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Autore: PabloX    24/04/2018    1 recensioni
Faith- L'inizio è un racconto unico, diviso per comodità di lettura in capitoli, in cui ho ricostruito la storia di Faith prima di diventare una cacciatrice di vampiri. Più precisamente racconta il momento in cu Faith scopre quale sarà il suo destino e lascia la sua vecchia vita per intraprendere quel percorso che poi la porterà a Sunnydale e a tutti gli avvenimenti che conosciamo attraverso la serie. Questo racconto l'ho scritto in realtà dopo aver realizzato due lunghe FF con Faith protagonista. Credo però sia giusto partire dall'inizio, prima di passare a tempi successivi. Note. Il nome della Osservatrice di Faith non viene mai detto nella serie ed è quindi mia invenzione. Il nome l'avevo già usato proprio in una delle precedenti Fan Fiction. Nel racconto l'Osservatrice dice che la cacciatrice in carica è Buffy, in relatà sarebbe Kendra ma lei non lo sa. Spero vi piaccia e spero di riuscire a pubblicare tutto l'arco narrativo da me ideato. Mi piacerebbe avere feedback. Buona lettura
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Faith Lehane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I’m no angel but please don’t think that I won’t try and try
I’m no angel, but does that mean that I can’t live my life?    
I’m no angel, but please don’t think that I can’t cry
I’m no angel, but does that mean that I won’t fly?

(Dido, I’m no Angel)

Sally Winter scese dal treno della stazione di Boston.
Sally era una donna alta, che aveva superato da qualche anno la quarantina, con un’aria piuttosto elegante all’apparenza, ma sapeva essere molto decisa, all’occorrenza.
Si guardò in giro come se cercasse qualcuno, ma non vide nessuno. Il Consiglio degli Osservatori l’aveva mandata lì in missione a cercare una potenziale cacciatrice. Le sensitive che lavoravano per il Consiglio le avevano detto che la ragazza si chiamava Faith, e che abitava a Boston, probabilmente all’estrema periferia della città, ma altro non le avevano detto.
“Anche le sensitive del Consiglio non sono più quelle di una volta” si sorprese a pensare Sally.
Lei stessa era una sensitiva, era sicura che con i suoi mezzi avrebbe potuto trovare la ragazza. Certo, se le avessero dato qualche indicazione in più sarebbe stato per lei molto più facile e rapido trovare la ragazza. Anche perché sapeva quanto era difficile convincere una potenziale del fatto di essere destinata a diventare un ammazzavampiri, anzi la cacciatrice, la prescelta a difendere l’umanità.
I suoi sensi le dicevano dove avrebbe dovuto cercare, ma per il momento scelse di andare in albergo a depositare i suoi bagagli e farsi un bel bagno. Quel lungo viaggio dall’Inghilterra l’aveva stancata.
***
 
Faith girovagò per un po’, si prese un hot dog da un baracchino. Intanto fantasticava su Luc.
Chissà perché quel quattrocchi l’aveva colpita così tanto. Per le sue attenzioni? No di certo, perché lei se ne fregava delle attenzioni altrui. In parte sì però, nessuno era mai venuto a cercarla di domenica mattina, non di recente almeno. Ma la cosa strana era che poi se n’era andato, Chissà perché uno prima ti cerca e poi ti pianta in asso. La cosa avrebbe dovuto far infuriare Faith, ma in questo caso era diverso. Luc non gli aveva chiesto niente, anzi si era offerto di aiutarla. Forse però non gli era piaciuto il circo, forse era un tipo troppo intellettuale per Faith, un secchione tutto libri e scuola. Però a differenza degli altri secchioni, non la guardava dall’alto in basso. Forse perché Faith l’aveva difeso, o forse no. D’altro canto anche prima lui l’aveva guardata.
Peccato che se ne fosse andato, Era bello avere un amico, ogni tanto.
Faith si era stancata di pensare a Luc e decise di andare a casa.
Quando però varcò la soglia della roulotte capì che qualcosa non andava per il verso giusto.
Sua madre era seduta al tavolo, col bicchiere in mano, un’aria a dir poco da funerale, la bottiglia di wishky accanto.
Faith la guardò sconsolata, senza fiatare. Sua madre alzò lo sguardo e le disse con aria quasi noncurante-Ah, la principessa è tornata- Poi, assumendo un’aria più severa le chiese- E dove sei stata, tutto questo tempo? Sempre in giro coi tuoi amici buoni a nulla, a cacciarti nei guai, mentre tua madre...-
-Si scola tutto fino all’ultima goccia-
Faith si accorse troppo tardi di aver detto qualcosa di troppo
Sua madre iniziò ad urlare – Come ti permetti! Sei come tuo padre, una buona a nulla, una puttanella, ecco cosa sei! M questa non è una reggia, e guai a te se osi ancora rivolgerti a me in quel modo! Hai capito! Se no vedrai-
-Cosa devo vedere, cosa, che non abbia già visto. Tu che bevi, che esci con degli uomini che poi ti piantano..-le urlò tutto d’un fiato
Quest’ultima frase colpì la madre come un uppercut e la donna si mise a biascicare mentre scuoteva il capo –Tu non sai, tu non sai cosa vuol dire, tu non sai…- poi scoppiò in un pianto.
Faith fu colpita da quel cambio di atteggiamento e le si avvicinò per consolarla- Mamma, io…non sapevo, mi spiace io-
La madre aveva però già smesso di piangere e tornò a guardarla con sguardo torvo –Tu cosa, cosa ne vuoi sapere, vai via, via viaaaa!!!
Faith spaventata e ferita, uscì correndo dalla roulotte, la porta sbatté violentemente, poi, mentre correva il suo sguardo cadde su dei libri lasciati sul tavolo all’aperto. Erano i libri di Luc, se li era dimenticati. Senza pensarci li prese su e si allontanò.
****
Qualche minuto dopo era davanti ad una casa, elegante, tipicamente middle class. Un piccolo giardinetto portava alla porta. L’indirizzo che aveva trovato sul quaderno era quello, sperava di non aver sbagliato. Voleva vedere Luc, voleva avere qualcuno con cui parlare. Suonò alla porta cercando di darsi un’aspetto meno trasandato, ricacciò indietro le lacrime di rabbia e dolore che avevano invaso i suoi occhi tristi, e si preparò a parlare.
Gli aprì una signora alta, elegante e bionda
-Sì?- le chiese dandole un’occhiata sospettosa. A quella occhiata Faith era abituata. Era la stessa che le riservavano le ragazze per bene della sua classe, era la stessa della gente per strada, la stessa degli assistenti sociali che venivano di tanto in tanto ad aiutare senza combinare mai niente di buono.
Si fece coraggio e disse:- Questa è casa Williamson?-
-Sì-
- Mi chiamo Faith e sono una compagna di classe di Luc. Oggi ha lasciato dei libri da me e volevo restituirglieli. Lo può chiamare, per favore?-
La donna le sorrise con condiscendenza, rassicurata
- Un attimo, lo chiamo subito-
Faith aspettò per un po’ sempre più nervosa, poi finalmente la sagoma di Luc fece capolino
Stranamente non sembrava molto contento di vederla.
-Ciao.- Le disse guardandosi attorno
-Ciao. Ti ho riportato questi, te li eri dimenticati-
-E’ vero, non era importante. Comunque grazie – disse lui prendendo i libri con aria quasi distratta e senza guardarla in volto. Poi alzò lo sguardo e vide il volto di Faith, pallido ed emaciato.
-Cosa c’è. Qualcosa non va?-
Faith scosse la testa, dentro di sé aveva voglia di urlare che non c’era niente che andasse, che sua madre era una ubriacona ed una disadattata, che lei aveva paura di fare la stessa fine, che tutto il mondo le faceva schifo e che era stanca degli sguardi ipocriti e di commiserazione della gente
Ma non le uscì niente dalle labbra, niente dalle sue labbra rosse e carnose che avesse un senso, niente di più e di meglio di un – Niente, grazie-
Luc la guardò per un attimo, incerto sul da farsi, poi una voce lo chiamò da dentro casa
-Bene, meglio così, allora ci vediamo domani. E ancora grazie per i libri-
Faith sorrise come se niente fosse accaduto.
-Va bene a domani-
La porta si chiuse e lei stette a fissarla con sguardo ebete. Perché era fatta così? Perché non riusciva mai ad esprimere quello che era in lei? Perché si nascondeva sempre?
Da dietro la porta sentì una voce di donna chiedere: Chi era quella strana ragazza, Luc?-
E una voce rispondere- Niente, una compagna di scuola-
Niente, lei non era niente. Nemmeno per Luc. Si sentì affondare in un buco nero senza fondo. Girò i tacchi, letteralmente e scappò via da quell’orribile vialetto di brave persone timorate e nascoste dietro le tendine coi fiorellini.
****

Faith non aveva voglia di tornare a casa. Quale casa dopotutto? Era una squallida roulotte, in un campo di periferia, con dentro una sconosciuta ubriaca e rabbiosa. Proprio così: una sconosciuta. Sua madre per lei era una sconosciuta. Faith si chiese perché  mai l’avesse messa al mondo. Lei voleva solo una vita normale, una famiglia normale, una casa normale, come quella di Luc e di tutti gli altri. E mentre pensava a tutto questo la tristezza ed il dolore si trasformavano in rabbia, una rabbia sorda e cupa. La sentiva crescere dentro di sé, la sentiva scorrere come un fiume in piena, era qualcosa che le diceva di abbandonarsi a questa rabbia, a trovare un oggetto qualsiasi verso cui indirizzarla.
Mentre era immersa in queste sensazioni sentì una voce chiamarla.
-Ehi Faith, non si saluta più?-
Era Jack, quello stupido, ignorante bullo, quel buono a nulla. Cosa voleva da lei?
Faith lo guardò come si guarda qualcosa di sporco e brutto.
Jack si avvicinò con la sua aria sicura di sé. –Credo che io e te abbiamo qualcosa da dirci—
-No, non abbiamo niente da dirci-
- Ed invece sì. Vedi tu puoi metterti con tutti quelli che vuoi, anche gli idioti secchioni buoni a nulla, ma mai, ripeto mai, devi mancarmi di rispetto. Hai capito?-
-Senti un po’ chi parla di rispetto, Sei proprio l’ultima persona al mondo! Con tutto quello che sei andato in giro a dire di me…e di mia madre-
-Perché non è vero?- chiese Jack con un sorrisetto ironico.
A Faith quelle parole, accompagnate per giunta da quell’espressione di presa in giro, con tutti i suoi sottintesi, suonarono come una dichiarazione di guerra. Tutta la rabbia e la frustrazione di quella giornata maledetta le uscirono fuori e, prima che lei stessa si rendesse conto di quel che stava facendo, il suo pugno colpì Jack e il ragazzo si trovò per terra con il naso che colava sangue.
Faith lo guardò stupefatta, guardò il suo pugno chiuso e Jack per terra dolorante.
-Jack mi spiace…- disse avvicinandosi
-Non mi toccare, stai indietro!- gridò lui rialzandosi e allontanandosi da lei
-Tu sei matta, sei matta! Adesso vedi che succede, non la passi liscia di certo-  e dopo aver detto queste parole si allontanò velocemente

***

Il giorno dopo iniziò come tanti altri. La sveglia, l’acqua gelida sulla faccia, il volto di sua madre sempre più sfatto e stanco. Faith era poi tornata tardi, e sua madre era addormentata. Niente spiegazioni, niente scuse, ma nemmeno nuovi litigi. Tutto sommato era meglio così, per Faith.
Faith uscì dalla roulotte con un ciao, come se niente fosse accaduto e niente fosse cambiato, ma lei sapeva che non era così.
A scuola Luc la salutò e le chiese se stava bene. Faith con la sua solita aria di finta indifferenza rispose di sì, ma poi ci ripensò e gli disse “No, non tanto, poi ti spiego”.
Faith fu contenta di questa mezza frase. Era almeno un principio. Doveva parlare con qualcuno e Luc era il solo. Ma cosa avrebbe mai potuto raccontargli? Che sua madre era una ubriacona? Che aveva picchiato un ragazzo solo per una mezzafrase? Luc avrebbe capito?
Dopo un’ora di noiosa lezione la porta si aprì e una segretaria fece capolino
-C’è l’allieva Faith Lehane?-
L’insegnante guardò verso Faith
-Sì sono io- rispose Faith alzando il braccio-
-Può seguirmi dal preside?-
-Va bene- disse Faith alzandosi e raggiungendo la segretaria. Faith sentì tutti gli sguardi posarsi su di lei, e mentre passava vicino al banco di Luc sentì il suo sguardo su di lei, lo sentì come una carezza, a differenza degli altri che le sembravano come delle pugnalate.
Allora si voltò verso Luc e sorridendo gli disse – Non è niente, probabilmente vogliono premiarmi come studente modello dell’anno- Poi varcò insieme alla segretaria la porta della classe.
 
****
 
Il preside era un signore anzianotto dall’aria tranquilla e comprensiva, vestiva con un antiquato panciotto e inforcava un paio di occhiali sottili. La segretaria entrò nell’ufficio annunciando l’arrivo di Faith, e il preside alzò appena lo sguardo dalle carte che stava consultando.
Faith si sedette, il preside mise via velocemente le carte e posò il suo sguardo attento sulla giovane.
-Lei è la signorina Faith Lehane?- chiese compunto.
-Sì, sono io-
- Le devo parlare di una cosa incresciosa di cui sono stato informato stamani.
Lei conosce per caso un ragazzo di nome Jack Torrance? E un ragazzo di quest’istituto.-
-Sì, lo conosco –
-Il ragazzo sostiene che lei l’ha colpito ieri sera. E sostiene anche che lei continua a perseguitarlo. La sua famiglia vuole sporgere denuncia contro di lei-
-Ma non  è vero!-
- Signorina Faith, non voglio arrivare a conclusioni affrettate, ma ho visto il naso di quel ragazzo, e ho letto il referto medico. E qualcosa deve essere accaduto. E poi non credo che un ragazzo ammetta di essere stato picchiato da una ragazza…esile come lei, se questo non è assolutamente vero.-
-Sì è vero, ieri l’ho colpito- ammise Faith guardando verso il basso- Ma tutto il resto non è vero! Glielo giuro! E’ lui che mi perseguita!-
- Io questo non lo so, ma sia il ragazzo che la famiglia sostengono il contrario. Non solo, ma mi hanno anche detto, e questo è stato confermato da altri testimoni, che circa una settimana fa l’hanno vista mentre minacciava questo ragazzo.-
-Cosa? Ma quando?-
-Mercoledì scorso, per l’esattezza. Da quanto mi hanno detto mi sono fatto un’idea di quel che può essere successo. Lei si è presa una cotta per quel ragazzo. Una cosa normale alla vostra età. Ma quando lui l’ha rifiutata, allora lei ha iniziato a perseguitarlo e ad insistere con lui, e al suo rifiuto, l’amore si è trasformato in rabbia, da ciò le minacce a cui sono seguiti i fatti. D’altro canto me l’ha confermato anche lei che lo ha colpito con un pugno Non è così?-
-Sì, ma…è lui che mi perseguita-
Il preside la guardò con aria scettica.
-Signorina Lehane…posso chiamarla Faith?-
-Sì certo si figuri..-
-Faith, forse non lo sa- disse il preside alzandosi dalla scrivania e andando verso il mobile che conteneva gli schedari della scuola- Ma è da parecchio che la teniamo d’occhio. Lei non è nuova a risse, o litigi-
Il preside la squadrò severamente, poi si girò verso lo schedario estrasse una delle schede e la posò sul tavolo.
-Vede qui c’è tutto di lei. E della sua situazione famigliare-
Faith lo guardò sperduta. Cosa voleva da lei quell’estraneo?
-Sappiamo che lei ha una situazione famigliare a dir poco difficile. Ci sono stati degli assistenti sociali che hanno provato ad interessarsi del suo caso, ma senza risultati.-
Faith sentiva il cuore battergli sempre più forte
-Forse lei dovrebbe essere affidata ad una famiglia che le permetta di crescere in modo sano, ma purtroppo noi non possiamo farci niente-
Faith sapeva che quella era la soluzione migliore, ma nemmeno voleva abbandonare la madre-
-Io non voglio lasciare mia madre. E poi perché, perché un ragazzino stupido ha preso una lezione?
-Vedo che lei non cambia atteggiamento. -
-E perché dovrei? Tutti a dirmi quello che devo e non devo fare, tutti a pontificare su di me e cosa sarebbe meglio per me, ma nessuno che mi dia mai una mano.  Siete solo buoni a parlare male di mia madre. Sa perché ho colpito quel tipo?. Perché parlava male di mia madre. Ed in quanto alle minacce, è stato lui a minacciare Luc e io l’ho solo difeso, Se c’è giustizia è lui che deve essere denunciato.- Faith sullo slancio si era alzata dalla sedia.
-Si sieda- le disse con tono deciso il preside
Faith obbedì e in quel momento si accorse di aver parlato troppo. Non voleva coinvolgere anche Luc nella sua vita caotica e disperata.
-Si vuole spiegare meglio?-
-Niente, non ha importanza.-
- Ascolti Faith, io voglio aiutarla. Farò il possibile perché la famiglia del ragazzo ritiri la denuncia. E’ possibile che questo ragazzo l’abbia provocata come dice lei. Se ci fosse questa denuncia ne andrebbe del buon nome della scuola e, probabilmente, lei verrebbe portata via da sua madre, anche se questo secondo me non sarebbe un male. Però noi dobbiamo cautelarci. Quindi la devo sospendere per una settimana. E potrà tornare solo se andrà tutte le settimane dallo psicologo della scuola. Inoltre dovrà impegnarsi nell’attività scolastica in modo maggiore di quanto non faccia ora. Io ho qui le sue pagelle e …-il preside sospirò- sono un vero disastro. Pare che a lei non importi niente di niente. –
Il preside scosse la testa- Sbaglia, lei deve trovare degli interessi, deve impegnarsi. Altrimenti non risolverà mai i suoi problemi-
Faith assentì poco convinta: erano le solite parole, la realtà era che nessuna la aiutava, nessuno la ascoltava. Lei doveva impegnarsi blablabla. E in cambio di cosa? Volevano aiutarla? Date un lavoro a mia madre in modo che si possa comprare una casa, datemi un po’ di fiducia al posto di darmi sempre tutte le colpe del mondo, ascoltatemi al posto di blaterare!
Ma queste cose Faith se le tenne dentro di sé, a nulla sarebbe servito parlarne.
Salutò il preside ed uscì dall’ufficio.
****
 
Ad attenderla fuori c'era Luc.
-Ti ho aspettato. Come è andata?-
-Male. O bene, non saprei-
-Cosa è successo, ti va di parlarne?-
- Ho picchiato un tale. Quel Jack-
-Cosa?-
-Sì quello che ti ha minacciato l’altro giorno-
-Ma Faith non dovevi, non era necessario, e poi la violenza è sempre condannabile.
- Può darsi, Mi aveva offeso. Ha offeso mia madre e non ci ho visto più-
Già che c’era doveva dirgli tutto.
-Sai ieri quando sono venuta a trovarti?-
-Mi sei sembrata un po’ strana –
-Già, dopo il nostro giro sono tornata a casa. E mia madre era ubriaca. Abbiamo litigato. Per questo ero venuta da te. Ma non ho avuto il coraggio di parlarti. Poi mi sono arrabbiata, e ho incontrato quel tipo. Lui mi ha provocata e …Bum!-
-Capisco-
Faith lo guardò.- Dici sul serio? Mi capisci veramente?-
-Beh, ci provo-
-E’ già qualcosa-
-Cosa ti ha detto il preside?-
-Che i genitori di Jack vogliono denunciarmi. Pensa un po’, quel gradasso è andato a nascondersi dietro le sottane della madre-
-Faith. è una cosa seria, non scherzare-
-Ok, lo so. Comunque il preside ha detto che farà in modo che non sporgano denuncia. Più che altro vuole salvarsi la reputazione. E poi mi ha sospeso per una settimana e ha detto che dovrò andare dallo psicologo e filare dritto.-
-Non è andata così male in fondo-
-Va malissimo invece-
-Perché? -
-Perché? Prima di tutto chi glielo dice a mia madre? E poi io non ci torno più-
-Dove?-
-A scuola no? Non mi vogliono! E’ talmente evidente!-
-Non è vero, Faith. Non è che non ti vogliono. Cercano solo di aiutarti! Non lo capisci?
Faith stette un attimo in silenzio
-Può darsi. Rimane il problema numero uno. Dirlo a mia madre.-
-Ti posso aiutare?-
-No- Faith sorrise- Mi hai già aiutato abbastanza.-
Allungò un bacio sulla guancia a Luc e se andò.
****

Questa scena era stata osservata da una figura. La figura seguì Faith. Lei se ne accorse e si girò. Vide una signora elegante sulla quarantina che si avvicinava a lunghi passi.
Giunta a un paio di metri da Faith la donna si fermò proprio davanti alla ragazza e la fissò.
-Sì, devi essere tu la prescelta, lo sento-
Faith non capì che cosa stesse dicendo la donna e scosse la testa.
- Tu devi essere Faith-
-E lei deve essere un assistente sociale.-
La donna la guardò perplessa e porse la mano
 –Piacere, Sally Winters-
Faith sbuffò e si girò dall’altra parte incamminandosi.
La donna le corse dietro la raggiunse e la bloccò
-Beh, Faith, è questo il modo? Mi piacerebbe sapere chi ti ha insegnato l’educazione-
-Come, non lo sa? Un padre che faceva avanti e indietro dalla galera e una madre alcoolizzata . Le basta? E adesso mi lasci andare, tanto voi assistenti sociali non servite a niente!-
Ma la donna la bloccò per le spalle con decisione.
-Io non sono un assistente sociale-
-Ah no, è chi è? Una che non si fa gli affari suoi per hobby?-
-Sono la tua osservatrice-
-Eh?-
- Ti devo parlare Faith, ho una cosa importante da dirti.-
Che razza di giornata sfigata era mai quella?.Prima il colloquio dal preside, la minaccia di denuncia, la sospensione e tutto, e adesso questa svitata piombata da chissà dove che le diceva cose incomprensibili. Faith si ricordava che bisognava accontentare i matti senza dargli troppa corda e allora decise di fare l’accomodante.
-Se è una cosa veramente così importante, me la dica pure. Però sono parecchio presa in questo periodo. Sa, mi hanno appena detto che mi hanno scelto come candidata a studente modello della scuola, e devo preparare un lungo discorso eccetera eccetera.-
-Complimenti Faith. Non ti ruberò molto del tuo prezioso tempo. Solo cinque minuti. E’ importante che tu mi ascolti.-
-OK-
Le due si sedettero su una panchina e Sally iniziò.
- Vedi Faith io ti ho detto che sono un’osservatrice. Ti chiederai cosa significhi. Una osservatrice è una specie di maestra che segue l’allieva e la consiglia per il meglio-
-Una assistente?-
-Non proprio. Qualcosa di più, Un specie di maestra-
-Lei vuole fare la mia maestra personale?-
-Sì, in un certo senso. Ma non di scuola. Mi hai detto che lì vai bene-
-Ah sì, certo, ma una mano è sempre utile-
-Certamente, ma ci sono altre cose che bisogna imparare quando si è una prescelta.-
-Prescelta?-
-Sì, vedi, tu sei una prescelta. Hai avuto un grande dono. E io devo insegnarti come usare questo dono.-
-Un dono, in che senso?-
-Una virtù, un potere. Sì, tu hai il potere-
-Come il Presidente?-
-No, non proprio. E’ un altro tipo di potere. Ed io devo insegnarti ad usarlo. Il Consiglio mi ha incaricato di questo. Capisci?
-Più o meno-
-Pensaci Faith, ci vedremo tra un paio di giorni.-

****

Faith lungo il percorso che la separava da casa era talmente piena di pensieri che gli si accavallavano che non sapeva nemmeno lei da che parte iniziare. La preoccupazione per la storia della rissa con Jack e la sospensione avevano lasciato il posto per l’eccitazione per quello strano incontro. La signora aveva detto che era un prescelta. Lei aveva dei poteri, Lei era speciale. Non sapeva in che cosa fosse speciale ma quella signora elegante gliel’aveva detto, e sicuramente doveva essere così. Di certo una persona così elegante e bella non poteva sbagliare, né era possibile che la prendesse in giro. Finalmente qualcuno che credeva in lei. E poi c’era Luc. Addirittura due persone che credevano in lei. Perché essere così tristi, dopotutto?
Ma come faceva ad essere così sicura che quella persona non la prendesse in giro o fosse una svitata, per quanto elegante?In fondo l’abito non fa il monaco. E in quanto a Luc sentiva che c’era un muro tra di loro anche se lei avrebbe dato tutto per scavalcarlo. E comunque c’era sempre il problema di raccontare tutto alla madre. Forse poteva partire dalla fine, forse poteva mischiare un po’ le carte.
Trovò Sua madre che stendeva i panni fuori, le giornate erano ancora calde e si poteva approfittare del calore che il sole dava generosamente.
Sua madre la vide e le urlò – Allora signorina, dove sei stata fino ad ora? E’ possibile che debba fare tutto la tua povera madre?
Bene, pensò Faith, almeno non è ubriaca
-Va bene mamma, ti dò una mano!-
E così, appena posati i libri, Faith si mise ad aiutare la madre e lasciò cadere con noncuranza l’argomento tra un panno e l’altro
-Sai. ho incontrato una signora molto elegante e mi ha detto che sono scelta per un corso speciale. Quindi questa settimana e la prossima non devo andare a scuola ma devo partecipare a questo corso speciale. Ci credi? E’ un’occasione unica!-
-Ah bene, ma che corso è? Non ho mai sentito parlare di una cosa simile-
-Come non ne hai mai sentito parlare? E’ una cosa grossa, ci sono dentro persone del governo, cioè di questo Consiglio che è una cosa governativa. Insomma è un onore-
-Il governo che si interessa a noi? E chi l’avrebbe mai detto. E come mai hanno scelto te ? Ho sempre pensato andassi male a scuola.-
-No, l’anno scorso, ma quest’anno vado bene. Il preside ha parlato con me e mi ha fatto capire come fosse sbagliato e negativo il mio atteggiamento. Ma adesso ho capito come ci si comporta.-
La madre la guardò sbalordita. Veramente era quella sua figlia Faith?
-Oh Mamma sono felice! Adesso risolveremo tutti i nostri problemi!- Faith abbracciò la madre che ricambiò l’abbraccio. Era tanto tempo che tra le due non c’erano queste tenerezze. Erano provocate da una bugia colossale, anzi una serie di bugie, ma in fondo che importava? Faith era contenta ed era stata così convincente che aveva finito anche lei per crederci.
In fondo non era poi tanto lontano dalla verità. Quella persona le aveva detto sì o no che era la prescelta ed era una ragazza speciale?
 E allora, cosa contava una piccola dimenticanza su quel cazzotto dato e la sospensione?. E poi era vero che il preside le aveva fatto un discorso per spronarla ad impegnarsi di più. Solo che lei voleva un po’ di fiducia e quella signora gliel’aveva data.
E poi c’era Luc, anche se quello era un altro tipo di discorso.
La vita, in fondo, era bella.
O no?
 
   
 
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