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Autore: marea_lunare    17/04/2018    2 recensioni
La razza umana è ormai estinta da migliaia di anni, la Terra è stata conquistata da angeli e demoni, i quali ne sono entrati in possesso combattendo tra di loro una feroce battaglia, conclusa con un armistizio.
Tra le popolazioni vige l'obbligo di non fare del male a nessuno della razza opposta o di intrattenere un qualsiasi tipo di rapporto, per il timore di poter compromettere la pace.
John Watson però non è come tutti gli angeli: lui crede in un possibile legame tra i popoli. Sarà proprio lui, infatti, a conoscere un demone particolarmente acido ma geniale, che lo affascinerà fin da subito. Sa bene però, che la loro amicizia potrebbe compromettere gravemente la situazione di stallo che permane tra le loro razze.
I dubbi sono tanti, le speranze diminuiscono giorno dopo giorno.
Tra una divinità potente e sconosciuta e due mondi opposti ma al contempo simili, si sviluppa la storia di John Watson e Sherlock Holmes, coloro che potrebbero cambiare o distruggere il loro mondo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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VII - Alla luna                                                                                                                                                       The End of All Things – Panic! At The Disco


 

Continuammo per mesi le nostre ricerche.

Mesi spesi nell’incessante tentativo di trovare degli indizi che potessero condurci verso il nostro presunto assassino.

O meglio, la nostra presunta assassina.

Sherlock giorno dopo giorno diventava sempre più nervoso, tormentandosi la folta chioma riccia dalla frustrazione e scervellandosi in ogni modo possibile.

Qualsiasi momento libero era una buona scusa per incontrarlo e continuare insieme la nostra indagine.

Numerose furono le ricerche condotte nella foresta, sia di giorno che di notte, setacciando ogni ettaro, ogni angolo in cui qualcuno potesse nascondersi, ma i nostri sforzi furono inutili.

Dopo tutto quel tempo eravamo ancora con un pugno di mosche in mano, il che certamente non aiutava a migliorare il suo umore.

Quella sera lo incontrai di nuovo per l’ennesima ricognizione notturna.

***

Il buio è sceso già da diverse ore ormai e alzo lo sguardo per osservare il mare di stelle luccicanti.

Whether near or far
I am always yours
Any change in time
We are young again
 

Aspetto Sherlock con la schiena appoggiata ad un albero, chiedendomi perché quel demone sia così ostinato e perché io non smetta di dar retta alla sua testardaggine.

Continuo a pormi quelle domande, ma probabilmente in un angolo recondito della mia mente c’è già la risposta.

Da quando hai iniziato ad avere una routine, la noia occupava la maggior parte delle tue giornate. Tu brami di poterne uscire in qualche modo” mi aveva detto Sherlock tempo prima. E aveva ragione. Andandomene di casa, mi era rimasto solo il mio lavoro e una volta trasferitomi a casa di Greg, la monotonia e la noia hanno iniziato a divorarmi da dentro come se mi stessero mangiando le viscere. Odiavo quella normalità.

L’incontro Sherlock, il demone dalla mente brillante e lo sguardo tagliente, è stato una boccata d’aria fresca in quella quotidianità che mi stava opprimendo, nonostante sembrassi felice di aver ristabilito un mio equilibrio.

Inconsapevolmente ho iniziato a provare lo stesso desiderio d’avventura, capendo parzialmente la sua smania di risolvere questo mistero.

E nonostante la metà del tempo che trascorriamo insieme rimaniamo in religioso silenzio, nessuno di noi due ha mai dimostrato il minimo accenno di imbarazzo. È un tacito accordo che ogni volta si crea tra noi con un semplice sguardo. Un segno di complicità e fiducia immediate. Per diverso tempo la consapevolezza di questo rapporto ha avuto uno strano effetto su di me, non sapendo come sentirmi al riguardo.

Sherlock è diventato una presenza costante nella mia vita, senza che io me ne rendessi conto. Ne ho l’ulteriore conferma quando, oltre gli alberi, riesco a riconoscere la cadenza dei suoi passi. Il mio amico è arrivato.

Amico.

“Andiamo” dice senza neanche salutarmi.

“Buonasera a te, Sherlock” sorrido, conscio di non potermi aspettare altro da parte sua “Ci sono novità?”

“Tu che cosa dici?” sbotta, aggrottando le sopracciglia.

“Direi di no?” rispondo fingendomi dubbioso.

“Certo che no, altrimenti non saremmo qui a sprecare il nostro tempo, ma saremmo già alle calcagna di quella donna” risponde stizzito.

“Sherlock, abbiamo perlustrato questa zona migliaia di volte. È inutile tornarci ancora, non servirà a nulla”

Lui non risponde, tendendo le orecchie ad ogni minimo rumore.

Senza dire una parola, prendo l’iniziativa e mi dirigo verso un sentiero alla mia sinistra, lasciandolo indietro. Quando non lo vedo più alle mie spalle, sento i suoi passi affrettati che mi seguono.

“John! Dove stai andando?”

Mi fermo, trovandolo a fissarmi con i suoi soliti occhi indagatori.

“Sherlock sai che non troveremo assolutamente niente, non importa quanto continuiamo a cercare. Perciò, stasera sarò io a farti da guida”

Lui mi osserva con uno sguardo attonito che mi fa sorridere. Mi giro e continuo per la mia strada.

Dopo qualche secondo Sherlock ricomincia a seguirmi, pretendendo di sapere dove lo sto portando.

“Lo vedrai quando arriviamo. È il luogo in cui mi rifugio quando ho bisogno di un po’ di pace”

“E quale utilità avrebbe per la nostra ricerca?”

“Assolutamente nessuna”

“Per cui è una perdita di tempo”

Scuoto la testa rassegnato, continuando a camminare. So che Sherlock avrebbe molto altro da dire, ma decide di tacere.

Concludiamo il breve tratto di strada rimanente senza parlare. Non appena arriviamo in prossimità di un imponente edificio in pietra, il demone gli lancia uno dei suoi soliti sguardi.

“Coraggio, so che non vedi l’ora di spiattellarmi in faccia tutto quello che sei riuscito a dedurre” commento sarcasticamente.

“Guardando la struttura e considerando il luogo isolato e nascosto in cui si trova, credo si tratti di un monastero. A giudicare dalla pietra consunta e le diverse crepe che presenta, direi un monastero molto antico, vecchio di diversi millenni. E dato che non è nostra usanza creare dei luoghi di culto come questo, deve essere stato costruito dagli umani, riuscendo a sopravvivere al nostro arrivo”

“Esattamente”

Lay us down
We're in love
Lay us down
We're in love

Alzo lo sguardo verso l’enorme rampa di scale che conduce all’ingresso, ammirando il palazzo ergersi in tutta la sua maestosità in mezzo al cielo scuro.

“Hai detto che vieni qui quando hai bisogno di un po’ di pace… C’è qualcosa che ti preoccupa?” chiede il demone esitante.

“Sherlock Holmes, mi stai chiedendo di aprirmi con te?” chiedo divertito ed incredulo al tempo stesso “Pensavo sapessi già tutto di me”

Lui mi lancia un’occhiataccia: “Io riesco a decifrare solo ciò che una persona mostra dal suo atteggiamento, dal linguaggio del corpo”

“Quindi anche un genio come te ha i suoi limiti?” mi diverto a stuzzicarlo.

“Qualsiasi essere vivente è dotato di limiti per natura, che sia un animale, un uomo, un angelo o un demone” mi risponde piccato, mentre ci inerpichiamo sulle ripide scale.

“Vorrei che tutti ne fossero consapevoli come te” mormoro.

Arrivati in cima, spingo il pesante portone di legno cigolante. Quando questo si spalanca, ci ritroviamo su una terrazza completamente fatta di pietra che dà sulla foresta.

La luna splende in cielo come un sole notturno, mentre una civetta canticchia poco lontano.

Sorrido leggermente mentre mi avvicino alla ringhiera.

Sherlock si guarda attorno, incuriosito da quell’ambiente sconosciuto.

“Puoi stare tranquillo, nessuno è mai entrato qui a parte me. Nessuno ha il coraggio di addentrarsi così tanto nella foresta, anche se non capisco il perché”

Il demone si avvicina con cautela all’enorme crocifisso di legno che svetta in fondo alla terrazza, sfiorandolo con la mano e osservandolo affascinato.

“Tutto ciò che rimane di una delle tante religioni esistite ai tempi degli umani. Questa croce era il simbolo del cristianesimo”

“Sì” mormoro.

Poco dopo Sherlock mi si avvicina, sedendosi sulla ringhiera accanto a me.

Un piede appoggiato sulla dura pietra, l’altra gamba lasciata a penzoloni e la mano sinistra appoggiata sul ginocchio piegato. Vederlo in quella posizione così rilassata mi stupisce non poco.

Trascorriamo un tempo indefinito in silenzio, come sempre.

La civetta che avevo udito poco prima spicca il volo, allontanandosi da quel luogo che, di notte, sembra circondato da un’aura maledetta.

Forse è proprio quell’aura maledetta che mi spinge a voltarmi verso il demone accanto a me, in cerca di una rassicurazione. Lo vedo sotto una luce completamente diversa, come se quella davanti a me fosse una creatura eterea, sconosciuta.

Il suo nome mi sfugge dalle labbra prima che io riesca a riacciuffarlo in tempo.

Lui mi guarda e mi interroga con gli occhi, le iridi che brillano per il riverbero della luna.

Quella bellezza così assurda, così pura, mi toglie ogni parola.

Mi ripeto ossessivamente in testa che io non sono gay. Non lo sono mai stato e non lo sarò mai.

Continuo a dirmelo, aggrappandomi a quella frase come la mia ultima ancora di salvezza: “Io non sono gay”

Sherlock mi chiama, chiedendomi se sia tutto apposto.

Annuisco leggermente, annaspando alla ricerca di qualcosa da dire, qualsiasi cosa.

Fortunatamente, lui mi precede.

“Lo sai che Giacomo Leopardi aveva dedicato una poesia alla luna?” afferma con innocenza.

“Davvero?” chiedo, ricordando di aver letto un titolo simile mentre sfogliavo quel libro di poesie nella sua biblioteca.

Lui annuisce, volgendo lo sguardo proprio verso la luna e iniziando a recitare la poesia con lentezza disarmante.

“O graziosa luna, io mi rammento
Che or volge l’anno, sovra questo colle
Io venìa pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari”

Le parole escono morbide dalle sue labbra, ricche di dolcezza, come se fossero state plasmate proprio per essere pronunciate da lui. La sua voce dona loro ancor più magia.

 

In these coming years
Many things will change
But the way I feel
Will remain the same

“Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparìa, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna”

Ogni suono mi rimbomba nelle orecchie come un’eco.

“E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la mia memoria il corso”

Lo ammiro per l’ennesima volta.

Non ce la faccio più.

Mi allontano dalla ringhiera, muovendomi senza neanche accorgermene. Mi avvicino piano a lui, spaventato all’idea di rovinare quel momento.

La mia mente mi grida di fermarmi.

“Il rimembrar le passate cose
Ancor che triste, e che l’affanno duri!” conclude.

Quando si volta, il mio viso è a dieci centimetri dal suo.

Spalanca gli occhi dalla sorpresa, ma non si sposta. Trattiene il respiro.

Non gli do modo di parlare, sfiorandogli le labbra in un silenzioso bacio.

Lui non reagisce, ma si lascia baciare docilmente, rabbrividendo quando gli sfioro la guancia coi polpastrelli.

 

Lay us down
We're in love
Lay us down
We're in love

   
 
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