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Autore: rhys89    15/04/2018    1 recensioni
Una piccola sfida personale, un esperimento per rendere omaggio alla coppia Barnum/Carlyle (barlyle).
Le storie di questa raccolta seguiranno tre filoni narrativi distinti:
Rosso: storie che si ambientano nel canon del film, inserendo al massimo qualche leggerissima sfumatura di what if senza però apportare modifiche significative alla trama.
Verde: storie che si ambientano in un canon divergence nel quale P.T. Barnum non ha mai sposato Charity e Philip non ha nessun intrallazzo romantico con Anne.
Blu: storie che si ambientano in un Alternative Universe in cui Philip è uno studente delle superiori patito del basket (e del canto) e P.T. un attore di teatro.
[Dal testo]
Rosso #2 - Perché baciare Philip – e toccarlo, e spogliarlo, e fare l’amore con lui – è naturale e giusto esattamente come farlo con Charity.
Verde #2 - Ma poi P.T. si accorge di te e alza gli occhi fino a incrociare i tuoi, sorridendo di quel sorriso che ti incanta ogni singola volta.
Blu #2 - Incroci il suo sguardo, il tuo sorriso si amplia. E continuate a cantare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, P.T. Barnum, Phillip Carlyle
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Angolino dell'autrice

Premetto subito che è tutta colpa di Zac.
Sua e dei suoi dannatissimi occhioni azzurri e della sua adorabile stupida scenetta (QUI) in cui indossa una parrucca con lo stesso taglio che aveva da ragazzino ai tempi di “High School Musical”, che ora è ridicolo ma all’epoca era tanto caruccio.
Perché, sì, per colpa sua mi sono riguardata “High School Musical”. E ora vi beccate questa roba.

Arrivando al dunque, ho deciso di inserire in questa raccolta – che ancora non era troppo arzigogolata e quindi non andava bene, nossignore – anche un filone AU (filone Blu, perché ètuttacolpadiZac era un nome troppo lungo): è ambientato in un universo in cui Philip è uno studente delle superiori patito del basket (e del canto), e P.T. è… beh, lo scoprirete in questo capitolo. Forse.

Ah, ci saranno dei chiari riferimenti ad “High School Musical” – dopotutto l’idea è partita da lì – ma non è necessario averlo visto per capire le storie di questa raccolta comunque vi consiglio di guardarlo se non lo avete ancora fatto perché la me diciassettenne ancora fangirla come una pazza.

Ultime precisazioni:
- in questo filone adotterò – a differenza degli altri due – soltanto il POV di Philip;
- dal momento che adesso i capitoli sono aumentati considerevolmente, la pubblicazione passerà da una a due volte a settimana.

Bon, direi che ho finito. Grazie a tutti coloro che hanno inserito questa raccolta tra le seguite/preferite/ricordate e grazie anche a chi legge soltanto.

Vi ricordo che le storie di questa raccolta seguiranno tre filoni narrativi distinti:
- Rosso: storie che si ambientano nel canon del film, inserendo al massimo qualche leggerissima sfumatura di what if senza però apportare modifiche significative alla trama.
- Verde: storie che si ambientano in un canon divergence nel quale P.T. Barnum non ha mai sposato Charity e Philip non ha nessun intrallazzo romantico con Anne.
- Blu: storie che si ambientano in un Alternative Universe in cui Philip è uno studente delle superiori patito del basket (e del canto).

Questa raccolta partecipa al contest “La corsa delle drabble&flash-fic”, indetto da AleDic sul forum di EFP.

Disclaimer: i personaggi e la storia di “The Greatest Showman” non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^



Nickname sul forum e su EFP: rhys89
Fandom: The Greatest Showman
Personaggi e pairing: Philip Carlyle, OC, P.T. Barnum
Prompt: //
Numero parole con Utelio: 496
Note autore: AU; POV Philip; Cole è liberamente ispirato a Chad, personaggio di High School Musical.

Blu #1

‘Cause you’re just a dead man walking, thinking that’s your only option,
But you can flip the switch and brighten up your darkest day.
[Come Alive]

 Passare davanti al teatro nel tragitto scuola-casa è diventato automatico, ormai; un qualcosa che dura da così tanto che nemmeno ricordi più quando è cominciato.
È una scorciatoia, dicevi. E non era vero, – non lo è nemmeno adesso – ma quella scusa sembrava così credibile che hai continuato a usarla con te stesso anche quando i tuoi amici hanno smesso di fare domande a riguardo.
 Rallenti il passo non appena arrivi all’ingresso e, con una mossa strategica perfezionata nel tempo, dai una rapida occhiata alla locandina affissa sulla porta fingendo di sistemarti lo zaino in spalla.
The Greatest Showman, c’è scritto in grandi caratteri gialli. Musical.
 Trattieni un sorriso e acceleri per raggiungere Cole prima che si insospettisca. Perché i musical sono “roba da femmine e da gay”, come ti ha detto mesi fa, e il fatto che tu gay lo sia davvero è un argomento che non intendi affrontare proprio adesso. Senza contare che il figlio del coach, il capitano della squadra, il campione della scuola… lui – tu – non può permettersi di avere altre passioni oltre al basket.
Soprattutto se queste passioni prevedono canti e balli.
 Poco dopo ti fermi davanti al negozio di alimentari.
 «Devo comprare delle cose per mia madre» rispondi allo sguardo interrogativo del tuo migliore amico, incrociando mentalmente le dita.
 «Vuoi che ti accompagni?»
 «Nah, vai pure. Ci vediamo domani.»
Ti prego ti prego ti prego…
 «Ok. Ciao, Phil!»
 Lo saluti con la mano entrando nel negozio. Guardi l’orologio – uno… due… tre minuti – ed esci di nuovo fuori, controlli i dintorni per precauzione e ripercorri a passo svelto la breve distanza che ti separa dalla tua meta.
 La musica ti raggiunge non appena arrivi nel vicolo. È ritmica, coinvolgente… libera. Ti avvicini ballettando, già conquistato da quelle note, e per cercare di distinguere anche le parole della canzone premi l’orecchio contro la porta di servizio.
 «Oh, porca…!»
E cadi rovinosamente a terra.
 «Ehi, stai bene?» ti chiede una voce gentile, e quando sollevi gli occhi vedi una mano tesa per aiutarti. La prendi e ti alzi in piedi, imbarazzato a morte.
 «Sì… grazie» mormori, accorgendoti di aver fatto irruzione proprio accanto al palco su cui si trovano diversi attori.
Che figura di merda…
 «Sbaglio o non dovresti stare qui?» domanda l’uomo di fronte a te con un sorrisetto ironico che, se possibile, ti fa arrossire ancora di più.
 «M-mi dispiace, è che io… ecco, la porta era aperta e–»
 «Come ti chiami?» ti interrompe.
 «Philip.»
 «Philip? Davvero?» Per qualche motivo quel nome lo fa sorridere.
 Ti stringi nelle spalle.
 «Così mi hanno detto» commenti, e i suoi occhi scuri brillano divertiti.
 «Ti piacciono i musical, Philip?»
 «No» ribatti subito.
 Lui ti guarda intensamente, studiando la tua espressione.
 «Bugiardo» sentenzia poi con un sogghigno. «Scommetto che ti piace anche cantare. No,» aggiunge subito, alzando una mano per bloccare la tua protesta «non era una domanda.»
 Quel secondo silenzio si protrae a lungo, poi l’uomo sorride di nuovo.
 «D’accordo, puoi restare. E puoi anche tornare domani, se vuoi.»
 E, detto questo, ti saluta con un occhiolino e si volta per salire sul palco.
 Sbatti un paio di volte le palpebre, confuso da quanto è appena successo.
Che tipo strano.



   
 
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