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Autore: Cruel Angel    03/07/2009    4 recensioni
Vuota. Sola. Così si sentiva Minerva. Sapeva perché si sentiva così. Era morto. Lui, il suo grande amore. Scomparso nel nulla, come se non fosse mai esistito... la morte di Silente la trama, la disperazione di una donna la storia
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vuota. Sola. Così si sentiva Minerva. Sapeva perché si sentiva così. Era morto. Lui, il suo grande amore. Scomparso nel nulla, come se non fosse mai esistito. Ma lei non lo avrebbe permesso. No. Lei avrebbe fatto sì che tutti lo ricordassero come un  uomo coraggioso, una mente brillante. Ma lei voleva ricordarlo come colui che la sosteneva, che la consolava e la faceva ridere. Quanto gli mancavano i suoi sciocchi ma teneri scherzi che la facevano sempre rimanere a bocca aperta e poi lui finiva sempre col ridere e lei non poteva che imitarlo. Ma ora non ci sarebbe stato nessuno a farla ridere e a consolarla, nessuno che la capisse come riusciva lui. Qualcuno bussò alla porta interrompendo i suoi pensieri. Non si alzò neanche e non rispose, voleva stare sola. Continuarono a bussare, ma lei non si alzò e li ignorò. Alla fine si arresero e Minerva pensò per un istante di riuscire a stare da sola, ma si illuse. Colui che aveva bussato aprì piano la porta e sporse la testa oltre. Lo vide abbozzare un sorriso. Pensò che lei non ce l’avrebbe più fatta a sorridere. Per tutta risposta Minerva fece un gesto stanco con la mano e mormorò di essere lasciata sola per riflettere come organizzarsi meglio dato che era appena finita una guerra. Una menzogna improbabile recitata male.
“Minerva, guardami.” In effetti la strega aveva parlato senza neanche guardare l’interlocutore. Una mossa stupida e imprudente. Ma ormai non riusciva più a trovare un senso alla sua vita. La vicepreside alzò lo sguardo e si stupì nel vedere Lupin in persona davanti alla porta, pallido e malconcio come al solito, ma vivo.
“Ma…Madama Chips mi aveva detto che…” Lupin interruppe le sue perplessità con un vago gesto della mano.
“Madama Chips mi ha salvato allo stremo, ormai mi consideravano morto, ma lei è riuscita a riportarmi nel mondo dei vivi…” ridacchiò sommesso alla sua stupida battuta. Minerva non rise e non abbozzò neanche un sorriso. Egli tornò subito serio e nella stanza calò un silenzio tombale. Minerva lo stava guardando come se non aspettasse altro che se andasse, ma lui non voleva, non prima di aver per lo meno provato a consolare la sua vecchia insegnante. Gli venne una stretta al cuore nel vedere Minerva ridotta in quello stato. Aveva i vestiti stracciati, lo chignon sempre così rigido ormai era disfatto e i lunghi capelli le ricadevano sulle spalle, il suo corpo era ricoperto di lividi e ferite, il volto severo aveva lasciato posto alla stanchezza e al dolore. Lupin le si avvicinò e fece comparire una poltrona davanti alla vicepreside. Questa sospirò  pesantemente, infastidita dal suo comportamento. Aveva il braccio appoggiato al bracciolo della poltrona, lo alzò e appoggiò la testa sulla mano, chiuse gli occhi cercando di cacciare i brutti ricordi della giornata. Ma ogni volta che ci provava immagini di morte e crudeltà affollavano la sua mente.
“In cosa posso aiutarti Lupin?” chiese stancamente sempre tenendo gli occhi chiusi. Lupin stette zitto un attimo e iniziò a guardarsi intorno come se i muri potessero suggerirgli le parole migliori da dire. Poi si decise e accompagnato da gesti nervosi della mano disse:
“Senti, io sono venuto qui…per te…”
“Che carino..” lo interruppe con sarcasmo la MGranitt. Lupin passò sopra al commento e continuò.
“Ecco…insomma, dopo tutto quello che hai passato, pensavo che un po’ di compagnia ti avrebbe fatto piacere” e sorrise debolmente.
“Grazie, Lupin. Però oggi è stata una giornata faticosa e io sono stanca” rispose con un sospiro la donna.
“Minerva, so cosa è successo e quanto ci tenevi a lui, ma devi fartene una ragione” disse lui  con fare dolce pensando di consolarla. La professoressa di trasfigurazione stette in silenzio. Non voleva parlare. Non voleva mettersi a piangere e sentire di nuovo quella sensazione di dolore che la pervadeva e che riusciva a farle trovare sempre nuove lacrime da versare. No, non voleva. Non doveva.
“Ti assicuro, Lupin, che  non ho niente che mi turba” rispose gelida.
“Sicura?” insistette titubante lui.
“Non ho niente che mi turba sono solo stanca come tutti. Abbiamo appena finito una guerra, non trovi sia normale?” chiese stizzita. Lupin scosse lentamente il capo e prese le mani di Minerva fra le sue e le strinse forte.
“Non è vero”
“Ti dico che sono solo stanca….” continuò lei iniziando ad arrabbiarsi.
“E’ per colpa di Silente, vero?” Minerva non rispose, stava in silenzio cercando di non piangere. Quanto gli mancava, lui e i suoi oggettini particolari, il suo amore verso di lei e verso Piton…Piton…povero Piton, sempre preso in giro e solo. Ma lei e Albus sapevano che in fondo anche lui aveva un cuore, che anche lui provava dei sentimenti ed era per questo che lo presero come un figlio che loro non potevano avere. Sentiva uno strano bruciore alla gola, gli occhi le pizzicavano e la bocca si serrava per non far uscire parole che l’avrebbero fatta piangere. Lupin se ne accorse e le mise entrambi le mani sulle spalle e la guardò triste.
“Minerva sei sempre stata una donna forte e non riveli mai i tuoi sentimenti a nessuno” E sorrise mestamente “Ma ora lui non c’è. E’ scomparso e non lo si trov…”
“BASTA!” urlò la vicepreside alzandosi con uno scatto improvviso e facendo cadere la sedia a terra “Vattene di qui” sibilò. Lupin scosse nuovamente la testa e si alzò piano, come se gli facesse male il corpo ad ogni movimento.
“Minerva, ascoltami…”
“No” rispose secca lei “adesso vattene fuori se non vuoi che ti spedisca io”
“Prima ascoltami, poi ti prometto che me ne andrò…”. La vicepreside rimase in silenzio e Lupin lo interpretò come un assenso.
“Minerva…”incominciò scegliendo le parole giuste “Silente, prima di sparire…” vide la strega cadere sulla poltrona con un tonfo sordo.
“Minerva!” esclamò allarmato Lupin avvicinandosi velocemente e cercando di adagiare meglio che poteva la vicepreside sulla poltrona. Lei lo allontanò con un gesto brusco della mano.
“Sto bene, sto bene…ho avuto solo un leggero giramento di testa e mi sono seduta…”
“Minerva, tu non stai bene…devi andare da Madama Chips…farti curare…”
“Sciocchezze, ho solo qualche taglietto e niente, non voglio far perdere tempo prezioso a Poppy…c’è gente che sta’ peggio di me”
“Non importa, Minerva…sei appena svenuta!E poi Poppy non ci metterebbe molto e ha gia curato molti pazienti e comunque si tratta della tua salute! Non è poco…non faresti “perdere tempo” a nessuno!” rispose cercando di avere un tono dolce per farle cambiare idea. Ma lei era irremovibile.
“Dopo andrò da Madama Chips, prima gli affari più urgenti…” sospirò pesantemente e cercò una posizione più comoda, poi guardò Lupin con sguardo incoraggiante per farlo continuare. Lui si morse il labbro ed esitò per un attimo, si sedette e continuò:
“Silente mi ha detto di darti questa” e le mostrò un piccolo pacco con allegato un foglio di pergamena consunto e un po’ strappato ai bordi che Minerva riconobbe subito “E mi ha detto di dirti…” esitò di nuovo, questa volta imbarazzato.
“Sì?” lo incoraggiò con voce flebile la professoressa. Lupin la guardò di nuovo, aveva il volto scavato dalla sofferenza e gli occhi arrossati dalla stanchezza, il suo cuore ebbe una nuova stretta e respinse a stento l’impulso di stringerla a sé, accarezzandole piano i capelli corvini cercando invano di consolarla dal vuoto che la pervadeva.  Lupin sospirò e guardando il pavimento, mormorò:
“Mi ha detto di dirti che ti ha sempre amato e che ti amerà per sempre”. Minerva restò a bocca aperta.  Si irrigidì sulla poltrona e arrossì violentemente, cercò di dire qualcosa a Lupin riguardo a ciò che le aveva riferito, ma riuscì solo ad aprire qualche volta la bocca per poi richiuderla imbarazzata. Lupin sorrise divertito di fronte alla reazione della McGranitt. Ma il sorriso gli si spense subito quando notò che Minerva aveva abbassato la testa e affondato il viso nelle mani. “Minerva…” la chiamò piano Lupin “Minerva…”. Lei non rispose, la vide tremare nel vano tentativo di non piangere. Le si avvicinò e le cinse le spalle con un braccio, mentre con l’altro aveva appoggiato la testa della professoressa sulla sua spalla e le accarezzava piano i capelli, stringendola con vigore a sé, come cercando di proteggerla dai pericoli e dai dolori che la circondavano. A quel punto non riuscì a trattenere un singhiozzo e tutte le lacrime che non aveva versato per tutti quegli anni le uscirono al ricordo di Albus, di colui che era morto per salvare l’umanità, per salvare lei e per garantirle un futuro migliore. Sentì la testa girarle di nuovo e questa volta non riuscì a far niente, svenne tra le braccia di Lupin che la portò subito da Madama Chips. Minerva si svegliò poche ore dopo in un lettino dell’infermeria, con un vestito pulito e le ferite che iniziavano a cicatrizzarsi.
“Ben svegliata” la salutò una voce familiare. Lei sorrise amaramente.
“Buongiorno, Lupin” lo salutò lei cercando di mettersi a sedere.
“No no! Rimani giù” Minerva lo guardò accigliata.
“Io me ne sto come voglio!” rispose acida.
“Madama Chips ha detto di sdraiarti e rimanere tranquilla” disse come se quella spiegazione bastasse a farle fare ciò che voleva.
“Madama Chips si preoccupa troppo” rispose seccata cercando una posizione più comoda.
“Senti…io seguirei ciò che ha detto lei…” Minerva lo guardò dritto negli occhi, ma lui cercava di non guardarla.
“Remus, che cosa mi stai nascondendo?”
“Madama Chips dice che sei svenuta per lo sforzo che hai fatto in battaglia e anche per…per lo stress che hai accumulato in tutti questi anni. Quindi se vuoi parlare con me di qualcosa  …” e lasciò sospesa la frase. Minerva lo guardò stupita, non intendeva assolutamente mettersi a piangere con qualcuno, lagnandosi di qualcosa! Piangere non serviva a nulla, solo per chi non sa’ affrontare la vita e si rintana nel pianto. Lupin la guardò triste, probabilmente sapeva a cosa stava pensando.
“Minerva, piangere non è da persone deboli. Bisogna sfogarsi o si rischia di esplodere.” Minerva sentì di nuovo pizzicarle gli occhi e una lacrima le scivolò dagli occhi, rapida la sua mano andò ad asciugarla, ma fu fermata da Lupin che la lasciò scorrere sulla guancia sorridendole mesto.
“Me lo diceva spesso Albus…e mi abbracciava forte cercando di farmelo capire...mi accarezzava i capelli”  e si portò automaticamente le mani nei capelli mentre la sua voce si riduceva sempre più ad un bisbiglio “ E mi sussurrava parole dolci” la sua voce diventava sempre più roca persa nei ricordi, mentre le lacrime affioravano dai suoi occhi. Qualcuno le si avvicinò e fece ciò che aveva appena detto senza che se ne accorgesse. Non era Lupin. Quando quella figura entrò in infermeria tutti rimasero a bocca aperta e immobilizzati. Minerva non se ne accorse, pianse silenziosamente pensando di essersi appoggiata alla spalla di  Lupin. Quando le lacrime cessarono di uscirle dagli occhi e nel corpo pervadeva una sensazione di stanchezza, la figura le prese il volto con una mano e fece in modo che la guardasse dritto negli occhi. La strega rimase a bocca aperta, non riusciva a emettere nessun suono. Voleva gridare, saltare, ma dalla sua bocca non uscì niente, quasi si dimenticò di respirare. La figura sorrise dolce e le accarezzò il volto.
“Sei stupenda” e senza aspettare risposta si chinò su di lei e la baciò intensamente, come per colmare tutto il vuoto che Minerva provava. Quando si staccò vide Minerva arrossire e con le lacrime agli occhi. Lacrime di gioia. Silente era tornata da lei. Si appoggiò nuovamente al petto di lui e strinse la veste tra le mani, come per paura di perderlo di nuovo. E come se le avesse letto nel pensiero le disse:
“Non ti preoccupare, adesso non sparirò più. Starò sempre vicino a te. Non ci sarà più nessuno a dividerci, neanche Voldemort ora che è morto.” Minerva ebbe un sussulto a quel nome che da tanti anni ormai spandeva terrore e paura. Ma ora non più. La figura sorrise tra il divertito e il dolce, e le chiese malizioso:
“Hai ancora paura di Lord Voldemort?” chiese calcando le ultime due parole. Minerva cercò di guardarlo offesa, ma non ci riusciva. Ora era ritornato da lei.
“Io non ho paura di niente” rispose con voce spezzata “Ora ci sei tu al mio fianco”
“Neanche dell’acqua?” chiese di nuovo con un sorriso divertito. Minerva si irrigidì e comparvero delle chiazze rosse sul suo volto.
“Non ti permett…” ma non riuscì a finire la frase che l’altro scoppiò in una fragorosa risata.
“Minerva, non ti devi offendere…stavo solo scherzando!” cercò di scusarsi mentre rideva ancora. Minerva sorrise suo malgrado, quanto le piacevano i suoi modi spiritosi e divertenti. Una nuova lacrima scese lungo la guancia della professoressa. Silente sorrise dolce, le asciugò la lacrima e si rivolse all’infermiera:
“Madama Chips, sono spiacente, ma purtroppo le devo portare via una sua paziente. Perché vedo che è in condizioni perfette!” esclamò divertito. Minerva arrossì violentemente. L’infermiera d’altro canto non riuscì a spiccicare parola se non un:
“S-si…cioè no….voglio dire….riposo…ha bisogno...”
“Oh, non si preoccupi, non la farò neanche alzare dal letto!” esclamò. Minerva lo guardò male e lui represse a stento un risolino.
“Be’…allora….io….va bene...” Silente si girò verso Minerva sorridendole e la fece scendere piano. Minerva barcollò un attimo e il preside fece comparire un bastone. La professoressa lo prese di malavoglia sotto lo sguardo insistente di Silente e si incamminò felice come mai prima verso lo studio del Preside.
“Andrai ancora in giro a fare le tue spedizione per conto dell’Ordine?” chiese triste dopo poco
“Mia cara, non c’è ne più bisogno. Voldemort è stato sconfitto e nessuno disseminerà ancora morte e distruzione” le rispose pacato. Lei sorrise felice e lui non resistette all’impulso di baciarla di nuovo.
“Promettimi che non andrai in giro a compiere le tue missioni senza prima avermi avvisato”
“Be’, non so…” tentennò lui.
“Albus!” esclamò seccata. Lui scoppiò di nuovo in una risata e le sorrise.
“Ma certo che te lo prometto! Come potrei pensare di stare senza di te?” e la baciò di nuovo, con dolcezza per farle capire che avrebbe rispettato la sua promessa.





vi prego recensite!!! per una scrittrice è fondamentale, così può migliorare e regalare fanfictions migliori ...


Il foglio che le ha dato Lupin era una delle tante lettere d’amore di Silente e il pacco conteneva un ricordo del loro amore. Vi lascio immaginare qualsiasi cosa vogliate!!

   
 
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