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Autore: _Delilah_    23/04/2018    2 recensioni
Tratto dal prologo
Ogni anno che passava il loro rapporto si faceva più intenso e quando Stan tornava a South Park cominciavano a scambiarsi lunghe e-mail fino all’anno successivo.
Quella loro familiare routine poteva migliorare in un solo modo, ovvero con l’avvicinamento di uno dei due all’altro.
Ma mai e poi mai Grace avrebbe preso in considerazione l’idea che sarebbe stata lei a raggiungere il cugino nella desolata South Park.
-Stan e Wendy- -Craig e Tweek- -Kyle e Heidi- -Kenny e Grace (nuovo personaggio)-
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 10 . l’occhio del ciclone
 
Se leggera ti farai, io sarò vento 
per darti il mio sostegno senza fingere 
se distanza ti farai, io sarò asfalto 
impronta sui tuoi passi senza stringere mai. 

Se battaglia ti farai, io starò al fianco 
per darti il mio sorriso, senza fingere 
se dolore ti farai, io starò attento 
a ricucire i tagli senza stringere mai. 

Fuori è un giorno fragile 
ma tutto qui cade incantevole come quando resti con me
Fuori è un mondo fragile 
ma tutto qui cade incantevole come quando resti con me 

Se innocenza ti farai, io sarò fango 
che tenta la tua pelle senza bruciare. 
Se destino ti farai, io sarò pronto 
per tutto ciò che è stato a non rimpiangere mai. 

Fuori è un giorno fragile 
ma tutto qui cade incantevole come quando resti con me 
Fuori è un mondo fragile 
ma tutto qui cade incantevole come quando resti con me 

Fuori è un giorno fragile 
Fuori è un mondo fragile
 
(Incantevole –Subsonica)

 
 
Aprire gli occhi e trovarla lì, avvolta nella coperta come fosse un piccolo bozzolo. Solo gli occhi sbucavano fuori, con i ciuffi delle ciglia bionde, tanto lunghe da toccarle gli zigomi. Il respiro regolare segnato dalla stoffa che saliva e scendeva come la stesse cullando ed i suoi capelli chiari, che disordinati occupavano la fronte con apparente distrazione.
 
La Dea era incarnata in una sedicenne di San Diego, che nascondeva la sua perfezione in quel corpo ingiustamente troppo coperto.
 
La febbre era sicuramente scesa, perché Kenny sentiva il corpo madido di sudore ma la fronte fresca e, se quella magia era avvenuta, il ragazzo lo doveva a Grace, che dormiva placida nel letto accanto al suo. Lo sguardo marino scavallò con difficoltà il corpo di lei, per impattare contro la finestra da cui solo un lievissimo chiarore si faceva strada, ad indicare che la notte fosse appena passata; eppure sembrava ancora nevicare, anche se la tempesta si era fatta meno violenta. Ma Kenny la sentiva dentro di sé soffiare ed aggredire il suo corpo, che non riusciva a controllare, che non voleva controllare.
Scostò la coperta termica che lo ricopriva e, abbandonato dalla ragione che aveva preso una via ben distante da lui, afferrò un lembo della trapunta in cui Grace si era avvolta per bene durante la notte e si fece spazio accanto a lei, che aggrottò appena le sopracciglia ma non si svegliò. Percepire il calore del suo corpo, osservarne il seno che svettava appena attraverso la sua maglia, sentire il suo odore che sapeva tanto di buono, tutte queste cose assemblate in quell’unica persona lo catapultarono in uno stato di pura estasi e la quotidiana erezione mattutina si fece molto più energica, tanto da fare male.
Come poteva resistere ancora?
Aveva fatto una promessa a Grace, ma quando la sua mano prese l’iniziativa e cominciò ad accarezzare le linee del suo corpo, Kenny realizzò che se lei era una Dea, lui doveva essere il Demone Seduttore, che cedeva al peccato davanti a quella visione celestiale.
 
 
La neve le cadeva addosso senza riguardo, mentre camminava a fatica per trovare un punto di riparo; eppure la tempesta era tanto violenta da non permetterle di vedere ad un palmo dal naso. Solo un bianco compatto si stendeva davanti alla sua visuale, annullando la prospettiva, appiattendo le forme confuse e facendole provare un freddo tale da cui era impossibile ripararsi. Si strinse nel cappotto troppo leggero, mentre la paura si faceva strada in lei, convinta che se avesse continuato a girovagare in mezzo alla bufera, avrebbe presto trovato morte certa. Più si sforzava di camminare, più il corpo si faceva pesante ed incapace di affrettare il passo: voleva urlare, chiedere aiuto, ma non ne aveva le forze; si stava rassegnando all’idea che non ce l’avrebbe fatta. Proprio quando stava per accasciarsi, perdendo ogni briciola di speranza che l’aveva portata a cercare una soluzione alla sua dipartita decisamente prematura, un bagliore accogliente apparve davanti allo sguardo: un fuoco morbido, taciturno ma vitale riverberò dinanzi al suo corpo e sembrava richiamarla come il canto di una sirena. Trovò finalmente la forza di muoversi, perché quel fuoco era la sua speranza e la speranza si sa, è sempre l’ultima a morire.
Riuscì finalmente ad accasciarsi davanti a quelle fiamme che la rigenerarono nell’immediato, tanto che sfilò il cappotto e la maglia, con la volontà incondizionata di rimanere nuda alla presenza di quella fonte di calore che non la scottava, no, ma la stava riportando alla vita.
Sentì quel calore che le toccava con cura i fianchi, fino a risalire alla sua spalla e di freddo non ne sentiva più; schiuse pianissimo gli occhi perché un respiro leggero la solleticava, ma impattare con quel verde tanto intenso la catapultò d’improvviso nella veglia. Lo sguardo scivolò sulla punta di quel naso perfetto e ancora più giù, fino alle labbra di Kenny che si erano piegate pochissimo verso un angolo del viso, scoprendo appena un paio di denti candidi
 
-Sto ancora dormendo?- mugugnò Grace, che in realtà sperava con tutta se stessa che fosse così, per potersi abbandonare al tocco di Kenny senza provare alcun senso di colpa nel farlo
 
-Se ti dicessi di si, cambierebbe la tua reazione?- chiese il ragazzo, con impeccabile intuito nei confronti dei pensieri che trafficavano velocemente nella sua testa ancora assonnata
 
-Lo sai…- bisbigliò, senza riuscire a respingere la mano di Kenny, che con abile maestria scivolava sotto il lembo della maglia e quando i polpastrelli sfiorarono la pelle nuda, un brivido di forte intensità le fece venire la pelle d’oca. Kenny allargò definitivamente il sorriso
 
-Dalla tua reazione, biondina, devo dedurre che preferiresti fosse tutto un sogno, dico bene?- e mentre parlava e toccava la sua pelle con insistenza, risalendo fin sotto il seno, il suo viso era quasi collimato con quello di Grace e lo spazio che divideva le labbra era ridotto ad una ridicola distanza
 
-Perspicace…eppure non è così, giusto?-
 
-Mmm…- quel mugugno sottile fece vacillare ancor più la volontà di lei –però dovresti ricordare che oggi è il tuo compleanno, dovrebbe esserti tutto concesso. Non sono un principe su un cavallo bianco che ti porta esotici doni, ma prometto che potrei regalarti qualcosa di molto più gradevole-
 
-Non lo metto in dubbio…- Grace fece scivolare una gamba intorno al fianco di Kenny e con un lieve scatto si agganciò a lui, ma al contempo bloccò la risalita della sua mano, giunta quasi a sfiorarle il seno minuto –Ma io non sono una stronza di questo stampo Kenneth, non ce la faccio a stare qui con te…a pensare che tutto questo sia meraviglioso, che tu sia meraviglioso…- Grace passò una mano fra i capelli morbidi di Kenny, mentre con la punta del naso sfiorava quello di lui, solleticandogli le narici con il piercing –per poi scoprire che non è così e che tu farai come hai fatto, che mi farai male, insomma-
Ogni singola parola contrastava con l’atteggiamento dei loro corpi: si sfregavano suadenti e Grace trattenne un piccolo gemito, quando percepì l’erezione di Kenny spingersi fra le sue gambe per fortuna ben coperte, mentre il ragazzo la avvicinava a sé spingendo la mano contro la schiena
 
-Eppure mi stai provocando per bene- rispose lui sulla sua bocca –e per quanto tu dica tutte queste cose che sembrano giustissime, credo che quello che vuoi sia tutt’altro-
Grace perse il blu dei suoi occhi nell’oceano di Kenny –io vorrei solo stare sempre così, senza mezza complicazione ad impedirmi di essere felice; io con te lo sono, lo credo almeno- sussurrò rauca con la sua vocina di cui accento spiccava fortissimo –e non ti chiedo nulla se non condividerci l’un l’altro senza dover stare sempre lì a pensare se sia giusto o sbagliato-
 
Kenny socchiuse appena gli occhi per ascoltare ogni singola parola di quella voce mentre, con tatto, faceva scivolare Grace sotto di lui. Infine riaprì appena le fessure per osservarla in quella penombra creata dalla coperta che li sigillava e dalla neve che copriva la poca luce che segnava l’alba –Eppure Grace, a me tutto questo sembra dannatamente giusto…- passò la punta del naso sui suoi zigomi, accanto all’orecchio, sul collo nudo, dove soffermò le labbra piene per continuare a parlare –ti potrei promettere che sistemerò le cose perché, da quando sei arrivata a South Park, a me la testa ha preso a girare fortissimo, perché per me sei tutt’altra cosa rispetto alle ragazze con cui ho avuto a che fare fino ad ora; perché il fatto che tu mi abbia portato un pinguino scaldamani mi è sembrato molto più importante di un qualsiasi altro gesto- e poi risalì, per tornare a guardarla dall’alto, mentre il corpo non riusciva a smetterla di spingersi verso di lei –ma devi darmi l’occasione di farlo…però intanto che aspettiamo passi questa cazzo di influenza che mi farà uscire di qui e sistemare le questioni…perché dobbiamo rinunciare a questo?-
 
Le labbra di Kenny si posarono su quelle di Grace. Eccolo di nuovo, quel fuoco che l’aveva strappata alla morte, nel sogno in cui era immersa nemmeno mezz’ora fa; era vivo e scoppiettante sulla bocca del ragazzo, che si schiuse senza esitare per ricercare la lingua.
Al diavolo il buon senso, che si fottesse la paura di soffrire, perché Grace schiacciata sotto il corpo di Kenny si sentiva più viva che mai; fu allora che accolse quel bacio, schiudendo le labbra ed andando a catturare l’altro che, appena si rese conto dell’accettazione della ragazza, preso dall’impeto sorrise vittorioso, prima di tornare a baciarla con tanta foga da farle quasi male.
Kenny si allontanò un momento, ma solo per sfilarsi la maglia che accantonò fuori dalle coperte, tornando poi ad incurvarsi sopra di lei, che si era ritrovata a seguire il torso nudo con lo sguardo; non fece alcun tipo di resistenza quando Kenny agganciò le dita ai lembi della maglia che indossava, anzi lo aiutò a tirarla via.
 
Kenny schiuse la bocca davanti a quel corpicino minuto e pallido, ed inevitabilmente lo sguardo si soffermò sul seno piccolo, che formava due curve perfette sul costato; la ragazza strinse una mano sui suoi capelli e attirò la nuca verso di sé –Questa potrebbe essere una grande stronzata- disse arricciando le labbra sulla sua bocca –o meglio, lo è di sicuro- concluse spingendo su di lui le labbra morbide. Kenny accettò la conseguenza della sua cieca irrazionalità, iniziando a condurre quel bacio a cui mise fise solo per poter scivolare sul suo collo, fino al seno su cui agganciò le labbra e gli incisivi, che presero a mordicchiarne prima uno e poi l’altro sforzandosi di mantenere la calma che non credeva di possedere ancora; a quel contatto Grace inarcò la schiena verso di lui, totalmente succube delle attenzioni che Kenny stava dedicando al suo seno. Mentre la lingua circumnavigava i cerchietti di un delicatissimo rosa, le mani scivolarono a sfilarle i pantaloni della tuta, lasciandola vestita solo di un paio di slip che lo fecero sorridere, quando lo sguardo ci si soffermò
 
-unicorni? Davvero?-
 
Grace represse una risata –che cos’hanno di sbagliato gli unicorni? Che c’è, ti aspettavi un bel perizoma in pizzo nero?-
 
E la cosa che più sconvolse Kenny fu che no, non si aspettava quel tipo di biancheria da Grace e nemmeno ci sperava, nonostante normalmente stravedesse per capi del genere. Ma quelle mutandine arricciate, il piercing con uno smile sull’ombelico, quel seno tanto più modesto di quello di Red lo stavano facendo impazzire per l’eccitazione. Come fosse possibile era per lui inspiegabile
 
-Sai che c’è, sei…super bella, ecco-
 
Ancora una risata soffocata nella bocca di lei –Scherzi? Super bella?-
 
-Si dai, hai capito…- continuò Kenny mentre sorrideva malandrino e sfilava via i suoi pantaloni della tuta –super bella, bellissima, per me lo sei, cazzo se lo sei Grace…- sussurrò roco mentre tornava ad inserirsi fra le sue gambe sottili. Senza i vestiti ad intralciarli e con il solo intimo ancora a coprirli, i due sospirarono all’unisono mentre percepivano l’intimità dell’altro ostacolata da sottili pezzi di stoffa. Era bastato sfregarsi un po’ per farli impazzire, così la mano di Grace scivolò per incastrarsi all’elastico dei boxer di Kenny e lui fece altrettanto
 
-Kenny…- borbottò Grace che si era accesa di un bel tono di rosso. Il ragazzo arrestò l’avanzata oltre l’elastico degli slip –Grace- sorrise, anche lui più colorito in viso
 
-Tu lo sai che sono vergine, vero?-
 
Il ragazzo scoccò un paio di volte le palpebre –Veramente no-
 
-Secondo me te l’avevo detto- si morse il labbro lei, in una maniera tanto ingenua da risultare sexy ed eccitante; per questo Kenny deglutì, prima di piegare le labbra in un sorriso e tornare a stuzzicarle l’elastico –Me lo sarei ricordato, te lo assicuro-
Certo, quella notizia l’aveva scosso, ma non in senso negativo: scoprire che la californiana che lo stava facendo penare in quella maniera tutta nuova e (bisogna specificarlo) stranamente piacevole, fosse per giunta vergine, aveva portato Kenny all’ebollizione. A maggior ragione quando quelle dita piccole come tutto il resto del suo corpo presero a stuzzicargli l’erezione sopra i boxer, senza alcun tipo di ritegno; fu impossibile trattenere un gemito di piacere, cosa che fece sorridere Grace, che subito sussurrò con la sua vocina roca –non che mi importi, dato che mi piaci- e così si spinse con la bocca sulla sua, mentre continuava a toccarlo –mi piaci tanto Kenny-
 
-Dio…anche tu mi piaci Grace, se non si fosse capito- concluse con ironia fra un ansito e l’altro –tu e il tuo cavolo di accento…- le lasciò un bacio –e la tua incondizionata solarità- un altro bacio –i tuoi cambi d’umore…- ancora labbra su labbra –la tua ironia…la tua maledetta bravura con i videogiochi…- un ultimo bacio, leggermente più lungo –e tutto questo. Mi piaci un sacco biondina-
 
Grace strinse le gambe intorno ai fianchi stretti del ragazzo –e allora non roviniamo tutto, ok?-
 
Kenny socchiuse gli occhi e cominciò a lasciare una scia di baci dolcissimi dal naso, agli zigomi, agli angoli della bocca di lei –sono d’accordo…- sussurrò mentre la mano scese a sfiorarla fra le gambe, facendosi spazio fra la coscia ed il lembo della mutandina.
 
Quando Kenny iniziò a toccarla con una maestria che non aveva mai riscontrato nel tocco di nessun ragazzo fino a quel momento, Grace sussultò e gemette, così anche lei insinuò la mano oltre i boxer ed iniziò a percorrere l’erezione di Kenny prima lentamente, poi con maggior vigore nel momento che anche lui, visibilmente eccitato, aveva posto l’accento sul movimento delle dita affusolate.
 
Si scambiarono lunghi e profondi baci, mentre vicendevolmente ansimavano nell’orecchio e sulla bocca dell’altro. Quando i loro occhi si incontravano, allora si fermavano per qualche istante, giusto il tempo di perdersi nello sguardo dell’altro, rispecchiante la bellezza di quel momento lì, in cui cominciarono ad esplorarsi si con riguardo, ma con totale abnegazione
 
-Mamma! Ancora dormono?!-
 
La voce di Karen, oltre la porta che li divideva dal piccolo e malconcio salotto, pose fine a quel momento tanto perfetto, che mai trovò l’apice. In un attimo Grace aveva spinto via Kenny e, senza alcun tipo di pudore, si era alzata come una furia per recuperare i propri vestiti e quelli del ragazzo, su cui lanciò maglia e pantaloni. Nonostante non avrebbe gradito l’intrusione di Karen, Kenny accompagnò una lieve risata allo sguardo che seguiva il corpo nudo che Grace stava rivestendo con movimenti sgraziati e pieni di panico
 
-Non ridere!- sussurrò mentre saltellava su un piede per rinfilare la tuta –e vestiti! Stai anche male!-
 
-Veramente non sono mai stato meglio di così- ridacchiò ancora Kenny mentre, controvoglia e con lentezza inesorabile, infilava i vestiti
 
Quando Karen spalancò la porta si dopo aver bussato, ma senza attendere una reale risposta, si ritrovò Grace davanti, con le mani sui fianchi che gridò con entusiasmo –Buongiorno! Sei già sveglia vedo!-
A Karen quella ragazza faceva proprio ridere. Ignara di avere interrotto qualcosa di molto importante, afferrò la mano di Grace e la trascinò verso il letto di Kenny, dopodiché si gettò sul fratello che aveva preso a sbadigliare, facendo finta di essersi appena svegliato
 
-Come stai? Non voglio più dormire con mamma, russa tutta la notte!-
 
-Karen!- la voce della donna arrivò come un vero rimprovero, così Karen strizzò gli occhi –ops…credo mi abbia sentita-
 
 
La mattinata passò rapidamente: come promesso, Grace aveva aiutato Karen con i compiti, mentre Kenny bighellonava in giro e sbocconcellava qualche biscotto di tanto in tanto, oppure si rintanava in camera sotto le coperte. Pranzarono insieme con naturalezza, come se Grace fosse sempre stata una presenza costante in quella casa e subito dopo pranzo guardarono un film sul portatile sgangherato di Kenny. Capitò che i due, senza che Karen o Carol se ne rendessero conto, si sfioravano le mani, o si lanciavano sguardi decisamente eloquenti, per poi tornare a fare finta di nulla, prima di ricercarsi ancora e ancora. Quando finalmente Grace riuscì (sebbene controvoglia) a lasciare l’appartamento di Kenny erano circa le cinque del pomeriggio
 
-Beh, io vado allora, avrò duecento messaggi di compleanno a cui rispondere!- disse Grace tutta bardata, davanti la porta d’ingresso –Carol, è stato un vero piacere e grazie ancora per l’ospitalità- aggiunse scuotendo la mano guantata verso la donna. La donna sorrise con la sua aria stanca –Anche per me, vieni Karen, aiutami con una cosa in camera-
 
Carol trascinò via la figlia dopo che questa aveva saltellato intorno a Grace chiedendole di tornare il prima possibile a trovarli
 
-Beh, pare ti adori; credo tu piaccia anche a mia madre- Kenny con un sorriso storto giocava con la sciarpa che copriva buona parte del viso di Grace
 
-Ovvio, sono una persona adorabile! Tu vedi di riguardarti almeno fino a sabato, va bene?- soffiò lei nella sciarpa
 
-Eseguirò gli ordini…- Kenny abbandonò la sciarpa e, prima che lei potesse voltarsi per aprire la porta alle sue spalle, la tirò verso di sé e le baciò la punta del naso, unico luogo ancora scoperto del suo viso da poter raggiungere con facilità con le labbra. Grace socchiuse gli occhi, così li riaprì e li puntò in quelli di lui –Fai il bravo- concluse prima di fuggire via.
Poco dopo la sorella e la madre sbucarono fuori dalla stanza ed in un attimo Karen si era fiondata su di lui
 
-Allora? Grace è la tua ragazza?!- Gli chiese con l’impazienza tipica di una bambina curiosa
 
Kenny trattenne una risata ma non rispose, si limitò a divagare e si trascinò la sorellina per tutta casa, mente quella non la smetteva di tempestarlo di domande.
 
***
 
Tweek non vedeva l’ora di raccontare a qualcuno quello che era successo. Aveva anche tentato di chiamare Grace, appena Craig era uscito da casa sua, sia per augurarle buon compleanno che per confidarsi con lei, ma la ragazza non aveva risposto. Mentre preparava del buon caffè in cucina, sentendosi decisamente meglio rispetto la sera precedente (nonostante il raffreddore continuasse ad infastidirlo), fu inevitabile ripercorrere con la mente ogni singolo passaggio delle ventiquattro ore appena trascorse: ogni volta che ripensava a quel bacio in cui aveva disperatamente sperato, seppur lo avesse colto alla sprovvista, Tweek non riusciva ad e evitare di sorridere e fare piccoli versetti di giubilo. Era stato un primo bacio perfetto, così tanto piacevole che quasi disperava all’idea che non avrebbe mai più provato quella sensazione di esaltazione; tanti altri se ne erano scambiati, poi, rendendo quella notte unica e speciale, in una maniera che lo aveva frastornato di brutto. Craig era fantastico, lo faceva ridere con la sua ironia tagliente sempre accompagnata dall’espressione asettica e piatta, era un vero spaccone quando qualcuno lo provocava, ma aveva svelato in definitiva quel lato tenero ed accogliente, che il ragazzo gli aveva sempre riservato e che ora aveva esplicato con le sue azioni. Non gli era importato un bel niente del suo raffreddore; nonostante quello Craig l’aveva baciato più e più volte, lo aveva coccolato, si era addormentato rannicchiato accanto a lui, “per poterti guardare nel caso mi dovessi svegliare, così potrò accettare che tutto questo sia reale” gli aveva detto Craig quando si era sistemato sul letto in quella posizione. Durante la notte gli aveva persino stretto la mano più volte e Craig l’aveva accettata senza opporre resistenza.
Era impossibile da comprendere davvero, eppure Tweek non solo non aveva manifestato nessun tipo di stereotipia durante il tempo trascorso con lui, persino si era sentito così bene da stentare a crederlo. Erano anni che Tweek aveva dimenticato il significato di serenità: anni di ansie continue, anni a lottare contro paure e paranoie assurde, che avevano contribuito a rendere molto spesso lo strato spugnoso che divideva il vero lui dalla realtà. A periodi era inevitabile imbottirsi di ansiolitici, perché la sua condizione non gli lasciava vivere al meglio ed in piena consapevolezza di sé la sua vita, spesso invalidata da tutto quel casino che aveva nella sua testa.
Gli avevano sempre detto fosse maledettamente intelligente, con un quoziente intellettivo che superava la media di parecchi punti, eppure Tweek si sentiva tanto spesso un idiota, che si faceva frenare da se stesso senza essere mai davvero in grado di porsi dei limiti, di saltare quegli ostacoli che per tutti erano inesistenti, ma che lui vedeva come la vetta dell’Everest, quando crollava nei momenti più bui della sua desolazione. Quella vetta lì, Tweek, non riusciva proprio a raggiungerla, perché sguarnito dell’attrezzatura sufficiente per affrontarla.
Ma da quando c’era Craig, più presente nella sua vita, Tweek aveva iniziato a sentirsi più forte, perché con la sua veste da supereroe raziocinante, il moro lo risvegliava dall’apatia e gli faceva notare, con semplicità disarmante, che possedeva un potenziale unico dentro di sé e che lui non doveva fare altro che grattare via tutto lo sporco che si era accumulato sopra di esso, per poterlo scoprire.
 
Tweek era felice, felice in maniera rara ed unica.
 
Se ne fotteva delle convenzioni sociali, perché lui nella società non ci si era mai rispecchiato ed anzi, era proprio quella ad averlo condotto ai limiti del crollo.
 
Fanculo la sua fragilità, perché ora aveva qualcosa, o meglio qualcuno su cui puntare, qualcuno che sembrava davvero comprendere chi lui fosse e cosa potesse regalare.
 
E Tweek avrebbe volentieri donato la sua parte migliore a Craig, di questo ne fu più che convinto, quando il ragazzo lasciò il suo appartamento, solo dopo avergli strappato l’ennesimo, bellissimo bacio.
 
***
Grace divagò con maestria ogni volta che qualcuno le chiese dove fosse stata durante quella bufera che aveva investito South Park. Solo Stan, fedelissimo amico, era a conoscenza che la cugina non ci aveva pensato due volte a catapultarsi a casa di Kenny, dove poi aveva trascorso la notte impossibilitata a tornare. Le amiche avevano spinto per vedersi al centro commerciale e festeggiare con lei, ma con la scusa di quel maltempo che aveva congestionato i mezzi pubblici (Grace ci mise più di un’ora a tornare a casa) era riuscita a far desistere le ragazze dal loro intento. La ragazza era cosciente che non avrebbe voluto vedere Red nemmeno per sbaglio. Checché ne dicessero tutti, ciò che c’era stato fra lei e Kenny, sorvolando sul loro approccio che si era fatto decisamente più fisico, era qualcosa che apparteneva a loro due soltanto. Prima Kenny avrebbe chiarito le cose con la ragazza, meglio sarebbero stato per tutti, perché se di una cosa Grace era certa, era che di Red a Kenny non fregava nulla, così come per lei, il ragazzo non fosse che un ripiego alla noia e alla frustrazione.
 
Si erano confidati qualcosa di molto grande e pretenzioso per due ragazzi che si conoscevano da nemmeno cinque mesi, ma che (e questo era evidente, non poteva negarlo) era davvero speciale. Kenny piaceva a Grace in maniera direttamente proporzionale a quanto Grace piacesse a Kenny, punto. Era così naturale e scontato stare insieme, ricercarsi, volere affondare nell’altro senza timori che Grace aveva smesso di avere paura di ciò che sarebbe successo.
Quello che Kenny le aveva confidato, mentre la ricopriva di baci, non poteva che essere vero, lo sentiva; non era mica una sciocca, di situazioni nebulose e poco chiare ne aveva viste già tante a San Diego, in cui le sue amicizie erano state coinvolte. Ok, era ancora molto giovane, ma sapeva riconoscere quando qualcuno le mentiva e no, Kenny non l’aveva fatto. Era una delle caratteristiche che più apprezzava di lui, il fatto che quegli occhi tanto verdi non riuscissero davvero a mentire, a discapito del dolore che avrebbe potuto provocare con la sua schiettezza. Al diavolo allora, se le cose sarebbero andate diversamente lo avrebbe di certo capito per tempo, in modo da essere in grado di provvedere per non farsi troppo male.
 
Certo, Grace non aveva fatto i conti con Eric, questo no.
 
Quel maltempo tanto aggressivo aveva portato alla chiusura della scuola sia nella giornata di Giovedì, che di Venerdì. L’euforia per aver saltato quei giorni di scuola e delle vacanze di Natale che si trovavano alle porte, aveva portato i ragazzi a provare una gran voglia di festeggiare. Il gruppo si era dunque dato appuntamento al solito bar, con l’idea di fare della gran baldoria, per riscattare quelle giornate che sì, erano state strappate alla scuola, ma per chi si era trovato costretto a casa senza riuscire ad incontrarsi, erano state di una noia  mortale.
Red aveva passato le ultime settimane ad evitare Kevin come la peste; certo non perché lo volesse davvero, ma sentiva di doversi salvaguardare, perché se qualcuno al mondo era riuscito a farla soffrire davvero, quello era senza ombra di dubbio stato Kevin. Eppure dalla festa di Halloween, il suo ex ragazzo aveva colto ogni occasione per farsi sentire, mandandogli foto di un vecchio lunapark in cui erano stati assieme una volta e dove, isolati e ben nascosti, avevano fatto il miglior sesso della loro vita; o ancora chiedendole di raggiungerlo alla fine dei suoi allenamenti ed infine, proprio quando Kevin non aveva ottenuto risposta, l’aveva chiamata chiedendole, per l’ennesima volta ed in maniera esplicita, di vedersi
 
“Se davvero non vuoi più vedermi me lo devi dire chiaramente Becca, perché non voglio passare da stalker, ok? Non con te, non mi voglio far odiare ancora di più” le aveva detto lui, con la sua voce tanto profonda da mozzare il fiato, quando sfinita aveva risposto all’ennesima chiamata andata a vuoto. Per questo Red aveva deciso che, forse, era giunto il momento di incontrarlo e chiarire una volta per tutte la loro posizione. Tutto quel pensare a Kevin l’aveva distratta da Kenny e forse era stato meglio così, perché quel sabato pomeriggio lui, uscito da una brutta influenza, l’aveva raggiunta fuori casa chiedendole di parlare. Quando incontrò quel sorriso tanto dolce e sbarazzino, Red si era ricordata per quale motivo si era così tanto ostinata a conquistare Kenny, eppure le cose cambiarono con molta rapidità:
lui stava mettendo un punto definitivo a quella pseudo relazione che si era instaurata fra di loro, senza dilungarsi troppo in spiegazioni arzigogolate e che l’avrebbero allontanati dal nocciolo della questione
 
“Ci siamo divertiti, ma penso che sia meglio finirla qui, non roviniamo il nostro rapporto per delle cazzate Red”
 
Lei non poté fare altro che dargli ragione. In fondo per quanto Kenny fosse bello, affascinante e sicuramente una persona profonda, Red si trovò a fare i conti con se stessa e con la consapevolezza che, comunque, non era Kevin. E se anche con quest’ultimo le cose non sarebbero mai tornate al loro posto, come per tanto tempo aveva sperato, la ragazza affrontò l’amara realtà: era inutile tentare di colmare con dell’acqua un calice di vino.
Non si abbracciarono, non si scambiarono l’ultimo bacio, perché proprio non ce n’era bisogno; decisero semplicemente di ricominciare da capo ed assieme, questa volta da buoni amici, raggiunsero il gruppo al bar per passare insieme quella che sperava sarebbe stata una bella e distesa serata.
 
-Kenny ha mollato Red- sussurrò Wendy a Grace, attaccata al flipper e tenacemente convinta a superare ancora una volta quel record che gli altri volevano strapparle via. Quel pettegolezzo conclusosi in un sussurro la fece vacillare e, per poco, non perse la palla
 
-Ah…e tu che ne sai?- chiese la californiana tentando di mantenere un’arietta distaccata, come se a lei non importasse proprio niente, anche se il cuore le scoppiava in petto
 
-Beh, me l’ha scritto è ovvio! Ho idea che potresti esserci tu di mezzo…-
Grace si aspettava un tono di rimprovero da parte di Wendy, ma quando percepì che l’amica sembrava tranquilla, deglutì e parlò mantenendo l’attenzione sul gioco
 
-Può essere- borbottò
 
Wendy sorrise e a quel punto parlò tutta allegra –Menomale! Meglio così allora, tanto a lei non frega nulla…finalmente sta andando tutto al proprio posto. Dai smettila di giocare, dobbiamo festeggiare! Andiamo a prendere qualcosa da bere!-
 
Mentre Grace tentava di allontanare Wendy con una mano che, di tutta fretta, ritornava sul pulsante e alle sue spalle Stan, Butters ed Eric tentavano di distrarla per farla sbagliare, Kenny e Red entrarono nel bar; Red salutò tutti a gran voce e si precipitò al bancone, raggiunta nell’immediato da Bebe, curiosa di saperne di più delle novità succose che le aveva accennato l’amica, mentre Kenny, a scapito delle guance di Grace che erano diventate rosse nell’immediato, si unì ai ragazzi che tentavano di farla perdere
 
-Il gioco di questa sera è far perdere Grace?- chiese allegro, mentre facendosi spazio fra i tre ragazzi, si era sporto oltre la spalla della ragazza e guardava la pallina rimbalzare con aria decisamente divertita. Stan e Butters cominciarono ad esultare all’arrivo di Kenny, incitando l’amico ad aiutarli, ma Eric si accigliò di botto. Non gli era sfuggito che Grace si fosse irrigidita al suo arrivo e provava invidia per le reazioni che la ragazza dimostrava ogni qualvolta sbucava Kenny
 
-Non ti ci mettere anche tu! Via, dai!- Grace tentò di dissimulare l’imbarazzo, nonostante sentire Kenny alle sue spalle, così vicino, l’aveva subito catapultata in un paio di giorni indietro
 
-Non sto facendo niente!- ridacchiò Kenny, spingendosi ancora un po’ su di lei, che a quel punto stava totalmente perdendo il controllo della partita; con la coda dell’occhio colse il profilo di Kenny, incurvato dietro di lei, che sorrideva malandrino. Fu a quel punto che proprio non riuscì a salvare la pallina
 
-No cazzo!- gridò colpendo con forza il lato del flipper con una mano –c’ero quasi! Siete degli stronzi!- poi piroettò su se stessa e puntò l’indice sul torace di Kenny, ancora coperto dal suo parka arancione, che alzò nell’immediato le mani come in segno di resa –e tu sei il peggiore!- nonostante tutto non riuscì a non sorridere, così che il biondo tirò un labbro con gli incisivi e sorrise anche lui –sei troppo brava biondina, qualcuno doveva fare qualcosa per impedire la tua scalata al successo-
 
Wendy e Stan osservavano la scena lanciandosi, di tanto in tanto, occhiate eloquenti, capendosi al volo; Butters ignaro di tutto invece non la smetteva di ridere ed esultare per il record mancato di Grace. Quel momento lì venne interrotto da Eric, che frappose un bicchiere di birra fra la ragazza e l’amico
 
-Tieni, te la sei meritata, magari dopo che avrai bevuto un po’ potremmo iniziare a festeggiare la tua quasi vittoria-
 
Kenny aggrottò le sopracciglia; non stava capendo cosa volesse ottenere Eric mettendosi in mezzo a quel flirt tanto evidente, ma la risposta alle sue domande non tardò ad arrivare. Durante la serata, che raggiunse importanti livelli alcolici, Eric aveva fatto di tutto per tenere distanti lui e Grace e, cosa che lo stava facendo irritare parecchio, ci stava palesemente provando con lei. Non voleva litigare con l’amico, non ne valeva la pena fin tanto che Grace pareva cavarsela bene: aveva respinto un paio di volte gli approcci di Eric con garbo poi, complice l’alcol che ambedue avevano ingerito, gli aveva gridato di farla finita in un momento in cui si trovavano fuori a fumare assieme a Jimmy e Tokken
 
-Che hai oggi? Ti rode il culo eh?- aveva risposto Eric con quel tono che era un perfetto connubio di sfida e presa in giro
 
-Non che non mi rode il culo, però mi stai facendo incazzare!- Grace non risultò molto credibile, con la sua voce sbiascicante ed il cocktail in mano che ondeggiava spazientita da una parte all’altra. Evidentemente Eric, lievemente più lucido, trovò la cosa divertente
 
-Oh, ti sto facendo incazzare? Invece secondo me ti piacciono le mie attenzioni- le disse avvicinandosi ancora una volta. Mentre Jimmy e Tokken non stavano affatto dando peso alla faccenda, abituati ormai ai battibecchi serali fra i due, Kenny fece un passo avanti quando notò che Eric si stava avvicinando troppo
 
-Dai falla finita, non lo vedi che non ha voglia?-
 
-Mi sembrava strano che il paladino della giustizia non fosse ancora intervenuto!- Eric scoppiò a ridere, mentre Grace barcollava per tenersi dritta e, al contempo, cercare di tornare un minimo in sé
 
-Non fare lo stronzo Eric, ti ho solo detto di non esagerare- Kenny mantenne un tono calmo e rilassato, nonostante anche il suo livello di alcol fosse sufficientemente oltre il limite di sobrietà
 
-Guarda che non sto facendo un cazzo, ma me lo deve dire lei basta e deve essere pure convincente, tu non c’entri Kenny- poi si voltò nuovamente verso Grace –Allora che dici? Devo piantarla? Non ti piaccio abbastanza o ti piace solo tirartela eh?-
 
Grace tentò di non fare caso alla provocazione –Questo non è un punto, cioè non è questo il punto…-
 
-E allora qual è? Ti ho chiesto di uscire con me, sono stato dietro alle tue stronzate, che altro dovrei fare?!- Eric stava perdendo il controllo e tutto di lui ne era indicatore: dalla voce che era passata dal divertito all’arrabbiato, dal volto che si era fatto rosso, dai passi che muoveva verso di Grace, che si faceva indietro sentendosi minacciata, anche se era arrabbiata come non mai. Attirò finalmente anche l’attenzione di Jimmy e Tokken
 
-Ehi Cartman ora basta ok?!-  Kenny afferrò l’amico per la spalla e lo tirò indietro a forza, così che quello si voltò di scatto ed urlò ad un centimetro dal suo viso –Ti ho detto di farti i cazzi tuoi Kenny!-
 
-Questi sono cazzi miei imbecille!- Urlò di rimando Kenny che spintonò Eric
 
-No..no no no! Fermi! Fermatevi subito!- Grace si ritrovò un’altra volta a cercare di trattenere Eric da mollarle a qualcuno, peccato che questa volta non solo era lei, la colpa di quella reazione, fra l’altro c’era Kenny dall’altra parte
 
-Ragazzi che vi prende? Che cazzo fate?- Tokken si parò fra i due insieme a Grace, mentre Jimmy era rientrato per richiamare gli altri. Quando risbucò fuori assieme a Stan, Clyde, Butters e le ragazze, la situazione era degenerata: Tokken tentava di fermare prima l’uno e poi l’altro, mentre Grace si era messa in mezzo come fosse una transenna
 
-Che cazzo vuol dire che sono affari tuoi?!- Gridava Eric fuori di sé, che si trovava per la prima volta a litigare in quel modo con Kenny. Non era mai successo prima che loro due arrivassero a picchiarsi, non ce n’era mai stato bisogno; il loro era un rapporto molto calibrato. Si offendevano magari, ma Kenny risultava sempre abbastanza calmo da non dargli sufficiente corda. Eppure era evidente che quella volta, l’amico, avesse davvero perso la testa.
La verità arrivò con lampante lucidità alla mente annebbiata dai cocktail di Eric, che si bloccò all’improvviso e fece correre gli occhi da Grace a Kenny: se poco prima stava ringhiando di rabbia, il secondo dopo dalla sua bocca tuonò una risata
 
-Dite sul serio?!-
 
Il gruppo di amici che aveva fatto cerchio intorno ai quattro si raggelò davanti alla reazione tanto strana di Eric, che smise di ridere solo per rivolgersi a Grace
 
-Ora ho capito sai…ma tu sei sicura che vuoi farti prendere in giro da lui? Non ti sei resa conto di come ti ha trattata?-
 
-Fatti i cazzi tuoi Eric!- sibilò Grace con i pugni stretti, ma il ragazzo non le diede retta –Ti userà come ha sempre fatto, a Kenny non frega un cazzo di nessuno! Come è possibile che non te ne renda conto?!-
 
Stan si avvicinò ad Eric con aria minacciosa –Basta Eric, non sono cazzi tuoi questi, ha ragione lei-
 
-Ma come, dici sempre di volere tanto bene a tua cugina – lo scimmiottò Eric –Non pensi abbia il diritto di sapere con chi ha a che fare, se non ci arriva da sola?- Poi tornò a fissare Kenny, che lo guardava con gli occhi sgranati non capacitandosi che l’amico, il suo migliore amico, stesse parlando così di lui –almeno l’hai spiegato a Red perché l’hai mollata, o ne sei uscito proprio pulito, eh?-
 
-Non pensi davvero queste cose, non è vero?- Kenny si trattenne all’esplodere, lanciò un’occhiata a Red che tentava di mettere insieme i pezzi della situazione, prima di tornare a puntare gli occhi oceanini su Eric –Sei solo troppo ubriaco per pensare, giusto?-
 
-No no…io sono lucidissimo Kenny, non dare la colpa all’alcol. Tu sei un gran figlio di puttana e lei…- indicò Grace con un gesto del viso –lei ti cadrà a pezzi dietro, perché non sei capace di tenerti una cazzo di cosa buona nella vita-
 
In un lampo Kenny superò Grace, Tokken, Stan e fu addosso ad Eric. I ragazzi cominciarono ad urlare ed appena si resero conto di quello che stava accadendo si gettarono a dividerli; Kenny fu tirato via da Wendy, Butters e Clyde, il sangue gli colava dal naso, gli altri si occuparono di Eric, che si massaggiava la guancia dopo essersi preso un bel destro come si deve. Appena la situazione si fu un po’ sedata, grazie anche all’intervento del barista che proprio non ne voleva sapere di risse fuori il suo bar, Red colse l’occasione per avvicinarsi a Kenny, che si stava ripulendo la bocca con la manica della giacca
 
-Non c’era bisogno di umiliarmi così, bastava dirlo che ti piaceva un’altra-
 
Non furono necessarie altre parole. Kenny tentò di fermare Red, ma quella si tirò via dalla sua presa e, dopo aver lanciato uno sguardo a Grace, se ne andò, seguita nell’immediato da Bebe e Nichole.
Grace si voleva sotterrare; anche se sapeva di non aver fatto nulla di male, si sentì incredibilmente in colpa nei confronti di Red ed in qualche modo provava la stessa cosa per Eric, anche se in quel momento la rabbia sovrastava ogni sentimento per il ragazzo
 
-Aspetta Grace, almeno tu sii ragionevole- Wendy aveva intuito che Grace stesse per scoppiare, eppure non riuscì a trattenerla: si avvicinò con grandi falcate ad Eric e lo fissò con occhi spiritati
 
-E credi di aver risolto qualcosa ora? Secondo te sono contenta, ora che avete litigato a causa mia?-
 
-Io volevo solo farti capire con chi hai a che fare…cristo, non lo capisci?-
 
-Tu non sai un cazzo Eric, ma pensi di sapere tutto- Ciò detto, Grace si voltò e si allontanò, lasciando Eric a boccheggiare ancora stordito da quello che era successo. Gli altri facevano correre lo sguardo da Kenny, che avrebbe seguito Grace se non glielo avessero impedito, ad Eric
 
-Ci vado io da lei, voi tentate di risolvere questo casino- disse Wendy a Kenny prima di correre dietro l’amica. Ma Kenny aveva altro da dire ad Eric e seppur Stan stesse tentando di impedirglielo, il biondo si avvicinò nuovamente a lui
 
-A te non frega un cazzo di lei, te la sei presa con me solo perché non sopporti di essere respinto, perché sei un idiota del cazzo e perché non sai reggere il confronto con gli altri- prese una pausa -Ridammi del figlio di puttana un’altra volta e ti giuro che ti faccio saltare tutti i denti, culone di merda-
 
Mentre Kenny si allontanava, intenzionato a raggiungere Grace, Eric gli urlò dietro
 
-E tu? Me l’hai mai chiesto se mi interessasse davvero? No…perché hai pensato solo a te, come sempre del resto!-
 
Kenny si girò per guardarlo un’ultima volta, prima di decidere sensatamente di non rispondere; eppure, mentre si allontanava, uno spiacevole sapore amaro gli stuzzicò la gola, perché per quanto fosse convinto che a parlare era stata solo la gelosia, si rese conto che era vero che aveva evitato il confronto con Eric. Temeva di avere dall’amico una risposta che gli avrebbe impedito di viversi con serenità il suo rapporto con Grace e, per questo, aveva fatto finta di niente, ignorando quelli che erano segnali ben precisi su quanto Eric fosse realmente invaghito di lei.
 
Con Red in una direzione, Grace in un’altra seguita da Kenny ed Eric fermo, a sfidare la sua rabbia mentre Stan cerava di portarlo via, la serata andò in pezzi sotto gli occhi di tutti, che finalmente avevano capito cosa fosse successo
 
-Proprio non capisco perché continuino a chiamare Eric culone- si rivolse pensieroso Butters a Jimmy –si è dimagrito così tanto negli ultimi due anni!-
 
Jimmy guardò l’amico con tanto d’occhi, poi scosse il capo e diede una pacca sulla spalla a Butters –A-ann-diamo am-mico, t-t-torniamo d-dentro-
 
 
 
 
Ora mi uccidete. Io già la sento Darkiti che mi inveisce contro per come ho trattato Eric; tranquilla cara, percepisco le tue urla da casa mia! Ma era inevitabile questo momento, perché comunque Eric è un egoista e, nonostante sia chiaro che sia preso da Grace, ha pensato solo a se stesso senza ragionare su tutto il resto, ragion per cui si merita una bella strigliata. Per il resto io voglio sapere la vostra opinione, che la mia già la so!
Che ne dite?
 Ah, rinnovo la domanda: con questa prima parte del capitolo risulta evidente che i toni si faranno sempre più, umh…spinti (d’altronde il bollino “erotico” è presente nel genere); quindi torno a chiedervi: secondo voi devo spostare il rating su “rosso”? Considerando che ce ne saranno un bel po’ di scene di questo tipo? Fatemi sapere!
Vi bacio
 P.s. uh! Questa è la mia idea di Kenny e Grace. Non è che uno schizzo, ma spero di aver reso l’idea.
                                                                          
 
-Laila-
   
 
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