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Autore: lady lina 77    23/04/2018    1 recensioni
Elke abbassò lo sguardo sulla sua mano, sul suo polso che ancora Mattheus stringeva. Era un uomo a volte duro, a volte irriverente, il più delle volte strafottente, ma una cosa l'aveva colpita fin dal primo istante in cui lui aveva sfiorato la sua mano dieci giorni prima, fermandola quando stava per scoccare una freccia contro i sei arcieri del villaggio che l'avevano attaccata: il tocco di Mattheus era delicato, gentile, buono; non vi era traccia di possesso, forza o prepotenza ed era opposto al suo modo di fare tanto scontroso e cinico. Mani gentili, ma di una persona che per la maggior parte del tempo si faceva beffe del suo prossimo. Eppure, quando era serio, Mattheus sembrava quasi un'altra persona, saggia e, sotto un'apparente durezza, gentile. Scosse la testa, turbata, rendendosi conto forse per la prima volta che sarebbe stato difficile conoscere per davvero quello stregone. Sotto la sua scorza tanto dura, doveva nascondersi un mondo ben più complesso e sconfinato di quel che appariva. Spesso la prendeva in giro, ma anche in quegli istanti, se si stava bene a ragionare sulle sue parole, Mattheus non faceva che darle insegnamenti.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non era cambiato niente a Pennes, ogni baita, ogni staccionata, ogni cosa era rimasta al suo posto, come la ricordava.

Per un attimo, abituata agli ampi spazi di Bozen, la trovò un po' soffocante. Ma fu solo un attimo perché quel posto sapeva di casa, di famiglia e aveva insito in se lo spirito delle sue origini. Per la prima volta da tanto tempo, non si sentiva fuori posto.

Percorse i vicoli di Pennes mentre la gente la guardava. Non avevano sguardi ostili ma semplicemente curiosi. L'avevano riconosciuta, sapevano chi era e forse il fatto che Mattheus ora fosse il loro capo villaggio, la metteva ai loro occhi in una luce migliore rispetto al passato.

Raggiunse la baita dello stregone in un misto di impazienza ed emozione. Non lo vedeva da Natale e aveva una voglia terribile di riabbracciarlo, gli era mancato da morire, così come quel villaggio e quelle montagne da cui era stata lontana per troppo tempo.

Bussò, ma nessuno rispose. Non se ne stupì troppo, era mattina e spesso Mattheus, a quell'ora, era in giro per lavorare o in montagna, a cercare quanto gli serviva per le sue pozioni.

Stava ancora decidendo il da farsi, se aspettarlo davanti casa o cercarlo, quando due figure conosciute le si avvicinarono a passi felpati.

"Sei davvero tu?!".

Elke li guardò e poi sorrise, emozionata. Si inginocchiò per essere alla loro altezza e li abbracciò. "Falko, Drago..." - sussurrò, accarezzandogli i capelli. Erano stati come fratelli, zii per lei, le avevano voluto bene come nessun aveva mai fatto prima di loro.

Drago, con gli occhi spalancati, indietreggiò di alcuni passi. "Mia moglie ci ha detto che ti ha vista in paese e non potevamo che correre qui. Sei tornata davvero, non posso crederci! Sei tu in carne e ossa, dopo tutto questo tempo".

"Già, è sorprendente, non credevamo di rivederti" – aggiunse, Falko.

Elke si stupì un po' di quelle parole. A quanto sembrava, Mattheus non aveva rivelato loro che sarebbe tornata. Si chiese il perché ma poi capì. Era pur sempre di Mattheus Hansele che stavano parlando, un tipo piuttosto dispettoso, che si legava gli affronti al dito e non li dimenticava, aspettando il momento giusto per vendicarsi. Loro non gli avevano detto, fino all'ultimo, del matrimonio con le figlie del fornaio e lui aveva fatto altrettanto, omettendo quanto successo a Bozen. "A volte si torna sui propri passi, per tanti motivi" – ammise, vaga.

Drago annuì. "Oh, stentavamo a riconoscerti! Sei così bella, hai abiti così graziosi oggi. A Mattheus verrà un colpo, quando ti vedrà".

"No, non gli verrà!" - rispose lei, tranquilla. "Sapeva che sarei tornata".

"Lo sapeva?". Falko e Drago si guardarono negli occhi, senza capire.

Elke annuì. "Sì, da Natale. Ci siamo rivisti a Bozen e gli ho promesso che sarei tornata per l'estate. Mi ha raccontato un sacco di cose, del vostro matrimonio soprattutto".

I gemelli si guardarono ancora negli occhi, sorpresi. E poi Drago scosse la testa. "Che canaglia! Non ci ha detto niente".

Elke sorrise, alzandosi in piedi. "Tipico di lui, lo conoscete, no?".

"Sì, lo conosciamo" – borbottò Falko.

La ragazza si guardò attorno, pensierosa. "Sapete dov'è adesso?".

"Sì, doveva andare a raccoglire delle erbe su, ai prati degli stambecchi. Ti ricordi dove sono, vero?".

Elke annuì, sorrise e diede loro in mano le redini del suo cavallo. "Lo ricordo! Mi tenete il cavallo finché non torno? Lo raggiungo lì".

Falko prese le redini, osservando estasiato l'animale. "E' splendido! Ma è tuo?".

"Sì, è mio. Credo che d'ora in poi potrete stare tranquilli, Mattheus non vi trasformerà più in gatti. Ora avrà lui".

I gemelli ridacchiarono soddisfatti ed Elke, dopo aver dato loro una carezza sulla testa, li salutò e si avviò verso la montagna.

Corse per i sentieri sconnessi di montagna con agilità, come se in quegli ultimi tre anni non avesse fatto altro. Era il suo mondo quello, la faceva sentire viva e ora lo sapeva, non avrebbe mai dovuto lasciarlo. Era di nuovo a casa ora, era tornata e tutto ciò che desiderava era rimanere per sempre fra quelle montagne, accanto all'uomo che amava.

Raggiunse il prato degli stambecchi col fiato corto e le guance in fiamme. Il sole era caldo e piacevole sulla pelle, il cielo limpido e i prati di un verde uniforme e scintillante. Si guardò attorno, cercando Mattheus. All'apparenza in quel posto non c'era nessuno eppure sentiva che era lì e non si era spostato.

Con passo felpato uscì dal bosco, guardandosi in giro. E finalmente sentì in lontananza la sua voce che borbottava per qualcosa. Le venne da ridere, non sarebbe mai cambiato, sarebbe rimasto sempre brontolone...

Si avvicinò e finalmente lo vide. Indossava dei pantaloni scuri e una camicia bianca che, disordinata, gli cadeva sui fianchi. Le maniche erano rivoltate fino ai gomiti e i ricci rossi gli ricadevano sulla schiena, muovendosi alla brezza del vento. Stava in ginocchio accanto al ruscello che scorreva nel prato, intento a riempire delle boccette con l'acqua che vi scorreva. Questa cosa la incuriosì, solitamente l'unica acqua che Mattheus usava era quella del lago di Valdurna. Ma in effetti, forse poteva pensare all'acqua in un altro momento, aveva solo voglia di riabbracciarlo, ci sarebbe stato tempo per tutto il resto... "Se vuoi, ti do una mano! In due faremmo prima!" - esclamò, alle sue spalle.

Al suono della sua voce Mattheus sussultò, facendo cadere l'ampolla fra le sue mani. Si voltò verso di lei e rimase per lunghi istanti zitto e fermo, decisamente colto di sorpresa. Alla fine sorrise, col suo fare da canaglia. "Sei quasi in ritardo".

Elke rispose al sorriso, avvicinandosi a lui a piccoli passi. "Quasi... Ho fatto la strada più lunga per tornare, ci ho messo un po'. Ma avevo alcune cose da fare, prima di arrivare quì".

Mattheus annuì, studiandola attentamente. Poi si alzò, le andò incontro e semplicemente, senza dire nulla, la abbracciò. Affondò il viso nei suoi capelli, accarezzandoli piano, la baciò sulla tempia e per un lungo istante rimasero in silenzio, l'uno fra le braccia dell'altra. "Stai bene, vero?".

Elke si staccò leggermente da lui. "Certo, come puoi vedere ho mantenuto la mia promessa! Niente graffi, niente lividi e in tempo per il solstizio d'estate".

"Lo vedo". Le sfiorò con la mano la piccola treccia che si era fatta a lato del capo, accarezzandone il nastrino colorato che la teneva legata. "E questo?" - chiese, con fare scherzoso. "Non mi avevi detto che eri troppo grande per i nastri?".

Elke fece un sorrisetto furbo. "Ho cambiato idea!". Portò la mano alla sua guancia, la accarezzò e poi si fece seria. Era il suo uomo, le era mancato come l'aria e ogni cosa che aveva fatto in quei lunghi mesi era atta solo a riportarla da lui. "Finalmente mi sento a casa".

Mattheus le sfiorò i fianchi, attirandola a se. "Finalmente SEI a casa" – le sussurrò, prima di baciarla sulle labbra.

"A casa..." - sussurrò Elke, baciandolo sulla mascella.

Rimasero abbracciati per lunghi istanti, mentre la brezza estiva faceva ondulare i loro capelli. Fu Mattheus a rompere quel silenzio intimo e tranquillo. "Sembri cresciuta, cambiata. Eppure non ci vediamo da soli sei mesi".

"Cambiata in maniera negativa?".

"No, non negativa. Solo... diversa".

Elke sorrise. "Si, forse un po' diversa lo sono. Ho imparato tante cose in questi mesi ed è come se mi sentissi più forte, come se non avessi più paura di farmi vedere al mondo, come se...". Alzò lo sguardo su di lui, seria, rendendosi conto che finalmente aveva imparato la lezione più importante che Mattheus, dall'inizio, aveva tentato di impartirgli. "Per tutta la vita mi sono sentita sbagliata e in dovere di nascondermi dal mondo. E ora sai, non mi sento più così, non mi importa nulla di cosa gli altri pensino di me, io so cosa valgo e so che loro si sbagliano sul mio conto. Non mi voglio più nascondere e non voglio più giustificare il male che la gente vuole infliggermi".

Mattheus annuì, assorto. "Credi che riuscirai a raccontarmi, un giorno, cosa ti è successo di così fenomenale in questo periodo, da farti capire questa cosa che io, senza successo, ho tentato a lungo di inculcarti?".

Elke rise, alzando le spalle. "Ho tutta la vita per farlo, giusto?". Gli prese la mano, la strinse nella sua e le loro dita si intrecciarono. "Cosa hai fatto in questi mesi?".

"Il solito! Ho terrorizzato la gente di Pennes, ho amministrato il villaggio e ho litigato con Jutta. E tu, che hai fatto?".

Era complicato per lei rispondergli, aveva fatto tante cose in quei mesi e la sua vita a Bozen era cambiata molto da quando si erano visti per l'ultima volta. "Sono riuscita a convivere piuttosto pacificamente con suor Faustine e a dire il vero ho lavorato molto con lei, fianco a fianco. Il fatto che sapessi leggere, benché la irritasse, alla fine le è tornato utile. Ho tenuto la contabilità del convento e portato a termine alcuni progetti, non è stato male. Non sarà mai una persona a cui potrei affezionarmi ma credo che lei, a modo suo, abbia imparato ad apprezzarmi e a rispettarmi. Tanto che, quando son partita, mi ha chiesto di restare".

Mattheus spalancò gli occhi. "Suor Faustine?".

"Sì, suor Faustine! Anzi, devo dirti una cosa" – esclamò Elke, mascherando un sorriso.

"Cosa?".

"Abbiamo un cavallo! Un animale splendido, un purosangue. Me lo ha regalato lei".

"Suor Faustine?" - chiese di nuovo Mattheus, sempre più perplesso e shoccato. "Come diavolo hai fatto?".

"Semplice! Ricordi quando, la notte di Natale, le hai detto che doveva comportarsi bene con me? Beh, le ho fatto intendere che tu, coi tuoi poteri, avresti potuto sapere e vedere ogni cosa di lei e questo l'ha terrorizzata. Sei stato convincente, sai? Non ho dovuto insistere troppo perché ci credesse".

Mattheus si accigliò, arretrò di alcuni passi e la guardò con rinnovato interesse, sogghignando. "Sarò pure stato convincente, ma tu sai che questa cosa non è vera e che l'ho detta in un momento di rabbia...".

"Sì, lo so! E lo sai anche tu. Ma lei no".

Mattheus sorrise, compiaciuto e soddisfatto, con l'aria del maestro che ha davanti ai suoi occhi un'allieva che finalmente ha imparato la lezione. Le puntò l'indice contro, divertito. "Tu, grazie ai miei insegnamenti, diventerai una pessima persona, lo sai?".

"Ed è un male?".

Lo stregone scosse la testa. "No, assolutamente! E' un bene, un enorme bene. Non pretenderai lezioni di morale da me, spero".

"Certo che no!".

Mattheus le si avvicinò, le sfiorò la vita e la attirò a se, baciandola avidamente sulle labbra, come se quella loro conversazione avesse acceso in lui un'attrazione ancora più forte nei suoi confronti. Lo lasciò fare, non desiderava altro, non aveva sognato che quello per tutti quei mesi. Era strano, ancora non riusciva a pensare a lei e a Mattheus come amanti e come promessi sposi, nonostante la loro notte d'amore a Bozen, ed aveva la sensazione che quell'emozione, quella magia che lui sapeva trasmetterle ogni volta che gli si avvicinava, non si sarebbe mai spenta. "Mattheus" – disse, contro le sue labbra – "Ti devo dire ancora una cosa".

"Cosa?".

Elke sospirò, allontanandolo lievemente da lei. "Prima di tornare a Pennes, sono passata da Tires".

A quella rivelazione, Mattheus parve sorpreso. Ogni traccia di passione scomparve dal suo viso per lasciar spazio alla costernazione. "Tires? A casa della tua famiglia? Perché?".

Elke deglutì. "Perché sentivo che era quello che dovevo fare, dovevo chiudere quel capitolo della mia vita per sempre e dimostrar loro che ce l'avevo fatta anche da sola, senza il loro aiuto".

Mattheus scosse la testa, sbuffando, evidentemente non troppo d'accordo con quella sua scelta. "Tu non devi dimostrare niente a nessuno, tanto meno a quelle persone. Ma se sentivi che era quello che dovevi fare, hai fatto bene" – concluse, non troppo convinto.

"Era quello che dovevo fare" – ribatté lei. "E...".

"E?".

Elke alzò le spalle, fingendo noncuranza. "E forse hai ragione tu, non mi servirà a nulla essere passata da Tires ma... ho visto mia madre, ho pure parlato con lei e credo sia stata la prima volta nella mia vita, ho visto le mie sorelle e ho scoperto che la più piccola forse non è nemmeno così malvagia come la ricordavo... E... ho scoperto che mio padre è morto".

Mattheus, serio in viso, l'aveva ascoltata in silenzio senza ribattere. Abbassò lo sguardo a quella rivelazione, guardando distrattamente l'erba. "Mi dispiace" – disse, semplicemente.

"A me no, non importa".

Lo stregone scosse la testa, le si avvicinò e la prese fra le braccia, stringendola a se. Le accarezzò piano la schiena e la baciò sulla tempia. "Non è vero che non ti importa".

Lei non rispose. Affondò il viso contro la sua spalla e si lasciò cullare dalle sue braccia. Forse lui aveva ragione, non era così indifferente alla morte di suo padre come voleva far credere, ma di certo sapeva che quella di Tires non era casa sua, che quella non era la sua famiglia e che il suo posto nel mondo era a Pennes, accanto a Mattheus Hansele. "Non ti ho mai detto il mio cognome".

"E' vero" – asserì lui.

"Perché sai, non avevo il coraggio di usarlo, una volta. E ora perché non mi importa più, l'unico cognome che voglio portare è il tuo".

Mattheus sorrise, baciandola sulla fronte. "E il mio cognome avrai! Ma devo darti una cattiva notizia, mia cara".

"Quale?".

Lo stregone ridacchiò con aria impertinente. "Al nostro matrimonio, il prete lo vorrà sapere il tuo cognome di Battesimo. Temo proprio che non potrai fare a meno di dirglielo...".

Elke sbuffò. Non ci aveva pensato! "E' necessario?".

"Certo che lo è!" - rispose lui, divertito. Si allontanò da lei, le prese la mano e la incitò a seguirlo. "Ma non pensarci troppo, sarà una cosa veloce! Entro stasera sarai mia moglie e non dovrai usare quel cognome mai più, dopo oggi".

A quelle parole Elke si immobilizzò, piantò i piedi a terra e lo guardò come se fosse stato completamente pazzo. "Sposarci entro stasera?".

"Certo! Hai altri programmi?".

"No... Ma...". Gli andò a fianco, squadrandolo in viso. "Mattheus, ci vogliono due settimane per le pubblicazioni di matrimonio! Non ci si sposa così, non abbiamo nemmeno le fedi! E i testimoni?".

Mattheus scosse la testa, come sorpreso che lei non capisse che quei piccoli intoppi potevano essere superati con un niente da lui. "Il parroco di Pennes ha una paura enorme a contrariarmi, basta minacciarlo e ci sposa pure senza pubblicazioni. Per quanto riguarda le fedi, basta usare un tono perentorio con l'orafo del villaggio e ti assicuro che ce le farebbe in un baleno... Per i testimoni, basta rapire per strada i primi due che ci capitano sotto tiro. Ah, dimenticavo... Vorrai un abito bianco, vero?".

Elke lottò contro se stessa per non scoppiare a ridere. Non era cambiato per niente... Sapeva essere un uomo tenero e romantico ma sarebbe rimasto sempre la canaglia che aveva conosciuto anni prima a una gara di tiro con l'arco. "Non mi dire, minaccerai anche la sarta?". Lo guardò storto, pizzicandogli la guancia. "Non voglio un abito bianco, il bianco mi ha sempre portato sfortuna. Non mi interessa il vestito da sposa".

Mattheus sorrise, in maniera più dolce stavolta. "Beh, per quanto possa intendermi di queste cose, stai benissimo così come sei adesso".

Elke si guardò l'abito tirolese che aveva addosso e che le aveva cucito Helena prima che lei partisse da Bozen. "Grazie! Questo lo ha fatto Helena per me. Diceva che una futura sposa doveva essere graziosa e desiderabile per il suo futuro marito e ha insistito per cucirmi dei vestiti nuovi, anche se le ho detto che a te queste cose non sarebbero interessate".

Mattheus si accigliò. "Chi ti dice che non mi interessino? Avere una moglie carina ed elegante, che gli altri mi invidieranno, è un'attrattiva allettante".

Quelle parole la colpirono in un certo senso, perché erano la dimostrazione dolce, ma che faceva anche un po' paura, di quanto il loro rapporto fosse cambiato irrimediabilmente da quando erano lei la sua allieva e lui il suo maestro. Sospirò. "D'accordo, se dici che è possibile farlo, ci sposeremo oggi. Ma... Niente minacce! Se si chiede con tono gentile si ottiene ugualmente, sai? E per i testimoni, chiederemo a Falko e Drago, non voglio nessun altro".

Mattheus si accigliò, non troppo felice circa l'ultimo punto del suo discorso. "Falko e Drago?".

"Sì, Falko e Drago".

La baciò sulle labbra, un bacio lungo e profondo che le fece mancare il fiato. "Sai, io ti amo molto mia cara e ti desidero con uguale intensità. Ed è per questo, SOLO per questo, che ti concedo di prendere quei due piccoli doppiogiochisti come nostri testimoni".

"Bene Mattheus! Se siamo d'accordo, che si fa ora?".

Lo stregone la prese per mano, attirandola a se. "Si va al villaggio, no? Abbiamo un po' di cose da fare".

Elke guardò il prato dove Mattheus, fino a poco prima, era stato impegnato a lavorare. "Anche tu avevi da fare, qui".

"Visto che a Bozen insistevi per essere ancora la mia assistente anche da dopo sposati, credo che aspetterò di avere il tuo aiuto per finire quello che avevo iniziato oggi in questo posto". La attirò a se, baciandola sulla labbra. "E ora su, andiamo".

Elke tremò leggermente a quelle parole, deglutendo. "Andiamo..." - rispose, con una strana paura unita e una infinita emozione per quello che stavano per fare.


...


Mattheus l'aveva trascinata fino al negozio del fornaio e Falko e Drago, saputa la notizia, erano rimasti come due ebeti a fissarli per una buona manciata di minuti. Erano increduli ed Elke non poteva dar loro torto, il matrimonio suo e di Mattheus era quanto di meno probabile potesse esistere al mondo. Uno come lui che si sposava? Così, su due piedi? Certo, loro non sapevano dei trascorsi a Bozen, di quanto avessero lottato e sofferto per ritrovarsi e di quanto si fossero amati la notte di Natale, non sapevano nulla e probabilmente il matrimonio dello stregone più scostante e solitario della Val Sarentino doveva apparirgli come un'enorme follia. Ai loro occhi non era da Mattheus fare una cosa simile e in fondo non poteva dargli torto perché a parte lei, a nessuno lui aveva permesso di farsi conoscere davvero. Era come se, col mondo, recitasse sempre una parte che ormai gli si era cucita addosso, modificando un po' il suo carattere già di per se chiuso e capriccioso. Eppure, nonostante fosse una grandissima canaglia, era anche l'uomo più dolce e sensibile che avesse mai conosciuto e anche a lei faceva senso paragonare ciò che era nella loro intimità con l'immagine di sé che lui dava a tutti gli altri.

Aveva dovuto tranquillizzare Falko e Drago dopo l'annuncio, e spiegar loro che andava tutto bene, che Mattheus non l'aveva costretta con la forza, che era una cosa che desideravano entrambi e che era stata una scelta comune. Solo allora avevano accettato di far da testimoni, seppur con riluttanza, bisbigliandole nell'orecchio se fosse sicura di volersi legare per sempre a un uomo così impossibile. Aveva ridacchiato a quell'avvertimento che sapeva di vecchi tempi dove lei e i nani non erano altro che i tre assistenti di Mattheus Hansele e dovevano difendersi, facendo squadra comune, dai suoi scherzi e dalle sue angherie.

Mattheus, forse per amor suo o forse perché aveva fretta di concludere la cosa, finse di non vedere e non sentire ciò che i due nani le bisbigliavano e lei ne fu contenta.

Con l'orafo filò tutto liscio, senza problemi. L'uomo, seppur stupito, non fece domande, tirò fuori tutti gli anelli d'oro del suo campionario e Mattheus ed Elke ne scelsero due dalla finitura semplice, liscia, senza grossi fronzoli. Le dimensioni non erano propriamente perfette, soprattutto per Elke che aveva dita molto lunghe e sottili, ma Mattheus con la sua magia adattò l'anello affinché fosse perfetto per la sua futura moglie.

Col Sacerdote ci fu più da contrattare. Il vecchio parroco di Pennes era un uomo dalla mentalità chiusa, poco incline ad infrangere le regole e assolutamente in contrapposizione con la figura di Mattheus e su quello che rappresentava. Non capiva la magia, non la comprendeva neppure se usata a fin di bene e da sempre aveva guardato lo stregone in cagnesco, rifiutandosi di avere a che fare con lui per capirlo meglio. Di contro, Mattheus non si era mai sforzato troppo di farsi conoscere e apprezzare e di fatto, per anni, i due avevano vissuto in quel piccolo villaggio ignorandosi.

Per il vecchio parroco, il matrimonio di Mattheus con la giovane Elke fu un fulmine a ciel sereno. Ne rimase profondamente stupito ma subito si ricompose, pronunciando un secco 'no'. "Mi spiace, ci vogliono due settimane per le pubblicazioni. Il matrimonio è un vincolo sacro e ci si deve preparare a dovere, senza tralasciare nulla".

"Avanti!" - sbottò Mattheus – "Mi conoscete da una vita, sapete che non sono già sposato! E nemmeno Elke, ve lo posso garantire. A che vi servono le pubblicazioni? Ad accertare un qualcosa che conoscete già?".

"E' la prassi!" - tuonò il parroco.

"E io me ne frego delle prassi, dovreste saperlo".

Elke sospirò. Quei due avrebbero potuto andare avanti per ore a litigare, senza cavare un ragno dal buco. Si avvicinò loro, separandoli e cercando di riportare la calma nella piccola Chiesa, mentre Falko e Drago, dietro di loro, osservavano interessati la scena, seduti sulle panche. "Don Bertrand, so che la prassi prevede due settimane per le pubblicazioni e so anche che ci tenete al fatto che tutto si svolga secondo le regole. Ma né io né Mattheus abbiamo mai seguito troppo la prassi, sapete bene che la gente ci vede in modo diverso e che abbiamo sempre agito di testa nostra, prendendoci le nostre responsabilità nel nostro essere differenti dagli altri. E lo faremo anche ora, se dovessero esserci problemi ci prenderemo le nostre responsabilità senza addossarvi nessuna colpa". Guardò Mattheus, accanto a lei, che la guardava con curiosità, colpito dal tono pacato della sua voce. "Io non sono sposata, sapete bene che per una persona albina è piuttosto difficile trovare marito. E conoscete bene anche Mattheus, nemmeno lui ha mai avuto una moglie e sapete che è testardo e vendicativo se non ottiene ciò che vuole. Chiudete un occhio, sposateci e permetteteci di iniziare a vivere la nostra vita come una vera famiglia già da oggi. Aspettare due settimane non vi cambierebbe nulla ma per me e Mattheus farebbe un'enorme differenza. Inoltre, se non ci sposate, credo che il mio futuro marito potrebbe trasferirsi qui da voi per darvi il tormento finché non cederete. Sapete che sarebbe capacissimo di farlo e sapete anche quanto potrebbe risultarvi insopportabile la cosa..." - concluse, in tono sibillino.

Mattheus incrociò le braccia al petto, annuendo, con un'espressione resa fiera dalle velate minacce della sua futura moglie. "Esattamente. Come vostro capo villaggio, posso fare tutto quello che voglio nel territorio di mia competenza".

Il vecchio prete si asciugò il sudore dalla fronte con un fazzoletto, emettendo un lungo sospiro. "E così voi, VOI volete sposarvi, signor Hansele?" - chiese, scandendo bene parola per parola.

"Esattamente!".

"Siete sicuro?"

"Certo".

Don Bertrand osservò prima i due aspiranti sposi e poi i nani, annuendo. "Ebbene, così sia, se mi garantirete che poi ve ne andrete da qui. Ma..." - puntò il dito contro di loro – "Questa cosa resterà fra noi e noi soltanto. Non uscirà da questa Chiesa, intesi? E una volta che vi avrò sposati, non voglio vedervi bighellonare attorno a questo posto, eccetto che per le sacre funzioni domenicali a cui, mi auspico, parteciperete sempre con gioia. Vi sposerò e andrete a casa vostra a fare... beh, suppongo che lo sappiate bene senza che ve lo spieghi" – concluse, scrutandoli coi suoi piccoli occhi grigi e indagatori.

Elke arrossì a quella frase, intuendo che il vecchio parroco avesse qualche sospetto circa il loro aspettare il matrimonio per iniziare ad avere rapporti. Distolse lo sguardo da lui, osservando Mattheus. Il suo futuro marito annuì, si voltò verso di lei e le sorrise.

"Non ci sono problemi allora, Elke! Sicura di non volerci ripensare?" - le chiese.

Rispose al sorriso, prendendogli la mano ed accorgendosi che tremava lievemente. Se ne stupì un po' perché fino a quel momento si era comportato come al solito, da sbruffone e da canaglia. Ma aveva paura, era emozionato e pieno di paure, proprio come lei... Non la stava prendendo alla leggera e proprio questo le dava la sicurezza che sarebbe andato tutto bene. "Nessun ripensamento, sposiamoci".

E alzando gli occhi al cielo, il vecchio e riluttante Don Bertrand iniziò la cerimonia, un matrimonio veloce e senza troppi fronzoli, dichiarandoli marito e moglie pochi minuti dopo.


...


Il cielo era tinto di rosa quando giunsero davanti alla porta della loro baita. Dopo la cerimonia non si erano parlati molto, avevano salutato Don Bertrand, Falko e Drago e si erano diretti a casa, mano nella mano, assaporando quel tranquillo silenzio che sembrava cullarli dolcemente, acquitando tutte le loro ansie e paure. La gente del villaggio li aveva guardati con curiosità, ma nessuno aveva fatto commenti e domande e li avevano lasciati in pace.

Elke pensò che in fondo sposarsi, dire quel fatidico sì, era una cosa facile. Ma sapeva anche che non lo sarebbe stato altrettanto impegnarsi, giorno dopo giorno, per il resto delle loro vite, a tenere fede alle promesse matrimoniali che si erano scambiati. Amarsi, onorarsi, rispettarsi e prendersi cura l'uno dell'altra per sempre... Non era una cosa da poco e si chiese, fugacemente, se anche sua madre avesse avuto paura il giorno che aveva sposato suo padre. Guardò Mattheus, suo marito... Era strano pensarlo in quella veste, pensare che ora erano una famiglia e lei era la moglie dello stregone più egocentrico e potente che quelle montagne avessero mai visto. Lui dopo il matrimonio aveva perso la sua aria scherzosa e la sua balzanda del pomeriggio e aveva assunto un'espressione più seria e matura, che tanto gli ricordava il Mattheus di Bozen, della notte di Natale. "Va tutto bene?" - riuscì a chiedergli, infine.

Lui annuì, sorridendole e accarezzandole una guancia. "Tutto bene".

"A cosa stai pensando?".

Mattheus alzò le spalle con noncuranza. "A niente. O a tutto...".

"Hai paura?".

"No, non ho paura, sposarti è stata la decisione migliore della mia vita Elke. Ma ora che sei mia moglie mi rendo conto che dovrò impegnarmi davvero tanto per non essere troppo odioso con la donna che ho scelto di avere accanto e... e per uno come me che non ha più una famiglia da tanto, sarà un po' complicato all'inizio. Temo che commetterò un po' di errori prima di imparare, abbi pazienza".

Elke sorrise a quelle parole e a quelle paure tanto simili alle sue. Gli si si parò davanti, appoggiandosi alla porta della baita. "Credi che io sia così esperta? Sono una moglie esattamente da quando tu sei un marito, abbiamo entrambi molto da imparare". Alzò lo sguardo, ricordando quando era arrivata in quella casa per la prima volta, selvaggia, con un arco e delle frecce sulle spalle e senza conoscere nulla del mondo. Sembravano passati secoli da allora e tante cose erano successe nella sua vita... "E' così emozionante pensare che tornerò a vivere qui. Mi è mancato questo posto".

Mattheus le si avvicinò, sfiorandole la vita e dandole un lungo bacio sulle labbra. "E tu sei mancata a me". La prese per mano, gliela strinse forte nella sua e poi aprì l'uscio. "Su, entra".

Elke ubbidì, accodandosi a lui, emozionata come lo era stata la prima volta. Era rimasto tutto uguale, il tavolo, il camino, i mobili, gli oggetti di uso quotidiano e la scala che portava alla soffitta che era stata la sua stanza. Sciolse la stretta della mano su Mattheus, correndo al piano di sopra, desiderosa di vedere quel piccolo fienile che era stata la prima vera camera da letto che avesse avuto nella sua vita. Appena vi giunse, si lasciò cadere fra paglia e fieno, odorandone il profumo intenso che sapeva di casa, di vita e di montagne. Vi affondò il viso, pensando a quanto le fosse mancato tutto questo mentre era a Bozen.

"Che fai?" - chiese Mattheus, giunto alle sue spalle.

"Mi è mancata questa stanza!" - rispose lei, con sincerità. "Era la mia preferita".

Mattheus le si avvicinò, inginocchiandosi accanto a lei. "Ma questa non sarà più la tua stanza".

Elke si tirò su, mettendosi a sedere sulla paglia. "Lo so, ma mi andava di venire per qualche minuto. Ti ricordi quando facevi irruzione per costringermi a lavorare e per coinvolgermi in qualche stramba avventura in montagna?".

Mattheus si sedette accanto a lei, prendendo a giocare con la paglia. "Non erano avventure strambe, per me era lavoro. E tu eri la mia assistente".

"Già! E voglio esserlo ancora".

"Lo so. Ma ora sei pure mia moglie, far combaciare le cose sarà complicato".

Elke sorrise, prendendogli la mano. "No, non credo. Ti aiuterò, come una volta. Funzionavamo bene insieme, quando lavoravamo fianco a fianco".

Mattheus si buttò sulla paglia, mettendosi le mani dietro la nuca. "Certo, ma c'è un piccolo problema".

"Quale?".

Lo stregone alzò le spalle. "Una volta non avevo costantemente voglia, quando ti avevo vicino, di spogliarti e di portarti a letto... Come la mettiamo?".

A quelle parole, in parte scherzose ma sicuramente sincere, Elke scoppiò a ridere. Gli sfiorò i riccioli rossi, delicatamente, prima di alzarsi in piedi e togliersi la paglia di dosso. "Mettiamola così... Questa è la nostra notte di nozze e siamo rimasti in questa soffitta fin troppo" – disse, decisa ma con una punta di nervosismo nel tono di voce. Lo desiderava intensamente dalla notte di Natale di rivivere quei momenti con lui ancora con più intensità e desiderio e anche meno timidezza rispetto alla loro prima volta.

Mattheus, a quella proposta, scattò in piedi. Le si avvicinò, la prese per la vita e la attirò a se, baciandola a lungo. "Non vedevo l'ora che lo dicessi" – sussurrò, contro le sue labbra. Le accarezzò i capelli, togliendole il nastrino che teneva legata la piccola treccia a lato del capo, poi tornò a baciarla con passione. "E' diverso sai... Da Bozen intendo...".

"Forse perché siamo sposati, ora...".

Mattheus sorrise. "No, forse semplicemente perché siamo tornati a casa. A proposito, bentornata Elke".

"Grazie". Lo abbracciò e poi si lasciò prendere fra le braccia e portare in camera da letto. Era stupita che facesse una cosa del genere, Mattheus era un uomo dolce a suo modo ma di certo non amava le romanticherie. "Non credevo l'avresti fatto" – disse, mascherando una risata.

Lui scosse la testa, stupito forse esso stesso. "E' la tradizione e lo sai bene, io sono un tipo tradizionalista". Aprì la porta della stanza e la strinse lievemente a se, prima di adagiarla sul letto.

Si guardarono per lunghi istanti negli occhi, desiderosi di stare insieme e allo stesso tempo un po' spaventati da quella nuova vita che si apprestavano a vivere insieme.

Elke lo osservò. Era affascinante, alto, dal fisico tonico derivato dal suo duro lavoro, quasi selvaggio con quei riccioli rossi che gli ricadevano sul viso e sulle spalle. Ed era il suo uomo, un uomo che desiderava come nient'altro nella vita... Pregò in silenzio di non deluderlo mai, di essere sempre capace ad essere una buona moglie e di saperlo rendere felice come lui aveva reso felice lei. Allungò la mano ad accarezzargli il mento, lo attirò a se e si fece baciare, prima di scivolare sulle lenzuola. "Mi sei mancato... QUESTO mi è mancato...".

Le mani di Mattheus le sfiorarono i fianchi, risalendo fino al seno e poi alle spalle e al viso. "Anche a me questo è mancato! E credo che non ti permetterò di alzarti da questo letto per un bel po'... Sarà una luna di miele lunga, uscirai da questa stanza solo quando avrai deciso dove vorrai andare per il viaggio di nozze".

Elke rise mentre lui, dopo averle rivolto quelle parole, la baciava sul collo. "Ma io so dove voglio andare e c'è una promessa che tu devi ancora mantenere! Portami nel tuo villaggio natale, in Val Ridanna".

Mattheus alzò gli occhi su di lei. "Ti accontenteresti della Val Ridanna per il tuo viaggio di nozze?". Era stupito.

Lei sorrise, dolcemente. "Una volta mi hai detto che in Val Ridanna ci sono le montagne più belle del mondo e io amo le montagne! Voglio vedere dove sei nato e cresciuto. Me lo avevi promesso".

Mattheus annuì, baciandola dolcemente sulle labbra. "D'accordo, ti ci porterò, abbiamo tutta l'estate davanti e uno splendido cavallo che ci permetterà di viaggiare velocemente. Ma prima...".

"Prima?".

Mattheus si stese su di lei, accarezzandole le labbra con l'indice della mano. "Prima ci sono un po' di cose che vorrei fare qui, se sei d'accordo".

"Certo che sono d'accordo" – sussurrò lei, prima di catturare nuovamente le labbra del marito.

Non dissero più nulla per quella notte... Non c'era bisogno di parole e lasciarono che fossero i loro corpi a ritrovarsi, unirsi e fondersi, dando inizio alla loro nuova vita.










  
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