Vuota. Sola. Così si sentiva Minerva. Sapeva perché si sentiva così. Era morto. Lui, il suo grande amore. Scomparso nel nulla, come se non fosse mai esistito... la morte di Silente la trama, la disperazione di una donna la storia
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Vuota. Sola. Così si sentiva Minerva. Sapeva
perché si sentiva così. Era morto. Lui, il suo
grande amore. Scomparso nel nulla, come se non fosse mai esistito. Ma
lei non lo avrebbe permesso. No. Lei avrebbe fatto sì che
tutti lo ricordassero come un uomo coraggioso, una mente
brillante. Ma lei voleva ricordarlo come colui che la sosteneva, che la
consolava e la faceva ridere. Quanto gli mancavano i suoi sciocchi ma
teneri scherzi che la facevano sempre rimanere a bocca aperta e poi lui
finiva sempre col ridere e lei non poteva che imitarlo. Ma ora non ci
sarebbe stato nessuno a farla ridere e a consolarla, nessuno che la
capisse come riusciva lui. Qualcuno bussò alla porta
interrompendo i suoi pensieri. Non si alzò neanche e non
rispose, voleva stare sola. Continuarono a bussare, ma lei non si
alzò e li ignorò. Alla fine si arresero e Minerva
pensò per un istante di riuscire a stare da sola, ma si
illuse. Colui che aveva bussato aprì piano la porta e sporse
la testa oltre. Lo vide abbozzare un sorriso. Pensò che lei
non ce l’avrebbe più fatta a sorridere. Per tutta
risposta Minerva fece un gesto stanco con la mano e mormorò
di essere lasciata sola per riflettere come organizzarsi meglio dato
che era appena finita una guerra. Una menzogna improbabile recitata
male.
“Minerva, guardami.” In effetti la strega aveva
parlato senza neanche guardare l’interlocutore. Una mossa
stupida e imprudente. Ma ormai non riusciva più a trovare un
senso alla sua vita. La vicepreside alzò lo sguardo e si
stupì nel vedere Lupin in persona davanti alla porta,
pallido e malconcio come al solito, ma vivo.
“Ma…Madama Chips mi aveva detto
che…” Lupin interruppe le sue
perplessità con un vago gesto della mano.
“Madama Chips mi ha salvato allo stremo, ormai mi
consideravano morto, ma lei è riuscita a riportarmi nel
mondo dei vivi…” ridacchiò sommesso
alla sua stupida battuta. Minerva non rise e non abbozzò
neanche un sorriso. Egli tornò subito serio e nella stanza
calò un silenzio tombale. Minerva lo stava guardando come se
non aspettasse altro che se andasse, ma lui non voleva, non prima di
aver per lo meno provato a consolare la sua vecchia insegnante. Gli
venne una stretta al cuore nel vedere Minerva ridotta in quello stato.
Aveva i vestiti stracciati, lo chignon sempre così rigido
ormai era disfatto e i lunghi capelli le ricadevano sulle spalle, il
suo corpo era ricoperto di lividi e ferite, il volto severo aveva
lasciato posto alla stanchezza e al dolore. Lupin le si
avvicinò e fece comparire una poltrona davanti alla
vicepreside. Questa sospirò pesantemente,
infastidita dal suo comportamento. Aveva il braccio appoggiato al
bracciolo della poltrona, lo alzò e appoggiò la
testa sulla mano, chiuse gli occhi cercando di cacciare i brutti
ricordi della giornata. Ma ogni volta che ci provava immagini di morte
e crudeltà affollavano la sua mente.
“In cosa posso aiutarti Lupin?” chiese stancamente
sempre tenendo gli occhi chiusi. Lupin stette zitto un attimo e
iniziò a guardarsi intorno come se i muri potessero
suggerirgli le parole migliori da dire. Poi si decise e accompagnato da
gesti nervosi della mano disse:
“Senti, io sono venuto qui…per
te…”
“Che carino..” lo interruppe con sarcasmo la
MGranitt. Lupin passò sopra al commento e
continuò.
“Ecco…insomma, dopo tutto quello che hai passato,
pensavo che un po’ di compagnia ti avrebbe fatto
piacere” e sorrise debolmente.
“Grazie, Lupin. Però oggi è stata una
giornata faticosa e io sono stanca” rispose con un sospiro la
donna.
“Minerva, so cosa è successo e quanto ci tenevi a
lui, ma devi fartene una ragione” disse lui con
fare dolce pensando di consolarla. La professoressa di trasfigurazione
stette in silenzio. Non voleva parlare. Non voleva mettersi a piangere
e sentire di nuovo quella sensazione di dolore che la pervadeva e che
riusciva a farle trovare sempre nuove lacrime da versare. No, non
voleva. Non doveva.
“Ti assicuro, Lupin, che non ho niente che mi
turba” rispose gelida.
“Sicura?” insistette titubante lui.
“Non ho niente che mi turba sono solo stanca come tutti.
Abbiamo appena finito una guerra, non trovi sia normale?”
chiese stizzita. Lupin scosse lentamente il capo e prese le mani di
Minerva fra le sue e le strinse forte.
“Non è vero”
“Ti dico che sono solo stanca….”
continuò lei iniziando ad arrabbiarsi.
“E’ per colpa di Silente, vero?” Minerva
non rispose, stava in silenzio cercando di non piangere. Quanto gli
mancava, lui e i suoi oggettini particolari, il suo amore verso di lei
e verso Piton…Piton…povero Piton, sempre preso in
giro e solo. Ma lei e Albus sapevano che in fondo anche lui aveva un
cuore, che anche lui provava dei sentimenti ed era per questo che lo
presero come un figlio che loro non potevano avere. Sentiva uno strano
bruciore alla gola, gli occhi le pizzicavano e la bocca si serrava per
non far uscire parole che l’avrebbero fatta piangere. Lupin
se ne accorse e le mise entrambi le mani sulle spalle e la
guardò triste.
“Minerva sei sempre stata una donna forte e non riveli mai i
tuoi sentimenti a nessuno” E sorrise mestamente “Ma
ora lui non c’è. E’ scomparso e non lo
si trov…”
“BASTA!” urlò la vicepreside alzandosi
con uno scatto improvviso e facendo cadere la sedia a terra
“Vattene di qui” sibilò. Lupin scosse
nuovamente la testa e si alzò piano, come se gli facesse
male il corpo ad ogni movimento.
“Minerva, ascoltami…”
“No” rispose secca lei “adesso vattene
fuori se non vuoi che ti spedisca io”
“Prima ascoltami, poi ti prometto che me ne
andrò…”. La vicepreside rimase in
silenzio e Lupin lo interpretò come un assenso.
“Minerva…”incominciò
scegliendo le parole giuste “Silente, prima di
sparire…” vide la strega cadere sulla poltrona con
un tonfo sordo.
“Minerva!” esclamò allarmato Lupin
avvicinandosi velocemente e cercando di adagiare meglio che poteva la
vicepreside sulla poltrona. Lei lo allontanò con un gesto
brusco della mano.
“Sto bene, sto bene…ho avuto solo un leggero
giramento di testa e mi sono seduta…”
“Minerva, tu non stai bene…devi andare da Madama
Chips…farti curare…”
“Sciocchezze, ho solo qualche taglietto e niente, non voglio
far perdere tempo prezioso a Poppy…c’è
gente che sta’ peggio di me”
“Non importa, Minerva…sei appena svenuta!E poi
Poppy non ci metterebbe molto e ha gia curato molti pazienti e comunque
si tratta della tua salute! Non è poco…non
faresti “perdere tempo” a nessuno!”
rispose cercando di avere un tono dolce per farle cambiare idea. Ma lei
era irremovibile.
“Dopo andrò da Madama Chips, prima gli affari
più urgenti…” sospirò
pesantemente e cercò una posizione più comoda,
poi guardò Lupin con sguardo incoraggiante per farlo
continuare. Lui si morse il labbro ed esitò per un attimo,
si sedette e continuò:
“Silente mi ha detto di darti questa” e le
mostrò un piccolo pacco con allegato un foglio di pergamena
consunto e un po’ strappato ai bordi che Minerva riconobbe
subito “E mi ha detto di dirti…”
esitò di nuovo, questa volta imbarazzato.
“Sì?” lo incoraggiò con voce
flebile la professoressa. Lupin la guardò di nuovo, aveva il
volto scavato dalla sofferenza e gli occhi arrossati dalla stanchezza,
il suo cuore ebbe una nuova stretta e respinse a stento
l’impulso di stringerla a sé, accarezzandole piano
i capelli corvini cercando invano di consolarla dal vuoto che la
pervadeva. Lupin sospirò e guardando il pavimento,
mormorò:
“Mi ha detto di dirti che ti ha sempre amato e che ti
amerà per sempre”. Minerva restò a
bocca aperta. Si irrigidì sulla poltrona e
arrossì violentemente, cercò di dire qualcosa a
Lupin riguardo a ciò che le aveva riferito, ma
riuscì solo ad aprire qualche volta la bocca per poi
richiuderla imbarazzata. Lupin sorrise divertito di fronte alla
reazione della McGranitt. Ma il sorriso gli si spense subito quando
notò che Minerva aveva abbassato la testa e affondato il
viso nelle mani. “Minerva…” la
chiamò piano Lupin
“Minerva…”. Lei non rispose, la vide
tremare nel vano tentativo di non piangere. Le si avvicinò e
le cinse le spalle con un braccio, mentre con l’altro aveva
appoggiato la testa della professoressa sulla sua spalla e le
accarezzava piano i capelli, stringendola con vigore a sé,
come cercando di proteggerla dai pericoli e dai dolori che la
circondavano. A quel punto non riuscì a trattenere un
singhiozzo e tutte le lacrime che non aveva versato per tutti quegli
anni le uscirono al ricordo di Albus, di colui che era morto per
salvare l’umanità, per salvare lei e per
garantirle un futuro migliore. Sentì la testa girarle di
nuovo e questa volta non riuscì a far niente, svenne tra le
braccia di Lupin che la portò subito da Madama Chips.
Minerva si svegliò poche ore dopo in un lettino
dell’infermeria, con un vestito pulito e le ferite che
iniziavano a cicatrizzarsi.
“Ben svegliata” la salutò una voce
familiare. Lei sorrise amaramente.
“Buongiorno, Lupin” lo salutò lei
cercando di mettersi a sedere.
“No no! Rimani giù” Minerva lo
guardò accigliata.
“Io me ne sto come voglio!” rispose acida.
“Madama Chips ha detto di sdraiarti e rimanere
tranquilla” disse come se quella spiegazione bastasse a farle
fare ciò che voleva.
“Madama Chips si preoccupa troppo” rispose seccata
cercando una posizione più comoda.
“Senti…io seguirei ciò che ha detto
lei…” Minerva lo guardò dritto negli
occhi, ma lui cercava di non guardarla.
“Remus, che cosa mi stai nascondendo?”
“Madama Chips dice che sei svenuta per lo sforzo che hai
fatto in battaglia e anche per…per lo stress che hai
accumulato in tutti questi anni. Quindi se vuoi parlare con me di
qualcosa …” e lasciò sospesa
la frase. Minerva lo guardò stupita, non intendeva
assolutamente mettersi a piangere con qualcuno, lagnandosi di qualcosa!
Piangere non serviva a nulla, solo per chi non sa’ affrontare
la vita e si rintana nel pianto. Lupin la guardò triste,
probabilmente sapeva a cosa stava pensando.
“Minerva, piangere non è da persone deboli.
Bisogna sfogarsi o si rischia di esplodere.” Minerva
sentì di nuovo pizzicarle gli occhi e una lacrima le
scivolò dagli occhi, rapida la sua mano andò ad
asciugarla, ma fu fermata da Lupin che la lasciò scorrere
sulla guancia sorridendole mesto.
“Me lo diceva spesso Albus…e mi abbracciava forte
cercando di farmelo capire...mi accarezzava i
capelli” e si portò automaticamente le
mani nei capelli mentre la sua voce si riduceva sempre più
ad un bisbiglio “ E mi sussurrava parole dolci” la
sua voce diventava sempre più roca persa nei ricordi, mentre
le lacrime affioravano dai suoi occhi. Qualcuno le si
avvicinò e fece ciò che aveva appena detto senza
che se ne accorgesse. Non era Lupin. Quando quella figura
entrò in infermeria tutti rimasero a bocca aperta e
immobilizzati. Minerva non se ne accorse, pianse silenziosamente
pensando di essersi appoggiata alla spalla di Lupin. Quando
le lacrime cessarono di uscirle dagli occhi e nel corpo pervadeva una
sensazione di stanchezza, la figura le prese il volto con una mano e
fece in modo che la guardasse dritto negli occhi. La strega rimase a
bocca aperta, non riusciva a emettere nessun suono. Voleva gridare,
saltare, ma dalla sua bocca non uscì niente, quasi si
dimenticò di respirare. La figura sorrise dolce e le
accarezzò il volto.
“Sei stupenda” e senza aspettare risposta si
chinò su di lei e la baciò intensamente, come per
colmare tutto il vuoto che Minerva provava. Quando si staccò
vide Minerva arrossire e con le lacrime agli occhi. Lacrime di gioia.
Silente era tornata da lei. Si appoggiò nuovamente al petto
di lui e strinse la veste tra le mani, come per paura di perderlo di
nuovo. E come se le avesse letto nel pensiero le disse:
“Non ti preoccupare, adesso non sparirò
più. Starò sempre vicino a te. Non ci
sarà più nessuno a dividerci, neanche Voldemort
ora che è morto.” Minerva ebbe un sussulto a quel
nome che da tanti anni ormai spandeva terrore e paura. Ma ora non
più. La figura sorrise tra il divertito e il dolce, e le
chiese malizioso:
“Hai ancora paura di Lord Voldemort?” chiese
calcando le ultime due parole. Minerva cercò di guardarlo
offesa, ma non ci riusciva. Ora era ritornato da lei.
“Io non ho paura di niente” rispose con voce
spezzata “Ora ci sei tu al mio fianco”
“Neanche dell’acqua?” chiese di nuovo con
un sorriso divertito. Minerva si irrigidì e comparvero delle
chiazze rosse sul suo volto.
“Non ti permett…” ma non
riuscì a finire la frase che l’altro
scoppiò in una fragorosa risata.
“Minerva, non ti devi offendere…stavo solo
scherzando!” cercò di scusarsi mentre rideva
ancora. Minerva sorrise suo malgrado, quanto le piacevano i suoi modi
spiritosi e divertenti. Una nuova lacrima scese lungo la guancia della
professoressa. Silente sorrise dolce, le asciugò la lacrima
e si rivolse all’infermiera:
“Madama Chips, sono spiacente, ma purtroppo le devo portare
via una sua paziente. Perché vedo che è in
condizioni perfette!” esclamò divertito. Minerva
arrossì violentemente. L’infermiera
d’altro canto non riuscì a spiccicare parola se
non un:
“S-si…cioè no….voglio
dire….riposo…ha bisogno...”
“Oh, non si preoccupi, non la farò neanche alzare
dal letto!” esclamò. Minerva lo guardò
male e lui represse a stento un risolino.
“Be’…allora….io….va
bene...” Silente si girò verso Minerva
sorridendole e la fece scendere piano. Minerva barcollò un
attimo e il preside fece comparire un bastone. La professoressa lo
prese di malavoglia sotto lo sguardo insistente di Silente e si
incamminò felice come mai prima verso lo studio del Preside.
“Andrai ancora in giro a fare le tue spedizione per conto
dell’Ordine?” chiese triste dopo poco
“Mia cara, non c’è ne più
bisogno. Voldemort è stato sconfitto e nessuno
disseminerà ancora morte e distruzione” le rispose
pacato. Lei sorrise felice e lui non resistette all’impulso
di baciarla di nuovo.
“Promettimi che non andrai in giro a compiere le tue missioni
senza prima avermi avvisato”
“Be’, non so…”
tentennò lui.
“Albus!” esclamò seccata. Lui
scoppiò di nuovo in una risata e le sorrise.
“Ma certo che te lo prometto! Come potrei pensare di stare
senza di te?” e la baciò di nuovo, con dolcezza
per farle capire che avrebbe rispettato la sua promessa.
vi prego recensite!!! per una scrittrice è fondamentale,
così può migliorare e regalare fanfictions
migliori ...
Il foglio che le ha dato Lupin era una delle tante lettere
d’amore di Silente e il pacco conteneva un ricordo del loro
amore. Vi lascio immaginare qualsiasi cosa vogliate!!