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Autore: Laura Taibi    24/04/2018    2 recensioni
"Questa è una storia che parla di coraggio, d'amore e di sacrificio. Una storia che nessuno ha mai raccontato.
La storia di come Parigi fu salvata e, con essa, il mondo intero.
La storia di come un gatto uccise una coccinella."
Questa fanfiction è disponibile anche in audiolibro sul canale youtube degli ambrogisti anonimi, che ne detengono i diritti di pubblicazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«È proprio quello che ho fatto poco fa» disse Ladybug.

«No, non dalla akuma. Devi andartene da Parigi!»

Ladybug sorrise incerta, chiedendosi se si trattasse di uno scherzo, ma l'espressione dell'altro non dava adito a dubbi.

«Non puoi dire sul serio» sbottò Ladybug alzandosi, «la città ha bisogno di me.»

Chat si alzò a sua volta. «Papillon ti sta cercando... non si arrenderà finché non ti avrà stanata.»

«È un rischio che abbiamo sempre accettato, lo sai anche tu.»

«Adesso è diverso» esclamò il ragazzo, disperato «è disposto a tutto pur di avere il tuo miraculous. Devi pensare a te stessa e andare via.»

«Non abbandonerò Parigi!» disse Ladybug alzando la voce.

«Non potrai salvare la città se morirai!»

«Perché ti preoccupi così tanto?»

«Perché non voglio perdere anche te!» urlò Chat in preda alla frustrazione.

I due ragazzi si guardarono negli occhi. Chat Noir aveva il volto corrucciato e respirava affannosamente. «Ho già perso qualcuno, non potrei sopportare che accadesse di nuovo.»

«Chat...»

«Ti prego,» la interruppe lui, «per una volta ascolta il mio consiglio.»

Ladybug si voltò, osservando i tetti di Parigi intorno a lei. Una leggera pioggerellina aveva iniziato a picchettare sulla città, conferendole un aspetto malinconico ma pur sempre bellissimo. «Va bene» disse infine, voltandosi verso il ragazzo, «farò come dici tu, ma prima dobbiamo passare in un posto.»

«Ovvero?»

«Beh, si tratta di...»

Un suono fece drizzare le orecchie al felino che, in un lampo, si gettò sulla ragazza, allontanandola dal punto in cui si trovava giusto un secondo prima che una miriade di coltelli si piantasse a terra.

«Pensavi di sfuggirmi così facilmente?» esclamò Madame Coteau, avvicinandosi.

Chat Noir si frappose tra i due, estraendo il bastone.

«Che stai facendo?» esclamò la donna confusa, «Papillon aveva detto che tu...»

«Papillon si sbagliava» la interruppe il ragazzo, «non ti permetterò di farle del male!»

Madame Coteau lo guardò spaesata e lui ne approfittò per colpirla. La donna non reagì ma rimase in piedi con lo sguardo nel vuoto, come se fosse in trance. La sua immagine iniziò a tremolare e scomporsi, come se la akuma non riuscisse più a tenere sotto controllo l'akumatizzata. Madame Coteau cadde in ginocchio proprio mentre la farfalla nera abbandonava il coltello della signora Césaire, liberandola.

Ladybug stava quasi per utilizzare lo yo-yo e liberarla ma la farfalla cadde a terra e si sgretolò.

«Ma che diavolo...?» esclamò la ragazza, confusa.

Chat Noir, altrettanto sconvolto, prese la mano dell'amica. «Sarà meglio andare, Papillon non ci metterà molto a trovarci.»

Ladybug annuì. «Seguimi» disse, e un attimo dopo entrambi volteggiavano tra i tetti bagnati della città.


 

«No!» urlò Papillon, inginocchiato a terra, mentre picchiava con il pugno sul pavimento del suo covo. Adrien lo aveva tradito, si era preso gioco di lui e la rabbia gli aveva fatto perdere il controllo sull'akuma.

La frustrazione per quel tradimento gli bruciava in corpo, quasi fosse un dolore fisico e, per quanto ci provasse, non riusciva ad accettare che suo figlio si fosse schierato contro di lui, anche a costo di perdere sua madre per sempre.

«Emilie...» sibilò l'uomo tra i denti. Un suono alle sue spalle lo avvertì che qualcuno era entrato nel suo covo. Si voltò pronto a combattere ma si rese conto che si trattava di Nathalie.

Papillon si alzò e tentò di ritrovare la sua compostezza. «Sai benissimo che non ti è permesso entrare qui.»

Nathalie abbassò lo sguardo e annuì.

«Quindi spero che stavolta sia davvero importante!»

«Signore ho sentito le sue urla» esordì la donna, avvicinandosi di qualche passo, «Chat Noir, Adrien... lui ha...?»

«Quel ragazzo manderà tutto a monte» ammise lui, stringendo i pugni.

Nathalie si avvicinò ancora, guardando il suo capo con occhi tristi. «La prego, mi dia la possibilità di aiutarla!» esclamò. «So di potercela fare... non la deluderò!»

Papillon la guardò indeciso. «Tu non sai quello che chiedi...»

«Si invece!» obbiettò lei «Mi lasci tentare, sarò all'altezza, glielo giuro!»

Vista la reticenza dell'uomo, Nathalie gli poggiò una mano sul braccio. «Ti prego Gabriel, voglio solo riportare a casa Emilie...»

Erano anni che Nathalie non gli parlava così. Quelle parole lo riportarono indietro, quando erano ancora solo dei ragazzi e frequentavano l'università.

Nathalie e Emilie erano davvero legate e, anche quando lui e Emilie si fidanzarono, la loro amicizia non fu intaccata. Tutti e tre diventarono inseparabili, tanto che era stata proprio Nathalie a occuparsi di Adrien durante quell'ultimo viaggio.

Al suo ritorno avrebbe voluto tenere tutto per se, non disse nulla neppure a suo figlio, ma a Nathalie non seppe mentire.

«Ti aiuterò» aveva detto quella senza esitazioni, asciugandosi le lacrime.

Gabriel aveva scosso la testa. «È pericoloso e poi, se la stampa e la polizia ti vedesse così vicina a me, passeremmo tutti e due dei guai. Si potrebbe pensare che avevamo organizzato tutto sin dall'inizio!»

«No, non succederà» aveva esclamato Nathalie, «Io sarò la tua... no anzi, sarò la vostra segretaria, Signor Agreste. Manterremo un atteggiamento professionale e distaccato e intanto l'aiuterò a riportare Emilie a casa.»

Così era iniziato tutto.

Papillon sospirò. Alzò la mano destra e una farfalla candida vi si posò, diventando nera.

«E va bene, piccola akuma, è giunto il tuo momento...»

La farfalla volò fino al petto di Nathalie, oscurandole letteralmente il cuore.

   
 
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