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Autore: chaska    02/07/2009    6 recensioni
One-shot sui pensieri di Altair durante una missione...anche se in OOC! XD Comunque la vorrei dedicare a tutti i fantastici utenti che popolano questa sezione di Assassin's Creed,...però non la prendete come un'offesa! XD Io ho fatto del mio meglio, poi giudicate voi! ^_^
Genere: Triste, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vuoto

Mi siedo stanco su delle ceste di vimini abbastanza resistenti e appoggio la schiena e la testa ad un muro.

Mi sento così stanco.

Porto il viso coperto dal perenne cappuccio calato sul mio volto e osservo il cielo. Nero. Stellato. Immenso. Libero.

Il cappuccio mi si abbassa quel tanto per mettere in mostra il mio volto a chiunque sarebbe passato di lì.

Sbuffo. Chi potrà mai passare sopra un tetto? Forse una guardia, ma in quel caso non avrebbe molto tempo per guardarmi.

Socchiudo gli occhi. Il venticello che soffia quella notte è così rinfrescante...

Poi li chiudo completamente, ma non mi addormento, no. Ho i sensi troppo all’erta per riposarmi, dono di anni di attività. Dono... E adesso come diavolo parlo?

Mi faccio compassione da solo, sembro un predicatore, un inculcatore di vane idee e speranze nelle menti delle ignare persone. Sarei uno dei tanti che si appostano nelle città per portare avanti guerre indette da Dio.

Ma quale Dio? Un Dio che ci porta alla crisi, alla fame, al dolore, alla disperazione, alla pazzia? Un Dio che ci incoraggia, per non dire obbliga, a sporcarci le mani del liquido più nobile, più utile, più indispensabile, ma più ripugnante che ci sia? Un liquido dal colore nobile, ma che puzza terribilmente, e alla fine il suo odore nauseabondo non ci lascerà mai più, anche se ci mutileremmo le nostre stesse mani?

No, no...è solo la pazzia dettata da stupidi e inetti uomini.

Ho ancora gli occhi chiusi, vorrei tenerli ancora così per l’eternità, a sentire il vento farsi sempre più forte e gelido. A sentire l’odore della pioggia che si è avvicinata fin qui in così poco tempo, e che adesso aspetta soltanto il momento giusto per riversarsi sulle strade e i tetti di questa città.

Rimango immobile, quando sento una goccia d’acqua cadermi sopra il labbro, sopra la cicatrice.

A quel tocco essa sembra bruciare, come a farmi ricordare il mio compito.

Sbrigati, corri, vola.

Alzo la mano destra e me la sfioro, come per calmare quella fastidiosa sensazione. Per calmare i ricordi che mi assillano,

Quella cicatrice...è una firma, la firma che mi lega ad un pazzo. La prova schiacciante di una fedeltà così vana ma così opprimente.

Tolgo la mano da lì, non devo pensare a queste cose adesso.

Nel mentre altre gocce d’acqua cadono, diventando una tipica esile pioggia di primavera.

Rimango ancora in quella posizione per qualche minuto, per accogliere sul mio corpo quell’acqua che scende dal cielo, che adesso è ricoperto da uno spesso strato di nuvole nere.

Chiudo di nuovo gli occhi e allargo le braccia. E mi faccio trafiggere da quelle gocce così fredde e agghiaccianti. Così purificatrici.

Per favore, lavate il mio animo.

Ma ormai è troppo sporco per porvi rimedio. È stato toccato troppo dalla morte di innocenti che sono capitati sul mio cammino. Sporcato da uomini che non hanno avuto il tempo di guardare in volto il loro assassino, di difendersi.

Suonano le campane, due, tre, quattro volte. È ora di andare. È ora di volare come un vecchio avvoltoio per reclamare sangue.

Mi alzo agile, mi sposto verso il bordo del tetto e salto. Raggiungo molto velocemente la sporgenza del tetto di fronte e continuo la mia folle corsa.

E nel mentre sento il vento entrare nel cappuccio e sfiorarmi il viso, come nessuno potrebbe fare.

E sento la pioggia bagnarmi tutto il corpo, i vestiti in spessa stoffa si appesantiscono un poco, un peso nullo per me, e che si muovono confusi, accompagnati dal soffio del vento e incoraggiati dai miei veloci movimenti.

E nel mentre sento l’acqua scorrere sotto i miei piedi, rendendo scivolosa qualunque tipo di superficie.

Sorrido tra me. Se un altro assassino mi vedrebbe, mi additerebbe come un pazzo. Mi direbbe di scendere, mescolarmi tra le ombre e spezzare la vita altrui silenziosamente, e non rischiare di spezzarmi il collo.

Si, forse rischio la vita adesso, ma ne vale davvero la pena. Una motivazione c’è, ma gli altri non potrebbero capire. È solo in momenti come questo che sento l’adrenalina scorrermi prepotente nel corpo, è solo adesso che mi sento leggero. Si, perchè quando uccido, quando scappo dalle guardie e penso solo a come sopravvivere, in me non scorre quell’euforia che tutti provano, io provo solo disgusto.

Disgusto la mia lama ancora imbrattata di sangue.

E paura.

Paura per altre vite che potrei spezzare con una facilità assurda.

 

Però questa non è tutta la verità. Mi piace perchè mi illudo, perchè ho un’effimera parvenza di libertà. Mi sento libero, è tutto quello che anelo. Ma so che ciò non durerà più di qualche istante.

E questa... “libertà” io la posso trovare solo in due occasioni, capaci di liberare il mio spirito: quando corro, anzi, volo...contro il vento, e quando faccio ciò che mi sto accingendo a fare.

Sono all’estremità di una trave e davanti a me solo il vuoto. Sento che i piedi mi scivolano a contatto con il legno. Sorrido. Da quanto tempo era che non lo facevo accompagnato dalla pioggia?

Non mi rispondo neanche, e immediatamente mi butto a testa in giù e allargo le braccia, come se stessi volando davvero, come se fossi realmente un’aquila.

E mentre volo, la corsa di prima svanisce. Nessuna emozione che ho provato in vita mia può eguagliare questa, quella sensazione alla base dello stomaco, quell’euforia...ma tutto finisce.

Mi giro sulla schiena e precipito dentro un grandissimo cumulo di stoffe e abiti.

Mi alzo da quella massa fradicia e mi guardo: sono atterrato sul secondo piano di una casa, a poche centinaia di metri dal mio obbiettivo.

Adesso qualcun’altro sorriderebbe al mio posto, ma io no, non ce la faccio in tutta coscienza. Comunque, qualunque sia il mio stato d’animo, arrivare al mio bersaglio adesso è gioco da ragazzi, il suo palazzo si staglia proprio dinanzi a me.

Ricomincio a correre, ma questa volta mi faccio più cauto, sotto di me ci sono decine di guardie. Certo, non hanno torce con loro, ma nulla impedisce loro di utilizzare l’udito per scovarmi.

Arrivo finalmente al muro del palazzo e, dopo essermi appoggiato ad un paio di decorazioni che sporgevano, arrivai ad una finestra che avevo già notato nei giorni precedenti, durante le mie varie investigazioni.

Mi isso su di essa e mi siedo per osservare meglio l’ambiente all’interno. Per mia fortuna, le finestre di quell’enorme stanza erano numerose ma piccolissime, ad eccezione di una che sovrastava uno dei lati corti della sala e lo occupava interamente con la sua grande e colorata vetrata.

Guardo sotto, è in atto una cena indetta dal signore locale stesso, ma l’ora è ormai tarda e, per paura di incontrare gente come me, la maggior parte degli ospiti se ne sono già andati, però ancora qualche famiglia nobiliare occupa i posti di quelle immense tavole ormai già liberate dai piatti e calici sporchi, ed il signore in persona. Ancora i musicisti non hanno abbandonato la festa, e il re, palesemente ubriaco, continua la sua festa godendosi lo spettacolo di un giullare, ma soprattutto la bellezza di varie donne attorno a lui.

Scuoto il capo, e subito e mi spingo sotto e atterro silenziosamente su un balcone sotto di me. La sala è cosparsa per tutto il suo perimetro, solitamente hanno un valore puramente estetico, ma questa sera vi sono appostati numerosi arcieri che puntano all’interno della sala.

Stanno aspettando me, ma...perchè solo loro? Perchè non ci sono altre guardie all’interno?

Chiudo un attimo gli occhi e, appena l’arciere si ferma di spalle dinanzi a me, mi avvicino e con enorme pietà, estraggo la lama nascosta nella mano sinistra. Gli poso la mano destra sulla bocca e spingo la sinistra nel suo collo. Sento penetrare la lama, sento i suoi muscoli cedere, sento il sangue scorrere caldo, e mentre esala il suo ultimo sospiro, lo accompagno al suolo.

Subito dopo volo dall’altro balcone e uccido velocemente tutti quei soldati, colpevoli solamente di servire la causa sbagliata.

Arrivato all’ultimo balcone, scendo agile e mi porto dietro al signore. La solita solfa: gli porto la mano destra sul mento e sul collo mentre lo spingo verso di me, e con la sinistra faccio scattare il meccanismo della lama nascosta e sfioro il suo collo con essa.

-Dite le vostre ultime preghiere.

-Le mie ultime preghiere? Ahah! Che alto senso dell’umorismo, assassino. Piuttosto...dite le vostre!

A quel punto il giullare salta e si porta al mio fianco, allora comincia a colpirmi con una spada corta. Ed è come se danzassimo, nei movimenti veloci ed eleganti, che lottiamo per un ideale, no...per un ordine. Continuiamo così per qualche secondo, ma poi la mia lama si fa strada nella sua carne, e lui cade a terra esanime.

Il signore mi guarda sbalordito da solo, abbandonato ormai dai suoi ospiti e dalle sue cortigiane urlanti.

Con uno scatto fulmineo non gli do il tempo di scappare, avvicino la lama nascosta nuovamente al suo collo.

-È finito il tempo delle vostre orrende macchinazioni. Riposate in pace?

-Cosa?!? Tu dici questo a me, assassino? Tu, che non sei altro che un burattino nelle mani di un pazzo omicida?!? Almeno assassino, io ho avuto il dono della libertà. Se ho deciso di impazzire l’ho fatto secondo la mia volontà!!! AHAHAHAHAH!!!!

Mi spazientisco, perchè? Forse perchè quel lurido verme obeso...ha ragione?

Comunque penetro la lama nella sua carne, e la sua risata è l’ultima cosa che si sente primo di un gorgoglio strozzato.

Subito, prima dell’arrivo delle guardie, rifaccio la strada inversa, e nuovamente, posso volare nella notte.

 

È quasi l’ora dell’alba, e io sono nuovamente sui cesti di vimini di questa notte.

Guardo il cielo, abbandonando con lo sguardo le strade della città piene di soldati che mi cercano invano.

Adesso non piove più, ma non cambia poi molto.

Mi sento di nuovo stanco come questa stessa notte.

Le parole del mio obbiettivo mi assillano, mi rimbombano nella testa e nella mia coscienza.

-Maledetto pazzo...

Lo sussurro ad un destinatario che non voglio definire. Dopo tutto siamo in mondo fatto di pazzi. E questi pazzi mi hanno cancellato l’anima, mi hanno svuotato di tutto ciò che credevo e sentivo...

Me ne devo andare, presto i soldati giungeranno qui, ma mi sento pesante.

Eh,...quanto pesa la coscienza...

E comunque mi sento così vuoto dentro...

Così vuoto...

 

Vi prego, Salvatemi!

 

 

Ebbene eccomi!^^

Allora, piccola (...) one-shot tutta per voi! Ehm...non so se è esattamente OOC (maledetto computer che si blocca sempre e non mi lascia finire Assassin’s Creed!!!!!!! >.<) ma comunque ho fatto un piccolo sforzo per questo esperimento! ^^”(prima one-shot, prima volta che parlo di Altair, prima volta che uso il presente...è tutto un esperimento! XD) Beh, non che mi sia venuta un granché (fa schifo) però non perchè ma mi piace almeno un pochino...mah! Comunque, siete liberi di non commentare, ma comunque se avrete l’ardire di farlo vi risponderò nel prossimo di Assassin’s Revenge...

Oooook, ciau ciau a tutti, e un bacio dalla vostra P.G.!!!!

   
 
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