet per quella che per lei è come una figlia, dagli antipasti alla torta; e noi siamo stati costretti ad arrenderci: ormai dopo dieci anni ho imparato a conoscere Gail e so che quando è decisa su una cosa è molto difficile farle cambiare idea.  
Oltre ai vari vassoi colmi di cibo, sul tavolo sono accuratamente ordinati anche tovaglioli, piatti e bicchieri di plastica rigorosamente a tema Principesse; ad ognuno dei quattro pilastri del gazebo è appesa un’elegante lanterna rosa. Sul lato destro del giardino, quello al riparo dal sole, ci sono diversi tavoli tondi con le sedie intorno e un tavolo rettangolare per i bambini con a capotavola una sedia a forma di trono per la festeggiata; ogni bambino ha come segnaposto un cappellino di carta a forma di cono che raffigura una delle principesse, o il relativo principe, per i maschietti.
Sparsi un po’ ovunque ci sono palloncini colorati e due lunghi striscioni con la scritta “BUON COMPLEANNO” che partono dalla facciata della casa e convergono tutti alla sommità del gazebo.
Ad un tratto sento dei passi alle mie spalle, mi giro e vedo Anastasia venire verso di me, splendida nel suo abito da cocktail rosa chiaro con un nastro bianco in vita e un paio di scarpe bianche a punta con il tacco; mentre cammina i suoi capelli scuri, lasciati sciolti se non per due ciocche raccolte all’indietro, ondeggiano sulle sue spalle, e ad ogni passo il tessuto morbido del vestito mette in risalto il suo pancino.
Quando arriva accanto a me, noto che ha indossato la collana con il ciondolo a forma di cuore con i diamantini e gli orecchini abbinati; ad ogni suo movimento i raggi del sole li fanno luccicare. 
“Allora, ti piace?” le chiedo, indicando il giardino intorno a noi.
Lei sorride radiosa. “È tutto meraviglioso, esattamente come l’avevo immaginato. Sono sicura che Phoebe sarà felicissima!”
Sorrido a mia volta e le cingo la vita con un braccio, mentre ci avviciniamo al gazebo per osservare il tavolo.
“Mamma mia che spettacolo, Gail!” commenta stupita mia moglie.
“Ma Phoebe dov’è?” le chiedo.
“Le ho appena fatto la doccia, mi sta aspettando in cameretta per vestirsi. Anzi, scappo subito altrimenti rischiamo di vederla uscire in accappatoio!” ridendo, mi dà un bacio sulla guancia e poi rientra in casa.
Io, nel frattempo, scambio due parole con i dipendenti dell’agenzia, complimentandomi per l’allestimento, e consegno nelle loro mani l’assegno. I due che si sono occupati degli addobbi vanno via, e restano solo le due cameriere, che ascoltano attente le varie indicazioni di Gail.
Do un’occhiata all’orologio: manca ancora poco più di mezz’ora all’arrivo degli invitati, per cui mi affretto a rientrare in casa per fare una doccia al volo e cambiarmi. Quando siamo rientrati dal parco divertimenti, abbiamo fatto riposare un po’ i bambini, ed io mi sono rintanato nel mio studio per visionare alcuni aggiornamenti importanti, mentre Anastasia si è occupata, insieme a Gail, di accogliere i ragazzi dell’agenzia.
Non appena salgo al piano superiore, trovo Teddy che vaga per il corridoio.
“Tesoro, cosa c’è?”
Lui sbuffa. “Phoebe si sta preparando, e la mamma mi ha cacciato dalla cameretta. Mi annoio”
Trattengo a stento una risata: povero cucciolo di papà, con due donne che si coalizzano contro di lui. E non oso immaginare quando saranno tre!
“Io sto andando a vestirmi, vuoi farmi compagnia?”
Mio figlio riacquista il sorriso e annuisce, seguendomi in camera. Faccio una doccia veloce e poi mi sposto in cabina armadio, dove Teddy mi aspetta seduto su un pouf.
“Papà, vuoi mettere una camicia bianca? Così saremo vestiti uguali!”
Rifletto un istante sulla sua proposta. “Ma sì dai!”
Scelgo un paio di jeans scuri, una camicia bianca e una giacca leggera blu scuro.
“Come sto?” domando a mio figlio.
Lui mi mostra il pollice in su, e poi scende dal pouf per sistemarsi accanto a me davanti allo specchio.
“Vedi? Siamo quasi uguali!”
Il quasi consiste nel fatto che lui indossa un paio di jeans al ginocchio e la sua camicia è a mezze maniche. Sorrido fissando il nostro riflesso allo specchio: ci somigliamo davvero tanto, e per me è un dono inestimabile vivere questi piccoli momenti quotidiani con il mio bambino. Dopo una sistemata ai capelli e uno spruzzo di profumo, sia a me che a lui ovviamente, Teddy ed io andiamo a bussare alla porta della cameretta per vedere se la principessina è pronta.
Il viso di Anastasia spunta da uno spiraglio. “Cosa c’è?”
“Ci vuole tempo?” domanda impaziente Teddy, senza girare troppo intorno alla questione.
“Un minuto e abbiamo finito” comunica mia moglie, richiudendo la porta.
Contro ogni mia aspettativa, la porta si apre davvero dopo un minuto, e alla vista della mia bambina mi si mozza il respiro. È letteralmente una principessa nel suo vestito azzurro di Cenerentola e le scarpine color argento, con i capelli corvini che le accarezzano le spalle, in parte raccolti con due treccine, Anastasia le ha messo anche un leggerissimo velo di rossetto rosa per farla contenta. È semplicemente incantevole.
Le prendo le manine e le faccio fare un giro su se stessa. “Amore mio, sei bellissima!”
Lei sorride fiera, facendomi sciogliere il cuore. La prendo in braccio e le schiocco un forte bacio sulla guancia. “Adesso sei a tutti gli effetti la principessa di papà!”
Ad un tratto sentiamo il campanello suonare e ci precipitiamo all’ingresso per scoprire chi sia. In atrio troviamo Taylor che parla con un ragazzo e una ragazza sui venti, venticinque anni al massimo; entrambi indossano una divisa composta da un paio di bermuda blu e una maglietta rossa, e hanno con sé due borsoni.
“Buonasera!”
Tutti e tre si voltano verso me e mia moglie.
“Mr Grey, Mrs Grey, loro sono gli animatori che l’agenzia ha scelto per voi” ci informa Taylor.
Anastasia ed io ci presentiamo e presentiamo i nostri figli, che sembrano avere a pelle una grande simpatia per i due ragazzi, e questa è la cosa che conta di più per noi, perché gran parte del divertimento dei bambini ad una festa dipende dagli animatori.
Anastasia mostra ai due ragazzi il giardino, e loro sistemano i borsoni in un angolo del gazebo.
Pochi minuti più tardi suona nuovamente il campanello che annuncia l’arrivo dei primi invitati, che si rivelano essere i miei genitori, con un grande pacco regalo tra le braccia.
“Tesoro” mormora mia madre, abbracciandomi.
“Dov’è la piccola?” chiede mio padre, dopo avermi salutato.
“È in giardino” risponde mia moglie, sopraggiungendo alle nostre spalle.
Dopo aver salutato affettuosamente la loro nuora, i miei si dirigono in giardino a fare gli auguri di compleanno alla loro nipotina, complimentandosi per i vari addobbi e soprattutto per il suo vestitino da principessa.
Subito dopo arriva anche Ray, con un pacchetto per Phoebe e un fascio di fiori di campo per Anastasia, che come sempre si emoziona davanti ai piccoli gesti d’amore di suo padre.
“Piccola mia, sei sempre più bella” dice mio suocero, carezzando il viso di sua figlia “La gravidanza come va?”
“Benissimo papà” si posa una mano sul ventre “Questa mattina l’ho sentita muovere per la prima volta”
Ray le rivolge un sorriso tenero. “È una cosa bellissima”
“Nonnooo!!!” urla Phoebe non appena mettiamo piede in giardino; corre verso Ray e si butta tra le sue braccia.
Mio suocero le bacia dolcemente una guancia. “Amore mio, tanti auguri!”   
“Grazie nonno”
“Sai che sei davvero bellissima?”
“Sì” risponde vanitosa mia figlia, dopodichè lei e Phoebe trascinano Ray in giardino per mostrargli il gazebo, la tovaglia, i palloncini e tutto il resto.
A poco alla volta arrivano anche Elliot, Kate con le bimbe, poi Mia ed Ethan con i gemellini, Roxy e Lucas senza Thomas che ha il turno in ospedale ancora per qualche ora. Lentamente il giardino comincia ad animarsi grazie alle voci e alle urla allegre dei bambini. Abbiamo invitato anche diversi amichetti dell’asilo di Teddy con i quali Phoebe ha fatto amicizia, e nel giro di poco più di mezz’ora in giardino si contano almeno venti bambini, magistralmente gestiti dagli animatori. Gli adulti, invece, si accomodano ai tavoli rotondi e alle 19 in punto viene aperto il buffet.
Gail si è davvero superata con le sue preparazioni, e tutti i nostri ospiti sono soddisfatti di ciò che mangiano.
Anastasia ed io siamo seduti al tavolo con i miei fratelli, i miei cognati e Roxy, anche se ci alziamo spesso per girare un po’ tra i vari tavoli e intrattenere tutti gli ospiti, chiacchierando dei nostri figli, della scuola, della gravidanza di Ana, e di baseball e basket con qualche papà.
Ad un tratto mi fermo ad osservare i bambini che giocano con gli animatori, facendo quel classico baccano gioioso, allegro e divertito. Mi soffermo in particolar modo sulla mia piccolina, perfettamente a proprio agio nel suo vestito da Cenerentola, con gli occhi che luccicano di felicità e quel sorriso capace di illuminare il mondo.
“Cosa fai?” mormora mia moglie, apparendo al mio fianco.
Mi volto verso di lei e la attiro tra le mie braccia. “Li guardavo. Sono così belli..”
Ana si lascia andare tra le mie braccia e punta anche lei lo sguardo sui bambini. “Si stanno divertendo tanto, e questa è la cosa più importante!”
Le bacio una tempia e poi appoggio le mani sulla sua pancia. “E lei? Si sta divertendo?”
Anastasia si volta e mi sorride. “Mi sa proprio di sì, di tanto in tanto sento qualche piccolo movimento”
Mi chino per baciarle il ventre e lei ricambia con un dolce bacio sulle labbra, prima di essere praticamente risucchiati dai nostri parenti.
Dopo il buffet salato si passa a quello dei dolci, e anche in questo caso Gail ha svolto davvero un lavoro superlativo: quattro diversi tipi di crostate, muffin al cioccolato con sopra una glassa di zucchero e su ognuno è applicata una miniatura di zucchero delle varie Principesse Disney, lecca-lecca al cioccolato a forma di principesse con la scritta “Phoebe 3”, coppette di macedonia con gelato e altre fantastiche prelibatezze.
Prima della torta arriva il momento preferito di nostra figlia: lo scarto dei regali. Seduta sulla sedia a forma di trono, con gli altri bambini e tutti noi intorno, Phoebe scarta i vari regali, e per ognuno di essi il suo sguardo si illumina; questo è uno dei più grandi pregi di nostra figlia: la capacità di adorare e dare importanza ad ogni cosa che le viene regalata, e spero che in futuro questa sfaccettatura del suo carattere non cambi.
Al momento della torta, Anastasia ed io ci posizioniamo dietro il tavolo sotto al gazebo, con Teddy e Phoebe in piedi su due sedie. La torta è qualcosa di fantastico: un pan di spagna a due piani ricoperto da una glassa di zucchero bianca con dei brillantini e fiorellini colorati attaccati un po’ ovunque per dare colore; sui due piani della torta sono poste in circolo tutte le principesse Disney realizzate con la pasta di zucchero. Alla base della torta c’è la scritta “BUON COMPLEANNO PHOEBE” con il numero 3 poco distante; mentre alla sommità ci sono tre candeline rosa.
Iniziamo tutti a cantare Happy birthday to you, e Phoebe si guarda intorno felice, adora stare al centro dell’attenzione. In questi pochi secondi ripercorro nella mia mente i primi tre anni di vita della mia piccolina: il primo vagito, i primi sorrisi, le prime parole, i primi passi, il suo carattere così dolce e coccoloso. Al termine della canzoncina nostra figlia spegne le candeline, aiutata da Teddy, e Anastasia ed io li stringiamo forte entrambi. A stento riesco a trattenere il groppo che mi si è formato in gola, mentre mi perdo nello sguardo felice ed emozionato della mia bambina.
Prima del taglio della torta scattiamo qualche foto di rito, prima noi quattro e poi con gli altri invitati; come ho detto prima, mia figlia adora stare al centro dell’attenzione e per ogni foto si mette in posa come fosse una star, complice anche il vestito che la fa sentire ancora più speciale.
“Buonasera a tutti!” esclama ad un tratto la voce squillante di Thomas.
“Amore! Sei arrivato giusto in tempo per la foto!” lo informa Roxy.
Mio cognato si scusa con tutti noi e corre prima a salutare la festeggiata, che lo accoglie con un enorme sorriso e un forte abbraccio; dopo la foto viene poi a salutare tutti noi.
“Tu come stai?” chiede ad Ana, abbracciandola e baciandole una tempia.
“Benissimo! Tua nipote oggi ci ha fatto un grande regalo: si è fatta finalmente sentire dalla sua mamma!” risponde mia moglie emozionata.
Rido e scuoto la testa: da questa mattina non vedeva l’ora di dirlo a tutti.
Thomas sorride. “È meraviglioso!”
“I preparativi del matrimonio, invece, come procedono?” interviene Mia.
“Abbastanza bene!” risponde Roxy “Nei prossimi giorni andremo a confermare il ristorante che abbiamo scelto per la cerimonia..”
“Per le fotografie abbiamo contattato Josè, perché abbiamo visto il servizio che ha realizzato per il matrimonio di Christian e Anastasia e ci è piaciuto tantissimo” aggiunge Thomas.
“E gli abiti li avete già scelti?” chiede curiosa Kate.
“Io ho iniziato a dare qualche occhiata in giro, ma devo aspettare gli inizi di settembre per le nuove collezioni” afferma Roxy.
“Anch’io pensavo di aspettare il prossimo mese, anche perché con la pancia che cresce sarebbe inutile scegliere un abito adesso, tanto tra due mesi non mi entrerebbe più..” osserva Ana, un po’ mogia.
So già la direzione che i suoi pensieri stanno prendendo, così le afferro la mano e la attiro a me, facendola sedere sulle mie gambe.
“Hey, ti ho già detto e ridetto che sarai bellissima. E questa..” le poso una mano sulla pancia “..sarà l’accessorio più bello che indosserai. Capito?”
Vedo il suo sguardo illuminarsi e le sue labbra allargarsi in uno splendido sorriso; la bacio e poi faccio scorrere le mie labbra lungo la sua soffice guancia fino all’orecchio.
“Più tardi, quando saranno andati via tutti, ti farò capire per bene quanto sei bella e dannatamente eccitante” sussurro, provocandole un brivido e facendo imporporare le sue guance.
Sono da poco passate le dieci di sera quando anche gli ultimi ospiti vanno via; tutti si sono complimentati con noi per l’ottima riuscita della festa, dall’allestimento del giardino, al buffet, alla torta, agli animatori, e questo rende me e mia moglie immensamente contenti e soddisfatti.
Mentre Gail, aiutata dalle due cameriere, che si sono rivelate impeccabili durante il buffet, rimette a posto il giardino e la cucina, Anastasia ed io ci occupiamo dei bambini.
“Allora cucciola, ti è piaciuta la festa? Ti sei divertita?” chiedo a mia figlia, mentre le infilo il pigiama.
Phoebe sorride e annuisce, giocherellando con il colletto della mia camicia. “Sì, mi sono divertita. Sono tanto felice, papi” dice, abbracciandomi.
Quelle ultime quattro parole e quelle piccole braccia che si stringono forte intorno al mio collo fanno perdere un battito al mio cuore, e quel groppo alla gola che sentivo durante la canzoncina davanti alla torta si ripresenta. Ma questa volta non sono così bravo e qualche stilla luminosa sfugge dai miei occhi, mentre stringo a me la mia piccolina. È indescrivibile l’emozione che provo davanti a quelle parole così pure e così sincere. Sento di averla resa felice, di aver fatto qualcosa di buono e di giusto, e per me non esiste nulla di più importante al mondo che rendere felici le persone che amo.
Anastasia si accorge del mio momento di intensa emozione e mi sorride dolcemente, lanciandomi un silenzioso bacio.
Poco dopo mettiamo a letto i bambini; sono così stanchi che crollano quasi subito, senza neanche la favola della buonanotte. Restiamo per qualche minuto ad osservarli dormire, è una delle cose che amiamo di più; dopodichè prendo in braccio la mia meravigliosa moglie e la porto in camera da letto.
Ho una promessa da mantenere...
 

Qualche giorno dopo...

“Nonna, è buonissima la tua torta!” farfuglia Teddy, addentando un altro morso di crostata all’albicocca.
Phoebe, invece, gusta i biscotti al cioccolato che ha preparato ieri sera con Carla.
“Mi sa che la nonna vi trova un po’ deperiti..” osservo, divertito, facendo ridere Bob.
Da quando siamo arrivati, nel primo pomeriggio di ieri, mia suocera non fa altro che cucinare i piatti e i dolci preferiti dei suoi nipotini.
“Spiritoso! Voglio solo coccolarli un po’..” dice Carla, accarezzando loro i capelli.
“Ma Anastasia dov’è?” domanda Bob.
Sospiro. “Di sopra a prepararsi..”
Questa sera c’è il concerto di Rita Ora di cui Anastasia mi ha regalato i biglietti al nostro anniversario, e ne abbiamo approfittato per trascorrere qualche giorno con Carla e Bob. A parte un leggero intontimento a causa del fuso orario, i bambini si sono ambientati subito, e sembrano addirittura felici di vederci sloggiare questa sera e andare in pizzeria con i nonni.
Dopo una partita a scacchi con Bob, salgo al piano superiore e raggiungo la camera che Carla ha preparato ieri per noi; è ampia, semplice nell’arredamento e con una vista incantevole.
“Ana?”
“Sono quasi pronta!” sento urlare dal bagno interno.
Nel frattempo prendo dalla nostra valigia la giacca nera e la indosso sopra la camicia grigia, aggiungo in fine uno spruzzo di profumo e posso dirmi pronto.
Poco dopo sento scattare la serratura e mi volto verso la porta del bagno, dalla quale esce Anastasia con addosso un semplicissimo vestitino di cotone nero ricoperto da uno strato di pizzo bianco, con sotto un paio di ballerine nere. Ha lasciato i capelli sciolti e lisci, mentre con il trucco ha osato un po’ più del solito, ma per un concerto ci sta, credo.
“Come sto?” mi chiede, facendo un giro su se stessa.
“Sei bellissima, come sempre”
Lei sorride, poi fa vagare lo sguardo lungo il mio corpo. “Tu dove vai? All’incontro con il Primo Ministro?”
Abbasso lo sguardo, ricontrollando il mio abbigliamento: un paio di jeans, una camicia grigio perla e la giacca nera.
“Perché? Cos’ho che non va?”
Ana trattiene una risata. “Non sei mai stato ad un concerto pop, vero?”
Cosa c’entra questo adesso?? Mi sento un po’ confuso.
“Beh.. a parte quello de ‘Il Volo’ a Vancouver, no..”
Lei scuote la testa e ride, avvicinandosi a me. “Amore, quella era musica lirica, classica, ma per un concerto pop sei vestito in maniera decisamente troppo formale” afferma, sfilandomi la giacca “Christian, è in uno stadio, non alla Scala, e in più ci saranno orde di ragazzi dai quindici ai trent’anni, ti pare che andranno in giacca e camicia?”
“E come dovrei vestirmi?” domando, perplesso.
Ana inizia a sbottonarmi la camicia. “Diciamo in maniera un po’ più.. informale?”
“Cioè con una di quelle canotte con le maniche larghe fino ai fianchi e borchie ovunque?”
Mia moglie scoppia a ridere. “Ma no scemo” mi fa scivolare la camicia lungo le braccia e la appoggia sul letto accanto a noi. Poi apre la valigia ed estrae una maglietta sottogiacca nera.
“Con questa sono sicura che starai molto meglio!” afferma, e nel porgermi la maglietta inizia ad annusare l’aria “Adoro il tuo profumo” mormora, avvicinando la punta del naso al mio collo.
Il tocco lieve del suo naso e delle sue mani sui fianchi mi fa rabbrividire e fa confluire una copiosa quantità di sangue al di sotto della cintura.
“A-Ana” mormoro, con il respiro spezzato “Se continui così mi sa che non andremo al concerto..”
Lei si allontana da me e mi dà un bacio sul mento, poi mi lascia indossare la maglietta.
“Meglio?”
Mi osserva un po’ dubbiosa. “Sì, ma manca ancora qualcosa”.
Si china nuovamente sulla valigia e scova alla ricerca di qualcosa.
“Ecco!” esclama soddisfatta, rialzandosi e porgendomi un gilet sportivo nero.
Seppur un po’ incerto, lo prendo e lo indosso. Mia moglie mi prende per mano e mi conduce davanti allo specchio, guardandomi soddisfatta.
“Che ne pensi?”
Devo ammettere che non mi sono mai visto così, nella grande maggioranza dei casi il mio abbigliamento è sempre alquanto rigido e formale, ma mi piaccio in questa versione, e poi davanti agli occhi così luminosi di Anastasia come potrei contraddirla?
“Mi piace!” affermo semplicemente.
“Sei bellissimo!” mi prende le guance tra le mani e mi stampa un bacio sulle labbra “E poi questa maglietta ti mette in evidenza i muscoli così bene..” mi accarezza i pettorali e poi le braccia.
Io poso le mani sui suoi fianchi. “Amore, ribadisco ciò che ho detto qualche minuto fa: se continui così rischiamo di non andare al concerto..”
Lei sospira e mi bacia di nuovo. “Vorrà dire che recupereremo stasera” esce ancheggiando dalla camera, lasciandomi impalato come un deficiente e con gli ormoni in subbuglio.
Impongo al mio corpo di darsi una calmata e la raggiungo al piano inferiore. Salutiamo Carla, Bob e i bambini e, dopo una decina di raccomandazioni da parte di Anastasia, usciamo finalmente di casa e saliamo a bordo dell’auto che abbiamo noleggiato per questi giorni.
“Non è fantastico?” dice ad un tratto Ana, mentre ci allontaniamo pian piano dalla costa e ci immergiamo nel traffico cittadino. Savannah è una città fantastica tutto l’anno, ma è in estate che raggiunge il boom di turisti e prende vita davvero.
“Cosa?”
“Sono quasi le otto di sera e il sole non è ancora tramontato” osserva con un sorriso, rilassandosi contro il sedile e chiudendo gli occhi. 
Sorrido a mia volta e mentre guido di tanto in tanto lancio un’occhiata a mia moglie, che ha il viso rivolto verso il finestrino, illuminato dai raggi del sole che lentamente sta calando verso l’orizzonte. È bellissima.
Al primo semaforo rosso, non resisto e le poso una mano sul ginocchio, Ana fa scivolare la sua sotto la mia e intreccia le nostre dita; porto la sua mano alle labbra e ne bacio il dorso, guadagnando uno splendido sorriso da parte sua.
Quando arriviamo nei pressi dello stadio dove si tiene il concerto, rabbrividisco alla vista delle infinite auto in coda per il parcheggio e della folla di ragazzi ai cancelli.
“Oddio..” sussurro.
Ana scoppia a ridere, e mi indica un vialetto adiacente sulla destra, dove spicca la scritta “ACCESSO RISERVATO”.
“Vai lì”
“Ma c’è scritto accesso riservato” le faccio notare.
Lei alza gli occhi al cielo “Christian, vai lì!” ripete.
“Non solo alzi gli occhi al cielo, ma mi dai anche ordini. Come dovrei comportarmi secondo te?”
“Ti spiace se approfondiamo la questione più tardi? Dai Christian dobbiamo sbrigarci!”
Sono seriamente allettato dall’idea di arrivare in serio ritardo al concerto e prenderla qui, subito. Quel suo tono da maestrina mi manda alquanto su di giri.
Le rivolgo un sorrisetto carico di promesse e poi seguo le sue indicazioni, svolto verso il vialetto e scopro una sbarra e un gabbiotto sulla sinistra.
“Buonasera, desiderano?” ci chiede formalmente un uomo in divisa.
Anastasia estrae un foglio dalla borsa e glielo porge, l’uomo lo esamina e ci comunica di dirigerci al parcheggio riservato, poi preme un pulsante che fa sollevare la sbarra e ci consente di passare.
Perplesso, ingrano la marcia e seguo le indicazioni che conducono al parcheggio sotterraneo.
“Potrei capire qualcosa?” chiedo, confuso.
Anastasia ride. “Diciamo che.. ho.. usato il nostro cognome per riuscire ad avere due biglietti per la tribuna vip, che è automaticamente correlata all’ingresso riservato, al parcheggio coperto e tutto il resto..”
“Cosa intendi per ‘usato il nostro cognome’ ?”
Lei sospira, chiaramente a disagio. “Intendo che i biglietti per la tribuna vip non sarebbero stati disponibili se non fossi stata la moglie di Christian Grey..” resta per qualche secondo in silenzio, e poi indica uno spazio sulla destra “Ecco parcheggia lì, al posto C7”
Fermo l’auto al posto giusto, spengo il motore e mi volto verso mia moglie, prendendole il viso tra le mani. “Ana, non hai fatto nulla di strano. Chiunque per acquistare dei biglietti deve fornire il proprio nominativo..” cerco di rassicurarla.
A volte ho l’impressione che Anastasia quasi si vergogni del cognome che porta. So che rappresenta un peso non poco rilevante, ma non voglio che debba sentirsi in colpa o in torto se riceve qualche piccolo privilegio solo perché accanto al suo nome c’è scritto GREY.
“Sì, lo so, però..”
La blocco subito “Però niente! Quando imparerai che la ricchezza non è un peccato, un qualcosa per cui sentirsi in colpa?”
Il suo sguardo si addolcisce. “Non è che mi sento in colpa..”
“E fai bene!” appoggio la fronte sulla sua “Perché usando il nostro cognome, come dici tu, hai reso molto molto felice tuo marito”
Ana sorride e poi si sporge verso di me per baciarmi. Accarezzo lentamente le sue labbra, perdendomi nel suo sapore che per me è la più forte delle droghe.
“Forse..” si stacca a fatica dalla mia bocca “..forse dovremmo andare” sussurra.
Le do un ultimo fugace bacio e poi scendiamo dall’auto. Mentre ci avviamo verso il cancello che conduce alle tribune, due uomini in giacca e cravatta ci vengono incontro.
“Buonasera signori Grey!” esclama uno dei due, quello meno giovane, porgendo la mano a me e mia moglie.
“Buonasera” diciamo quasi all’unisono, stringendogli la mano.
“Sono Fred Loy, il proprietario dello stabilimento sportivo, e lui è mio figlio Danny” l’uomo si presenta e poi indica il ragazzo accanto a sé.
Anche il giovane stringe la mano a me ed Ana, e dallo sguardo fin troppo compiaciuto con cui scruta mia moglie posso già affermare che mi sta sulle palle.
Mr Loy Senior ci porge due badge con la scritta “VIP” da appendere al collo e poi ci invita a seguirlo verso il cancello. Sto molto attento a posizionarmi dietro Anastasia e a tenere le mani ben salde sui suoi fianchi: non voglio che il bamboccio le guardi il culo.
Quando raggiungiamo la tribuna vip, Mr Loy ci mostra i nostri posti e ci augura una buona serata. La vista da qui è eccellente, le poltrone comodissime e in più in questo settore siamo praticamente soli; altri pochi eletti che in qualche modo hanno potuto ottenere i biglietti per la tribuna sono nel settore Nord.
“Se doveste aver bisogno di qualsiasi cosa, potete rivolgervi agli steward che verranno subito a chiamarci” puntualizza Mr Loy Junior.
“Grazie mille” risponde Ana con fin troppa gentilezza.
Le cingo la vita con un braccio, con fare volutamente possessivo. “Non ce ne sarà bisogno” concludo, breve e conciso.
“Bene. Allora buon divertimento!” stringe la mano a me e fa un baciamano a mia moglie, che gli rivolge un caloroso sorriso.
Quando i due uomini si allontanano, Ana si volta verso di me e mi fissa contrariata. “Si può sapere perché sei stato così antipatico?”
“Perché il bamboccio ti guardava un po’ troppo per i miei gusti”
“I tuoi gusti sono opinabili” mi sfida.
Sbuffo. “In questo caso, la mia opinione è che il modo in cui quello ti guardava non mi piaceva. Chiaro?”
Lei scuote la testa, come se stessi dicendo la cosa più assurda del mondo.
“Christian, non mi guardava in nessun modo”
Serro la mascella; non so se Ana sia cieca o finga di esserlo per tagliare corto.
“Fidati, sono un uomo e conosco perfettamente quello sguardo. Posso anche comprenderlo, perché so cosa voglia dire essere ammaliati dalla tua bellezza, ma non mi piace quando qualcuno vuole ciò che è mio!”
Lo sguardo di Anastasia si illumina e sul suo viso si dipinge un meraviglioso sorriso, mentre mi allaccia le braccia al collo.
“Dio, ma perché non riesco mai ad essere arrabbiata con te?” si allunga a baciarmi, ed io godo ancora una volta del sapore e della morbidezza delle sue labbra. Non ne ho mai abbastanza.
“Ma adesso basta pensare alla gelosia” mi indica con un braccio l’intero stadio che si estende di fronte a noi “Guarda che bello!”
Sgrano gli occhi alla vista degli spalti e della platea colmi di ragazzi e ragazze, la cui età media oscillerà sui 24/25 anni, cioè circa dieci meno dei miei.
“Mi sento un po’ anziano” osservo, guardandomi intorno.
Anastasia scoppia a ridere, cingendomi la vita con le braccia e nascondendo il viso nell’incavo del mio collo. “Il mio vecchietto preferito” mugugna, per poi lasciarmi un bacio sulla spalla.
La tengo stretta a me e insieme ammiriamo il fantastico spettacolo si luci creato dal complesso sistema di riflettori situati un po’ ovunque. Il palco è pronto e tutti gli strumenti sono al loro posto; manca solo la regina della serata, e non nascondo che mi sento emozionato come un sedicenne: Rita Ora è una delle mie cantanti preferite in assoluto, e lo è diventata grazie a mia moglie che spesso adora ascoltare le sue canzoni, sia a casa che in auto.
Poco prima che inizi il concerto, ci raggiunge un elegante hostess in tailleur bianco e nero con un vassoio con due aperitivi e piatti di stuzzichini salati. Anastasia mi fissa stupita, mentre la ragazza appoggia il vassoio su un tavolino.
“Come da disposizioni di Mr Danny Loy, gli aperitivi sono analcolici..”
Alzo gli occhi al cielo. “Che premuroso!” ironizzo, parlando tra i denti.
Anastasia mi molla uno schiaffo all’altezza del petto e ringrazia l’hostess, che con un sorriso si congeda e si allontana.
“Dai, è stato un bel gesto”
“Guarda, lo apprezzo solo perché adoro quel tuo sguardo da bimba davanti ad una vasca di caramelle, e adoro vederti mangiare”
Lei ride e poi afferra i due bicchieri dal vassoio, me ne porge uno ed io lo faccio tintinnare contro il suo.
“Ma è analcolico” mi fa notare.
“Lo so. Ma c’è bisogno per forza di alcol per brindare?”
“E a cosa brindiamo?”
Ci rifletto un istante. “A noi. Semplicemente a noi”
Ana sorride, incantandomi, e poi fa incontrare nuovamente i nostri bicchieri prima di bere un sorso. Facciamo giusto in tempo a gustare un paio di tartine che un boato di urla si eleva in tutto lo stadio, non appena Rita Ora fa il suo magistrale ingresso, con una minigonna di pelle color argento e una maglia nera a rete, da cui si intravede un reggiseno tempestato di paillettes.
“Uau” commento, poi sposto lo sguardo su mia moglie per captare una sua eventuale reazione.
Lei ride. “Tranquillo, non sono gelosa, anche perché non posso neanche lontanamente competere con lei. Per cui per le prossime tre ore puoi sbavare quanto vuoi..”
Rido a mia volta, stringendola a me, e fissando contemporaneamente Queen Rita, come recita lo striscione di un gruppo di ragazzi in platea, che balla sul palco. Il resto della serata scorre così, con mia moglie stretta tra le mie braccia e uno spettacolo incredibile a pochi metri da noi; la musica è stupefacente ed eseguita in maniera magistrale. Non ci metto molto a lasciarmi andare e ad unire la mia voce a quella di mia moglie e delle altre sessantamila persone presenti qui stasera.
Mi sento giovane, libero, felice e spensierato.
Il momento più bello per me è senza dubbio la performance di “For you”, che è la canzone che amo di più tra tutte quelle di Rita Ora, forse perché la sento molto mia, molto nostra. Abbraccio mia moglie da dietro e le poso dolcemente le mani sulla pancia, mentre all’orecchio le sussurro di tanto in tanto le parole della canzone.
In your eyes, I’m alive
Inside you’re beautiful
Something so unusual
In your eyes
I know I’m home


*(Nei tuoi occhi sono vivo
dentro sei bellissima,
è un qualcosa di così insolito
nei tuoi occhi
so di essere a casa)*

Ed è così, quando mi perdo nei suoi occhi sento di essere vivo, e al contempo mi sento al sicuro come in nessun posto al mondo.

Been waiting for a lifetime for you
Been breaking for a lifetime for you
Wasn’t looking for love ‘till I found you


*(Ho aspettato te per tutta la vita
ho sofferto per tutta la vita prima di te
non stavo cercando l’amore finchè non ti ho trovato)*
Quando ci siamo conosciuti, l’ultima cosa a cui pensavo era proprio l’amore. Anzi, a dire il vero non ci pensavo affatto, credevo di non esserne degno, credevo di non avere un cuore. Invece, grazie alla meravigliosa donna che ho tra le braccia, quell’organo che ho nel petto ha iniziato a battere forte, e tutto il mio mondo ha iniziato a gravitare intorno a lei, lei che ha saputo far sì che da tutta la sofferenza che ho patito nella mia vita si generasse amore.
Ana si lascia andare con la schiena contro il mio petto, e ad ogni mio sussurro la sento rabbrividire.
“Ti amo” mormoro al suo orecchio, non appena la canzone termina.
Mia moglie si volta e mi abbraccia forte, dandomi ripetuti baci sulla guancia, dopodichè mi prende le guance tra le mani e mi bacia con passione.
“Ti amo da morire” afferma, con le labbra contro le mie, facendomi venire un’irrefrenabile voglia di fare l’amore con lei.
“Oh” sussurra poi, staccandosi da me e abbassando lo sguardo “Mi sa che anche lei vuole dirti che è innamorata di te”
Sorrido e mi chino davanti a lei, le poso le mani sui fianchi e poi appoggio con dolcezza le labbra sul suo ventre, coccolando la mia piccola principessa.
Quando Anastasia è incinta, anche quando la pancia non è ancora cresciuta, per me è qualcosa di sacro, come uno scrigno che custodisce il tesoro più prezioso del mondo. È un’emozione difficile da descrivere: è stato così anche per le gravidanze di Teddy e Phoebe. Quando guardo la pancia di mia moglie penso che lì dentro sta crescendo nostra figlia, il frutto del nostro amore, e mi sento invadere da un’immensa sensazione di amore e pace; per questo adoro accarezzarla, venerarla e coccolarla.
Mi rialzo e bacio la mia bellissima donna. “Pensa che bimba fortunata: ancor prima di nascere è già stata a due concerti” osservo, divertito.
Anastasia ride e appoggia la fronte sulla mia spalla, contagiandomi con la sua risata libera e felice. Ci baciamo ancora una volta e poi veniamo rapiti nuovamente dalla voce accesa e coinvolgente di Rita Ora, che interpreta il suo ultimo singolo: Anywhere.
Ana batte le mani in preda all’euforia. “Oddio questa mi piace tantissimo!”
Ci appoggiamo alla ringhiera della nostra tribuna e rivolgiamo lo sguardo al palco, dove Rita Ora balla, canta e brilla di luce propria.

A million miles from L.A 
Just anywhere away with you 
I know we've got to get away 
Someplace where no one knows our name 
We'll find the start of something new 
Just take me anywhere, take me anywhere 
Anywhere away with you


*(Un milione di chilometri da L.A 
Proprio da qualsiasi parte con te 
So che dobbiamo scappare 
In qualche luogo dove nessuno conosce il nostro nome 
Troveremo l'inizio di qualcosa di nuovo
Portami semplicemente ovunque, portami ovunque 
Da qualche parte via con te)*
Anastasia canticchia sottovoce, ed io d’istinto la stringo forte a me, ripensando alla prima volta in cui l’ho portata su Charlie Tango. Mi conosceva così poco, eppure si è fidata di me. Sarebbe venuta ovunque insieme a me, ed io l’avrei portata anche in capo al mondo, avrei voluto che quel viaggio durasse all’infinito, solo per lanciarle di tanto in tanto qualche occhiata fugace e scorgere il suo sorriso luminoso e il suo sguardo affascinato dal panorama sotto di noi.
Dopo un bis di For you fortemente acclamato dall’intero stadio, dalla platea agli spalti, il concerto volge al termine, e devo ammettere che un po’ mi dispiace. È stato bellissimo e le ore sembrano essere volate.
“Allora, cosa vogliamo fare? Andiamo a cena?” propongo ad Ana, una volta saliti in auto.
Lei riflette per qualche istante. “A dire il vero non ho molta voglia di andare a cena, con tutti quegli stuzzichini che abbiamo mangiato..”
“Quindi, cosa ti andrebbe di fare?”
“Beeeh.. se proprio vuoi farmi felice, ci sarebbe un chioschetto sul lungomare che fa dei cornetti di notte meravigliosi..”
Sospiro, accennando un sorrisetto. “E come potrei dirti di no quando mi fai quegli occhioni?” la bacio e metto in moto. Attivo il GPS che in poco tempo ci conduce nei pressi del lungomare di Savannah, che nelle sere d’estate è sempre molto popolato.
“Il chioschetto è quello!” Ana mi indica un piccolo chalet con un’insegna luminosa.
Faccio un paio di giri per trovare parcheggio e poi accontento finalmente mia moglie, comprando due cornetti; basta così poco per renderla felice. Ci sediamo su una panchina per mangiarli, Ana appoggia le gambe sulle mie, e i suoi occhi si illuminano come quelli di una bambina davanti al cornetto caldo che ha tra le mani.
“Non trovi che i cornetti siano una delle cose più belle del mondo?” farfuglia, masticando.
Ridacchio. “Trovo che vederti mangiare così di gusto sia una delle cose più belle del mondo” replico, guadagnandomi uno splendido sorriso.
Con la mano sinistra reggo il mio cornetto bigusto mentre con la destra accarezzo distrattamente la gamba di Ana; è più forte di me, quando siamo insieme non riesco a fare a meno di sfiorarla, il contatto con lei mi fa sentire vivo e calmo allo stesso tempo.
“La principessa ed io ti ringraziamo. Avevamo davvero tanta voglia di questo cornetto” afferma, una volta finito il suo spuntino notturno.
Sorrido e le prendo le mani. “Sono io che devo ringraziare te, mi hai fatto un regalo meraviglioso. Ho trascorso una delle serate più belle della mia vita..” mormoro, guardandola negli occhi.
Ana sfila una mano dalla mia per portarla sul mio viso e accarezzarmi la guancia. “Anche io. Non sai quanto mi renda felice vederti così felice..”

“Sssshh, fai piano, dormono tutti” sussurra Anastasia, ridacchiando, mentre entriamo in casa.
Sono le due di notte passate, e la casa è immersa nel buio, tranne che per una lampada accesa nell’atrio, che ci consente di arrivare in cucina senza sbattere contro mobili o divani.
Mentre apro il frigorifero per versarmi un bicchiere d’acqua, noto che Ana è concentrata su un bigliettino lasciato sul tavolo.
“Cos’è?”
“È un bigliettino di mia madre che ci augura la buonanotte e ci comunica che domattina lei e Bob porteranno i bambini al mare, e se ci svegliamo tardi possiamo raggiungerli quando vogliamo”
Ho già detto che i nonni sono qualcosa di fantastico?
“Uau! Quindi possiamo svegliarci quando vogliamo!”
Ana annuisce, e poi si avvicina a me, allacciando le braccia dietro la mia nuca. “E possiamo anche addormentarci quando vogliamo, giusto?”
Conosco perfettamente quella voce e l’epilogo che promette, per cui non posso fare altro che annuire come un ebete.
“Mmm” mormora mia moglie, avvicinando il viso al mio collo.
Annusa il mio profumo, facendo scorrere su e giù la punta del naso, e poi deposita lievi baci dalla parte anteriore del collo fino al retro dell’orecchio. 
Le prendo il mento tra le mani, costringendola a guardarmi negli occhi. “Mi sa che stanotte faremo molto tardi” la avverto, per poi prenderla in braccio.
Ci fermiamo nella camera che Carla ha preparato per Teddy e Phoebe e diamo loro un bacino; sembrano due angioletti, e sono bellissimi.
Una volta in camera nostra, chiudo la porta e mi avvento sulla mia meravigliosa donna, baciandola con passione. Lei risponde al mio bacio per diversi secondi e poi si stacca da me, prende le distanze e si sfila le scarpe, dopodichè, rivolgendomi uno sguardo di fuoco, scappa nel nostro bagno. Anch’io mi sfilo le scarpe, poi l’orologio e la fede, estraggo il cellulare dalla tasca e lo appoggio sulla cassettiera e raggiungo mia moglie, che nel frattempo si è sfilata il vestitino e mi attende in slip e reggiseno di pizzo neri. Mi blocco e faccio scorrere lentamente lo sguardo sul suo corpo, come se non ne conoscessi già ogni singolo millimetro. Mia moglie avanza ancheggiando verso di me e mi posa le mani sulle spalle, sfilandomi il gilet e poi la maglietta, lasciandosi sfuggire un commento di apprezzamento ai miei addominali. Le mie mani, smaniose, raggiungono il suo seno e lo carezzano delicatamente attraverso il reggiseno; le gote di mia moglie si colorano di rosso e il suo respiro diviene accelerato. La sua eccitazione accresce a dismisura anche la mia, e Ana se ne accorge, perché si china davanti a me, mi sbottona i jeans e me li fa scorrere lentamente lungo le gambe, quando giungono alle caviglie, con un calcio me ne libero, restando in boxer, e mia moglie non nasconde il suo apprezzamento verso ciò che contengono.
“Direi che sei molto felice di vedermi” afferma, con la voce roca per l’eccitazione, rialzandosi e posandomi le mani all’altezza dell’elastico dei boxer.
Sospiro. “Sono sempre felice di vederti” porto le mani dietro la sua schiena e le slaccio il reggiseno.
Cerco di raggiungere anche gli slip, ma Ana si allontana e si dirige verso la cabina doccia; apre l’acqua e ne regola la temperatura, dopodichè si sfila l’ultimo indumento intimo rimastole e si infila nella cabina, voltandosi in modo da darmi le spalle. La vista del suo corpo meraviglioso, che con la gravidanza diventa ancora più ricco e florido, fa convogliare tutto il sangue all’altezza dell’inguine, al punto che sento quasi un dolore allo stomaco, e se non la faccio mia subito, impazzisco.
Mi sfilo i boxer e raggiungo Ana in cabina doccia, mi posiziono alle sue spalle e le sfioro delicatamente con i polpastrelli, facendole sentire contemporaneamente la mia erezione tra le natiche. La sento respirare pesantemente e rabbrividire; attiro ulteriormente la sua schiena verso il mio petto, porto una mano sul suo seno e l’altra sul fianco, mentre le mie labbra sfiorano impercettibilmente il sentiero dal suo collo all’estremità esterna della spalla.
“Christian..” sussurra Ana, con la voce roca.
E quella è la fine. La faccio voltare di scatto, la prendo in braccio e lei allaccia le gambe intorno ai miei fianchi e le braccia intorno al mio collo. Pianto le labbra sulle sue e in un’unica spinta la faccio mia. Iniziamo a muoverci all’unisono, con l’acqua che scorre su di noi e i nostri corpi che si cercano, si uniscono, si incontrano, fino a raggiungere il culmine del piacere nello stesso istante.
 

POV ANASTASIA

Vengo svegliata da un tocco lieve e delicato sulla guancia. Sorrido ancor prima di aprire gli occhi, riconoscendo la morbidezza delle labbra di mio marito.
“Buongiorno” mormora Christian, baciandomi una guancia e intrecciando le dita con le mie.
Mi lascio andare con la schiena contro il suo petto. “Buongiorno”
“Sai che ora è? Le undici passate” mi informa “Tua madre e Bob con i bambini sono già usciti da almeno un paio d’ore..”
Mi volto, in modo da trovarmi distesa di schiena, mentre Christian è sul fianco sinistro, con la testa appoggiata sulla mano.
“Sai com’è.. dopo che qualcuno mi ha fatto fare le ore piccole questa notte, era il minimo che mi svegliassi così tardi. Tra l’altro ti ricordo che sono incinta, lo sai che in gravidanza ho più sonno del solito..”
Lui fissa il soffitto, riflettendo sulle mie parole.
“Mm” mugugna, avvicinando le labbra al mio orecchio e posando la mano sul mio ginocchio “Se non sbaglio, in gravidanza sei anche più vogliosa del solito, o no?” sussurra, facendo salire lentamente la mano lungo il mio interno coscia.
Rispondo con un gemito sommesso, che aumenta decisamente di volume non appena le dita di mio marito sfiorano la mia intimità.
“Eh già, ho proprio ragione..” afferma soddisfatto “Ti basta nulla per eccitarti” muove ritmicamente le dita, ma, prima che possa condurmi al punto di non ritorno mi sollevo e lo faccio stendere di schiena, sedendomi poi a cavalcioni su di lui, con l’unico obiettivo di farlo impazzire.

“Mamma, papàààà!!!” i nostri figli corrono per venirci incontro, e li prendiamo subito in braccio affinchè non si scottino i piedi nella sabbia bollente.
“Perché siete venuti così tardi?” domanda Teddy.
“Perché ci siamo svegliati tardi” risponde semplicemente Christian.
“E voi? Vi state divertendo?”
“Sììì!” esclamano in coro.
Phoebe allunga il braccio ad indicarmi la riva. “Guadda mamma, stiamo facendo un castello!”
“Sono curiosissima di vederlo”
Raggiungiamo gli ombrelloni che mia madre e Bob hanno scelto, a pochi metri dalla riva.
“Buongiorno!”
“Oh, ragazzi, buongiorno. Allora, com’è stato il concerto?”
“Bellissimo mamma. Ci siamo divertiti davvero tanto”
“Bambocci a parte, siamo stati accolti egregiamente” puntualizza Christian.
Scuoto la testa, ridendo, e mi sfilo gli shorts e il top che ho indossato, restando in bikini. Ammetto di non sentirmi pienamente a mio agio in costume, perché la mia pancia è abbastanza generosa e contornata da smagliature che sembrano rametti di un albero. Lo sguardo acceso e affascinato che mi rivolge mio marito, però, mi fa sentire subito meglio, più bella, più donna; certo, lui è di parte, ma in fondo per me può esserci un pensiero che conta di più?
“Mamma, papà, volete venire a vedere il castello?”
“Sì, Teddy, un attimo solo” Christian si spoglia anche lui, e poi si occupa di spalmare minuziosamente la crema protettiva sulla mia schiena, mentre io mi occupo della pancia e del seno.
Finalmente possiamo accontentare i bambini e ammirare il castello di sabbia che stanno facendo insieme a Bob, che con loro è davvero un nonno perfetto. Anche se i miei figli lo vivono poco rispetto a Ray e ancor meno rispetto a Carrick, lo adorano, amano giocare con lui e ascoltarlo quando racconta loro delle storie.
“Ma siete davvero bravissimi!” mi complimento, e loro sorridono soddisfatti.
“Ne facciamo un altro insieme?” propone il mio bambino, con la sua solita espressione birbante e dolcissima.
“Certo cucciolo, però prima facciamo un bagno?”
Tra schizzi, urla e coccole ci godiamo un bellissimo bagno tutti e quattro insieme. Ho sempre adorato il mare di Savannah, ma da quando sono diventata mamma apprezzo ancora di più questi magici momenti d’estate. E sono sicura che anche la piccola principessina dentro di me apprezzi tanto, perché mentre mi muovo in acqua, con Phoebe arpionata al mio collo, sento lei muoversi dentro di me, ed è stupefacente.
Quando torniamo sulla spiaggia, ci asciughiamo e poi Teddy e Phoebe ci reclamano per costruire il castello; Christian li accontenta subito, mentre io ho troppo caldo per espormi così tanto al sole, così mi distendo sul lettino all’ombra, a un paio di metri da loro, e mi incanto ad osservarli. Mio marito, con quel fisico scolpito e quei capelli al vento, è una visione paradisiaca, e i miei bambini sono ancora più belli baciati dal sole d’agosto. Ascoltano il loro papà e imitano i suoi gesti completamente ammaliati e rapiti da lui, e questo mi dà ancora una volta la certezza di che padre meraviglioso sia Christian.
Dopo diversi minuti passati ad ammirarli e dopo avergli scattato una marea di foto, poso il cellulare ed estraggo dalla borsa il libro che sto leggendo in questi giorni. Una leggera brezza e le voci della spiaggia in sottofondo mi rilassano tantissimo e nel giro di pochi secondi sono totalmente immersa nella mia lettura. Di tanto in tanto lancio uno sguardo a Christian e ai nostri figli, e li trovo sempre vicini, sempre a coccolarsi, sempre complici, uniti da un legame che va al di là di qualsiasi logica spiegabile.
Una mano finisce sulla mia pancia e, mentre la accarezzo, mi ritrovo a chiedermi se sarà così anche quando sarà nata anche lei; se riusciremo a farli sentire amati allo stesso modo, se la complicità che hanno in due sarà ancora più forte in tre, se Teddy e Phoebe ameranno la loro sorellina in egual modo o se uno dei due sarà geloso dell’altro. L’idea che tra qualche mese saremo in cinque è indescrivibilmente meravigliosa, ma al contempo nasconde anche un certo timore verso quella che sarà una situazione tutta nuova.
“Ragazzi!” la voce di mia madre interrompe bruscamente i miei pensieri “Vi andrebbe qualcosa da bere? Fa così caldo!”
“Per me va bene!” rispondo subito.
“Anche per me!” mi fa eco Christian.
Mia madre e Bob, con i bambini al seguito, si dirigono verso il bar per prendere qualche bibita fresca; Christian, invece, si ripulisce alla meglio le ginocchia e le mani dalla sabbia e viene a sedersi sul bordo del mio lettino.
“Ti ho già detto che sei bellissima?”
“Farò finta di crederci”
Lui mi guarda contrariato. “Finta? Mmm.. quindi vuol dire che tutta la mia fatica di questa notte e questa mattina non è servita a nulla..”
“Fatica? Sembravi piuttosto contento!”
I suoi occhi si illuminano. “Sì, ma ti consiglierei di non continuare a parlarmi così e guardarmi con quegli occhioni, altrimenti tutta la spiaggia vedrà la mia.. ehm.. contentezza..”
Rido e mi metto seduta per poterlo baciare.
“Teddy e Phoebe mi hanno chiesto se stasera li portiamo al cinema all’aperto, Bob ha detto loro che ce n’è uno apposito per i bambini. Che ne pensi?”
Annuisco “L’idea mi piace!” sorrido, ma la mia espressione torna rapidamente seria, non appena si affacciano alla mia mente i pensieri di poco fa.
Christian, ovviamente, si accorge subito del mio cambio d’umore. “Piccola, cosa c’è?”
“Niente.. è che.. pensavo..”
Anche il suo sguardo diviene subito serio. “A cosa?”
“Ai nostri figli. Mancano quattro mesi alla nascita di questa piccolina” mi accarezzo la pancia “E mi chiedevo.. insomma.. se saremo bravi a.. a trovare un nuovo equilibrio. Cioè, i nostri figli sono nel meglio della loro infanzia e ci assorbono completamente; riusciremo a coccolare abbastanza anche lei? O al contrario a non far sentire trascurati Teddy e Phoebe? E se loro fossero gelosi? Se non avessero per lei lo stesso affetto che hanno tra loro? E se..”
“Hey hey” Christian frena il mio flusso di domande, posandomi un dito sulle labbra “Amore, calmati” dice a voce bassa “Hai ragione a pensare queste cose, a volte le penso anche io. Perché per noi sarà tutto nuovo, saremo in cinque e non più in quattro e, come hai detto tu, dovremo trovare un nuovo equilibrio. Non possiamo prevedere la reazione di Teddy e Phoebe, e tanto meno possiamo fare dei programmi. Vivremo tutto come verrà, e sono sicuro che andrà tutto bene. Perché alla base di tutto c’è la cosa più importante: il nostro amore e l’amore dei nostri figli; niente conta più di questo. Impareremo giorno per giorno, come abbiamo sempre fatto, e vedrai che Teddy e Phoebe saranno stregati dalla loro sorellina; sono già innamorati di lei adesso che è ancora nella tua pancia, immagina quanto saranno felici quando nascerà..” 
È incredibile il modo in cui mio marito riesca a dissipare le mie paure e a farmi sentire più calma e sicura di me.
“Commetteremo sicuramente qualche errore, perché il genitore perfetto non esiste, ma di una cosa puoi stare certa: ai nostri figli non mancherà mai il nostro amore. Sono sicuro che riusciremo a non far sentire trascurati Teddy e Phoebe e allo stesso tempo a dedicare a lei..” posa una mano accanto al mio ombelico “..tutte le attenzioni e le coccole del mondo!”
Sorrido e, con un nodo alla gola per l’emozione, gli getto le braccia al collo.
“Accanto a te sono sicura che andrà tutto bene” mormoro, e lui mi stringe più forte.
Un movimento più netto del solito, all’altezza del basso ventre, mi fa staccare da mio marito.
“Cosa c’è?” mi chiede, perplesso.
Gli prendo velocemente la mano e la appoggio nel punto esatto in cui ho avvertito proprio come un piccolo calcetto.
“Aspetta” sussurro, quasi come se temessi di disturbare nostra figlia.
Christian mi guarda e attende con impazienza. Poi finalmente lo vedo: un lampo di gioia ed emozione pura attraversa il suo sguardo.
“Oddio” mormora “L’ho sentita, la sento!”
La sua voce è carica di emozione e i suoi occhi sono resi più chiari da una leggera patina lucida. Poso la mano sulla sua e sorrido, emozionata. Il nodo che avevo alla gola si scioglie in qualche lacrima di commozione che mi bagna il viso. Christian mi passa delicatamente un dito sotto agli occhi e poi mi bacia.
“Non pensavo potessi provare di nuovo la stessa identica emozione che ho provato per Teddy e per Phoebe, e invece è così. È un’emozione a cui non ci si abitua mai, e resta sempre una delle più forti della mia vita” dice, con la voce leggermente incrinata.
“Amore di papà” sussurra poi, lasciando qualche tenero bacio sul mio ventre, instaurando una sorta di comunicazione magica con la nostra bambina.
Io gli intrufolo le dita nei capelli, sorridendo, e vorrei solo che questo attimo durasse per sempre.
 

Angolo me.
Buonasera mie meravigliose lettrici!
Per questo capitolo speravo di farvi aspettare un po’ meno del solito, e un pochino ci sono riuscita, almeno non ho sforato i due mesi. Come vi avevo anticipato, a marzo ho avuto la sessione d’esami, e quindi fino alla metà del mese sono stata completamente rapita dallo studio; dopo gli esami ho avuto pochi giorni di libertà prima di riprendere il tirocinio e poi i corsi, per cui non ho potuto ridurre i tempi quanto avrei voluto. Sono sicura che capite, e come sempre mi scuso se vi faccio aspettare tanto e vi ringrazio per il vostro infinito affetto.
Cerco sempre di compensare i ritardi con la lunghezza dei capitoli, e spero che la cosa vi faccia piacere. Questo capitolo è ricco di momenti importanti e super zuccherosi, ricco di riflessioni e di parole speciali, e come sempre sono impaziente di conoscere il vostro parere. Vorrei fare una piccola precisazione: ad agosto del 2017, periodo in cui è ambientato questo capitolo, le canzoni di Rita Ora che ho citato, For you e Anywhere, non erano ancora uscite, però la prima la adoro particolarmente, in tutto e per tutto, e della seconda mi è piaciuto molto il testo, per cui spero perdoniate questa piccola anomalia temporale.
Adesso voglio parlarvi un attimo del prossimo capitolo, in cui vedremo in particolare due momenti molto speciali: il primo non riguarda Christian e Ana, ma altri personaggi. Di chi si tratterà?
Il secondo, invece, riguarda la scelta del nome per Puntino 3. Ci ho pensato a lungo e voglio in qualche modo ringraziarvi per il grande affetto che riservate a me e alla mia storia da quasi tre anni, per cui voglio che il nome della principessina lo scegliate voi tra le mie due opzioni: Jessica e Allison.
Aspetto di sentire le vostre opinioni e commentare insieme il capitolo.
Voglio dirvi ancora una volta GRAZIE, perché nonostante i quasi settanta capitoli siete sempre presenti, entusiaste e dolcissime. Vi adoro!!!
Vi mando un grande abbraccio.
A presto.
Mery.


 
   
 
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