Crossover
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Autore: Ash Visconti    18/04/2018    2 recensioni
Via Lattea. Un futuro imprecisato. Un Nuovo Ordine è sorto dalle ceneri di un era di lotta e devastazione, pronto a riportare la pace e l'unità nella galassia con ogni mezzo necessario, anche quelli sporchi. Ma quando i fautori di ordine e stabilità negano le libertà altrui è tempo di combattere. Tra i combattenti per la libertà un gruppo di persone forma un team per lottare uniti insieme ad altri eroi.
Crossover tra: Warhammer, Hunger Games, Maze Runner, Divergent, World of Warcraft, Starcraft, Diablo e Thief. Nonché personaggi originali. Se questa premessa vi ha incuriosito, leggete pure!
Nota: potrebbero apparire un paio di personaggi OOC.
Genere: Fantasy, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 - Il nuovo mondo


WarhammerAltdorf
Altdorf


Molti individui che fossero nati e cresciuti sul pianeta Mallus ed avessero visto lassù, nel suo cielo stellato, una fiammeggiante cometa a due code che lo attraversava, avrebbero intuito che si stavano avvicinando avvenimenti particolari che avrebbero scosso l’equilibrio del mondo.
Dopotutto quell’insolita cometa rappresentava il destino, il fato e la mano del divino Sigmar sul mondo.
Già quattro volte quel singolare astro aveva segnato eventi particolari nella storia del mondo.
La prima volta che apparve la cometa fu circa duemilacinquecento anni fa, e presagì l’avvento di Sigmar tra gli uomini del continente noto come “Vecchio Mondo”.
La seconda volta che apparve, nulla di particolare accadde nel Vecchio Mondo, ed i sapienti teorizzarono che fosse accaduto qualcosa in terre ignote del mondo. E così è stato, ma questa è un’altra storia.
Alla sua terza apparizione, la cometa apparve sopra la città di Mordheim e poco dopo un meteorite cadde proprio sopra quella città, distruggendola. I sacerdoti affermarono che quella era sicuramente una manifestazione della collera di Sigmar.
Nella sua quarta e più recente apparizione, gli uomini di Mallus si chiesero quali gradi eventi avrebbero visto nel futuro.
E quando una gigantesca nave di metallo scese dal cielo gli abitanti di quel pianeta videro nella sua apparizione un avverarsi delle premonizioni.
 
 
“Ecco la nave del Nuovo Ordine. Certo che non si sono preoccupati di non farsi notare dagli abitanti del pianeta, eh?” chiese Christine scrutando l’orizzonte presso un gruppo di alberi assieme al suo gruppo.
“Sì, amano presentarsi in pompa magna sui nuovi pianeti scoperti, per dire che i vecchi tempi sono finiti e nuova epoca di splendore è  arrivata” commentò Anduin.
In lontananza sull’orizzonte di una verde campagna, si vedeva la sagoma di una vasta città, sopra la quale si stagliava nettamente la grande astronave dei nemici.
Una volta giunta in vista del sistema, la Fellowship aveva attivato un sistema stealth che la rendeva invisibile ad occhio nudo e schermava i radar delle navi nemiche; quell’avanzato sistema era stato costruito ed istallato tempo addietro dai Protoss sulla nave umana per volontà di Mengsk, e si era sempre rivelato utile ogni volta che era stato usato.
Una volta giunti sul pianeta avevano individuato e seguito in modalità stealth l’astronave nemica non mancando di effe turare scansioni sulla superficie. In tal modo non avevano tardato a scoprire con loro grande sorpresa che quel pianeta era abitato da esseri umani.
Non erano sicuri al cento per canto che avrebbero trovato insediamenti umani nel sistema, data la sua lontananza dalle zone di spazio più abitate e più facilmente accessibili.
Era palese che doveva trattarsi dei discendenti di un’antica colonia perduta di umani: probabilmente, nel corso dei secoli, i discendenti degli antichi coloni avevano dimenticato le loro stesse origini, una probabilità per niente affatto inverosimile, essendo già accaduta in altri sistemi umani della Galassia.
Avevano ben presto individuato la nave del Nuovo Ordine presso un grande insediamento umano e, mentre il loro mezzo spaziale, sempre in modalità stealth, rimaneva in orbita intorno al pianeta, il Team al gran completo era sceso giù al sulla superficie ignoto ai nemici, dato che anche su quella navetta era istallato il processore stealth.
Erano atterrati a non molta distanza dalla città umana dove era ferma l’astronave nemica, tra molti alberi della campagna. Poi si erano organizzati per poter svolgere nel modo più idoneo la loro missione.
Difatti, in quel momento in cui c’era stato lo scambio di battute, i membri del Team Rogue stavano sistemando vestiti ed equipaggiamento. Si erano messi abiti poco appariscenti ed avevano optato per tenere le armi bianche, non quelle da fuoco.
“Bene, con un po’ di fortuna ci faremo passare per un banda di mercenari venuti in cerca di guadagni da un’altra nazione di questo mondo” dichiarò il biondo, prima di rivolgersi a Probius.
“Tu resterai di guardia alla nave, tra gli uomini di questo pianeta attireresti troppo l’attenzione, dato che loro non paiono avere androidi e di sicuro non sanno nemmeno cosa siano”.
La sonda protoss emise un pigolio come risposta affermativa facendo anche uno strano movimento su e giù, in un specie di tentativo di emulare l’annuimento di una testa umana, per dire che aveva capito.
Anduin sorrise e poi cercò con lo sguardo Kyle: costui era poco distante, appoggiato al suo bastone di legno. Notò che teneva gli occhi chiusi, nell’atteggiamento di uno che cercava di percepire qualcosa.
Una volta aperti gli occhi, il moro cercò con lo sguardo Anduin, per poi guardarlo con una strana espressione.
“Kyle?”
“Lo avverti anche tu nell’aria? La magia.”
Il biondo annuì. Nessuno nella Galassia aveva ben capito da cosa si originava quella particolare energia soprannaturale che permetteva di piegare gli elementi naturali e persino la vita e la morte al volere di un individuo che sapeva sfruttare le potenzialità di quell’energia.
I pianeti dove la magia era radicata erano tuttavia rarissimi, per questo si poteva definire un’abilità più unica che rara rispetto alle abilità psioniche, che dipendevano dai geni dell’individuo al momento della sua nascita. Tra i pochi pianeti “magici” vi era Azeroth, pianeta natale di Anduin e Terra II, mondo natale di Kyle. Anche Sanctuarium, il mondo d’origine di Leah, era un mondo su cui l’energia magica si presentava in varie forme dai suoi utilizzatori.
Anche sul pianeta ai confini della Galassia maghi come Anduin e Kyle percepivano la presenza dell’energia magica, ma più che altrove, quell’energia sembrava palpabile e “viva”, e questo ad entrambi era apparso evidente appena messo piede su mondo.
“Sembra che qui la magia sia trasportata dai venti stessi… ma qui è a terra assai lieve, per sentirla veramente dovremmo essere molto in alto…”
Nel dirlo levò uno sguardo al cielo: al momento dell’atterraggio aveva avvertito distintamente la magia che scorreva nelle sue vene sobbalzare per la prima volta in una maniera insolita come se stesse rispondendo a qualcosa.
Poi si era placata, ma la percezione della magia rimaneva forte.
“È strano, su Azeroth non provavo nulla di simile…”
“Nemmeno io a casa mia… Questo pianeta sa sorprenderti, senza alcun dubbio. Mi chiedo cos’altro ci aspetterà”.
Finito di commuffarsi, il team lasciò il gruppo di alberi e si diresse a passo svelto e deciso verso la grande città in lontananza,.
Per tutto il tragitto non parlavano, limitandosi a fissare la metà, mentre più si avvicinavano al centro urbano più notavano le alte mura merlate di pietra che circondavano la città.
Avevano compreso che, per il livello tecnologico degli abitanti, quel pianeta poteva essere classificato come un Mondo Feudale: la civiltà umana era sì avanzata e ben organizzata, ma il livello tecnologico era fermo all’età pre-industriale, quindi ogni livello avanzato di tecnologia, come quella grande astronave ferma sopra il centro urbano, era una cosa mai vista prima.
Alle grandi porte della città, sormontate da alti torrioni squadrati, c’era un drappello di guardie armate di alabarde a sorvegliare l’entrata e che sbarrò loro la strada.
“Altolà, viaggiatori! Chi siete e quali intenti vi portano ad Altdorf?”
“Ci parlo io” sussurrò Richard, prima di rivolgersi al gruppetto.
“Salve signori!” dichiarò alzando il capello con la piuma. “Siamo giunti in questa bella città in cerca di guadagno, ma abbiamo trovato una inaspettata sorpresa… cosa è mai quell’affare di acciaio sospeso nel cielo?”
 Anduin e gli altri notarono che il loro compagno aveva recitato bene: si comportava come se fosse stato veramente un nativo di quel mondo, e come tale esprimeva stupore per cose nuove e fuori dal comune come quel veicolo giunto dallo spazio.
Alcune guardie alzarono il capo al cielo.
“Vallo a sapere… Pensavamo fosse qualche diavoleria inventata dai nostri ingegneri, dai nostri alleati o dal nemico… invece viene da un altro mondo quella cosa?”
“Un altro mondo? Che intendete dire?”
“Sono le voci che circolano” borbottò una anziana guardia. “Non l’ho capito bene nemmeno io, ma da quella cosa sono scesi esseri umani come me  e voi, almeno all’apparenza, ed ora sono a colloquio con il nostro Imperatore!”
Quelle informazioni fecero dedurre molte cose. Se in quella città c’era un imperatore, allora essa doveva essere per forza la capitale di un regno umano.
E se gli uomini del Nuovo Ordine stavano parlando col sovrano…
“Da quanto tempo è qui quella cosa?” chiese Anduin alla guardie cercando di mettere su un’aria curiosa.
“Da un’ora mezza se non erro, non molto comunque. Ma già da giorni vagava per i cieli del nostro Impero ed oltre, suscitando stupore e spavento ovunque”.
Così, non erano da molto a colloquio con il sovrano, per Anduin era una buona informazione, anche se mille dubbi si formarono nella sua testa.
“Tornando al discorso di prima…” disse Richard, “Vorremmo entrare in città”.
“Ma voi chi siete?” domandò la guardia scrutandoli con sospetto.
“Siamo mercenari” rispose Richard.
“Sì, mercenari” gli fece eco Thorvald incrociando le braccia ed ostentando sicurezza e spavalderia.
“Di mercenari non ve né mai abbastanza, coi tempi che corrono” commentò una giovane guardia senza usare un tono particolarmente offensivo.
Una seconda guardia un po’ bassina li scrutò con aria diffidente.
“Mh… il vostro accento non mi sembra della zona. Venite da Tilea, forse?”
“Esattamente!” annuì Richard con sicurezza, sebbene non avesse la più pallida idea di in quale parte di quel mondo fosse Tilea.
“Un po’ piccolo il vostro gruppo” fece una terza guardia. “Di sicuro non fate parte delle Grandi Compagnie”.
“Eh no, ci siamo costituiti da poco, per tal motivo non credo sappiate il nostro nome… I Cavalieri del Drago!”
Le guardie rimasero un attimo in silenzio per poi scoppiare a ridere.
“Per Sigmar, che nome altisonante!”
“Di sicuro non gli manca la modestia!”
“Ehi, sbaglio o ci sono donne aramte lì con voi?” domandò una guardia indicando per l’appunto le tre donne del gruppo, che stavano un po’ dietro rispetto ad altri.
“A Tilea reclutano anche le donne?” chiese un’altra.
“No, decidono le donne se impugnare un’arma. Problemi?” disse Christine lanciandoli un’occhiataccia ed incrociando le braccia.
“Uh no, nessun problema!”
“Mah, dopotutto non è una grossa novità, se ricordiamo alcuni casi…” commentò la guardia anziana grattandosi la barba.
“Giusto: un mucchio di maghe ci danno sempre supporto in battaglia!”
“Non parlavo di maghe, io!”
Richard si schiarì la voce per richiamare la loro attenzione.
“Dunque signori, possiamo passare o stiamo ancora qui a discutere?”
“Va bene passate, valorosi guerrieri, e comportatevi bene nella nostra città!”
Le guardie si scostarono e fecero entrare il gruppo nella loro città: Anduin notò che non avevano fatto poi molto caso ai membri femminili del gruppo; forse non era poi una grande novità, d’altronde anche su Azeroth e Sanctuarium le donne si armavano e combattevano.
“Cavalieri del Drago?” gli sussurrò Johanna una volta superato il cancello.
“Era la prima cosa che mi era venuta in mente!”
 
 
Le vie della città erano animate da un grande viavai di gente, persone di ogni età, sesso o ceto camminavano intenti a svolgere nei loro affari, passando davanti a botteghe aperte, taverne o semplici case di mattone che si innalzavano per due o tre piani sulle vie.
Vicino alle mura stavano caserme adibite agli alloggi dei soldati, mentre nel centro cittadino svettavano le più grandi ville dei nobili.
Agli occhi del Team Rogue, Altdorf appariva come una città vivace, sostenuta da un’economia fiorente.
Il centro urbano era situato a cavallo della confluenza di due fiumi e numerosi ponti attraversano questi corsi d'acqua. Il Team Rogue osservò con interesse come molti di questi ponti erano dotati di pistoni sibilanti a vapore che li alzavano e li abbassavano in tutti i modi insoliti, consentendo alle numerose navi mercantili di viaggiare più in alto lungo i corsi d’acqua.
Eppure su tutto sovrastava la grande astronave di classe Incrociatore del Nuovo Ordine, che rovinava l’atmosfera apparentemente tranquilla della cittadina.
Giunti ad una piazza, si guardarono intorno scrutando le cime di grandi edifici che scorgevano in lontananza, quando furono richiamati da una voce.
“Vi servono indicazioni?”
Il gruppo si voltò, vedendo vicino a loro un uomo di mezza età con un largo capello in testa.
“Scusi?” disse Anduin.
“Siete forestieri. Lo capsico per come vi guardate in giro, dico bene?”
“Ha ragione signore” disse Anduin. “Siamo mercenari giunti da Tilea e stiamo cercando lavoro”.
“Mh, lavoro… con quella cosa lassù in aria, chissà cosa ci riserverà il futuro…” borbottò quello alzando lo sguardo.
“Sa dove possiamo rivolgerci?”
“Mh, provate al palazzo imperiale, forse qualche funzionario riesce a trovarvi una sistemazione”.
Il buon uomo diede indicazioni per raggiungere il Palazzo Imperiale, e per la curiosità, Anduin si informò su altri centri di interesse del luogo. L’uomo non si fece problemi, ed illustrò dove potevano trovare gli altri edifici importanti della città, tra cui l’Università di Altdorf, rinomato centro di apprendimento,  i Collegi della Magia, dove i maghi e le maghe di tutto l’Impero affinavano i loro poteri,  o la Scuola di Ingegneria Imperiale, specializzata nella fabbricazione di armi da fuoco ed altre meraviglie tecniche (nulla paragonato alla nave volante, comunque).
Nominò anche il famoso Zoo Imperiale, che ospitava ogni sorta di mostri grandi e temibili, alcuni dei quali addestrati e imbrigliati come bestie da guerra. Queste creature erano state catturate da ogni angolo dell’Impero, alcuni persino da terre ostili oltre confine.
Anduin ringraziò per le informazioni su come raggiungere il Palazzo Imperiale e salutò cordialmente il buon uomo.
Il team Rogue riuscì a non perdersi tra le vie, e raggiunse in vista dell’enorme palazzo in pietra bianca, completo di molti torrioni e torrette.
Rimasero per un po’ ad ammirare quella meraviglia architettonica, ma non poterono fare a meno di notare la nave proprio sopra il palazzo.
“Chissà che starà parlando il loro sovrano e gli uomini del Governatore Macharius” commentò Richard grattandosi il mento.
Hugh si rivolse ad Anduin.
“Ebbene? Che facciamo ora?”
“Torniamo indietro? Tanto avranno già accettato la proposta di quei simpaticoni” propose Johanna.
“Mi sembra un peccato: vorrei prima poter tentare qualcosa” ribatté Anduin.
“E quindi che vuoi fare?” gli chiese Hugh grattandosi la nuca.
Anduin rimase per un po’ di tempo in silenzio a fissare il palazzo imperiale prima di rispondere.
“Entrare là dentro e presentare la mia offerta di collaborazione con la Resistenza all’Imperatore”.
Tutti i compagni lo guardarono allibiti, pensando che avesse perso la ragione.
“Scherzi?” esclamò Kyle.
Anduin non si scompose più di tanto.
“Nient’affatto, ho soltanto espresso un’idea su come procedere”.
“Ma la dentro ci sono anche gli uomini del Nuovo Ordine!” obiettò Throvald.
“E questo Imperatore, Franz o come cavolo si chiama, avrà già accettato l’offerta del Nuovo Ordine” affermò Kyle.
“Non lo sappiamo per certo”.
“Ma…”
“Il punto è questo:  probabilmente gli umani di questo pianeta avranno i loro problemi, e forse pensano che il Nuovo Ordine possa risolverli. Ma questo è un pianeta grande, non possiamo sapere quante nazioni umane si sono formate qui, e magari c’è la probabilità che i sovrani non siano tutti d’accordo alle proposte di Macharius, forse nemmeno quell’Imperatore che siede in quel palazzo, e per tal motivo voglio parlargli: per capire più chiaramente la sua posizione”.
“A me sembra un grosso rischio” disse Leah scuotendo la testa poco convinta.
“In ogni caso io andrò. Sì, potremmo andarcene adesso, e loro potrebbero preferire accettare la proposta del Nuovo Ordine, ma io voglio offrigli anche la nostra per equilibrio di parti, se vogliamo chiamarlo così. Se non tenteremo qualcosa non potremo ritenere l’esito di questa missione accettabile”.
Poiché i suoi compagni non parevano persuasi insistette:
“E se preferiscono il Nuovo Ordine… beh, non abbiamo l’ordine di forzarli a collaborare con la Resistenza; ce ne andremo e faremo rapporto”.
“E come pensi di parlare col loro sovrano?” domandò Garrett incrociando le braccia. “Dubito che le guardie del palazzo ti lasceranno entrare così facilmente, qualunque sia la motivazione che gli presenterai; non ti prenderanno sul serio. E se quelli del Nuovo Ordine ti vedono e ti riconoscono come ribelle sei nei guai. Non solo batteranno questo pianeta finché non troveranno tutti noi!”.
“Per quanto riguarda il Nuovo Ordine il rischio c’è, ma loro non sanno dove si trova la nostra navetta da sbarco o la nostra nave, che, vi ricordo, è una delle più veloci della zona. Sull’entrare là dentro… Beh, potresti aiutarmi tu Garrett”.
   
 
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