Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender
Ricorda la storia  |       
Autore: merty_chan11    23/04/2018    1 recensioni
[Sheith] [Post-Voltron]
La guerra contro i Galra è ormai conclusa, e l'universo sta finalmente instaurando una pace che spera possa rivelarsi duratura.
Voltron appartiene al passato, e i Paladini sono riusciti a cominciare una nuova vita.
Per Shiro e Keith, inoltre, sta per giungere un momento tanto atteso.
Ma due giorni prima delle loro nozze, Shiro decide di spezzare una tradizione improvvisata e va a trovare Keith senza alcun preavviso, lasciandolo sulla porta di casa con un vecchio diario in mano e un solo messaggio.
"Se ti va, leggilo."
Dal testo:
[...]
All’inizio, volevo mandare qualcun altro. Tua madre, per esempio, perché è stata lei a riportarmi questo indietro. Non so quali strani preparativi per il matrimonio stessi facendo in quel momento, ma lei è venuta da me con un pacco in mano, e me l’ha consegnato dicendomi che fosse arrivato il momento di restituirmelo. Sai, mi ha confidato di averlo trovato tanti anni fa, durante una missione nell’universo infinito. Non so per quale motivo l’abbia preso, ma ho una mezza idea.
E immagino che perfino tu abbia già una mezza idea su dove l’avesse portata questa vecchia missione.
[...]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
N.d.A.
Ero indecisa se inserire le note dell'autore all'inizio o alla fine della storia, ma penso sia meglio metterle qui per alcune precisazioni.
La storia è ambientata un anno dopo la conclusione della guerra con i Galra e, come anticipato nell'introduzione, i Paladini hanno cominciato delle nuove vite.
Shiro e Keith sono a due giorni dal loro matrimonio e entrambi vivono in un pianeta lontano dal Sistema Solare. Anche Krolia ha una casa qui, e per il momento si trova insieme al figlio mentre Shiro sta momentaneamente al Castello dei Leoni con Lance e Allura. 
Non voglio aggiungere altro per evitare spoiler^^
La fanfiction è una mini-long di tre capitoli con la Sheith come coppia principale e accenni ad altri personaggi (ho messo il tag ooc per sicurezza).
Ho preso spunto da questa one-shot presente su Ao3 per la stesura di questa. Vi lascio qui il link: 
http://insecure.archiveofourown.org/works/13876338 
Spero possa piacervi <3
Buona lettura,
Merty

 
“Scrivere una lettera è una di quelle cose che si fa solo con le persone alle quali si tiene veramente.”  
-Sergio Marchionne

 

Capitolo 1

 
Era da più di dieci minuti che Keith camminava avanti e indietro per la sua camera incapace di fermarsi, e ancora non aveva tratto alcuna conclusione.
Shiro era passato da lui, quella mattina, infrangendo quella stupida promessa matrimoniale che avevano suggellato giorni prima e che secondo Lance doveva essere indistruttibile.
“La settimana prima delle nozze non dovete assolutamente vedervi.”
Keith stava impazzendo.
Dopo la fine della guerra, lui e Shiro avevano iniziato a convivere in un piccolo cottage nel pianeta Shardana, lontani dalla Terra e dai ricordi spiacevoli che quella conservava per entrambi. 
Avevano voluto iniziare una nuova vita in una nuova galassia, e c’erano riusciti. 
Tra due giorni si sarebbero sposati.
Solo che nessuno dei due capiva l’utilità del dover seguire delle stupide tradizioni -probabilmente perfino inventate per l’occasione- con il rischio di un collasso prima del fatidico giorno a causa della mancanza dell’altro. E di un capriccio del suo migliore amico.
All’inizio, era sembrato facile. Più o meno. 
Keith non poteva certo ammettere che ci fosse molto da fare a casa di sua madre, Krolia, che cercava in tutti i modi di distrarlo spiegandogli le vecchie usanze dei matrimoni Galra e costringendolo ad allenarsi con lei. In cinque giorni le uniche cose rimaste impresse nella sua mente erano state lo strano matrimonio di una sua parente alla lontana che si era trasformato in una specie di duello medievale e il fatto che Krolia l’avesse battuto dieci volte consecutive senza che lui potesse fare nulla. E quella batosta bruciava terribilmente.
Però sarebbe potuta andare molto, molto peggio di così. 
E invece, si era sbagliato. 
Totalmente sbagliato. Stare lontano da Shiro si era rivelato più traumatico di quanto non fosse in realtà. Aveva convissuto con lui per un anno intero, e questo l’aveva portato ad abituarsi completamente alla sua presenza. La mattina si svegliava sempre con i suoi baci, la colazione si riduceva a due fette di pane più bruciate che tostate e la giornata trascorreva tra ricerce, uscite in moto e piccoli lavoretti in città. E poi, c’era la sera.
Shiro aveva trovato un vecchio stereo terrestre in un mercatino dell’usato e aveva deciso di comprarlo e di portarlo a casa insieme a qualche disco in vinile. Quell’aggeggio era stata la rovina di Keith e la fine della sua dignità.
Una volta conclusa la cena, Shiro lo costringeva ad alzarsi dalla sedia per ballare insieme a lui sulle note di un lento o di una canzone country a seconda dell’umore della giornata. Se Shiro era particolarmente felice, metteva qualche pezzo country. Se invece si sentiva smielato e particolarmente in vena di zuccheri, ecco che entrambi si muovevano sul primo brano romantico che riusciva a trovare nella sua collezione. Una volta era capitato perfino che danzassero -anche se Keith continuava a pensare che non fosse il verbo giusto- seguendo il ritmo di una canzone rock. Non era finita proprio bene, però si erano divertiti.
C’era però un piccolo particolare che inizialmente aveva stonato con quell'atmosfera. Lui detestava ballare. Non era bravo. Anzi, era proprio una frana.
Però a Shiro piaceva, perché lo metteva di buon umore e lo portava perfino a canticchiare qualcosa, cosa che Keith adorava. E con il tempo, perfino lui si era affezionato a quella stramba abitudine al punto da iniziare a scegliere le canzoni da ballare.
Non avrebbe mai pensato, a distanza di un anno, che tutto quello gli sarebbe mancato in quel modo, quasi da togliergli il fiato.
Fortunatamente per lui, Shiro si era presentato davanti alla porta di sua madre cinque giorni dopo, con una maglietta che Krolia avrebbe sicuramente definito come la più brutta che potesse trovare ma che sembrava la migliore del suo intero armadio dopo quell’assenza non pianificata. 
-Devo darti questo- gli aveva detto, sollevando la mano e svelando così il suo contenuto. Era un vecchio diario con la rilegatura in pelle, piuttosto consunto e pieno di graffi, dal quale si intravedeva una carta ingiallita. Chissà quanti anni possedeva, quell’oggetto.
Keith aveva guardato l’altro con espressione interrogativa, non capendo minimamente cosa stesse accadendo. Sentiva soltanto il suo cuore tambureggiare nei timpani con prepotenza, come se la sola presenza del futuro marito avesse riportato indietro tutti i suoi sensi e la vita stessa.
Non capiva nemmeno quello che Shiro gli stesse dicendo, troppo distratto dalla sua figura in sé, dai gesti delle mani di e dal suono della sua voce. E dagli occhi, che saettavano da una parte all’altra come se stesse quasi aspettando l’assalto di Lance pronto a menarli entrambi per quella trasgressione. Occhi che, forse, si fermavano per troppo tempo sul suo viso prima di cominciare nuovamente il loro giro frenetico.
Sì, stava decisamente impazzendo. 
Un tempo era riuscito a sopravvivere settimane, mesi interi senza Shiro, e ora la sua assenza di cinque giorni lo stava totalmente corrodendo dall’interno.
Rimase perfino più sbalordito quando questo si sporse verso di lui per posargli un bacio sulle labbra, a cui seguì un piccolo sorriso e il rumore della porta che si chiudeva.
Keith era rimasto immobile, privo di alcun tempo per reagire, troppo sconvolto per poter fare qualcosa di concreto. I suoi riflessi erano sicuramente peggiorati.
O forse, come diceva sua madre per farsi beffe di lui, era l’assenza della vitamina Shiro ad averlo conciato in quel modo.
Aveva realizzato solo in seguito di avere tra le mani il piccolo diario, che nemmeno si ricordava di aver effettivamente preso.
E ora si trovava lì, davanti alla sua scrivania con quello stesso oggetto poggiato sopra, cercando di decidere il da farsi.
Era sicuro che Shiro non gli avesse mai parlato di quel diario. Ed era strano, perché in genere si confidavano ogni cosa. Magari si era dimenticato della sua esistenza. Ma se lo reputava così importante dallo spezzare una tradizione per cui Lance avrebbe ucciso entrambi…no, c’era sicuramente qualcosa che non andava.
-Se ti va, leggilo- aveva detto poi Shiro durante quella conversazione confusa. 
Adesso l’aveva ricordato. 
Perfino sua madre era rimasta scossa, e una strana espressione era comparsa sul suo viso alla vista di quel diario. All’inizio pareva distante, persa tra chissà quali ricordi. Possibile che avesse a che fare con tutta quella faccenda? Poi aveva abbozzato un sorriso, ed era sparita in cucina lasciandolo insieme alle sue perplessità.
Rimase ancora un po’ intento a fissare quel vecchio diario, permettendo alla sua mente di correre verso le ipotesi più sparate.
Che fosse un diario scritto durante la guerra? 
No, e probabilmente non avrebbe avuto un aspetto così vissuto.
E se invece fosse stato il diario di uno Shiro più giovane con chissà quali sogni e speranze contenute al suo interno? 
No, nemmeno. Non avrebbe di certo spiegato il perché Krolia paresse coinvolta.
Keith sgranò gli occhi, afferrando in un battibaleno la preziosa reliquia e catapultandosi sul letto, la piccola luce sul comodino accesa.
Sua madre doveva centrare qualcosa con quella faccenda. 
Lo sapeva. 
Lo sentiva.
Ma se Krolia aveva un qualche collegamento con tutto ciò, significava soltanto che quel diario poteva appartenere a due periodi precisi della vita di Shiro, che Keith stava scoprendo pezzo dopo pezzo.
Non era sicuro che l’altro avesse avuto a disposizione un quaderno durante la tortura subita dai Galra. Quindi quello doveva per forza ricollegarsi all’altro periodo.
Senza indugiare oltre, Keith si mise comodo e, con la testa china verso le pagine ormai ingiallite, si immerse nella lettura del vecchio diario.
Lo aprì con attenzione, temendo che potesse sgretolarsi. Era una paura stupida, ma quel diario apparteneva a Shiro e non voleva rovinarlo ulteriormente.
Comparve una nota nella prima pagina, sopra quella che, dai bordi, sembrava essere una vecchia foto. Keith decise che l’avrebbe vista dopo. Il suo sguardo era rimasto catturato dalla calligrafia di Shiro, diversa però da come la ricordava dai tempi dell’Accademia. Conservava ancora le lettere elaborate, e l’impegno messo in ogni tratto eseguito con la penna era chiaramente visibile, ma la sua scrittura era senza dubbio più vacillante e inclinata, come se la mano avesse tremato per tutto il tempo durante la stesura di quelle parole.
Ancor prima di essersene reso conto, Keith si ritrovò totalmente immerso nella lettura di quella nota.
 
 
Caro Keith,
ti prego, non dirlo a Lance. Non so cosa potrà farci se soltanto scoprirà che sono venuto a consegnarti questo di persona.
All’inizio, volevo mandare qualcun altro. Tua madre, per esempio, perché è stata lei a riportarmi questo indietro. Non so quali strani preparativi per il matrimonio stessi facendo in quel momento, ma lei è venuta da me con un pacco in mano, e me l’ha consegnato dicendomi che fosse arrivato il momento di restituirmelo. Sai, mi ha confidato di averlo trovato tanti anni fa, durante una missione nell’universo infinito. Non so per quale motivo l’abbia preso, ma ho una mezza idea. 
E immagino che perfino tu abbia già una mezza idea su dove l’avesse portata questa vecchia missione.
Tornando a quanto dicevo prima: avrei potuto chiedere direttamente a lei di consegnartelo. Ma poi ci ho ripensato e ho detto “no, devo essere io a farlo.” Insomma, avrà avuto una buona ragione per averlo portarlo prima da me. O almeno, così ho ipotizzato. Altrimenti, credo che te l’avrebbe consegnato senza alcun problema. Tua madre è sicuramente una di quelle persone che vanno dritte al sodo e che difficilmente si perdono in strade secondarie utili soltanto a complicare la vicenda.
E quindi, dopo aver riletto con il fiato sospeso quanto avevo scritto anni prima, mi son detto “Spero che Lance possa perdonarmi ma sì, devo assolutamente consegnarglielo io.”
Perché scoprirai, se vorrai leggerlo, quanto questo diario sia stato importante per me, e quanto sia stato bello parlare con qualcuno di caro anche se si trovava a tanti anni luce di distanza.
Hai capito bene, non è uno scherzo dei tuoi occhi. 
Anni luce.
Scoprirai, Keith, tutte le meraviglie che ho visto in quei giorni lontani e quelle che continuerò a raccontarti in quelli futuri, se vorrai, quando saremo finalmente sposati.
Non sei obbligato a proseguire, se non vuoi. Mi rendo conto che quest’argomento è sempre stato delicato tra noi due, e non so se ti va di affrontarlo proprio a due giorni dal momento più bello delle nostre vite.
Se deciderai di chiudere questo diario qui e ora, io non avrò nulla da ridire. È una tua scelta. E la capirò, perché al posto tuo non so nemmeno io se avrei il coraggio di farlo. Il coraggio di riaprire una ferita chiusa da tempo.
Ma se deciderai di proseguire, ti prego di perdonarmi per tutte le promesse che troverai scritte e che non sono riuscito a mantenere.
Lo so che hai compreso di cosa parlerà questo diario. O meglio, di cosa parleranno queste lettere.
Perché sì, sono tante, tante lettere che avrei dovuto spedire in una casa in cui non ho mai fatto ritorno.
E so che hai anche già compreso a chi le avevo indirizzate.
Tuo,
Takashi S.
 
P.S. Qui sotto c’è una vecchia foto. Se ti va di vederla, stacca la nota.
 
 
Keith rilesse quel messaggio almeno tre volte prima di sollevare il capo. 
Alla prima, non si era nemmeno reso conto di essere arrivato alla fine. Si era dovuto riprendere alla vista della firma di Shiro, l’unica scritta perfettamente immobile in mezzo a quelle lettere tremolanti. L’aveva accarezzata senza alcun pensiero preciso in mente, lasciando che le sue dita scorressero, sfiorandolo appena, sotto quel nome familiare quanto il suo.
Alla seconda lettura aveva atteso che le parole si depositassero per bene nel suo cervello. Alla terza, aveva ormai compreso ogni cosa già solo leggendo la prima riga. 
Sua madre aveva trovato quel diario in una missione nello spazio, e il fato aveva voluto quel diario fosse appartenuto proprio a Shiro. Eppure, lui non ne aveva mai scritto uno sin dal momento in cui erano venuti a conoscenza della guerra.
Ma precedentemente l’aveva fatto.
E Shiro, prima di Voltron, era stato nello spazio soltanto una volta sola.
Aveva ragione l’altro ad affermare che lui sapesse già il contenuto del diario, e il suo destinatario.
Keith prese fiato e rimosse la nota con la stessa delicatezza e attenzione con le quali aveva aperto il vecchio quaderno, quasi per paura di poter rovinare la fotografia che stava lì sotto.
Quello che vide fu peggio di una secchiata d’acqua gelida.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender / Vai alla pagina dell'autore: merty_chan11