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Autore: Riflessi    24/04/2018    6 recensioni
Si amavano con un'intensità tale, che a volte finivano per fingere di odiarsi, nel tentativo di nascondere il fatto che erano diventati completamente dipendenti l'uno dall'altra. E questa era una cosa troppo romantica, che non s'addiceva per niente all'uomo sprezzante che era Draco Malfoy, e che non s'addiceva nemmeno ad Hermione Granger, che era sempre stata una donna pratica, razionale, poco propensa a sciocchi sentimentalismi...
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Regali d'alta sartoria
 
 
"Essenza di Purvincolo, grazie!"
Hermione era entrata frettolosamente dallo speziale, per acquistare gli ingredienti delle solite pozioni da tenere in casa. Aveva caldo, era piena di buste della spesa nella mano sinistra, e le scarpe alte iniziavano a farle pulsare dolorosamente le piante dei piedi.
Il negoziante tirò fuori un'ampollina da un cassetto. "Ecco qui signora! Altro?" E si pulì le mani sul grembiule, sporco di chissà quali intrugli.
"Mi servirebbe anche del muco di vermicoli, e dell'estratto di Belladonna! Ah... E pure dieci grammi di Asfodelo, sì!"
Il vecchio sparì dietro gli scaffali di legno pieni di polvere, ed Hermione, con una faccia a dir poco sofferente, poggiò i sacchetti a terra per sistemarsi nervosamente fra le braccia il figlio di tre anni, che le scivolava da tutte le parti nel tentativo di farsi mettere giù ed andare a toccare ogni stramberia dell'emporio. Era da un paio di minuti che gli occhi chiari di quella piccola peste si erano posati su una damigiana di vetro piena di ragni in salamoia... e la donna non voleva neanche immaginare quello che stava passando per la sua testolina bionda! All'improvviso, dopo svariate manovre frenetiche ed infruttose, il pupo le assestò a sorpresa una sua manata sul viso.
"Mammaaa, ti pegooo! Io giù! Daiii!"
Hermione, quasi con le lacrime agli occhi, si massaggiò la guancia e lo guardò male... Era in momenti come quello che desiderava ardentemente prendere a calci in culo il padre di suo figlio, che se ne andava in giro per affari suoi, fottendosene di tutto il resto! A volte sembrava che ci provasse gusto a vederla stremata. 
Con l'aria ancora irritata, si accostò all'orecchio del bambino e gli sussurrò: "Scordatelo! La figura vergognosa che mi hai fatto fare l'altro giorno al Ghirigoro quando hai buttato per terra venti manoscritti antichi può bastare, grazie! Perciò... Tu adesso te ne stai in braccio senza fiatare, finché non usciamo da qui! Chiaro?"
Scorpius, indispettito, prese a darle una serie di pugni sul petto, ed Hermione sbuffò, cercando di afferrargli le braccine per farlo smettere. Lo speziale tornò proprio in quel momento, con tutti gli ingredienti richiesti, ossevando di sottecchi la scenetta tragicomica di madre e figlio che litigavano.
"Sono ventidue Galeoni, Signora!"
Hermione tentò invano di prendere il portafogli con una sola mano ma, a quel punto, rinunciò all'impresa, e si vide costretta a mettere giù il pupo, per poter finalmente pagare il venditore. Il piccoletto sorrise trionfante, e sgattaiolò fra barili, sacchi di tela, alambicchi e bottiglie piene d'occhi di pipistrello.
"E' difficile stare dietro ad un bimbo così piccolo, eh?" Il commerciante rise, mentre guardava la donna scuotere il capo, esasperata: "Non me lo chieda! E' a dir poco sfiancante!" Hermione prese il resto, afferrò i sacchetti della spesa e...
 
"Mammaaaa guaddaaaa!"
Il figlio era sbucato da dietro gli scaffali tenendo in mano una salamandra viva, che si contorceva tentando di morderlo...
"SCORPIUUUUS!"
 
 
***
 
 
Uscirono dalla bottega dello speziale venendo investiti dalla luce intensa del sole e dal chiacchiericcio confuso della gente indaffarata. A settembre, Diagon Alley era affollata come ad Halloween, come a Natale, come a primavera, come ad agosto prima dell'inizio della scuola, come sempre. In più, quell'anno faceva ancora particolarmente caldo, le botteghe non avevano ritirato dai marciapiedi le loro bancarelle ingombranti, ed Hermione era costretta a zigzagare cercando l'ombra; Scorpius poi, si era impuntato a non voler camminare per conto suo, e lei borbottando si era vista costretta a tenerselo in braccio per tutto il tempo. Le buste con gli acquisti invece, le aveva accuratamente rimpiccolite e messe in borsa.
Camminando, passarono distrattamente davanti alla boutique di Madame Malkin, ed Hermione tirò dritto, senza neanche adocchiare i modelli esposti in vetrina come faceva sempre, stanca della pessima giornata, e decisa ad andarsene a casa per fare una doccia.
"Mamma! Mamma, andiamo da Madame Makki?"
Hermione guardò il figlio con espressione stupita: "Cosa? Perché dovremmo andare da Madame Malkin, scusa? Io non devo comprare niente!"
"Pecché c'è papà!"
"Come c'è papà?"
Hermione aggrottò le sopracciglia, si fermò di colpo, e fece il tragitto inverso fino a raggiungere di soppiatto la vetrina di "Abiti per ogni occasione". Sbirciò dentro il negozio mettendo un attimo gli occhiali da sole, come se un gesto simile avesse il potere di renderla irriconoscibile, e scorse Draco Malfoy alla cassa, di spalle, intento a sborsare quelli che sicuramente erano almeno un centinaio di galeoni.
Lo sguardo di Hermione si fece assassino: la vanità di quell'uomo era inarrivabile! Capi d'alta sartoria, scarpe firmate, gemelli a profusione, maglie di tutti i tessuti, cravatte di ogni sfumatura di colore... La sua mania per la perfezione l'avrebbe portato alla rovina se solo non avesse avuto tutti quei soldi da aristocratico d'antica stirpe!
Immaginò malignamente Draco Malfoy perdere tutto il patrimonio in camicie di seta ed andare a vivere nella più squallida stanzetta del Paiolo Magico... Una soddisfazione perversa la invase, e si allontanò indispettita, ignorando il figlio che si dimenava per raggiungere il padre.
"Uffa mamma, pecché non andiamo da papà?"
"Lascialo stare, Scorpius! Tuo padre ha da fare! Andiamo a casa!" Ed Hermione continuò a camminare, contrastando il figlio che scalciava come un indemoniato.
"Io no a casa!"
La donna inspirò a fondo, nervosa: "Scorpius... Ti prego, è da stamattina che giro come una trottola stregata con te in braccio che fai i capricci! Sono stanca!"
Suo figlio però era un osso duro:"Prrrima da tio Ron! Poi casa!" Esclamò, calcando sulla erre che stava timidamente imparando a pronunciare.
Hermione si passò la mano libera sulla fronte: "Va bene amore di mamma... passiamo da zio Ron. Ma poi filiamo a casa! Ok?"
 
Ma perché ogni stramaledetto giorno di riposo era un inferno per Hermione Granger?
 
Quando entrarono ai Tiri Vispi Weasley facendo tintinnare le campanelle magiche, Hermione ormai era sfiancata ed accaldata, il vestitino chiaro con i fiorellini le si e era appiccicato sulla schiena, le gote erano diventate di un colore tendente al fragola, mentre i piedi le pulsavano, costretti nei sandali col tacco. Ron si aprì in un sorriso luminoso vedendoli, e si affrettò a scendere da una scala a pioli per andarli a salutare. Scorpius si sbilanciò in avanti di scatto, per farsi prendere in braccio da colui che vedeva come una fonte inesauribile di giocattoli e caramelle, sicuro che anche quel giorno avrebbe ottenuto un bel bottino.
 
"Allora piccolo Serpeverde, ci giochi ancora con la bacchetta di gomma che ti ho regalato?" Gli disse Ron, mentre lo faceva volare per aria.
Hermione si risentì immediatamente (come ogni volta che qualcuno le rimarcava in modo più o meno esplicito quanto suo figlio avesse ripreso dai Malfoy). "PICCOLO SERPEVERDE?" Esclamò infatti con voce stridula: "Guarda che non è mica detto che mio figlio finisca a Serpeverde, Ronald!"
L'amico la guardò con un sopracciglio sollevato e l'aria compassionevole, scuotendo la testa indulgente sulle convinzioni di una madre che non voleva ancora ammettere la realtà.
 
In quel momento, gelando i presenti, Draco entrò nel negozio con il suo atteggiamento snob, evitando accuratamente di salutare. Hermione si voltò a scrutarlo sorpresa, vergognandosi immediatamente dell'enorme differenza che c'era fra loro: non riusciva a capire come faceva lui ad essere così impeccabile, mentre lei era sudata, scompigliata, stanca, brutta...
 
Era sempre stato così, fra loro.
 
Draco Malfoy era costantemente circondato da un'aura di perfezione maniacale, che stonava di brutto al fianco della semplicità di Hermione Granger. Lei, in passato, ci aveva provato con determinazione a mettersi al pari, ma quando c'era quasi riuscita, tutto il lavoro che aveva fatto su se stessa era miseramente crollato con l'arrivo del figlio. Ed ora, il divario era diventato irrecuperabile.
 
"Weasley, c'è puzza di pozione andata a male qui dentro!"
Ron non si offese... ormai non si offendeva più da parecchio tempo: nonostante l'arroganza che Draco Malfoy tentava di sbandierare, tutti avevano capito che nascondeva qualcosa dietro tutto quel finto disprezzo, un qualcosa di assolutamente umano, specie da quando quel bambino biondo, che era perfettamente identico a lui, aveva iniziato a richiedere le sue attenzioni...
 
"E allora perché non esci fuori?! Che ti serve, Malfoy?"
"Non mi serve niente Weasley, figurati se posso comprare qualcosa da te! Sono venuto a riprendermi mio figlio!"
 
"Noooo!" Scorpius si aggrappò furiosamente al collo di Ron, vedendo sfumare la possibilità di scroccare allo zio qualcosa di interessante. Hermione invece, che quella giornata aveva finito per odiarla, sbottò con gli occhi sgranati da uno stupore furioso: "Scorpius! Vorrei ricordarti che fino a dieci minuti fa mi hai massacrato per farti portare da tuo padre! E adesso non vuoi andarci? Merlino santissimo! Mi farai diventare pazza! Io ti rinchiudo nel collegio dei bambini cattivi, altro che Hogwarts!"
"No!"
"Sì, invece!"
"No!"
"Sì!"
Draco Malfoy lanciò ad Hermione Granger un'occhiata letale, fulminandola con i suoi freddi occhi grigi. Ron Weasley invece, sentendo odore di bruciato, si allontanò con il pupo in braccio, cercando qualcosa da regalargli per rabbonirlo. Sapeva che Scorpius non era un bambino cattivo, ma era semplicemente molto molto furbo, caratteristica della quale sapeva perfettamente la provenienza. Ed era in situazioni come quelle, che Ron si domandava perché, la sua amica, tre anni prima, avesse fatto quella stronzata colossale. Probabilmente la troppa intelligenza le aveva mandato in fumo il cervello, facendola cadere nell'errore peggiore che avesse mai fatto. Certo... Doveva ammettere che il risultato di quell'errore non era poi così abominevole: Scorpius era davvero un bel pupo e, ringraziando Merlino, il carattere perfido e sprezzante di Malfoy si era fuso perfettamente a quello docile e serio di Hermione.
 
Tra gli scaffali, trovarono un pupazzo di pezza che faceva un sacco di pernacchie diverse ogni volta che gli pigiavano la pancia, ma le risate di Scorpius non distrassero i suoi genitori dal guardarsi male. Draco infatti, si era avvicinato alla donna, assumendo un'espressione sorpresa, alludendo alle sue condizioni pessime; un'espressione che, sinceramente, ad Hermione sembrò pure un tantino schifata:
"Ma che cosa ti è successo? Hai falciato un campo di grano? Hai aiutato gli elfi domestici a pulire la soffitta? Non so... Ti ha corso dietro una mandria di ippogrifi inferociti?"
Hermione dilatò le narici, diventando più rossa di quanto già fosse: "Vorrei vedere te, in giro tutto il giorno, con un figlio di quindici chili in braccio che non ne vuole sapere di camminare sui suoi preziosi piedini, a sbrigare tutte le faccende che si sono accumulate nell'arco della settimana, con trenta gradi all'ombra!"
Draco Malfoy sghignazzò con quella punta di malignità che gli usciva sempre, anche se il più delle volte non ne sentiva neanche il bisogno; poi andò a togliere il figlio dalle braccia di Ron e se ne andò via, lanciandole l'ultima frecciatina a bassa voce, per non farsi sentire: 
"Granger?"
"Che vuoi ancora?"
"Hai le caviglie gonfie. Sembri una signora anziana con problemi di circolazione!"
La donna boccheggiò qualche secondo, presa in contropiede dall'insulto gratuito, e gli sussurrò più forte che potè: "Vaffanculo, Draco!"
 
Quando lui fece sbattere dietro di sé la porta del negozio portandosi via Scorpius, Hermione guardò in basso, e vide che i suoi piedi lo erano davvero, rossi, stanchi e terribilmente gonfi.
 
 
***
 
 
"Non ti devi agitare, stai calmo! Prima infili la manica destra, e poi la sinistra!"
Era tardi, ma nella piccola cameretta c'era ancora la luce accesa. Hermione quella sera aveva faticato perfino a fargli il bagno, a suo figlio... Ma alla fine, erano quasi pronti per andare a dormire. Pure lei era riuscita a fare la doccia che aveva ardentemente desiderato per tutto il giorno, tirato su i capelli in una crocchia disordinata dalla quale scendevano morbidi boccoli, ed indossato in fretta e furia la camicia da notte leggera. L'ultimo obiettivo da portare a termine però, sembrava insormontabile...
"Ecco, bravo! Ora devi far passare la testa e tirare giù!"
"Mamma, ma fe resto intappolato nella maglietta e muoro?"
Hermione sorrise teneramente, aiutandolo a mettere anche il pantaloncino azzurro: "Si dice muoio! E poi, per cosa dovresti morire? Per un pigiama?! E' poco probabile, Scorpius!"
Nel frattempo suo figlio sbucò dalla magliettina con i capelli tutti arruffati e l'aria trionfante: "Ce l'ho fatta!"
"Vedi amore di mamma? Non ti è successo niente!"
"E fe fuccedeva?"
Hermione ci pensò su un attimo e, ridendo, esclamò: "Oooh, beh... se succedeva, la Gazzetta del Profeta avrebbe scritto sicuramente qualcosa, tipo... Scorpius Malfoy resta intrappolato nel suo pigiama azzurro con gli snasi! A nulla valgono i tentativi di salvataggio di sua madre! Il pigiama incriminato ora si trova ad Azkaban, in attesa di processo!"
Scorpius si lanciò di schiena sul letto, e scoppiò in una risata cristallina che contagiò immediatamente Hermione.
 
"Ma che diavolo succede qua dentro?" Li interruppe una voce profonda ed indispettita. Draco Malfoy era entrato nella camera a braccia conserte. "Sono le undici di sera, non le due del pomeriggio. Sembrate due venditori ambulanti che strillano per proporre la loro merce!"
Hermione tornò immediatamente seria, rannuvolandosi: "E' arrivato il Serpeverde..." Borbottò a mezza bocca. Scorpius nel frattempo si era affrettato a mettersi seduto composto, cercando di sparire dietro la schiena della madre.
Draco assottigliò lo sguardo: "Che hai detto scusa?"
"Che sei un rompipalle!"
"Rompo le palle perché devo svegliarmi presto, domani mattina! E dovresti esserne pure contenta, sai? Sparisco dalla tua vista per tre fantastici giorni..."
"Così pochi? Che peccato..." Gli rispose Hermione piccata, ricordandosi in quel momento che lui doveva partire davvero, per sbrigare i suoi soliti affari in combutta con Harry Potter: il capo degli Auror aveva preso l'abitudine di chiedere, di tanto in tanto, il suo aiuto per casi di magia oscura particolarmente difficili.
"Tranquilla, farò del mio meglio per prolungare il più possibile la permanenza in Scozia! Adesso però, mi fate dormire per favore?"
"E chi te lo impedisce? Vai!" Hermione era definitivamente imbronciata, tanto quanto lui invece, era esasperato.
"Ci stavo provando! Ma le vostre sghignazzate si sentono fino in camera!"
In effetti, Draco era a piedi scalzi, ed indossava la solita t-shirt che metteva per dormire.
"Beh... Potevi pure imperturbarti la stanza!" Hermione si alzò dal letto di suo figlio indispettita, e riprese: "Ma sarebbe stato troppo facile vero? Avresti perso la solita succulenta occasione di fare lo stronzo!"
Draco sogghignò senza farsi vedere, nel frattempo che osservava la donna scostare la trapuntina leggera per far coricare il figlio, ammutolito dal battibecco. Si perse a guardare le sue gambe nude, ed il modo in cui la camicia da notte, già corta, saliva scoprendole le cosce ad ogni movimento. Sollevò un sopracciglio compiaciuto, poggiandosi allo stipite della porta immerso nella contemplazione.
 
"Scorpius, dai la buonanotte a tuo padre!" La sentì dire, quasi a bassa voce.
Draco si riscosse in tempo per sentire il figlio mugugnare un NO deciso.
"Perché no?" Gli chiese Hermione.
"Papà cattivo!"
"Ma che dici?" Gli rispose la madre in tono sorpreso.
"Fi. Pecché si arrrrrabbia sempe!"
Il ragionamento non faceva una piega, ed Hermione sospirò. L'uomo invece rimase impassibile, anche se nei suoi penetranti occhi grigi passò un brevissimo lampo di dispiacere. Che lei notò...
 
Draco aveva sempre avuto un carattere complicato e difficile da gestire; lui era poco propenso alle plateali dimostrazioni d'affetto, ed anche se Scorpius, con il suo arrivo, aveva ammorbidito quel lato esageratamente duro, tipico dei Malfoy, a volte Draco tornava ad essere quello di prima: come se la sua vecchia personalità fosse una specie di vizio impossibile da stradicare e che, infame, si riaffacciava di tanto in tanto a tentarlo, fino a farlo cedere di nuovo. Hermione doveva ammettere però, che spesso lei stessa lo provocava, non riuscendo a tenere a freno la sua lingua tagliente. Ed era così, che finivano per bisticciare: solo perché nessuno dei due poi, voleva cedere!
La ridestò il tono cupo con cui Draco parlò: "Io vado a dormire Hermione. Buonanotte." E se ne andò senza aggiungere altro.
Lei lo guardò allontanarsi con il suo portamento elegante e rigido, poi si voltò dispiaciuta verso suo figlio, e sussurrò: "Scorpius, papà ci è rimasto male..."
Il bambino si seppellì sotto la coperta, rammaricato, ma anche un po' imbronciato. Hermione gli tolse il lenzuolo dalla faccia ed elaborò nella mente parole semplici, per cercare di spiegargli a bassa voce, chi era suo padre...
 
"Cuoricino di mamma, papà non è cattivo... Ti vuole tanto tanto bene. E' solo un po' strano, si vergogna di dimostrare le cose! E quando parla, sembra sempre arrabbiato! Che vuoi farci? E' fatto così!"
Scorpius sorrise timidamente, e puntò i suoi grandi occhi grigi in quelli della madre, in attesa di sentire qualcosa di più sul mistero che era suo padre.
"Papà da piccolo beh... Non è stato felice come lo sei tu! Gli sono capitate tante cose brutte, e ci ha sofferto molto. E quelle cose, ecco... Lo hanno segnato, per questo motivo è diventato così serio."
Lo sapeva che il discorso era complicato per un bimbo di tre anni, ma Hermione conosceva le capacità di comprensione di suo figlio, che erano ben al di sopra della media, e sperava che almeno in buona parte capisse ciò che voleva dirgli. Infatti, Scorpius non la deluse:
"E quelle cose sono trrroppo piccolo per sapelle, mamma?"
"Già..." Hermione gli accarezzò la testa, passandogli le dita fra i capelli liscissimi e biondi, proprio come faceva con il padre, quando era affranto o quando qualcosa lo turbava.
"Non pensare MAI e dico MAI, che papà non ti voglia bene! Capito?" Dopodiché, il tono si fece più spensierato: "E poi scusa... secondo te un papà cattivo ti comprerebbe tutti i giocattoli di Diagon Alley? Ti porterebbe al mare tutte le volte che lo chiedi? Ti permetterebbe di volare sulla scopa insieme a lui? Eh?"
Scorpius si illuminò, rivolgendo a sua madre un sorriso meraviglioso, un sorriso che ogni volta la ripagava di tutte le fatiche, di tutti i sacrifici, e di tutte le arrabbiature che, con la sua ingenuità di bambino, le faceva prendere.
"Io in realtà sono molto più cattiva di papà, perché se fosse per me, tutti quei giretti sulla scopa o tutti quei giocattoli nuovi, te li sogneresti! Sappilo!"
Il bambino rise piano, mettendosi una mano sulla bocca per non farsi sentire e rischiare così di svegliare di nuovo l'uomo nero nell'altra stanza.
"Allora?! Ci andiamo a dare la buonanotte a papà?!"
Scorpius annuì, facendosi prendere in braccio.

Quando arrivarono silenziosi nella camera da letto, Draco riposava su di un fianco, dando le spalle alla porta. Hermione si avvicinò cautamente, per controllare se fosse sveglio: "Draco?" Sussurrò.
"Mmmh..." Gli rispose lui, con la voce impastata dal sonno.
"C'è un bambino qui, che vorrebbe darti la buonanotte!"
Lentamente Draco si girò, ed un sorriso -che era quasi più bello di quello del figlio- gli distese i lineamenti corrucciati. Poi, in un gesto che tradiva palesemente la felicità, tolse Scorpius dalle braccia della madre e se lo accucciò al petto, mentre Hermione faceva il giro del letto per sdraiarsi al loro fianco.
"Papi? Poffo dommire qui?"
Il padre sospirò di rassegnazione ma, ridendo sommessamente, acconsentì. "Sì! Solo stesera però..."
 
Trascorse qualche minuto in un silenzio assoluto, spezzato soltanto dal respiro calmo del bambino che aveva finalmente chiuso gli occhi. Hermione sospirò rilassata, e per non rischiare di svegliarlo, bisbigliò al buio:
"Starai davvero via per tre giorni, Draco?"
Non ricevette alcuna risposta per diversi secondi, e quando si arrese definitivamente, certa che lui dormisse, lo sentì sussurrare un SI ad occhi chiusi.
In fondo, non era vero quello che gli aveva detto acidamente prima: Hermione non era affatto felice che lui partisse per la Scozia a caccia di manufatti oscuri da distruggere, lasciandola da sola a sentire inconsolabilmente la sua mancanza.
"Torna presto..." Lo pregò infatti con voce timida, spezzando la tensione nervosa che si erano portati dietro per tutto il giorno. Draco aprì gli occhi di colpo, e nell'oscurità quasi completa della stanza, ad Hermione sembrò che il grigio chiaro delle sue pupille, quasi splendesse. Poi lo sentì ridere piano, e risponderle divertito: "Agli ordini, signora Malfoy!"
 
Dopo quella giornata piena di ostilità, anche Hermione si permise di sorridere, mentre carezzava distrattamente il capo di suo figlio, che dormiva beato in mezzo a loro.
Gli occhi di Draco intanto, come due fanali, erano rimasti spalancati nel buio, e continuavano ad osservarla in ogni più piccolo movimento. Hermione aveva imparato da tempo ormai, a sentirsi protetta da quello sguardo intenso e, a volte, anche sfacciato. Era lo sguardo di un uomo profondamente tormentato, che aveva trovato un po' di pace solo nell'amore...
"Che ore sono?" Le chiese improvvisamente lui, spezzando il silenzio tranquillo della loro camera da letto. Hermione allora si voltò piano verso il comodino, e gli rispose sottovoce: "Mezzanotte e venti, tesoro!"
"Buon compleanno, Hermione..." Sussurrò Draco, che poi si sporse delicatamente oltre il figlio addormentato, per baciarla.
 
Era il 19 settembre.
 
Draco si staccò dalle sue labbra rimanendo vicino al suo viso, e poi, respirandole sulla bocca, le disse pianissimo: "Domani mattina alle sette e mezza avrò già preso la passaporta quando ti sveglierai per andare al lavoro, quindi non ci vedremo. Però troverai una busta di Madame Malkin sul tavolo della cucina. E' per te..." 
Hermione sgranò gli occhi, stupita... Madame Malkin! I pensieri le si accavallarono nella mente uno sull'altro: Draco era andato da Madame Malkin per il suo regalo di compleanno! E lei, come una stupida, si era indispettita vedendolo spendere soldi! Oltretutto, la mattina stessa ci aveva litigato come una veela furiosa quando lui si era rifiutato accompagnarla a Diagon Alley! Lo aveva accusato di essere un menefreghista, un vanesio, uno che preferiva andare in giro da solo a fare il damerino spensierato, piuttosto che di uscire con la sua famiglia. Invece... lui voleva farle soltanto una sorpresa! E nonostante la sfuriata, le parole pesanti ed il muso che gli aveva portato tutto il giorno, Draco ora le stava sorridendo di nuovo come un ragazzino innamorato. Merlino! Si era comportata come una cretina.
 
"D-Draco..." Hermione non sapeva cosa dire, le parole le rimasero incastrate nella gola.
"Sta zitta, non fa niente..." La interruppe lui con dolcezza, e chiuse definitivamente il discorso baciandola di nuovo, stavolta con più impegno.
 
Erano fatti così... Si amavano con un'intensità tale, che a volte finivano per fingere di odiarsi, nel tentativo di nascondere il fatto che erano diventati completamente dipendenti l'uno dall'altra. E questa era una cosa troppo romantica, che non si addiceva per niente all'uomo sprezzante che era Draco Malfoy, e che non si addiceva nemmeno ad Hermione Granger, che era sempre stata una donna pratica, razionale, poco propensa a sciocchi sentimentalismi.
Si addormentarono tutti e tre nello stesso letto, con il sorriso stampato sui volti... e se qualcuno li avesse visti in quel momento, sicuramente non avrebbe più avuto dubbi sulla sincerità di quello strano, stranissimo amore...



Fine


 
   
 
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