Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: pattydcm    16/04/2018    1 recensioni
“Quelle quattro scatole accuratamente nascoste sotto un mobile fanno da tomba al cuore di un uomo brillante e geniale. John le rimette al loro posto pensando a quanto gli sarebbe piaciuto scoprire una scatola che contenesse le prove del suo amore per lui”. Scopre, invece, che Sherlock ha collaborato con un team di giornalisti investigativi madrileni. Questi rivelano a John la verità sul ‘suicidio’ di Sherlock e lo invitano ad unirsi a loro per salvare il consulente investigativo dal pericolo nel quale si è cacciato. Verranno a galla verità sul passato di Sherlock, sui piani di Moriarty e sul rapporto tra i fratelli Holmes. Questa avventura vedrà crescere e consolidarsi il rapporto tra il dottore e il consulente investigativo, intenzionati a percorrere insieme il cammino che li porterà fino alla verità, sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti :-)
Eccovi il secondo capitolo. Mentre scrivevo questa ff mi sono ritrovata tra le mani un vecchio cd di De Andrè. Ho pensato non fosse stato un caso e Dolcenera mi si è presentata più volte nella mente durante la scrittura. Racconta la storia di due amanti che non riescono a incontrarsi a causa della pioggia forte e impetuosa e ho pensato che in qualche modo cascasse a fagiolo. Perché non farla cantare, allora, da un artista di strada italiano? Spero questa particolarità nostrana all’interno del mondo di Sherlock sia di vostro gradimento e se vi va lasciate una recensione.
Alla prossima
Patty
 
 
Capitolo 2
 
 
Oltre il muro dei vetri si risveglia la vita 
Che si prende per mano 
A battaglia finita 
Come fa questo amore che dall'ansia di perdersi
Ha avuto in un giorno la certezza di aversi
 
(‘Dolcenera’ di F. De Andrè)
 


 
La bella ragazza dalla pelle scura toglie i fiori dalla plastica che li lega insieme e inizia a depositarli uno dopo l’altro nella fioriera. Nervosa si guarda alle spalle ad intervalli regolari e il suo lavoro si fa sempre più veloce. John si rende conto che non deve avere un bell’aspetto questa mattina. E’ fermo, immobile in piedi e con lo sguardo fisso davanti a sè da non sa neppure quanto tempo, ed è possibile che la giovane non si senta sicura nel dargli le spalle. I cimiteri possono non essere i luoghi tranquilli che sembrano, non tanto per i morti che vi abitano ma per i vivi che vi gravitano attorno.
<< Non è la prima volta che qualcuno mi guarda di sottecchi oggi >> borbotta fissando il suo nome scritto in caratteri dorati. Il suo nome e basta. Nessuna data di nascita né tantomeno quella di… quella lì, insomma. << Questo mese l’ho trascorso chiuso in casa di Greg. Sono uscito solo ieri e non credo di essere molto presentabile >> ridacchia.
La ragazza si volta appena verso di lui e cerca di concludere alla svelta il suo lavoro.
<< Scusami se … se è da quanto ti hanno portato qui che non mi faccio vivo … Ok, pessima scelta di parole >> ride più forte stringendo i pugni. << Sono tornato a casa ieri. Inutile che te lo dica, immagino tu lo abbia già dedotto. Ti chiedo scusa per aver ficcato il naso tra le tue cose. Oddio, dovrei chiedere scusa più a me stesso che a te. Non ho chiuso occhio stanotte. Ogni volta che lo facevo quelle fotografie… tutte quelle fotografie mi tornavano alla mente. Certo molto meglio che svegliarmi col cuore a mille dopo il tuo ennesimo salto nel vuoto >> ride nuovamente passando la mano sul viso stanco. << Ma ho qui, qui nel petto questa sensazione di averti fatto un torno. E ripetermi che te lo meriti per tutte le volte in cui hai violato la mia privacy non mi aiuta. Continuano a nascere nella mia testa domande su quelle foto e quegli oggetti. Mi piacerebbe chiederti del tuo cane, chi fosse quella bambina, di quel Victor e … beh, avrai dedotto anche questo. Quando mi sono stancato di rotolare nel sacco a pelo ho preso il laptop e ho cercato le inchieste del team di ‘El Mundo’. Non posso credere che tu ti sia infiltrato fingendoti uno spogliarellista! >>, ride apertamente attirando l’attenzione di due vecchiette che scuotono la testa inorridite. << Oddio, devo ammettere che ci sapevi fare sul palco. Sono poche le scene in cui ti si vede all’opera, ma davvero complimenti. Tu e il tuo clone eravate molto credibili >> riprende fiato e vede la ragazza riporre velocemente le sue cose nella borsa e voltarsi un’ultima volta verso di lui prima di correre via. << Devo dire che ci sanno fare con il trucco, quegli spagnoli. Lui non ti somiglia molto, ammesso che quella foto in cui ha i capelli rossi sia il suo vero volto. Ma vi hanno reso davvero molto simili e io, oddio, muoio dalla curiosità di sapere come siano andate le cose, Sherlock! >>.
Pronunciare il suo nome dopo settimane in cui ha cercato di tenerlo lontano lo immobilizza.
<< Perché non me ne hai parlato? Mi hai raccontato tanti casi del tuo passato ma di questo non hai fatto cenno. Questo FireFox deve averti segnato, altrimenti non lo avresti inscatolato >> prova a ridere della sua battuta ma la gola gli si chiude. << Ne eri … innamorato? Da come lo guardi sembrerebbe proprio di sì. Se solo lo avessi saputo che tu … che non sei una macchina. Perdonami per avertelo urlato, ti prego. Perdonami >>.
Piange apertamente su gambe malferme che non lo sorreggono più. Cade in ginocchio ai piedi della lapide di marmo nero, sotto lo sguardo d’approvazione delle due anziane.
<< Non posso più stare a Baker Street, lo capisci vero? Non potevo starci prima e ora che so di quelle scatole è ancora più difficile. Devo trovare un altro posto e questo mi dilania ancor di più. Non mi ero mai sentito a casa come tra quelle mura, tra quel disordine, in quella routine assurda che si era creata tra noi. Mi manca tutto questo. Mi manchi, cazzo! >>.
Averlo detto ad alta voce ha l’effetto repentino di sedare il pianto. Fissa a lungo quelle quattordici lettere dorate prima di ridarsi un contegno marziale. Si alza in piedi, petto in fuori e pancia in dentro.
<< Non so quando tornerò a trovarti. Ho bisogno di tempo per lenire il dolore e poter fare di questo incontro un momento triste, certo, ma privo di disperazione. Libero da quel miracolo che ti ho chiesto e che so non essere possibile… anche se ancora ci spero, amico mio >>.
Sfiora appena con le dita il marmo nero, ottima scelta per rappresentare ciò che lui è stato. Gira sui tacchi e si dirige verso l’uscita.
 
Il suo incedere deciso si interrompe bruscamente dinanzi all’auto nera ferma al cancello del cimitero.
<< No! >> grida camminando svelto in direzione opposta, per nulla intenzionato a farsi rapire.
<< E’ un piacere per me rivederti, John >>.
La voce di Mycroft gli ferisce la pelle con mille spilli incandescenti. Stringe forte i pugni arrestando il suo cammino e gli ci vogliono molti respiri profondi per impedirgli di voltarsi e saltargli al collo.
<< Cosa vuoi? >>.
<< Sapere come stai >>.
John si volta piano. Si vede saltargli addosso, afferrare quel dannato ombrello e percuotergli ripetutamente la testa.
<< Certo che hai una gran bella faccia tosta >> dice lentamente. << Vuoi sapere come sto? Non lo immagini? Non riesci a dedurlo? È una cosa troppo comune per una mente brillante come la tua, Mycroft? >>. Mister Governo Inglese ha la buona creanza di restare zitto e non ribattere. Il fatto che resti lì fermo a guardarlo, però, rende Jonh ancor più nervoso. << Ti rendi conto di cosa è successo, vero? >>.
<< Certo: mio fratello ha scelto di togliersi la vita. Quel che non voglio è che la sua scelta crei danni collaterali >> aggiunge guardandolo dritto negli occhi.
<< Danni collaterali? Sei proprio un bel tipo, Mycroft. Pur di non ammettere di temere di avere anche me sulla coscienza, fai passare il ‘danno collaterale’ che potrei causare come conseguenza delle azioni di tuo fratello. Sempre pronto ad addossargli le colpe dei tuoi fallimenti, me ne congratulo >>.
<< Non avrei mai voluto finisse così, John >>.
<< Eppure così è finita, Mycroft. Tu hai perso il tuo unico fratello, cosa che non sembra toccarti più di tanto. Io ho perso il mio migliore amico, cosa che mi fa male, mi distrugge, ma è un dolore che voglio difendere. Da te per primo >>.
<< E’ assurdo, John … >>.
<< Punti di vista, Mycroft. Per me è assurdo che tu sia qui a domandarmi ciò che ti è ovvio; per te che io voglia continuare a portare nel cuore il ricordo di tuo fratello, dell’uomo che era e dell’amico che è stato per me >>.
Gira i tacchi intenzionato a lasciarsi alle spalle il Governo Inglese una volta per tutte.
<< Lui non vorrebbe che lasciassi la vostra casa >>.
L’idea di essere stato spiato mentre piangeva dinanzi la sua tomba lo manda in bestia. Si volta furente e resta di sasso dinanzi alla mano aperta verso di lui.
<< Deduzione logica >> gli dice Mycroft accennando un sorriso. << Continuerò a pagare la sua parte d’affitto. Ho già chiesto alla signora Hudson di non toccare nulla >>.
<< Che senso ha questo? >>.
<< Ognuno porta il lutto a modo suo >>.
<< Grazie per il pensiero, ma non me la sento di essere il guardiano di un monumento alla memoria. Sì, forse hai ragione, non vorrebbe me ne andassi, ma l’uomo che ho conosciuto io capirebbe perché non posso restare >>. Nuovamente gira i tacchi e inizia a camminare intenzionato a non fermarsi, né a voltarsi indietro.   
 
Le note di un’allegra ballata lo destano dal suo stato di torpore. John si rende conto di essersi allontanato parecchio dal cimitero e di non sapere dove si trovi. A lui sarebbe bastata un’occhiata per capire dov’è finito, ma a John poco importa di essersi perso. Il motivetto che lo ha riportato sulla terra è carino e la voce del cantante profonda e calda. Decide di seguire la musica e voltato l’angolo si ritrova in una piccola piazza. Al centro esatto, fermo ai piedi di un monumento, un giovane chitarrista allieta i passanti con la sua musica.
John si ferma ad osservare le agili dita che pizzicano le corde di una chitarra che sembra averne vissute tante. Di musica non ne capisce niente, ma sente di trovarsi di fronte a un chitarrista davvero in gamba. Si siede alla panchina e ascolta la voce profonda che racconta la storia di questa ballata in una lingua che fatica a riconoscere. Il musicista alza gli occhi nella sua direzione e gli sorride inclinando appena il capo in cenno di saluto. John si guarda attorno ma non trova nessun’altro. Pare proprio che quel saluto sia rivolto a lui.
“In effetti sono l’unico che si è fermato ad ascoltarlo”, pensa rendendosi conto del via vai di persone che guardano appena il chitarrista per poi tirare oltre o ignorarlo del tutto.
<< Peccato >> borbotta il dottore sorridendo di rimando al ragazzo. La loro indifferenza gli sta togliendo la possibilità di godersi un bellissimo concerto. Il musicista fa spallucce, come avesse capito il suo pensiero. John non si stupisce. Tante volte lui lo aveva rimproverato di essere un libro aperto, del tutto incapace di controllare la sua mimica facciale.
La ballata si conclude e John accenna un applauso che il ragazzo accetta con un inchino. Gli sorride e senza dire una parola attacca un nuova pezzo.
“Questa è per te”, sembrano dirgli questi occhi che non lo mollano un solo istante. John si ritrova a distogliere lo sguardo imbarazzato da tanta confidenza.
“Oh, ma chi se ne frega!” grida la voce del soldato nella sua testa. Ricambia le attenzioni accorgendosi di quanto il ragazzo non sia affatto male. Occhi scuri e profondi, ipnotici come la sua voce calda e avvolgente. Lineamenti netti, forti, circondati da capelli scuri, mossi, lunghi fino alle spalle. La bocca si muove veloce inseguendo le parole di quella nuova canzone. Indossa vestiti volutamente lisi, per ottenere quell’aria sciatta e trasandata che pare essere tanto in voga negli ultimi anni. Gli strappi sui jeans lasciano intravedere gambe toniche e allenate e le spalle avvolte dalla giacca rattoppata in più punti sembrano essere grandi e forti.
 
Acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffitti
Acqua per fotografie per cercare I complici da maledire[1] 
 
 
Sono le mani, però, quelle che più di tutto attirano l’attenzione del dottore. Mani grandi ma aggraziate che accarezzano la chitarra in ogni sua parte facendola vibrare; dita lunghe e affusolate che percorrono svelte il manico, pizzicano le corde. La mano destra percuote più volte un piccolo adesivo appiccicato sul corpo dello strumento. Spicca nel suo rosso sgargiante, insolitamente nuovo rispetto al vecchio legno. John impiega un po’ di tempo per metterlo a fuoco.
 
Acqua che ha fatto sera che adesso si ritira 
Bassa sfila tra la gente come un innocente che non c'entra niente 
Fredda come un dolore Dolcenera senza cuore
 
È una volpe. Il muso appuntito circondato dalla grande coda morbida e rossa come una fiamma. Ora che l’ha notata John non può fare a meno di continuare a fissarla.
 
Così fu quell'amore dal mancato finale 
Così splendido e vero da potervi ingannare
 
Il ragazzo insiste a picchiarci sopra per tenere il ritmo e John si chiede cosa mai le abbia fatto di male quella piccola volpe per trattarla così.
Il brano finisce e nuovamente il dottore esprimere il suo apprezzamento con un applauso. Si accorge di non essere il solo, questa volta. Un gruppetto sparuto si è fermato ad ascoltare il musicista, che regala loro un inchino e un sorriso. Li ringrazia per le offerte che lasciano cadere nella custodia dello strumento aperto ai suoi piedi. Gli uditori si disperdono e il ragazzo si toglie la chitarra di dosso. Il concerto sembra essere finito. John cerca nelle tasche qualche moneta e si avvicina per farle cadere a sua volta nella custodia.
<< Speravo mi offrissi un the >>.
Questa non se l’aspettava. Il ragazzo sorride e con la mano destra si pettina i capelli.
Chiaro segno di imbarazzo”, decreta la voce di lui nella sua testa.
Sta zitto!” ribatte, trovando delizioso quel sorriso libero e privo di inibizioni.
<< Volentieri >> risponde. Resta a guardarlo mettere via gli spiccioli e riporre velocemente la chitarra nella custodia.
<< Dove? >> gli chiede e per un attimo John si domanda se non ci sia un doppio senso nascosto dietro questo breve scambio di battute. Non ha mai frequentato ambienti apertamente gay e le avventure avute con gli uomini risalgono al suo periodo sotto le armi.
<< Che ne dici di quel locale laggiù? >> risponde a scanso di equivoci, indicando una tisaneria all’angolo della piazza.
<< Direi che è perfetto >> gli sorride il ragazzo porgendogli la mano. << Sono Peter >>.
<< John >> risponde stringendo la sua mano grande e forte.
Entrano nel locale e si accomodano a un tavolo appartato. La cameriera prende le ordinazioni e li lascia nel silenzio.
<< Sei davvero bravo. Non immaginavo si potessero ricavare così tanti suoni da un solo strumento. Sono tue le canzoni che hai cantato? >> domanda John entrato in modalità seduzione.
<< Oh, no! >> ride di gusto il ragazzo scuotendo il capo.
<< Immagino di aver fatto una gaffe >>.
<< No, non puoi conoscere l’autore. Dalle mie parti è un’istituzione >>.
<< E sono tanto lontane queste tue parti? >>.
<< Italia >>.
<< Oh! Quindi il tuo nome … >>.
<< Lo preferisco in inglese. Suona più … esotico >> dice Peter facendogli l’occhiolino. La cameriera porta loro il the e li lascia nuovamente nel silenzio. Il ragazzo non sembra intenzionato a proferire parola. Tiene lo sguardo su John, invitandolo a condurre il gioco, cosa che stuzzica il dottore.
<< E cosa ci fa un italiano a Londra? >> gli chiede versando il the nelle tazze.
<< Insegue un sogno >> risponde Peter mettendo due zollette di zucchero nel suo. Il cuore di John perde un colpo dinanzi a quel gesto. Guarda quelle mani grandi girare lente il cucchiaino nella tazza e il ragazzo sorridergli in modo dolce, senza mai distogliere lo sguardo dal suo. John si rende conto di ricambiare le sue attenzioni sempre più spontaneamente.
<< E riesce a raggiungerlo? >> sussurra sporgendosi verso di lui.
<< Non ancora, ma si gode la caccia >> risponde Peter avvicinandosi a sua volta. << E tu? >> .
<< Io? >>
<< Sì, tu. Cosa ci fai tu qui? >> gli chiede per poi soffiare sulla bevanda calda e prenderne un sorso.
<< Ci vivo >>.
<< E come ci vivi? >>.
<< Alla giornata >>.
<< Come me >>.
<< Abbiamo qualcosa in comune, allora >>.
Si scambiano un’occhiata complice e poi ridono senza un motivo apparente. John sente dolere le guance e il peso che gli blocca lo stomaco sciogliersi pian piano. Peter è indubbiamente interessante. Non è molto loquace, ma John si adegua subito alla conversazione fatta di sguardi, sorrisi e frasi brevi. Se non avesse deciso di chiudere il suo blog, avrebbe qualcosa di interessante da scriverci oggi. Anche se preferisce tenere per sé questo piccolo miracolo. Quel blog e ciò che vi ha scritto non hanno portato a nulla di buono.
<< Ehi, tutto bene? >>. La mano calda di Peter si appoggia sulla sua ridestandolo dai suoi pensieri.
<< Sì >>. Muove impercettibilmente la mano e si rende conto di come vorrebbe allontanarla da quella del ragazzo. Non lo vuole quel contatto, ma allo stesso tempo non gli dispiace.
     “E’ troppo presto”, pensa sollevato dal vedere la mano di Peter allontanarsi dalla sua.
<< Ti ringrazio per il the >> dice il ragazzo alzandosi dalla sedia. << Ora è meglio che vada, altrimenti rischio di fare compagnia agli irregolari >>.
Sentire usare il termine da lui coniato per i suoi collaboratori sorprende John, così come la repentina conclusione di questo the imprevisto. Non gli è chiaro cosa sia successo. Un attimo prima flirtavano alla grande e adesso Peter lo ringrazia e carica lo zaino in spalla preparandosi a lasciarlo solo a quel tavolo.
<< E’ stato un piacere John >> gli porge la mano e lui meccanicamente la stringe biascicando un confuso << Anche per me >>. Lo vede uscire con la chitarra in mano e l’incedere allegro e libero da ogni pensiero. Credeva di essersi abituato al cambio repentino di umore e comportamento di una persona, ma a quanto pare non è così.
“Ti rendi conto dell’occasione che stai perdendo?”, grida il soldato nella sua testa. Senza farselo ripetere una seconda volta, John corre verso la porta e in un attimo è per strada.
<< Peter! >> lo chiama camminando veloce verso di lui. Il ragazzo si ferma e si volta sorpreso.   << Se non hai dove andare per stanotte posso ospitarti io >>.
<< Sei molto gentile, John, ma non voglio approfittare della tua cortesia >>.
<< Permettimi di insistere. Fa freddo e i tuoi abiti sono troppo leggeri per stare tra gli irregolari >>.
<< Come darti torto. Allora accetto, grazie >>.
Si dirigono alla metro camminando uno di fianco all’altro. John non ha idea di come finirà la giornata. Questo ragazzo affascinante potrebbe essere un feroce assassino o un ladro che ripulirà l’appartamento scappando alle prime luci del giorno. Sa ben poco di lui eppure, nonostante i suoi problemi di fiducia, non ci ha pensato due volte ad ospitarlo a casa sua.
Non ha mai invitato nessuna delle sue donne a trascorrere la notte a Baker Street. Si è raccontato fosse per evitare trovassero le parti di cadavere nel frigo o fossero svegliate in piena notte dal violino o ancora che lui piombasse in camera sua con una delle sue folli intuizioni da seguire immediatamente, sorprendendoli nel sonno o in qualcosa d’altro.
Lui però ora non c’è e non tornerà più tra quelle mura. Infondo ha ancora le chiavi e l’affitto per questo mese è regolarmente pagato. La signora Hudson è dalla sorella e non ha testimoni per questa strana avventura. Persino le telecamere di Mycroft non hanno più alcun motivo per tenere l’appartamento sotto controllo.
Comunica a Greg che non tornerà a casa sua per questa notte. Pensi ciò che vuole di dove la trascorrerà e con chi.
Succeda quel che succeda, nel bene o nel male poco gli importa. Peter gli sorride e non vede altro che sincerità e innocenza in lui. E chi se ne frega se si sta illudendo. Ogni tanto fa bene concedersi un salto nel vuoto.
 
 
[1] Questi versi come i successivi sono tratti dal testo di ‘Dolcenera’ di F. De Andrè
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: pattydcm