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Autore: Eleonoir Bastet    16/04/2018    2 recensioni
AVVERTENZA!
E' una storia [Luka x Marinette], pregherei quindi coloro a cui non piace la ship di non insultare e non leggere.
E' principalmente un ipotetico seguito dell'episodio 12, Captain Hardrock. 
Inoltre i protagonisti nella storia hanno sui 16/18 anni :3
Estratto dal secondo capitolo:
Non risposi, mi godetti solo la calma che il suo abbraccio e il suo tono sommesso mi trasmettevano, ed era qualcosa di veramente strano e confortante al tempo stesso.
Strano perché ci conoscevamo davvero da poco, pochissimo tempo eppure non mi dava fastidio sfogarmi in quel modo in sua presenza e anche lui sembrava essere assolutamente a suo agio. Dovevamo aver instaurato una specie di empatia e io non avevo idea di come gestirla.
« Non dare il tuo cuore in mano a persone che vogliono solo calpestarlo, Marinette. »
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Juleka, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Luka rilasciò un sospiro, massaggiandosi distrattamente la nuca ad occhi chiusi appena fummo soli, i muscoli delle spalle più rilassati.
Per me invece non fu così semplice, anche perché ero ancora pericolosamente vicina al orlo del pianto.
Mi guardai intorno in un debole tentativo di togliermi Adrien dalla testa, il mio sguardo scivolò dal campo da basket, alle pareti finestrate delle aule, fino ai grigi nuvoloni che si stavano formando sopra le nostre teste con la promessa della pioggia… 
Chiusi gli occhi con forza, abbassando lo sguardo su cose più vicine, come il pavimento ad esempio e la formica che andava a ripararsi tra le fessure del muro.
Sì quello era decisamente meglio.
Il mio sguardo scivolò più su, sulla figura slanciata del ragazzo di fianco a me. Indugiando un secondo di troppo sulle labbra, dovevo ammetterlo.
Dovetti fare due respiri profondi e distogliere lo sguardo da lui prima di riuscire a dire una frase sensata. 
« G-Grazie mille per prima » riuscii a sussurrare infine.
Si appoggiò alla parete, decisamente più rilassato. « Non preoccuparti, sono abituato con Juleka, è stato il mio istinto da fratello maggiore immagino. »
Infilò le mani in tasca, scrollando le spalle.
Mi sedetti sul bordo della panchina di fianco a lui. « È molto fortunata ad avere un fratello come te. » le parole mi sfuggirono di bocca ancora prima che io stessa potessi elaborarle e per qualche ragione, a me totalmente estranea, mi ritrovai ad arrossire.
Ero più che sicura che in un'altra situazione mi avrebbe risposto giocosamente, invece ebbe pietà di me e si limitò a ridacchiare della mia reazione ciondolando la testa da un lato. Per un attimo, una ciocca di capelli oscurò l'azzurro ghiaccio dei suoi occhi. Davvero particolari.
Più li guardavo più ricordavano quelli di certi cani siberiani… gli Husky mi sembrava. 
Scossi la testa.
« Sembri… sembri più rilassato adesso. » cambiai argomento sperando di distrarmi.
« Sì… beh. » sembrò in difficoltà, cosa che mi incuriosì. 
Sospirò. « Lo sai, non sono bravo a socializzare. » mi fece notare, riportandomi in mente la prima volta che ci eravamo parlati.
Sorrisi. Non era iniziata molto bene.
« Non è del tutto vero, non sei bravo solo a esprimerti a parole. » lo corressi e il sorriso e il luccichio furbo che gli vidi negli occhi non promise nulla di buono. « Per questo con te sono più rilassato. »
Okay, mi ero praticamente messa all'angolo da sola, dovevo ammetterlo e onestamente non sapevo bene se ridere o offendermi. Nel dubbio gli feci la linguaccia, provocandogli una risata sommessa.
« Non sono bravo soprattutto con chi fa soffrire persone che non se lo meritano. » aggiunse più serio, una nota d'amarezza nella voce.
Oh wow…
Distolsi lo sguardo, i pugni serrati.
Ecco come distruggere i miei sforzi di dimenticarlo in due secondi e mezzo.
Grosse gocce di pioggia avevano iniziato a colpire violentemente il terreno mentre aprivo la bocca, cercando di dire qualcosa ma la tristezza mi stava di nuovo chiudendo la gola.
« Adrien… » riuscii a mormorare.
« Lui non… » cercai di continuare ma la voce usciva strozzata e le sue parole mi rimbombarono prepotentemente nella testa, forti, chiare e inesorabili. Come il tuono che in quel momento stava squarciando il silenzio.
Strinsi forte le palpebre ma le lacrime tornarono comunque a tormentarmi le guance, sempre più violentemente, finché i singhiozzi non mi serrarono il respiro.  
Mi accorsi a stento che Luka si era seduto al mio fianco e mi aveva avvolta in un abbraccio delicato, accarezzandomi dolcemente la nuca. Soffocai le lacrime sulla sua felpa, nell'incavo fra spalla e collo.
« N-Non riesco a… a capire… » balbettai, tra il respiro irregolare e la bocca impastata dalle lacrime dubitai che potesse riuscire a capire qualche cosa, ma continuai comunque. 
« Non ho m-mai pianto per… » dovetti fermarmi e fare un respiro profondo per evitare di rimanere senza fiato « … per lui. Sono s-sempre stata ottimi-ottimista, ma adesso… » singhiozzai. 
Sentii il suo petto alzarsi e abbassarsi mentre sospirava, le sue mani lasciarono i miei capelli e posò i palmi aperti sulla mia schiena, all'altezza del diaframma, stringendomi forte ad ogni singhiozzo, come a voler alleviare quelle piccole convulsioni. 
« Tu sei una ragazza solare Marinette. » sussurrò.
« E se stai reagendo così è perché evidentemente hai raggiunto il limite e hai bisogno di sfogarti e lasciar andare, prima di tornare a sorridere di nuovo. »
Non risposi, mi godetti solo la calma che il suo abbraccio e il suo tono sommesso mi trasmettevano, ed era qualcosa di strano e confortante al tempo stesso.
Strano perché ci conoscevamo davvero da poco, pochissimo tempo eppure non mi dava fastidio sfogarmi in quel modo in sua presenza e anche lui sembrava assolutamente a suo agio. Dovevamo aver instaurato una specie di empatia e io non avevo idea di come gestirla.
« Non dare il tuo cuore in mano a persone che vogliono solo calpestarlo, Marinette. » disse a un certo punto, con un tono talmente amaro che sentii il bisogno di guardarlo. Eppure i suoi occhi erano incredibilmente freddi in quel momento, chiusi ad ogni tipo di emozione.
Schiusi le labbra cercando di domandargli il perchè, curiosa di sapere di più…
« Hey, Luka! » 
La voce di Juleka mi riscosse facendomi abbassare lo sguardo e scivolare un po' più lontano da lui. 
Stava scendendo velocemente le scale di metallo verniciate di verde che portavano alle classi del piano superiore. « Scusami il ritardo, ma il preside… » disse prima di notare che c'ero anche io.
Dovevo avere ancora gli occhi e le guance arrossate perché disse: « Oh, Marinette… che è successo? ».
« È solo molto giù di morale, le servirebbe qualcosa per distrarsi. » spiegò lui con un sorriso complice.
Lei ricambiò con uno un po' più timido e mi guardò iniziando a farfugliare qualcosa con lo sguardo basso e iniziando a torturare una ciocca di capelli come a volersi nascondere, imbarazzata. « B-Beh, che ne… d-dici di venire a dormire a casa n-nostra? Nostra… nostra madre non avrà p-problemi. » riuscii ad afferrare.
« Oh no! Non vorrei disturbare! » ribattei subito.
Avevamo già fatto abbastanza casino ieri sera, durante il festival.
Lei scosse la testa con una decisione che mi stupì molto, era sempre stata molto accondiscende verso gli altri e non insisteva mai di solito. 
« È il minimo, mi hai a-aiutata ta-tantissimo con la s-storia del… la foto di c-classe… » ribadì, arrossendo ancora di più.
Luka si avvicinò, premendo il suo braccio sul mio per sussurrarmi: « E’ da allora che voleva sdebitarsi ma non ha mai avuto il coraggio di farlo. »
Lei sembrò sentirlo perché cercò di mollare un calcio sullo stinco del fratello, che lo evitò senza problemi ridacchiando, e borbottò che non c’era bisogno di specificarlo.
Era bellissimo sapere che non lo aveva dimenticato e che aveva aspettato il momento giusto per restituire la gentilezza, nonostante il suo carattere chiuso.
Un sorriso commosso si formò sulle mie labbra. « Juleka… »
« Benissimo allora, faremo meglio ad andare. » intervenne Luka, trascinandomi con sé giù dalla panchina, senza lasciarmi il tempo di dire altro.
« Cos… come? Piove a dirotto e nessuno di noi ha un ombrello. » gli feci notare quando arrivammo al portone. 
Mi guardò di sottecchi, un sorriso accattivante sulle labbra. « Non ci serve. » 
Non feci in tempo a lanciare un'occhiata perplessa a Juleka che ci ritrovammo a correre sotto la pioggia.
Un fiotto di gocce d’acqua ci avvolse e in meno di due minuti eravamo tutti completamente zuppi, incespicando sui ciottoli lisci cercando di non scivolare.
Ma nonostante lo shock iniziale mi stupii ritrovandomi a divertirmi più di quanto mi sarei aspettata, arrivando a non sentire più né il freddo né il vento tanto stavo ridendo.
Luka ogni tanto strisciava o batteva i piedi a terra mandandoci schizzi d’acqua sulle gambe facendoci urlare e ridere di sorpresa prima di vendicarci a nostra volta spingendolo nelle pozzanghere. A volte invece delle folate di vento più forti delle altre costringevano sia me che Juleka a stringerci al fratello per non sbilanciarci.
In quel momento mi sentii di nuovo bambina, libera da pensieri, responsabilità, delusioni. Specialmente quando dovetti fermarmi un attimo, piegata in due dal ridere, quando i due fratelli in un getto d’acqua più violento iniziarono a muovere le braccia imitando lo stile libero, come se stessero nuotando sott'acqua.
Arrivati al pontile, invece, la situazione si complicò. Per me quanto meno, perché Juleka non ebbe difficoltà a percorrere la passerella e aprire il telone bianco che proteggeva la barca dalla pioggia. 
« Coraggio Marinette! » mi incitò lei tendendomi una mano ma, a vedere quel sottile pezzo di legno traballare per il vento e le onde, le mie gambe fecero un automatico passo indietro finendo per urtare il fratello.
Mi voltai a guardarlo.
Luka sorrise. E fu il suo unico preavviso.
Mi cinse la vita con un braccio, si chinò e mi sollevo in aria, caricandomi in spalla. Gridai sorpresa ma il mio strillo si perse tra le sue risate.
« Troppo lenta! » disse alzando la voce per farsi sentire sopra la pioggia.
Afferrai il retro della sua felpa. « Oh no… mettimi giù! » lo implorai, sapendo già cosa voleva fare.
Non mi diede ascolto anzi, mi strinse di più i fianchi per farmi stare ferma e percorse la passerella con due veloci falcate, non feci nemmeno in tempo a chiudere gli occhi che eravamo già al coperto e sulla Liberty.
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 

Rieccomi con un nuovo capitolo, felici? No eh? :’D
Dunque che dire… vi ho regalato un po’ di angst, fluff e demenza che non guasta mai C:
In più la canzone che è il titolo del capitolo è di Sam Smith.
Spero vi sia piaciuto e vorrei ringraziare tutte le persone che hanno commentato, messo la storia tra i seguiti/preferiti e anche chi ha solo letto!
In particolare ringrazio:

Legenday Fairy91

Sonrisa_

Che hanno avuto la gentilezza di commentare, vi meritate vagonate di biscotti :3

E:

ChibiRoby

Fandoms_Are_Life

Rachele1897

Valec182

_alessiaa

_purcit_

BellaDawson99

reyka83

Che seguono silenziosamente la storia, grazie di cuore! ^w^
Al prossimo capitolo,
Nutella a tutti by Eleonoir :3
   
 
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