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Autore: MielChan    22/04/2018    1 recensioni
Storia a tematica gay.
Introduzione capitolo:
Era il 2 novembre quando decisi di suicidarmi, il motivo? Beh forse stupido, il perché non mi buttai? Forse stupido anche quello, semplicemente incontrai una persona, una di quelle che ti fa scoprire la bellezza della vita, che te la fa amare e al tempo stesso te la fa rimpiangere.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 2:Tutto può nascere con una punizione.

Erano le 4:00 quando decisi di ritornare a casa, odiavo quella casa, odiavo chi ci viveva era di tutto fuorché  un luogo per me importante, aprii il portone lentamente e lentamente salii nella mia stanza, erano tutti lì i ricordi che volevo dimenticare, le foto con me e la mia ex appesi sul muro, il suo primo regalo (un peluche del mio personaggio dei cartoni preferito), il nostro anello in comune buttato da qualche parte e quella camicia che lei tanto amava , spazzatura, ormai dovevo considerarla solamente spazzatura; in quella stanza mi sentivo oppresso, confuso e disperato, ho sempre voluto scappare, buttare via tutto ed abitare lontano da qui, ma essendo solamente un diciottenne con pochi soldi e senza un lavoro fisso mi rassegnai a quella vita.
Il giorno dopo fu un disastro, mi alzai dal letto, mi vestii e scesi le scale che portavano alla cucina, era tutta lì la mia ‘’famiglia’’ c’era mia madre, una donna sui 45 anni con dei capelli biondi costantemente raccolti, mio padre, un uomo di 54 anni con i capelli grigi e gli occhi uguali ai miei, e mia sorella ‘’perfetta’’ di 20 anni con gli occhi verdi e i capelli biondissimi, quella acclamata, quella elogiata, quella semplicemente apprezzata da tutti.
‘’Se ti azzardi a ritornare di nuovo alle quattro ti sbatto fuori di casa! I vicini pensano che tu sia un delinquente, ma non ti vergogni? Figlio ingrato!’’ brontolò mio padre appena mi vide.
‘’Kyla torna sempre a casa tardi!’’ ribattei.
‘’Non osare mettere in mezzo tua sorella ragazzino.’’ Si alzò di scatto dalla sedia battendo i pugni sul tavolo.
‘’Ci sono degli spicci sul tavolo prendili e va fuori, stai facendo solamente confusione qua.’’ Intervenne mia madre guardandomi dall’alto in basso.
‘’Come se ci volessi restare qua.’’ Conclusi esasperato.
Sbattei la porta della cucina con violenza, corsi in camera e presi la mia roba per andare a scuola; i miei genitori non mi hanno mai voluto ‘’sei nato per sbaglio ‘’  mi dissero quando avevo appena 15 anni, ho sempre voluto andarmene, sono i classici genitori che fuori si comportano come una famiglia amorevole e dentro invece si mostrano per come sono realmente, degli ipocriti e dei falsi, sfortunatamente non conobbi mai i miei nonni e tanto meno gli altri parenti quindi mi adattai, con la speranza di andarmene una volta finito gli studi.
M’incamminai verso la fermata dello scuola bus, come sempre l’autobus arrivò in ritardo, entrai, mi lamentai  sottovoce ma non feci in tempo a sedermi che mi ritrovai a terra, cercai di alzarmi e sentii quelle solite risate provenienti dai ragazzi attorno a me.
‘’Ooooh, ti ho spinto, scusaaa, non ti avevo visto.’’ Disse un ragazzo dietro di me.
‘’Guardatelo che patetico, non sa stare in equilibrio.’’ Continuò un altro
‘’Freddireck il tuo paparino non ti ha insegnato a stare in equilibrio?’’ Intervenne di nuovo quello di prima.
‘’Jim, Eddy, non avete mai pensato di crescere?’’ Gli dissi guardandoli storto mentre presi a sedere.
‘’Oh che paura, ti prego non guardarmi così.’’ Mi prese contro e si sistemò nei posti infondo continuando a ridacchiare.
‘’Deficienti…’’ Sussurrai piano, mi misi le cuffie nelle orecchie e fissai fuori per tutto il viaggio.
Jim e Eddy  i classici bulletti  che si divertono a rendere uno schifo la vita altrui, che io sappia sono sempre stati così, Jim ‘’il leader’’ era un ragazzo robusto della mia stessa età, aveva dei piercing praticamente ovunque e degli orribili capelli costantemente pieni di gel, Eddy, invece, era un anno più grande di me,  aveva i capelli rasati e sulla testa si era tatuato un orribile drago ‘’è il mio portafortuna’’ diceva a tutti, ma non credevo proprio, visto che genere di ragazzo fosse.
Circa dopo venti minuti arrivai finalmente a scuola, scesi il più velocemente possibile dall’autobus per evitare rogne, mi misi il cappuccio della felpa e cercai di farmi notare il meno possibile, ho sempre considerato quella scuola ‘’il degrado’’,  piena di ragazze che non definisco e di ragazzi altrettanto peggio, guardai a terra, m’incamminai verso il portone principale e  senza accorgermene sbattei contro una persona, la peggiore persona possibile.
‘’Scusa non ti avevo vis- Sindy…’’ La mia ex.
‘’Frederick! Come stai?’’ Mi chiese sorridente.
‘’Ah bene’’ mentii, mi aveva lasciato la settimana scorsa come potevo stare bene?!
‘’Senti, mi dispiace per come è finita la nostra relazione, spero però possiamo rimanere amici.’’ Mi domandò continuando a sorridere.
‘’Eh sì, sicuro.’’ Le feci un sorriso sforzato sperando che la campanella si sbrigasse a suonare.
Amici? Come sperava riuscissi a considerarla tale dopo tutti quei momenti passati insieme? La conobbi 4 anni fa in una festa di compleanno, sembrava così timida, aveva dei capelli castano chiaro e degli occhi azzurri tenuti nascosti da un paio d’occhiali chiari, stavamo insieme da due anni, mi lasciò una sera dicendomi che era stanca, dicendomi che ormai mi vedeva solo come un fratello, inutile dire che mi crollò il mondo addosso.
‘’Senti ho un test tra poco meglio che io vada.’’ Mentii di nuovo.
‘’Oh certo, ci si vede in giro allora!’’ E s’incamminò verso le sue amiche ridacchiando.
Corsi in classe cercando di non piangere, una volta arrivato mi sedetti al solito posto vicino alla finestra, la campanella suonò e dopo una manciata di minuti entrò il professor. Hudson, insegnava matematica, l’unica materia in cui eccellevo, ed era il nostro coordinatore di classe, aveva una folta barba bianca, pochi capelli e degli occhi grandi marroni.
‘’Buongiorno ragazzi, scusate il ritardo, bene…oggi ho una bella notizia da darvi! Ho corretto i test.’’ Scoppiò un lamento generale. ‘’Calmi, calmi questa volta siete andati tutti benino.’’ Aggiunse.
‘’Pure io professore?’’ Intervenne un compagno davanti a me.
‘’Stranamente sì.’’ L’intera classe scoppiò a ridere. ‘’Allora… appena vi chiamo venite da me, Allyson.’’
Dopo una decina di minuti toccò il mio turno, non fui affatto teso.
‘’ Frederick Hollow!’’ Mi alzai e m’incamminai verso la cattedra.
‘’Bene bene Hollow, come sempre hai preso il voto massimo’’ Mi pose il test, lo presi ma mentre m’incamminai a occupare posto mi fermò.
‘’Hollow, so che  nelle altre materie vai piuttosto male, anche se prendi il voto massimo in matematica non vuol dire che sarai ammesso al prossimo anno.’’ Mi guardò severamente ma poi accennò un piccolo sorriso.
‘’Cercherò di migliorare’’ Dissi serio.
‘’Lo so, ma..  ho parlato con gli altri professori e insieme abbiamo optato per metterti in punizione.’’ Sgranai gli occhi.
‘’Come in punizione?’’ Urlai e gli altri  si misero a ridere.
‘’Tranquillo, non è proprio una punizione, semplicemente dovrai restare qua dopo scuola, ho parlato con qualcuno per darti una mano.’’ Mi disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
‘’D’accordo…’’ Sospirai. ‘’Che giorno?’’
‘’Direi a partire da…oggi!’’ Mi sorrise.
‘’Come oggi?!’’ Lo guardai leggermente male.
‘’Ne ho già parlato con i tuoi genitori…strano che non ti abbiano detto niente, comunque sia, l’incontro è in biblioteca, fatti trovare mi raccomando!’’ Brontolai e mi fece cenno di mettermi a sedere.
Le ore passarono velocemente, come sempre in Francese non capii nulla, scienze mi sembrò latino e le altre materie ancora peggio; suonò finalmente la campanella di fine lezione, mi preparai per andare via ma poi mi ricordai della punizione.
‘’Bhe sempre meglio che rimanere in quella casa.’’ Borbottai tra me e me.
Uscii dall’aula, feci una sosta al bar della scuola per prendere da mangiare dopodiché m’incamminai verso la biblioteca, aprii la porta ma non trovai nessuno, la biblioteca era abbastanza grandina, aveva degli enormi scaffali pieni di libri nei lati mentre in fondo al centro s’intravedevano dei tavoli con delle sedie, m’incamminai verso la prima sedia più vicina ed  improvvisamente sentii una voce dietro di me.
‘’Ed ecco il ragazzo disperato negli studi… per caso ti volevi suicidare per questo?’’ Mi voltai velocemente e vidi il ragazzo della sera prima.
‘’Denzil?! Sei tu quello che mi deve dare una mano?’’ Chiesi sbalordito.
‘’A quanto pare sì.’’ Alzò le spalle ‘’Mi ha fermato un professore stamattina, certo avvertire prima a quanto pare non è la sua specialità.’’ Disse un po’ arrabbiato.
‘’Anch’io l’ho saputo solo oggi.’’ Intervenni seccato.
‘’Comunque sia stavo per rifiutare, poi ho sentito il tuo nome, quindi mi son detto perché no?’’ Sorrise. ‘’A quanto pare ormai siamo compagni di sventura.’’ Concluse.
‘’Detto così sembra che non saremo mai felici.’’ Sospirai.
‘’Forse.’’ Mi guardò rialzando le spalle ‘’Comunque in cosa ti devo aiutare?’’ Mi chiese mettendosi a sedere.
‘’Direi…in tutto tranne matematica.’’ Mi misi a sedere anch’io e sulla sua faccia comparve uno sguardo  spaesato.
‘’Stai scherzando? Mi ha detto che avevi problema in ‘’qualche’’ materia.’’ Continuò ad osservarmi sconvolto.
‘’Compagni di sventura?’’ Chiesi allegro.
‘’D’accordo, compagni di sventura.’’ Si rassegnò. ‘’Da cosa iniziamo?’’
‘’Francese?’’ Domandai tirando fuori il libro.
‘’Vada per francese.’’ Prese un quaderno e lo appoggiò sul tavolo.
Dopo 2 ore  finimmo di studiare  e finalmente capii qualcosa di francese, a quanto pare lui se la cavava in qualsiasi materia, ed aveva ottimi voti praticamente in tutto; ci alzammo lentamente dai nostri posti, lo salutai, feci per andarmene  ma mi bloccò prendendomi per il braccio chiedendomi se volessi fare qualche giro, accettai, tanto non avevo gran voglia di ritornare in quella casa.
Lo seguii, inizialmente ci fermammo a prendere qualcosa da mangiare dopo di che raggiungemmo un parco e ci sedemmo sulle altalene, gli parlai dei miei problemi e lui mi prese un po’ in giro.
‘’Poi sarei io lo stupido?’’ Chiese ridendo.
‘’Oh, sta zitto.’’ Intervenni imbronciato.
‘’Comunque sia sono messo come te quindi non posso aiutarti, ma posso cercare di capirti.’’ Mi disse mentre si dondolava dall’altalena.
‘’Se per questo non ti posso aiutare nemmeno io.’’ Ribattei.
‘’Perché non iniziare a migliorare le nostre vite diventando amici?’’ Domandò.
‘’Siamo entrambi senza amici quindi perché no?’’ Dissi mentre mi alzai dall’altalena.
‘’Passami il tuo numero di telefono!’’ Intervenne felice.
Ci scambiammo i numeri di telefono e decidemmo di fare un altro giro prima di andarcene, scoprimmo di avere molte più cose in comune di quanto pensassimo, entrambi odiavamo quella scuola, entrambi adoravamo il colore blu, entrambi frequentavamo il penultimo anno ed entrambi amavamo la matematica; finimmo di fare il nostro giro e mentre mi accompagnò alla fermata, un ragazzo identico a Denzil, a parte per il color degli occhi, ci fermò.
‘’Denzil?! In giro con qualcuno!’’ Fece finta di commuoversi.
‘’Deemer  smettila.’’ Intervenne Denzil imbarazzato.
‘’E’ raro vederti con qualcuno, non uscivi di casa da ormai un’eternità, sei un suo amico vero?’’ Mi chiese allegramente.
‘’Eh sì, cioè, ci conosciamo da poco.’’ Risposi  timidamente.
‘’Un amico finalmente!’’ Fece di nuovo finta di commuoversi. ‘’Comunque io sono Deemer, spero andrete d’accordo tu e mio fratello!’’ Mi strinse la mano con energia e rimasi leggermente imbambolato.
‘’Dii così lo spaventi…’’
‘’Oh scusa, scusa.’’ Mi lasciò andare.
‘’I-io s-sono Frederick.’’ Dissi un po’ sconvolto.
‘’Da come avrai già capito…lui è Deemer, io lo chiamo ‘’Dii’’, mio fratello più grande.’’ intervenne Denzil cercando di spostarmi ed allontanarmi ‘’Noi andiamo Dii! Ci vediamo a casa.’’ Concluse subito dopo ed entrambi ci dirigemmo verso la fermata dell’autobus.
‘’Scusalo…non è abituato a vedermi con qualcuno.’’ Incominciò a parlare mentre si sedette sul muretto lì vicino alla fermata.
‘’Oh nessun problema.. andate molto d’accordo?’’ Chiesi mentre presi a sedere anche io.
‘’Abbastanza, gli voglio molto bene.’’ E semplicemente sorrise, uno di quei sorrisi che imparai ad amare in futuro. ‘’Bene, è arrivata la mia linea, beh ci vediamo a scuola Frederick.’’ Saltò giù dal muretto, mi fece un cenno con la mano che ricambiai immediatamente e salì velocemente sull’autobus.
Dopo quell’evento incominciammo a uscire molto spesso insieme, diventammo ottimi amici, i miei voti sembravano pure migliorare grazie a lui, era così tutto perfetto...ma nulla rimane invariato.
   
 
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