Fanfic su artisti musicali > System of a Down
Segui la storia  |       
Autore: Kim WinterNight    19/04/2018    1 recensioni
Scappare non è sempre simbolo di codardia. Ognuno di noi ha un motivo valido per cui vorrebbe scappare da qualcuno o qualcosa: chi per dimenticare, chi per liberare la mente, chi per accompagnare qualcun altro nella fuga, chi per uscire di casa, chi per volere di un'entità superiore...
Ma tutti, forse, lo facciamo per cercare un po' di libertà e per rendere noi stessi più forti e capaci di ricominciare a lottare.
DAL TESTO:
Una vacanza, ecco cosa mi serviva. Non riuscivo più a stare rinchiuso in casa, forse stavolta avevo esagerato. [...]
Notai una figura rannicchiata in fondo, in posizione fetale e con le braccia strette al corpo. Tremava vistosamente e teneva gli occhi serrati.
«Non vuole uscire di lì... non so più cosa fare» sospirò lei, portandosi una mano sulla fronte. [...]
«Non ti incazzare, amico. Ci tenevo solo a invitarti personalmente al mio matrimonio.»
Digrignai i denti e osservai, senza neanche vederli, gli automobilisti a bordo dei loro veicoli che mi superavano e mi evitavano per miracolo, per poi imprecare contro di me e schiacciare sul clacson con fare contrariato. [...]
«Avresti potuto chiedermelo, magari?» commentai, incrociando le braccia sul petto.
«Avresti rifiutato» si giustificò.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, John Dolmayan, Nuovo personaggio, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ReggaeFamily

Love, Music, Sea

[Leah]




A risvegliarmi fu lo squillo insistente del cellulare di Shavo. Aveva nuovamente cambiato suoneria dall'ultima volta che ci eravamo visti; ora aveva impostato una canzone rap che non conoscevo, e questa martellava ritmata dalle casse del suo telefono.

Mi rigirai tra le lenzuola e mi coprii la testa con il cuscino, biascicando qualche imprecazione.

Il bassista ronfava beato e sembrava non essersi accorto di niente. Irritata, mi allungai verso di lui e gli mollai una gomitata sulle costole; lui si ridestò di soprassalto ed espirò bruscamente, spalancando gli occhi in preda al panico.

«Spegni quell'aggeggio infernale!» sibilai.

Lui si mise a sedere e si stropicciò gli occhi, ancora stralunato e inconsapevole di cosa stesse accadendo. Mi guardò allarmato, poi parve tornare alla realtà e si accorse che il suo cellulare aveva ripreso a trillare.

«Chi cazzo è?» sbottò, allungandosi sul comodino per afferrare l'iPhone. Diede un'occhiata al display e finalmente rispose, interrompendo quella tortura. Odiavo tremendamente la sua nuova suoneria.

«John? Sei impazzito? Che cazzo ti prende?» borbottò il bassista, per poi posare una mano davanti alla bocca e sbadigliare rumorosamente. Si grattò distrattamente la spalla destra, poi mi fissò perplesso. «Dice che vuole parlare con te» spiegò, per poi porgermi il telefono.

Senza cambiare posizione, mi portai l'oggetto all'orecchio ed esordì: «Buongiorno batterista».

«Leah, ciao. Ho provato a chiamarti» disse lui in tono divertito.

«Sai com'è, io a differenza di questo deficiente del tuo collega imposto il silenzioso durante la notte.» Mollai un pugno sul braccio di Shavo e lui sussultò.

«Ehi!» protestò, per poi scivolare accanto a me e prendermi tra le braccia. Cominciò a farmi il solletico su una natica e a baciarmi una spalla.

«Ah, Shavo! Smettila! Comunque, cosa volevi dirmi?» chiesi infine a John.

Lui ridacchiò. «Ho interrotto qualcosa, immagino» commentò.

«Macché.» Sbuffai e schiaffeggiai la mano del mio ragazzo che, proprio in quel momento, si stava insinuando con noncuranza tra le mie cosce. «Shavo Odadjian, continua così e sei un uomo morto!» strillai, per poi scostarmi da lui. Mi alzai di scatto dal letto e corsi a rifugiarmi in bagno. «John, ehi! Dimmi tutto, ora posso parlare con più tranquillità» sospirai infine, appoggiandomi con la schiena alla porta chiusa.

Il batterista rise. «Che dolci che siete, piccioncini. In ogni caso, volevo chiederti se hai già comprato il biglietto del treno per Las Vegas.»

Mi accostai allo specchio e guardai distrattamente il mio riflesso. «No, lo farò più tardi. Perché?» volli sapere.

«Devo andare nella tua città a dare un'occhiata a un locale. Ho un progetto in mente da un po'.»

Spalancai gli occhi. «Un progetto? A Las Vegas?»

«Sì, be'... un mio amico abita là e mi ha detto di aver trovato un'occasione imperdibile per la nostra idea. Preferirei rimanere a Los Angeles, ma voglio andare a controllare di cosa si tratta» spiegò John in tono calmo.

«Oh, okay. Vuoi riaccompagnarmi a casa?» chiesi, poi aggiunsi: «Mi dirai di cosa si tratta o è un segreto internazionale?».

«Te lo dirò, non preoccuparti. No, andrò in aereo, farò prima. Volevo chiederti se vuoi venire con me, così prenoto anche per te.»

«In aereo?» strillai. «Non ho abbastanza soldi per un volo, non scherzare!»

Lui sospirò. «Bene, ho capito. Prenoto anche per te.»

«No, John, ehi... ma che dici? Quando...»

«Devo essere al locale domani pomeriggio alle tre. Prenoto per domani mattina. In questo modo avrai un altro po' di tempo da trascorrere con Shavo» decise il batterista, poi mi salutò senza darmi il tempo di ribattere e mi sbatté il telefono in faccia.

Provai a richiamarlo diverse volte ma lui non rispose. Imprecando, mi diedi una sistemata e feci pipì, poi tornai in camera.

Shavo se ne stava sdraiato a letto con le braccia dietro la testa e le gambe intrecciate. Teneva gli occhi fissi sul soffitto e sembrava star riflettendo su qualcosa che non potevo immaginare. Mi fermai un attimo a osservarlo: il suo petto asciutto si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro, il viso rilassato era così bello e dolce che mi venne voglia di riempirlo di baci; il pizzetto gli solleticava la pelle del torace, ma sembrava non infastidirlo. Le gambe magre e ricoperte da una leggera peluria se ne stavano abbandonate sul materasso, lasciando che la sua erezione svettasse senza pudore né vergogna.

Quello era davvero l'effetto che gli provocavo? E quel bassista famoso e meraviglioso era davvero il mio uomo?

Lui non si mosse, ma poco dopo sospirò. «Perché mi fissi, Leah? Prima mi ripudi e poi mi desideri. Così non si fa» scherzò lui, per poi ridacchiare sommessamente.

«Quando fai il deficiente, come posso non ripudiarti? Stavo parlando con John e tu hai fatto il maiale» lo rimproverai, distogliendo gli occhi dalla sua nudità. Mi avvicinai alla finestra e scostai appena le tende blu per permettere a un po' di luce di penetrare nella stanza. Il cielo era uggioso e minaccioso, non era proprio la giornata giusta per fare una passeggiata, eppure io volevo andare a Santa Monica e godermi un bel giretto sul lungomare.

«Sei permalosa. Vieni qui, dai» mormorò Shavo.

«Dobbiamo uscire, ricordi?» sbottai, voltandomi nella sua direzione. Anche io ero completamente nuda, così in quel momento sentii lo sguardo bruciante del bassista percorrere il mio corpo nella sua interezza e avvertii un leggero imbarazzo. «Quando mi guardi così, mi fai paura» bofonchiai, cercando di nascondere una nota divertita.

«Usciamo più tardi.»

«Devo prepararmi per ripartire, Shavarsh» ribattei.

«Tanto non devi partire oggi. Vieni qui» mi ordinò in tono deciso, allungando una mano verso di me per invitarmi a raggiungerlo.

«Che palla al piede che sei, e va bene!» Mi accostai al letto e gli porsi il suo cellulare, poi mi bloccai e lo scrutai in viso. «Un attimo. Tu come fai a sapere che non ripartirò oggi?»

Shavo appoggiò nuovamente il suo telefono sul comodino e allungò un braccio. Mi afferrò fulmineo per un polso e mi trascinò sopra di sé, per poi intrappolarmi in un forte abbraccio. I nostri visi si trovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro e io avvertii l'improvviso impulso di baciarlo fino a togliergli il fiato.

«Adesso baciami e smettila di fare domande, Leah Moonshift. Sei sempre troppo curiosa» soffiò sulle mie labbra, per poi lasciarmi un breve bacio. Si scostò immediatamente e rise ancora.

Feci leva sul suo petto per potermi allontanare, ma lui non me lo permise e prese ad accarezzarmi con ardore la schiena. Sospirai e mi arresi al desiderio che mi stava letteralmente mangiando viva.


«Ti ho detto che voglio andare a Santa Monica!»

«E io voglio stare qui a coccolarti.»

«Shavarsh, ti ho mai detto che sei una piaga?»

«Più o meno cinque minuti fa. O forse meno.»

Sospirai mentre Shavo mi accarezzava il collo e mi lasciava piccoli baci tra i capelli, tenendomi stretta a sé. Era incredibile come la sua presenza riuscisse a ubriacarmi completamente e a stregarmi irrimediabilmente.

Non avrei mai immaginato di potermi innamorare così tanto di qualcuno, non dopo le disastrose esperienze che avevo vissuto, non dopo aver perso completamente la fiducia nel genere maschile dopo aver vissuto con un essere spregevole e insopportabile come Alan Moonshift.

«Voglio andare a Santa Monica. Non crederai davvero che rimarremo tutto il giorno a letto? Scordatelo» ripetei con fermezza.

Shavo se ne stava con gli occhi chiusi. Mi sollevai sui gomiti e lo baciai sulle palpebre, poi sulla fronte e infine riuscii ad alzarmi dal letto.

«Allora possiamo fare la doccia insieme?» piagnucolò Shavo, stiracchiandosi languidamente sul letto.

«Datti una mossa» bofonchiai, entrando in bagno e aprendo l'acqua della doccia per farla riscaldare.

Shavo mi raggiunse quando ero già entrata da circa un minuto. Insistette per lavarmi con cura, per strofinarmi i capelli con delicatezza e riempire tutto il mio corpo di schiuma. Feci lo stesso con lui, e infine ridemmo come due scemi e trascorremmo almeno venti minuti sotto il getto tiepido e rigenerante della doccia.

Ci vestimmo e preparammo in fretta, poi in tarda mattinata uscimmo di casa e salimmo a bordo della sua auto.

«Santa Monica, stiamo arrivando!» strillai, per poi accendere la radio e cercare qualcosa da ascoltare durante il tragitto.

Ero felice. Durante quei giorni avevo vissuto delle emozioni incredibili che ancora mi sembravano un miraggio; avevo assistito per la prima volta a un concerto dei System e avevo dovuto trattenere le lacrime nell'osservare Shavo che suonava su quel palco. Avevo ammirato con incredulità le prodezze di John con la sua batteria, mi ero accorta di quanto Serj fosse dannatamente bravo a cantare e avevo riso con Bryah e Mayda delle cretinate che Daron combinava mentre suonava la sua chitarra.

Poi avevo festeggiato con i ragazzi e i loro amici, avevo conosciuto un sacco di musicisti che per me erano sempre stati astratti e quasi irreali, mi ero scatenata insieme alla mia nuova famiglia che cresceva sempre più e si faceva via via più bella a calorosa nei miei confronti.

Shavo sospirò, fingendosi esasperato dal mio entusiasmo. «Nel portaoggetti c'è una pennina USB con un sacco di musica» mi informò, immettendosi nell'intenso traffico losangelino.

Frugai nel vano ed estrassi l'oggetto, poi lo collegai all'autoradio e attesi che la prima canzone cominciasse.

Nell'abitacolo esplose un brano metal che non mi parve di riconoscere e io sobbalzai; mi allungai per abbassare un po' il volume e subito vidi Shavo che muoveva la testa a tempo con il ritmo incalzante e confuso della batteria.

«Che roba è?» gli chiesi.

«Sono i Device. Non riconosci la voce?»

Aggrottai la fronte e rimasi in ascolto. In effetti il cantante del gruppo aveva un timbro familiare, ma in quel momento mi sentii immensamente stupida perché non fui in grado di associarlo a qualcuno che conoscevo. «Mi dice qualcosa, ma ora ho un vuoto» ammisi.

Shavo ridacchiò e prese a canticchiare il ritornello con tanto di scream nei punti giusti; mi venne da ridere e non mi trattenni.

«Mi vuoi dire o no chi sta cantando?» sbottai tra le risate. Poi aggiunsi: «Scommetto che la canzone si intitola Vilify».

«Che perspicace! Lo dice mille volte. Comunque, si tratta di David Draiman, il cantante dei Disturbed. È un fottuto genio!» dichiarò il mio ragazzo, per poi riprendere a fare quella sorta di rap melodico che mi vergognai di non aver riconosciuto.

«Oddio, Draiman!» strillai. «Adoro quell'uomo!»

Nel frattempo partì una canzone strumentale che mischiava metal e folk medioevale; mi allungai per cambiarla, avevo voglia di scoprire cos'altro mi riservava la raccolta musicale di Shavo.

Partì You really got me dei Kinks e io sorrisi, annuendo soddisfatta.

Shavo mi lanciò un'occhiata. «Sono geloso» bofonchiò.

«Solo perché ho detto che amo Draiman? Ah, Shavarsh, ma i miei sentimenti per lui sono prettamente artistici e non hanno niente a che vedere con il lato carnale della questione.» Riflettei per un attimo, poi aggiunsi: «Anche se certe volte con quella sua voce mi fa un effetto particolare, sai com'è». Lo stavo deliberatamente prendendo in giro e lui se ne rese conto.

«Ma sentila! Vorrei proprio vedere se avresti il coraggio di essere così sfacciata se te lo ritrovassi di fronte» mi canzonò in tono divertito.

Sospirai. «No, hai ragione. E ora che sto con te, so che potrei conoscere musicisti in ogni occasione, quindi è meglio se sto attenta a quello che dico.»

«Donna saggia!» esclamò il bassista, mentre in sottofondo si udiva un brano dei Cypress Hill.

«Questi non mancano mai, eh?» commentai.

«Sono miei amici, sai?»

Alzai gli occhi al cielo. «Che strano, non me l'aspettavo» dissi ironica.

Continuammo a scherzare, cantare e ridere per tutto il tempo, finché non giungemmo finalmente in un parcheggio nei pressi del lungomare e potemmo finalmente uscire all'aria aperta.

Ci avviammo a piedi verso la nostra meta e io continuai a prenderlo in giro per la musica che aveva in quella dannata pennina.

«Hai certe schifezze... com'è che si chiamano quei tizi che hai conosciuto al Download Festival?»

Lui mi lanciò un'occhiataccia. «I The Killers? Non sono una schifezza!» si rivoltò con indignazione.

«Oh sì che lo sono. Giusto, loro. Non li ho mai sopportati. Il loro cantante è una lagna.»

«Leah, non offendere Brandon!» proseguì a contraddirmi, mentre ci infilavamo nella zona pedonale e venivamo circondati da un mare di folla bagnata dal caldo sole del primo pomeriggio. «Andiamo a mangiare qualcosa, piuttosto» bofonchiò.

«Concordo! Hai qualcosa dei Korpiklaani invece?»

Shavo sgranò gli occhi e scosse il capo. «Chi?»

Risi e gli presi la mano. «Non posso credere che non li conosci. Sei un ignorante!» sbottai.

«Mai sentiti» ammise con espressione confusa.

«Sono finlandesi e fanno folk metal» spiegai, orgogliosa di potergli far conoscere qualcosa di nuovo. Amavo quella band, mi divertiva un sacco la loro musica e adoravo ascoltarla e ballarla quando mi andava di scatenarmi senza pensieri.

«Allora devo sentirli per forza!» affermò tutto contento.

Continuammo a camminare e ci godemmo il sole e la brezza salmastra che ci accarezzava la pelle. Era bellissima l'atmosfera che si respirava, era rigenerante scorgere la diversità tra le persone che ci circondavano ed era incredibile che nessuno dei passanti avesse riconosciuto Shavo.

Mentre ci accostavamo a un locale che lui amava e in cui voleva portarmi a pranzo, però, dovetti ricredermi e pensai di aver attirato io la sfortuna.

«Oddio, Shavo!» sentii strillare alla mia destra. Mi venne voglia di darmela a gambe levate e feci per trascinare via il mio ragazzo, ma mi accorsi subito che lui stava opponendo resistenza. Sospirai e lasciai andare la sua mano, arrendendomi al fatto che lui non riusciva proprio a essere scortese e maleducato con i suoi sostenitori.

Una ragazza bionda e sovrappeso si accostò a noi e sorrise estasiata in direzione del bassista. Doveva essere alta sì e no un metro e sessanta, perciò fu costretta a sollevare completamente il capo per poterlo guardare in viso. Tra le mani stringeva uno smartphone e un taccuino con tanto di penna incastrata tra le pagine.

«Ciao» la salutò dolcemente Shavo, tendendole la mano. «Piacere di conoscerti. Come ti chiami?» volle sapere.

Lo invidiavo tantissimo per la sua infinita pazienza e per la gentilezza che riusciva a riservare alle persone che spesso lo riconoscevano e gli chiedevano foto e autografi, anche in punti del corpo parecchio inopportuni. Io sarei esplosa dopo solo un minuto e avrei mandato tutti al diavolo. Somigliavo molto più a Daron da quel punto di vista; me ne resi conto ancora una volta e sorrisi.

«Mi chiamo Mary Jane. Ti disturbo solo un attimo, vorrei fare una foto con te. Se puoi, vorrei anche un tuo autografo sul mio quaderno di poesie» spiegò la ragazza, senza riuscire minimamente a nascondere la sua eccitazione nel trovarsi di fronte al suo idolo. Poi si rese conto della mia presenza e mi lanciò un sorriso caloroso. «Lei è la tua fidanzata?» domandò poi.

«Nessun problema, facciamo tutto. A quanto pare sì, Mary Jane, non mi ha ancora lasciato» scherzò il bassista, sfilandole gentilmente il taccuino dalle mani. «Dove posso firmare?» le chiese.

Lei rise per la sua battuta e io mi accostai leggermente a loro, senza però intromettermi né aprir bocca.

«Sulla prima pagina, per favore» rispose la ragazza.

Shavo lasciò il suo autografo, poi le restituì carta e penna e si voltò a guardarmi. «Puoi scattare tu la foto?»

Annuii e Mary Jane mi consegnò il suo cellulare. I due si misero in posa e io feci qualche scatto, mentre il mio stomaco brontolava per la fame. Quella ragazza era gentile e non ci stava importunando più di tanto, ma io non avevo più voglia di starle appresso. Volevo mandar giù qualcosa e godermi il tempo che mi rimaneva da trascorrere con il mio ragazzo.

«Ecco fatto» dichiarai, per poi restituire lo smartphone alla sua proprietaria.

«Grazie mille, davvero» disse lei tutta contenta, poi si accostò a Shavo e chiese: «Posso avere un abbraccio?».

Lui sorrise e non cambiò atteggiamento, ma nei suoi occhi scorsi qualcosa di simile all'irritazione, la stessa che stava invadendo anche me. Non vedevo l'ora che quella tizia ci lasciasse in pace.

Lui le diede una rapida stretta, poi le scompigliò i capelli e la salutò con gentilezza. Tornò da me e mi prese per mano, per poi incamminarsi nuovamente verso il locale in cui avremo pranzato.

«Mi stava dando sui nervi» sibilai a denti stretti, guardandomi attorno per assicurarmi che la ragazza non fosse più nei paraggi.

«Non essere gelosa, Leah» mi canzonò lui, chinandosi per baciarmi sulla guancia.

«Non sono gelosa, è che stava esagerando» puntualizzai.

«Sei gelosa» mi contraddisse.

Sospirai. «È così strano?» gli chiesi in tono irritato.

«No, affatto. Adoro sapere che sei gelosa» affermò, per poi stringersi nelle spalle e ridacchiare.

«Spiritoso. Dai, portami a mangiare, sto per svenire» conclusi, spingendolo verso la porta d'ingresso del locale.

Solo allora mi accorsi che si trattava di un ristorante messicano.

«Non amo il cibo piccante, lo sai» borbottai sulla soglia.

«Ci sono un sacco di cose che potrai mangiare. Non tutto è piccante, tranquilla» mi rassicurò il bassista, per poi farmi strada verso il portico esterno alla struttura, il quale si affacciava direttamente sulla spiaggia.

Quella postazione mi ricordò il viaggio in Giamaica e tutte le volte che avevamo mangiato in qualche chiosco sulla spiaggia o quando avevamo fatto colazione o bevuto qualcosa sulla terrazza panoramica dello Skye Sun Hotel.

Cercai lo sguardo di Shavo e mi resi conto che anche a lui erano riaffiorati gli stessi ricordi. Ci fissammo per un po' e rivivemmo insieme, in silenzio, i momenti che ci avevano unito e fatto avvicinare sull'isola caraibica.

«Torneremo in Giamaica insieme?» chiese lui all'improvviso.

Proprio in quel momento giunse accanto a noi un cameriere e io non potei replicare, ma dentro di me sapevo già qual era la risposta che avrei voluto dargli.

Con lui sarei andata anche in capo al mondo.

La cosa mi spaventava un po', eppure mi faceva sentire allo stesso tempo sicura e protetta.

Pranzammo con calma, rimpinzandoci fin quasi a scoppiare, poi decidemmo di andare a sederci in riva al mare e trascorrere un po' di tempo a chiacchierare e rilassarci.

Faceva molto caldo e probabilmente ci saremmo scottati il viso e le braccia, ma in quel momento stavamo talmente bene che non volevamo pensare a qualcosa di negativo che potesse rovinare quell'atmosfera.

Nel frattempo il cielo si era coperto nuovamente e io lo fissai contrariata. «Mi ero quasi dimenticata che stamattina era nuovoloso. Che giornata strana» commentai, mentre me ne stavo inginocchiata dietro a Shavo e gli massaggiavo distrattamente la schiena.

Lui sospirò. «Già» mormorò.

All'improvviso il suo cellulare prese a squillare, sempre con la stessa canzone rap martellante che odiavo terribilmente.

«Shavarsh, cambia suoneria, te ne prego! Odio questa roba» mi lamentai, spazzolando via un po' di sabbia che si era attaccata ai miei jeans.

Lui borbottò qualcosa a proposito del fatto che quella canzone fosse di alcuni suoi amici, poi rispose alla chiamata. «Sì? Ciao, fratello!» esordì con entusiasmo.

Appoggiai il mento sulla sua spalla e accostai l'orecchio al suo per cercare di capire con chi stesse parlando. Non mi parve di riconoscere la voce maschile che udivo a stento, non si trattava sicuramente di qualcuno dei System o del loro staff.

«Sono a Santa Monica con la mia donna, tu?» proseguì Shavo, e io dovetti trattenere una risata per il tono da gangster che aveva assunto. «Dai! Ci raggiungete?»

Scivolai al suo fianco e mi misi a sedere, per poi scoppiare a ridere sommessamente. Nascosi il viso nelle ginocchia e fui incapace di controllare la mia reazione. Era troppo buffo.

«Chiamami quando arrivate. Ciao fratello, a dopo» concluse il bassista, per poi riagganciare. Mi posò una mano sulla spalla e mi scosse. «Che cazzo ridi?»

«Sei un gangster mancato. Tu non sei un bassista metal, mi dispiace» lo canzonai in tono divertito, senza più trattenere le risate.

«Ma piantala! Senti, alcuni amici ci raggiungono tra un po'. Ti piaceranno» annunciò, per poi attirarmi a sé e stringermi al suo fianco.

Appoggiai la testa sulla sua spalla e chiesi: «Come si chiamano?».

«Louis, Justin e Lord» rispose.

Aggrottai la fronte. «Sono anche loro dei musicisti famosi?» volli sapere, non sapendo più cosa aspettarmi dall'immensa collezione di conoscenze che Shavo portava fuori con la sua solita noncuranza.

«No» rispose.

Non gli credetti, nel suo tono di voce c'era qualcosa che non mi convinceva, un che di ironico che mi faceva intuire che non me la stesse raccontando giusta.

«Okay, sono curiosa di conoscerli allora» conclusi.

Decisi di fingere di esserci cascata, anche se dentro stavo cominciando ad agitarmi. Non feci altro che chiedermi quali artisti famosi si nascondessero dietro quei tre nomi, ma non riuscii assolutamente ad associarli a qualcuno che conoscevo.

Mi arresi e decisi semplicemente di aspettare e godermi la sorpresa.

Poco dopo cominciò a diluviare.




Cari lettori, oggi devo assolutamente lasciarvi delle note a fine capitolo ^^

Ho nominato così tante canzoni e band, che è giusto che voi abbiate ben chiaro di chi ho voluto parlare!

Cominciamo da Vilify dei Device; questo è un progetto del magnifico cantante dei Disturbed, David Draiman appunto. Qui di seguito vi lascio il link della canzone in questione:

https://www.youtube.com/watch?v=-K1q1pw04Bs

Sapevate che sempre i Device hanno fatto un brano in collaborazione con Serj? Vi linko anche questo, si intitola Out Of Line:

https://www.youtube.com/watch?v=2CGf35mVJWs

Potete immaginare la mia sorpresa e la mia immensa gioia quando ho scoperto che questi due miti hanno fatto una canzone insieme *-* (come quando ho scoperto che Serj ha fatto un featuring con Mike Patton dei Faith No More, stavo sbavando, credetemi ♥)!

Ma andiamo avanti... anche se potrei continuare a parlare delle collaborazioni di Serj con gente che amo per almeno un'altra ora XD

Poi ho nominato You Really Got Me dei Kinks, un brano piuttosto datato ma fantastico, ecco a voi:

https://www.youtube.com/watch?v=fTTsY-oz6Go

Che ne pensate? Ci tengo a sapere i vostri pareri sulle canzoni che scelgo per questi capitoli per capire se secondo voi ci stanno bene, ma anche per conoscervi un po' meglio e sapere quali sono i vostri gusti musicali ;)

Vi linko anche una canzone random dei Korpiklaani, una delle mie preferite che si chiama Vodka; fanno una musica meravigliosa questi adorabili ubriaconi finlandesi, io ve li consiglio caldamente:

https://www.youtube.com/watch?v=e7kJRGPgvRQ

Come ultima cosa volevo confessarvi che mentre scrivevo la scena della macchina e quindi portavo fuori questa conversazione tra Shavo e Leah riguardanti la musica che lui ha sulla pennina, stavo lasciando scorrere la mia musica sul pc e quindi ho pescato da lì i brani da inserire :D

Spero sia tutto di vostro gradimento, e mi raccomando fatemi sapere che ne pensate e se avete idea di chi possono essere gli amici di Shavo che arriveranno a breve... X'D

Grazie di cuore per tutto e alla prossima ♥

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > System of a Down / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight