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Autore: Shainareth    23/04/2018    3 recensioni
Marinette si aggrappò a lui e lo seguì all’istante, troppo desiderosa di uscire da quella marea di persone per rendersi davvero conto di ciò che le stava accadendo. Lo fece in un secondo momento, quando, defilatisi in una stradina secondaria e poco illuminata, tirò un sospiro di sollievo. Fu allora che si accorse di essere quasi abbracciata ad Adrien e di riuscire a sentire il suo profumo prima ancora di quello del cibo. Il cuore le tremò in petto quando lui tornò a parlare. «Tutto bene?»
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LUCI




Dopo un’ultima, rapida occhiata allo specchio, Marinette scese di sotto, dove i suoi genitori avevano appena finito di rimettere in ordine la cucina dopo cena. Saltellò allegra verso di loro, schioccò un bacio sulla guancia di ognuno e, salutando con fare gioioso, sparì oltre la soglia di casa mentre Tom e Sabine le stavano ancora augurando buon divertimento.
   Incontrò Alya e gli altri davanti scuola e, quando le dissero che di lì a poco li avrebbe raggiunti anche Adrien, Marinette andò letteralmente in brodo di giuggiole. «Respira», le ricordò la sua migliore amica, ridendo. Lei si fece coraggio e seguì il suo consiglio: l’autocontrollo le sarebbe servito per essere certa di riuscire a trascorrere del tempo con il ragazzo dei suoi sogni senza necessariamente dover inciampare di continuo sulle proprie emozioni. «Potrebbe essere una buona occasione per avvicinarti di più a lui», aggiunse Alya, facendole coraggio ed incitandola a dare il meglio di sé per conquistare il cuore di Adrien.
   Ed era proprio ciò che aveva intenzione di fare Marinette. Dopotutto, non capitava tutti i giorni che lui riuscisse ad ottenere da suo padre il permesso di uscire con gli amici; pertanto, quale occasione migliore di quella? Un’intera serata tutta per loro. Certo la ragazza era consapevole che non sarebbero stati da soli, ma come poteva non sperare comunque? Magari in una parola o in un gesto da parte di Adrien che potesse darle anche solo la vaga illusione che i suoi sentimenti per lui erano ricambiati in minima parte…
   Più faceva quei grossi respiri, più le pareva di sentirsi sicura delle proprie capacità come mai prima di allora. Almeno fino a che il grande amore della sua vita non si palesò alla sua vista: non appena lui scese dall’automobile che lo aveva portato fin lì e le rivolse un sorriso, Marinette avvertì nitidamente il cuore farle una capriola in petto. Avvampò e ricambiò il suo saluto con un’espressione poco intelligente, tartagliando qualcosa che nelle sue intenzioni avrebbe voluto essere un: «Ciao, Adrien! Sono felice che tu sia riuscito ad unirti a noi!» E che in verità suonò più come un: «E-Ehi… Che bello… sei qui… C-Cioè, è chiaro che tu sia qui. Ci sei. Sei tangibile. V-Voglio dire…»
   A salvarla ci pensò Alya, come sempre, che la chiamò a gran voce, coprendo i suoi miseri balbettii, e l’agganciò per un braccio, allontanandola da Adrien di alcuni passi per consentirle di calmarsi e di tornare a respirare. «Autocontrollo, Marinette!» la rimproverò l’amica, mentre lei avvertiva gli occhi farsi lucidi per la mortificazione. Era certa che Adrien l’avesse presa per stupida. Per l’ennesima volta, probabilmente. Si chiedeva e richiedeva perché mai continuasse a rivolgersi a lei con gentilezza e a considerarla un’amica sincera ed affidabile. A volte Marinette pensava che lo facesse solo per pietà. E in quei momenti di totale sconforto, a nulla valevano gli incoraggiamenti di Tikki e Alya.
   Tutti insieme, allora, si diressero verso la loro meta: la festa di quartiere che gli abitanti della zona avevano organizzato per quella sera. La loro intenzione era quella di abbuffarsi dei prodotti tipici locali e di divertirsi, anche per le cose più insignificanti, come capitava sempre quando erano insieme. Tuttavia, nessuno di loro avrebbe immaginato che l’intera Parigi si sarebbe riversata in quella stessa parte della città; ben presto, infatti, si trovarono schiacciati in mezzo alla folla, incapaci di condividere pensieri o anche solo la più sciocca delle chiacchiere. Tra le più minute della classe, per stazza ed altezza, nel giro di una manciata di minuti, Marinette venne travolta dalla fiumana di gente, rimanendo indietro rispetto ai suoi amici fino a perderli completamente di vista.
   E ora era lì, sola in mezzo a centinaia di sconosciuti, con mille voci che le riempivano le orecchie e mille odori che le vorticavano nelle narici, fra le luci delle illuminazioni e le ombre di chi le passava accanto, urtandola e spingendola, fin quasi a farle perdere l’equilibrio. Sperò con tutta se stessa che, nonostante tutto, Tikki non ne stesse risentendo troppo, benché la tenesse in un posto sicuro e riparato; e proprio quando fu sul punto di accertarsene, qualcuno l’afferrò saldamente per un polso, tirandola verso di sé. Spaventata, la ragazza si lasciò scappare un grido, subito soffocato quando i suoi occhi incrociarono quelli verdi di Adrien. «Presa!» esclamò il giovane, sorridendole allegro. «Mi sono accorto che eri rimasta indietro, perciò sono tornato a prenderti», le spiegò senza mezzi termini. Qualcuno lo spintonò e lui le finì addosso, riuscendo però ad evitare ad entrambi una rovinosa caduta. «Spostiamoci da qui, prima di farci male», le disse all’orecchio, passandole un braccio attorno alle spalle e trascinandola lontano dalla calca.
   Marinette si aggrappò a lui e lo seguì all’istante, troppo desiderosa di uscire da quella marea di persone per rendersi davvero conto di ciò che le stava accadendo. Lo fece in un secondo momento, quando, defilatisi in una stradina secondaria e poco illuminata, tirò un sospiro di sollievo. Fu allora che si accorse di essere quasi abbracciata ad Adrien e di riuscire a sentire il suo profumo prima ancora di quello del cibo. Il cuore le tremò in petto quando lui tornò a parlare. «Tutto bene?»
   La sua voce, calda e rassicurante, le vibrò nell’anima e a lei parve di esplodere. «S-Sì…» mormorò, trovando comunque il coraggio di alzare lo sguardo. Adrien le sorrideva con affetto, come sempre. Arrossì e ringraziò il buio, capace di nascondere parte delle sue emozioni agli occhi del giovane. «Mi dispiace…» riprese poi, scostandosi da lui per pudore. «Per colpa mia, hai perso di vista gli altri.»
   Lui si strinse nelle spalle. «Poco male», commentò a cuor leggero. «Li rivedremo di sicuro più tardi. Intanto, divertiamoci noi due.» Marinette sorrise, felice di quell’inaspettato ed insperato risvolto della serata, e lasciò che l’amico la prendesse per mano. «Così non correremo il rischio di perderci di nuovo», spiegò, prima di riprendere a camminare verso le bancarelle. «Proverei però a fare il giro largo, se non ti dispiace. Così eviteremo la folla.»
   Lei accettò senza neanche pensarci – non era certo idiota, sebbene a volte le apparenze sembrassero smentirla. Si avviarono fianco a fianco, le mani strette l’una all’altra e il cuore che batteva all’impazzata. Marinette avrebbe voluto prestare attenzione alla festa, alle luci, alle persone, agli odori e a tutto ciò che li circondava, eppure ogni suo singolo pensiero, in quel momento, era tutto per Adrien: era stato meraviglioso a tornare indietro per lei, per accertarsi che stesse bene e per proteggerla. E sebbene fosse ben consapevole che non si trattava di un appuntamento, si disse che il suo cuore non avrebbe retto a lungo una simile gioia, perché mai si sarebbe aspettata di passare un’intera serata da sola con lui.
   Ciò nonostante, a dispetto di tutte le paure, riuscì a parlargli senza grossi problemi, chiacchierando e persino scherzando, facendolo finanche ridere per una battuta. Marinette si sentì orgogliosa di se stessa, stava davvero facendo progressi e forse, prima di riunirsi agli altri, sarebbe stata in grado di dirgli anche ciò che provava per lui. Stava ragionando di questo con se stessa quando la voce di uno dei venditori ambulanti li chiamò, inducendoli a voltarsi nella sua direzione. «Siete davvero splendidi», esordì quello, scrutandoli con sincera tenerezza.
   Li aveva forse scambiati per una coppietta? Marinette arrossì per l’ennesima volta e biascicò qualcosa di poco intelligibile, mentre Adrien si lasciava sfuggire una risatina nervosa. «A dire il vero…»
   «Siete talmente belli, insieme, che vi farò uno sconto», lo interruppe l’uomo, mostrando loro dei bastoncini di legno. «Zucchero filato per due, al prezzo di uno.»
   I ragazzi chiusero di scatto la bocca e si scambiarono un’occhiata: potevano rifiutare quell’offerta? No. Eppure… erano troppo onesti per ingannare quel commerciante. «Non stiamo insieme», fu costretta a rivelare Marinette, suo malgrado.
   L’altro osservò prima lei, poi Adrien; quindi abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e si lasciò andare ad un sorriso scettico, prima di tornare a prestare attenzione al proprio lavoro. «Lo sconto ve lo faccio lo stesso», dichiarò allora, certo che prima della fine della serata quei due avrebbero finito col dichiararsi a vicenda quei sentimenti d’amore che trasparivano dai loro occhi sinceri. Adrien fece per protestare, ma fu messo presto a tacere dal primo bastoncino di zucchero filato alla fragola che l’altro gli presentò davanti al naso. «Sii gentiluomo e dallo tu a lei.»
   Pur in imbarazzo per quella situazione del tutto inattesa, il giovane obbedì, regalando un’espressione vagamente divertita all’amica, che sorrise a sua volta, ma sentiva le farfalle non già nello stomaco bensì nel cervello: stava succedendo davvero? O stava solo vivendo intensamente uno dei tanti, romantici viaggi mentali che vedevano protagonisti lei e Adrien, e che le tenevano compagnia la sera, prima di dormire?
   Pochi metri più avanti, furono investiti da una pioggia di bolle di sapone, che resero ancora più speciale quel momento. Con gli occhi sbarrati e pieni di meraviglia, Marinette ricercò la fonte di quella magia: un bambino che, per mano al suo papà, faceva comparire quelle piccole, fragili sfere trasparenti dalla canna della sua pistola. La ragazza seguì la scia di bolle, che si levavano sempre più in alto e riflettevano la luce dei lampioncini e delle luminarie sospese sopra le loro teste. Più in là, dei ragazzi stavano dando il loro contributo allo spettacolo con delle tea light bianche poste in bicchieri di plastica trasparenti che loro lasciavano ai bordi dei vicoli vicini, creando dei sentieri da sogno. Accortosi della sua meraviglia, Adrien tirò gentilmente l’amica per mano e la condusse verso una di quelle viuzze, rallegrando ancora di più il suo animo.
   Fu lì che tornarono a respirare la tranquillità della serata, scambiandosi pareri su ciò che avevano visto e su dove avrebbero dovuto dirigersi una volta percorso l’intero vicolo. Tacquero quando si accorsero che poco più avanti, nascosta alla vista dal buio della sera, c’era una coppietta intenta a scambiarsi baci ed effusioni di vario genere. Accelerarono il passo, lo sguardo al selciato e l’imbarazzo che di colpo li aveva sopraffatti, impedendo loro di dire ancora qualcosa. Emisero fiato solo quando furono fuori dalla stradina e si accorsero di essere usciti dalla zona in cui si teneva la festa.
   Si fermarono per decidere da che parte fosse opportuno tornare indietro, ma quando Marinette stava per suggerire la propria idea, si rese conto che Adrien non la stava più ascoltando. Lo vide intento ad osservare qualcosa, in lontananza, e seguendone lo sguardo capì: si trattava della statua di Ladybug e Chat Noir, che svettava al centro della piazza vicina e dominava i dintorni anche dopo il tramonto grazie all’illuminazione cittadina. «Che tipo di rapporto credi che abbiano, quei due?»
   Fu questo ciò che il giovane le domandò di punto in bianco, spiazzandola non poco con quell’inaspettata curiosità. Marinette si strinse nelle spalle, gli occhi fissi sul viso in bronzo di Chat Noir. «Immagino che alla base di tutto ci sia un’incrollabile fiducia reciproca.»
   Adrien si sentì confortato da quella risposta. «Si nota molto, secondo te?»
   «Certo», disse lei, soffocando una risatina divertita. «Altrimenti non potrebbero fare ciò che fanno. Inoltre, dopo tutto questo tempo, immagino siano anche diventati buoni amici. Sotto certi aspetti, mi ricordano noi due», si arrischiò ad aggiungere un attimo dopo, quasi in un mormorio, mentre le sue iridi chiare si spostavano dal viso di Chat Noir a quello di Adrien.
   Quelle parole nascondevano una verità molto più profonda di quanto potesse sembrare, ma era assai probabile che lui non potesse comprenderlo. «No», replicò poco dopo il giovane, difatti, pur stringendole la mano con affetto. «Credo che il loro rapporto nasconda qualcosa di più intenso.»
   Pur con rammarico, Marinette accolse quella stilettata al cuore a braccia aperte. Non importava quante altre volte Adrien le avesse lasciato intendere che, fra loro, non c’era spazio per un sentimento diverso da quello dell’amicizia; le cose stavano proprio come aveva detto lei. Schiuse le labbra per rivelargli che sì, Ladybug e Chat Noir erano esattamente come loro, sebbene a parti invertite, ma alla fine decise di tacere. Finché sia Adrien che Ladybug non si fossero resi conto di quanto amore ricevevano da parte dei loro più cari alleati, avrebbe avuto senso per Marinette e Chat Noir insistere al riguardo? Decisamente no.
   Limitandosi a sorridere, la ragazza strinse a sua volta la mano del giovane che le era accanto e tornò a fissare la statua insieme a lui senza più proferire parola.












Il mio Adrien è davvero irrecuperabile. Trascina Marinette in un vicolo buio e deserto e le dice: Divertiamoci noi due. Giuro che quando l'ho scritto, proprio come lui, non avevo la minima malizia. Poi mi sono resa conto della fraintendibilità della situazione e per un attimo sono stata indecisa se correggere o se far arrossire Marinette per la cosa o meno. Alla fine ho deciso di infischiarmene: Adrien è un puro, e lo sono stata anch'io scrivendo quel pezzo, quindi amen.
A parte questa - inutile - precisazione, non so cosa mi abbia spinta, pur nel clima di festa che si respira per buona parte della shot, a dare un risvolto malinconico nel finale. E dire che di solito sono incline al lieto fine... e immagino che si sia notato dalle altre mie storie.
Ad ogni modo, colgo l'occasione per scusarmi con coloro a cui non ho ancora risposto e con tutti i miei colleghi fanwriter che stanno aspettando un parere sui loro lavori: ho avuto una serie di giorni movimentati e soltanto stamattina sono tornata a respirare un attimo (e ne ho approfittato per concludere questa shot, iniziata due giorni fa). Tra oggi e domani spero di rimediare almeno in parte ai miei soliti ritardi!
Augurandovi un buon inizio di settimana, vi mando un caloroso abbraccio.
Shainareth





  
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