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Autore: Lellaofgreengables    19/04/2018    1 recensioni
Marina e Domenico
Torino 1981.Marina è una giovane archeologa che vive la vita con estremo impegno, mentre Domenico fa del disimpegno la sua bandiera e dopo aver lavorato come animatore sulle navi crociere e nei villaggi vacanze , sogna il successo in una delle televisioni private emergenti dei primi anni '80.
Marina si divide tra il ricordo di un bambino che le aveva donato un cuore di metallo e che era stato uno dei suoi due migliori amici, e il dolore per una storia d'amore finita male con il suo ex professore.
L'amore può unire due poli apparentemente opposti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Marina conosceva Domenico sin da quando erano bambini e sapeva capire benissimo quando il suo amico era furioso. In quel momento il giovane Strano aveva tutta l'aria di voler saltare al collo di Leopoldo, anche se tentava di dissimularlo.

"Il professore mi ha detto che avete iniziato un nuovo scavo." Domenico le rivolse la parola, sottolineando il termine professore. Era chiaro che anche lui era a conoscenza, come tutti gli altri amici e parenti, del fatto che il rapporto tra lei e il suo ex relatore, andava ben oltre. Il termine corretto sarebbe stato fidanzato. 

"Si, un villaggio paleocristiano." Marina annui, sorseggiando lentamente il vino dal bicchiere che aveva in mano. Forse l'atmosfera poteva ancora distendersi. "Perché non venite a trovarci?" disse, rivolgendosi ai gemelli.

Fortunato accettò immediatamente. Era un ricercatore alla facoltà di Fisica ma amava informarsi su ogni disciplina. "No grazie" fu la secca risposta di Domenico. La Ferraris notò lo sguardo carico di disapprovazione di Leopoldo e cercò di sdrammatizzare con un sorriso. "Hai visto" notò rivolgendosi al suo fidanzato "Uguali fuori, all'opposto dentro." Con il sorriso ancora sulle labbra, convinta di aver evitato un epico scontro, Marina si rivolse a Domenico, che la osservava piuttosto contrariato: "Perché non dovresti venire, scusa?" gli domandò.

"Perché ognuno ha i suoi villaggi. Voi quelli paleocristiani e io quelli turistici." le parole di Domenico per un attimo la spiazzarono ma Leopoldo colse la palla al balzo per una delle sue invettive contro la società di oggi, che in gran parte Marina condivideva. 

"La perfetta metafora della nostra società. La gente pensa solamente a divertirsi." fece notare con una certa aria di superiorità Il professore, rivolgendosi anche alla Ferraris e a Fortunato, ma con l'intento di offendere soprattutto Domenico, che considerava la personificazione di quel male sociale, che lui combatteva. 

Ma Strano non era sciocco anche se in effetti non possedeva una cattedra all'università di Torino. Aveva compreso benissimo lo scopo delle parole del professore, che cercavano di metterlo in difficoltà davanti a suo fratello e a una delle sue più vecchie amiche. 

"Che cosa c'è di male se le persone amano divertirsi?" domandò Domenico, che del resto anni prima era stato costretto a perdere un anno di scuola per lavorare in una officina. Ricordava benissimo la stanchezza che provava alla fine di un lungo turno di lavoro e avrebbe volentieri ricordato a quel damerino, i sacrifici e le sofferenze patite dalla sua famiglia.  Se non ci fosse stata Marina, probabilmente lui e Fortunato non sarebbero riusciti nemmeno a prendere la licenza elementare. Ora invece suo fratello era una delle giovani menti più brillanti della Facoltà di Fisica dell'Università di Torino. Nella sua famiglia tutti conoscevano il sacrificio anche se Domenico aveva scoperto di amare lo spettacolo e non solo. Amava anche divertirsi ma questo non lo rendeva certamente uno sciocco. 

"Ma non è questo il punto." gli fece notare il professore, con l'aria di chi era riuscito nel suo intento. Sminuire il cabarettista davanti agli occhi della sua ex studentessa più brillante, mostrando la sua superiorità per l'ennesima volta. 

"Invece questo è il punto. Voi intellettuali considerate la gente solo per metterla in fila e coinvolgerla in attività noiose. Poi vi lamentate se gli italiani sono ignoranti. Ma per loro non avete fatto nulla, se non guardarli dall'alto verso il basso." ribatté Domenico, con durezza. Marina e Fortunato si sentirono davvero in imbarazzo, davanti al comportamento del giovane Strano. La Ferraris notò che Leopoldo era piuttosto soddisfatto. "La tua posizione è davvero interessante ma purtroppo non posso condividerla" affermò il professore con un tono che alcuni dei suoi alunni riconoscevano. Era quello con il quale l'uomo riprendeva gli studenti che avevano detto la più grande eresia del secolo, deridendoli davanti al resto dell'aula. Fortunato sorseggiava il vino in imbarazzo, anche perché era chiaro che le parole di Domenico contro il professore erano state piuttosto pesanti. 

Leopoldo però non era del tutto soddisfatto e decise di coinvolgere anche Marina nella disputa, chiedendole un parere sulla questione che lui e il giovane Strano avevano sollevato. 

"Anche io non condivido la tesi di Domenico." rispose Marina, divisa tra l'adorazione per il professore, con il quale condivideva la passione per l'archeologia e per il sapere (del resto anche lei era una vera intellettuale sin da quando aveva imparato a leggere) e la voglia di non essere costretta a prendere una posizione. 

Leopoldo fu soddisfatto e con un "Torno subito" andò via. 

Domenico però non riusciva a trattenersi e borbottò : " Come è noioso" riferendosi al professore, nonché fidanzato della sua migliore amica. 

Marina si innervosì. Perché il ragazzo non mostrava maggior rispetto per il suo compagno? Perché era stato così aggressivo, scatenando un diverbio per una sciocchezza?

"Domenico, ti prego!" si lamentò.

"Taci, che gli hai dato anche ragione." Si irritò Strano, rivolgendosi a Marina, e ignorando completamente suo fratello.

"Non gli ho dato ragione. Semplicemente la penso come lui." rispose la ragazza, che credeva che in amore fosse fondamentale condividere le stesse passioni e i medesimi  interessi, e che proprio per questo motivo si era infatuata di colui che per un anno, aveva seguito la sua tesi. L'amore poteva unire coloro che avevano due modi completamente diversi di affrontare la vita?

"Fortunato, diglielo anche tu" aggiunse la ragazza, mettendo in ballo l'altro gemello, che fino a quel momento era rimasto chiuso in un silenzio ricco d'imbarazzo. 

"Domenico, in effetti sei stato parecchio aggressivo nei confronti di Leopoldo."  fece notare il ragazzo, con un tono timido al fratello, che riuscì immediatamente a ridurlo in silenzio.

Domenico ignorò il gemello e tornò a rivolgersi a Marina, che ora era in preda all'imbarazzo. La conversazione aveva preso una piega pessima e lei non sapeva più come tornare indietro. 

"E se la pensi come lui allora perché non te lo sposi?" le domandò Domenico con un tono provocatorio? Marina sobbalzò. Possibile che il suo amico fosse venuto a conoscenza dello stato civile di Leopoldo. 

"Io non gli ho detto nulla." si giustificò Fortunato ed era vero.  Domenico era giunto alle giuste conclusioni, anche senza avere i titoli accademici di Marina e dell'altro gemello Strano. 

"Così il tuo professore è sposato?" domandò il ragazzo a Marina, con una certa soddisfazione nella voce. La giovane  ebbe un soprassalto dettato dallo sdegno. "Leopoldo è separato." disse. Credeva forse di avere davanti agli occhi una rovina famiglie?

"E allora che problema c'è? Devi soltanto aspettare." Con queste parole Domenico si allontanò, lasciandola sola con Fortunato, che era ancora  in preda all'imbarazzo per il comportamento del fratello.   Le parole del giovane Strano avevano fatto intuire a Marina che avrebbe potuto attendere anche in eterno il divorzio del suo Leopoldo. Eppure non fu il professore a riempire la mente di lei, ma un ricordo. Era il giorno del matrimonio di Immacolata con Ugo e lei e Domenico erano soli davanti alla chiesa. Avevano dieci anni ed era il 1967. Lui le aveva appena regalato un piccolo cuore di metallo che aveva fatto per lei in officina. Poi l'aveva baciata sulla guancia. Marina ricordò il calore che si era diffuso sulla sua guancia di bambina, e le sembrò di sentirlo ancora, tanti anni dopo, sul suo volto. Perché aveva rievocato proprio quel momento? "Tuo fratello non lo sopporto." disse con rabbia a Fortunato. " L'amore è condividere una passione"rammentò a se stessa, prima di uscire dalla stanza in cerca di Leopoldo. 

 

   
 
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