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Autore: alessandroago_94    19/04/2018    6 recensioni
Altra raccolta di componimenti poetici molto semplici.
Genere: Generale, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicevano

DICEVANO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi dicevano

se non vai in disco non sei nessuno,

se non credi alle mie parole

lascia che ognuno

vada per sé, prenda la sua strada,

mal che vada

tornerà indietro.

Ma a me che me ne frega delle discoteche,

esse spesso sono

le nuove discariche

del nostro secolo,

un bordello

di idee traviate,

di futili baggianate.

Resterò a dipendere dai call center,

che chiamano continuamente,

forever and ever,

ma se poi mi disturbi troppo

sappi che ti verrò a cercare;

così, giusto per arrotondare.

Sono selvaggio,

mi dicevano di stare attento

ad andare all’arrembaggio,

che poi rischio ogni volta di restar scontento

della piega degli eventi;

penitenti,

queste rime latenti

sono oscuri riflessi di tormenti

interiori,

di problemi maggiori

che a voce non so esprimere;

a cui non so dar colore,

sapresti aiutarmi tu,

a capirmi un po’ di più?

L’adolescenza è finita l’altro ieri,

ed io sono ancora in piedi,

non sono ancora andato a dormire,

per questo essa par non debba mai finire.

Basterebbe chiudessi gli occhi

per rilassarmi un po’,

ma delle campane i rintocchi

mi fan sobbalzare e sbattere con la testa

contro il comò

a fianco del mio letto,

per questo sono sempre così lesto

 a non abbassar la guardia.

Se dormo, faccio come i gatti,

un occhio chiuso e l’altro che sbircia avanti.

La gente ti sta vicino molto spesso per guadagno,

la nostra vita è una battuta di caccia,

il denaro la splendida beccaccia

che sfugge spesso al nostro tiro;

ma di tiratori scelti ce ne sono,

restano in disparte, bisbigliano tra loro,

tramano;

mi dicevano non è normale

tutto quello che pensi, come ti comporti;

per me è naturale,

elementare,

basilare,

sono una freccia nera scoccata da un arco

teso all’inverosimile,

la punta lorda di acida bile.

Io volo in cielo tutto solo

 e precipito in caduta libera;

cado, cado

senza sosta

nel precipizio

dell’oblio.

La sabbia rossa del Sahara

custodirà

la mia ultima e mesta eredità.

Ma non vorrei esistere,

a volte,

non vorrei sussistere,

resistere

agli urti della vita.

Mi dicevano; impara a camminare,

non guardare

sempre gli altri;

ma non siamo specchi,

siamo solo vetri

incapaci di catturare il riflesso più nitido;

il mio animo spesso è nudo

nelle mie poesie;

lo si ritrova confuso,

nella notte delle stelle cadenti

la morte e il desiderio

a fondersi

in un effetto deleterio.

E un Io spiaggiato,

moribondo,

ferito ed autolesionista,

che vuole giocare da solista,

mentre trema sotto la luce fioca

di una luna che contiene qualcosa

di una realtà distopica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

 

Grazie di tutto, come sempre.

 

 

   
 
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