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Autore: JAckles    25/04/2018    3 recensioni
Ci sono persone che fanno della verità e della sincerità i valori cardine su cui basare la propria vita. Non a Serpeverde, ovviamente, ma forse nemmeno a Grifondoro.
Ci sono persone che fanno dell’apparenza e dei raggiri dogmi della propria filosofia di vita. Non a Grifondoro, ovviamente, ma forse nemmeno a Serpeverde.
E sia che si appartenga a una o all’altra fazione, delle volte per raggiungere i propri scopi ci si spinge a fare cose che mai si avrebbe immaginato. Purtroppo, però, il più delle volte il risultato ottenuto non è mai quello sperato.
O invece si?
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Sundays sitting on your back porch
And I came armed with a couple of chords
And I played for you

 
Il giornalino scolastico era nato quando il Golden Trio frequentava il quarto anno da una brillante idea dei fratelli Canon. Quando anche Dennis era approdato a Hogwarts, Colin, aveva finalmente trovato il sostegno e l’aiuto necessario per mettere in partica le sue idee. Nel giro di ventiquattrore uno dei tanti sgabuzzini del grande castello era stato trasformato nella nuova fiammante sede del “HOGWARTS POST” e aveva già mandato in stampa la prima copia, con grande rammarico e sdegno di Gazza che in quello sgabuzzino ci teneva la sua collezione di scope, scopettine e spazzoloni.
L’idea che fondare e iniziare una nuova attività studentesca senza chiedere né ottenere il permesso di un professore andasse contro il regolamento di Hogwarts, poi, non venne nemmeno presa in considerazione dai due giovani. Almeno non inizialmente. Gli passò, forse, per la mente solo il giorno successivo quando vennero convocati nell’ufficio della McGranitt, ma anche in quel caso la questione venne accantonata immediatamente; dopotutto perché mai qualcuno avrebbe dovuto bocciare quella – a detta loro – geniale idea?
Ed inizialmente fu davvero così. Roba che nemmeno la Cooman avrebbe potuto prevedere. Assurdo.
L’allora professoressa di trasfigurazione, infatti, una volta vagliato il progetto aveva se non creduto, ma almeno sperato, che l’iniziativa potesse consolidare e aiutare la cooperazione tra Case, fornendo allo stesso tempo un servizio alla comunità di Hogwarts. Minerva si era illusa che l’idea dei due ragazzi fosse quella di riportare le principali e più importanti notizie scolastiche su pergamena per poi distribuirla a tutti gli studenti invogliando così quelle giovani menti allo studio. Si era lasciata cullare da questa dolce illusione e dalla profonda stima che nutriva nei confronti dei suoi beniamini Grifondoro, con la convinzione che avrebbero fatto di tutto per portare onore e rispetto alla grande casa di Godric e quindi, sicuramente, non avrebbero mai fatto qualcosa di malvagio.
Di fatto non fecero niente di malvagio – dopotutto non erano Serpeverde – fecero, però, qualcosa di prevedibilmente e irrimediabilmente stupido. C’era allora da pensare che forse la McGrannit avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione a certe – striscianti – voci che giravano per il castello e che definivano i suoi protetti “Grifondioti”.
Invece, ignorando ogni buonsenso e armata dell’infinita fiducia che riponeva nei suoi amati Grifondoro, si era presentata nell’ufficio di Silente alle nove di mattina per convincerlo ad approvare il progetto. Non che fosse stata chissà quale impresa, se l’idea proveniva dalla casa rosso-oro non era nemmeno necessario soffermarsi a valutare i pro e i contro, se poi casualmente Harry Potter era in qualche modo coinvolto nel progetto, la clessidra della sopracitata casa guadagnava anche qualche rubino. Che si trattasse di nipotismo o come lo definiva Blaise Zabini “aiuto dei meno fortunati”, non era ben chiaro a nessuno, sta di fatto che appena sentita la proposta, il preside aveva sorriso affabile e tutto felice aveva fatto accomodare la professoressa offrendole biscotti, tè e la prospettiva di una bella chiacchierata.
 
You let me keep you entertained
With stories I exaggerate
That you know aren't true

 
Fu così che il gazzettino di Hogwarts divenne una vera e propria istituzione tanto da raggiungere, secondo alcuni, l’importanza della Gazzetta del Profeta. Sicuramente per l’attendibilità delle notizie e per la loro rilevanza era proprio la copia sputata del famoso giornale dei maghi. L “HOGWARTS POST” aveva una redazione – sempre situata nel famoso sgabuzzino – gestita dai fratelli Canon il cui compito era anche quello di trovare, e pubblicare, prove fotografiche di ogni notizia che appariva sul giornale.
Girava voce che appena appresa la notizia una certa studentessa particolarmente dedita allo studio, e appratente al Grifondoro, avesse commentato a gran voce che “forse non era un’idea così azzeccata lasciar gestire un giornale a chi non riusciva nemmeno a gestire le proprie cose” (le quali venivano poi puntualmente ritrovate nei luoghi più disparati del castello). Girava anche voce che con questa uscita si fosse guadagnata anche un briciolo di ammirazione giù nei sotterranei, in particolare da una certa testa bionda.
Come in ogni giornale di tutto rispetto era presente la sezione per le notizie sul Quidditch, che aveva subito un cambio di gestione dopo che Cormac McLaggen si era diplomato – molti si chiedevano ancora che incantesimo avesse usato sulla commissione d’esame per riuscire a superare i test – e che era stato prontamente sostituito da Michael Corner. La qualità non era, però, cambiata e come il suo predecessore sembrava che nemmeno il Corvonero conoscesse l’esistenza della parola imparzialità.
Per la fortuna – o sfortuna – di tutte le ragazze era poi presente l’angolo beauty, dove Susan Bones elargiva a ogni edizione un consiglio diverso su come abbinare rossetti, scarpe e vestiti. Era grazie a lei che al tavolo Serpeverde era nato un nuovo rito mattutino che andava ad affiancarsi allo strafogarsi di Tiger e Goyle e alla peculiare attenzione che riponeva Blaise Zabini nello spostare tutti i cibi che non si abbinavano al colore della cravatta del giorno.
 
‹‹Pansy, cosa abbiamo sbagliato oggi?›› se anche si fosse stravaccata sulla panca, Daphne Greengrass non avrebbe comunque perso quella grazia e compostezza che erano, ormai, marchio di fabbrica della biondissima Serpeverde. Quasi quanto il ghigno per Draco Malfoy. O i capelli rossi per i Weasley.
Forse non era un caso che le fosse stato dato alla nascita il nome di una ninfa, quasi segno premonitore della bellezza e della leggiadria che l’avrebbe poi fatta conoscere – e ammirare – per tutto il castello.
‹‹OH tesoro!›› la voce stridula di Pansy Parkinson si alzò di qualche ottava, imitando un fastidioso falsetto che le causò non pochi sguardi di fuoco da parte dei compagni seduti al tavolo e ancora in profondo stato di dormiveglia.
‹‹Oggi sei un completo disastro! Con quelle scarpe dovevi assolutamente mettere una maglia rosa a pois gialli! E poi, quel rossetto! – nascosta dietro la pergamena continuava a leggere trattenendo a stento le risa – doveva essere Cobalto non Amaranto!›› la faccia da carlino atteggiata in una finta smorfia di indignazione e le due ragazze scoppiarono a ridere sguainatamene.
‹‹Vorrei proprio sapere se si rende conto che il suo angolo “beauty” – le dita che mimavano delle virgolette sarcastiche – fa più ridere delle barzellette di questo stupido giornale›› lo sguardo disgustato corse all’ultimo tavolo di destra dove i Tassorosso stavano facendo colazione e dove un’allegra Susan Bones chiacchierava animatamente con Hannah Abbott spargendo pezzi di marmellata un po’ ovunque.
‹‹Cos’altro puoi aspettarti da una che sembra un bignè farcito e che si veste male quasi quanto la Lovegood?!››
‹‹Oh ma che dici?! Due orecchini a forma di ravanello ti starebbero d’incanto Daph!››
Mentre la risata andava scemando, Pansy girò svogliatamente un’altra pagina del giornale, chiedendosi come fosse possibile che quella patetica imitazione di scuola scivolasse inesorabilmente ogni giorno verso lo squallore più assoluto.
A quel punto, come ogni mattina da quando avevano inaugurato quella bizzarra tradizione, Daphne scavalcò la panca e dopo aver fatto un cenno di saluto alla sua compagna, si incamminò fuori dalla Sala Grande seguita da diversi sguardi, ondeggiando sulle scarpe con il tacco che dal quarto anno avevano sostituito i mocassini previsti dal regolamento scolastico.
 
La parte più problematica del giornalino scolastico, poi, era sicuramente la rubrica delle “battute striscianti” gestita dal capocannoniere della squadra Serpeverde Malcolm Baddock, il quale, a ogni edizione, allietava il popolo di Hogwarts con una serie di battute e barzellette irriverenti che più di una volta avevano fatto lacrimare gli occhi a non pochi studenti. Non sempre, però, ciò avveniva a causa delle risate. Gli studenti avevano ormai perso il conto di quante volte il quotidiano era stato sospeso e tutto lo staff richiamato nell’ufficio della professoressa McGrannit. Il problema principale era che, nonostante la natura delle battute non fosse esattamente politically correct, queste erano diventate talmente tanto apprezzate dagli studenti che escludere Baddock dalla redazione sarebbe stato un suicidio sociale, e così ad ogni critica che gli veniva mossa, il piccolo Colin Canon replicava con un’alzata di spalle seguita dalla frase “siamo un paese libero dove esiste la libertà di stampa”. Il fatto che poi fosse Grifondoro faceva il resto.
I primi sostenitori di Baddock erano ovviamente i suoi compagni di casa i quali erano particolarmente affezionati alle battute razziste del lunedì – Una strega purosangue deve scegliere con chi uscire: un sanguesporco di nobili origini, un purosangue povero, e un sanguesporco con genitori maghi ... con chi uscirà? Ovviamente con Weasley! perché gli altri due non esistono! – che a loro dire, rendevano il primo giorno della settimana più sopportabile.
Tra le preferite di Draco Malfoy c’erano, poi, sicuramente quelle che avevano come soggetto Potter – Perché durante i temporali i Harry Potter sorride? Perché crede che i lampi siano i flash dei fotografi! –.
– Durante l'amplesso Potter ci sta dando dentro e Ginny: ‹‹Oh caro, sei sicuro di averlo messo dentro?›› – occupava sicuramente un posto speciale nel suo cuore: lo diceva lui che aveva avuto ragione quando al terzo anno aveva applaudito con particolare foga lo smistamento di Baddock nella nobile casa di Salazar.
Blaise Zabini, che si era sempre definito un ragazzo di classe, storceva il naso davanti alle volgari battute che facevano ridere sguainatamente i suoi compagni, riteneva, invece, che Malcolm desse il suo meglio quando si trattava di insultare i Grifondoro, e si sentiva quasi orgoglioso – come un padre con il figliol prodigo – per aver istruito così bene quella giovane mente.
– Perché la carta igienica che usano i Grifondoro è lunga il doppio della nostra? Perché sulla prima parte ci sono scritte le istruzioni! – era indubbiamente la sua preferita.
L’unica volta, da quando si era conquistato il suo angolo nel quotidiano, che Baddock era incappato nell’ira delle serpi era stata quando aveva scritto una battuta infelice sul loro protettore – Si è spento Piton, ora è Pitoff –. La rabbia nei suoi confronti, però, era durata meno di quanto ci mettesse Ronald Weasley a sbagliare una parata sul campo di Quidditch quindi – secondo fonti certe – tre minuti e due insulti.
Effettivamente faceva ridere.
 
E come se le rubriche, i pettegolezzi e gli argomenti frivoli non fossero stati già abbastanza, anche Romilda Vane era riuscita a ritagliarsi il suo piccolo spazio all’interno della macchina sforna notizie dei fratelli Canon. Infatti era stata sua la brillante idea di istituire l’angolo della posta del cuore, dove ogni studente avrebbe potuto chiedere, in completo anonimato, consigli sull’amore che la giovane si impegnava ad elargire con tutta la serietà e la determinazione richiesta dal caso.
Talmente presa dal suo nuovo e fiammante ruolo, Romilda aveva iniziato ad autodefinirsi come la paladina dei cuori infranti e delle promesse non mantenute, completamente incurante che chiunque dotato di più di un neurone non la reputasse minimamente adatta a tale ruolo. In prima fila c’era sicuramente Hermione Granger – So io quale sarà il primo consiglio che darà a tutte quelle povere illuse che ancora leggono questa spazzatura: “Metti un filtro d’amore in dei cioccolatini e lasciaglieli nel dormitorio, ma mi raccomando non assicurarti assolutamente che sia lui a mangiarli, tanto uno vale l’altro!” –.
Una volta pubblicata per la prima volta la rubrica, però, tutti si erano accorti che queste preoccupazioni non avevano alcuna ragione d’esistere. I messaggi che venivano inviati, infatti, si erano rivelati essere nient’altro che una serie di insulti – più o meno velati – indirizzati a “quella manica di babbei” che dirigevano il giornale. Non che questo fosse un problema per Romilda, la quale rispondeva, senza alcun senso logico, ad ogni messaggio offrendo consigli e suggerimenti su come comportarsi in questa o in quella situazione amorosa. Che poi tali consigli fossero o meno richiesti, era un dettaglio perfettamente ignorabile.
A fare concorrenza alla Vane per inutilità ci pensavano, poi, Lavanda Brown e Calì Patil le quali non facevano altro che ampliare – forse molti avrebbero preferito una parola più calzante, ridurre ad esempio – il già fornito elenco di contenuti di alto – altissimo – livello. Era grazie a loro, infatti, che ogni studente era in grado di conoscere preventivamente cosa il futuro gli avrebbe riservato leggendo comodamente a pagina 3, sotto la voce oroscopo. E che non si pensasse che le due ragazze non avessero preso con serietà e impegno il ruolo da loro ricoperto: per accettarsi che fosse valida, ogni profezia veniva rigorosamente sottoposta a una delle menti più capaci nell’ambito della divinazione. Il fatto che la mente sopracitata fosse quella della Cooman, secondo alcuni, faceva sì che il giornale acquisisse un ulteriore spazio dedicato alla risata. Ovviamente il discorso non poteva essere applicato a ogni accanito lettore del quotidiano, ne erano la prova quei due o tre studenti che ogni mattina si vedevano vagare per i corridoi attenti a evitare crepe, scale, Pix – anche se quella era ormai pratica comune – oppure intenti a lanciare sale dietro le spalle per un numero dispari di volte.
 
***
 
And as you sit there making daisy chains
And I throw in a hand grenade
And tell you how it is I really feel for you

 
Il rumore delle suole consumate dei suoi mocassini marroni riecheggiava tra le pareti spoglie di un corridoio trasversale del quarto piano. Da quando durante il suo primo anno era stato pietrificato da un enorme basilisco che si aggirava indisturbato per il castello – non esiste posto più sicuro della Gringott, forse solo Hogwarts – Colin Canon aveva saggiamente deciso di non avventurarsi mai più per i corridoi completamente solo. Sfortuna volle, però, che quella sera dicembrina il giovane si fosse completamente dimenticato di appendere nella camera oscura le ultime foto necessarie per la pubblicazione del numero del giorno seguente. Così, mentre tutti erano a cena, si era visto costretto a raggiungere in tutta fretta la redazione del suo giornale per riparare il prima possibile all’errore commesso. Con la mente completamente concentrata su quello che avrebbe dovuto fare non si accorse immediatamente che da singolo, il rumore riecheggiante dei suoi passi era diventato doppio.
Fu solamente quando la sua voce lo raggiunse che capì di essere in trappola, senza via di fuga.
Eppure era stato così attento, per sei – ormai sette – lunghi anni aveva fatto attenzione a non rimanere mai solo, ma sempre in compagnia di qualcuno. Non che nell’ultimo periodo fosse difficile, da quando la guerra era finita nessuno voleva stare più solo. Forse l’amore unisce è vero, ma mai quanto l’odio e la paura. E ora si ritrovava solo – scoperto – alla mercé di chiunque per una stupidissima svista.
‹‹Sai Canon, girano delle voci secondo le quali una volta uscito da questo buco vorresti lavorare per la Gazzetta del Profeta, e magari addirittura fondare un tuo giornale. Qualcosa di serio intendo, non come quella spazzatura che gira per i corridoi con il tuo nome e quello di altre patetiche nullità stampato sopra››.
Si dice che delle volte il cappello parlante sbagli a smistare, qualcuno addirittura aveva pensato – e aveva avuto anche l’ardire di dirlo ad alta voce – che lo smistamento avvenisse troppo presto.  Sicuramente questo non era il caso di Colin Canon, che per quanto potesse esser terrorizzato, aveva già impugnato la bacchetta pronto a un’eventuale scontro. Non che si illudesse che si sarebbe arrivato a tanto, quel ragazzo era famoso per utilizzare un’arma ben più potente – e sicuramente più letale – le parole. Purtroppo non il campo prediletto dal giovane Grifondoro, non che questo lo scoraggiasse ovviamente.
‹‹Dimmi cosa voi e vattene. O mi hai seguito fin qui solo per insultarmi, come una viscida serpe quale sei?›› Godric sarebbe stato sicuramente fiero del suo protetto.
‹‹Canon, sai cos’è un patto?›› con una scrollata di spalle proseguì incurante delle velenose parole che gli erano appena state rivolte. Dopotutto era famoso per la sua diplomazia. Era proprio grazie a quella se negli anni si era fatto un nome e se nei sotterranei – e non solo – chiunque avesse un problema da risolvere si rivolgeva a lui.
‹‹Un patto, – continuò imperterrito, come se non gli importasse che il suo interlocutore rispondesse, e probabilmente era proprio così – è un accordo stipulato tra due parti dal quale entrambe ne ricavano un beneficio, che sia esso pecuniario, fisico, o morale››.
‹‹E sentiamo, cosa ti fa credere che io voglia qualcosa da te o che sia interessato a qualsiasi cosa tu abbia da offrirmi?››
‹‹Vedi io credo fermamente che chiunque abbia un prezzo. – la pausa ad effetto non fece altro che aumentare la tensione nell’aria – Che chiunque sia disposto a scendere dove mai avrebbe immaginato pur di raggiungere i suoi più intimi e profondi obiettivi. Dunque, ricollegandomi a ciò che ho affermato in precedenza, se vuoi anche solo sperare che qualcuno della Gazzetta del Profeta ti noti, viste le tue, come posso dire … dubbie origini magiche, per non parlare dei voti mediocri che ti ritrovi, ti serve un articolo che faccia notizia, qualcosa, per così dire, di sensazionale››.
Ora, Colin si rendeva perfettamente conto che c’erano alte, altissime, probabilità che tutto ciò finisse male, non era mai stato saggio fare affari con le serpi, e ancora meno con quella serpe in particolare. Ma come un’ape attratta dal più dolce dei fiori, non riusciva a smettere di ascoltare le sue ammalianti parole.
‹‹E cosa avresti da offrirmi?››
‹‹Una foto. È il tuo campo, no? In cambio chiedo solamente un paio di disegni. Semplice no? Niente di illegale, niente di particolarmente difficile da prendere››.
‹‹Che genere di disegni?››
‹‹Quelli di Potter, o più precisamente quelli della squadra di Potter. Se mi consegnerai una copia della formazione e delle tattiche di gioco che lo sfregiato intende schierare in campo questo sabato contro Serpeverde, la foto sarà tua››.
‹‹Tu sei completamente impazzito se credi che tradirò la mia casa, un mio amico, per una stupida foto, che non so nemmeno cosa raffiguri, oltre se attendibile. Non farei mai una cosa del genere, mai! Nemmeno per tutti i galeoni del mondo! Nemmeno se quella foto raffigurasse Albus Silente in persona che contrabbanda pozioni di dubbia provenienza, nemmeno …››
‹‹Nemmeno per distruggere la reputazione di Draco Malfoy?››
Colin Canon, già con un piede sul gradino della rampa di scale lì a fianco, pronto ad andarsene, chiuse la bocca di scatto.
‹‹M-ma io credevo che … si insomma … che tu e lui, v-voi due foste amici…›› una scrollata di spalle fu l’unica risposta che ottenne.
Non si accorse nemmeno di aver rimesso il piede a terra e di aver corrugato le sopracciglia: una serie infinita di immagini di angherie, prepotenze e maltrattamenti gli passarono davanti agli occhi. Cos’era in fondo la vittoria di una partita di Quidditch contro la possibilità di rendere l’ultimo anno di quel malefico Serpeverde invivibile come lui aveva fatto tante volte con lui e con suo fratello? Era colpa di suo padre infondo se al primo anno era stato pietrificato, era colpa sua se aveva dovuto cambiare più volte macchina fotografica, era colpa sua se Harry aveva avuto così tanti problemi negli anni, se Ron aveva “mangiato lumache” al suo secondo anno, era colpa sua e di esseri come Malfoy se lui, Hermione e tanti altri non si sentivano completamente accettati in quel mondo che era di diritto anche loro. Cos’era una partita in confronto a tutto quello?
‹‹Come faccio a sapere che rispetterai il patto una volta che ti avrò consegnato gli schemi? E che la foto non è solo una pergamena bianca ma ne vale la pena?››
‹‹Come ben saprai sono famoso per rispettare i patti … e per farli rispettare›› la minaccia, nemmeno troppo velata, fece sì che il Grifondoro iniziasse a chiedersi se non avesse fatto meglio a restare a cena quella sera, ma ormai era tardi per pentirsene.
‹‹Per quanto riguarda la foto, invece, capirai quando la vedrai. Abbiamo un patto quindi?››
La mano fredda di Theodore Nott rimase sospesa in aria solo per pochi secondi prima che quella tremolante e sudaticcia di Colin Canon la stringesse. Dopotutto lo sanno tutti che è facile fare un patto con il diavolo quando non sei tu a pagarne il prezzo.
La stretta durò giusto lo stretto necessario e quando fu sciolta Colin dovette mordersi le labbra a sangue per evitare di iniziare a correre per scappare da quel luogo e soprattutto da quello che era appena successo. Era così concentrato sul mantenere la clama che non si accorse del sorriso vittorioso e poco rassicurante che comparve sulle labbra del Serpeverde.
 
I'm sending postcards from my heart
With love for a postmark and then..
 
‹‹Allora?! L’hai portata?››
‹‹Datti una calmata Canon, mantengo sempre la parola data. Tu piuttosto hai tutto?››
‹‹Sì, sì ma facciamo in fretta. Questo è tutto quello che ho trovato, tutto nella busta come promesso››
‹‹Bene, è stato un piacere fare affari con te. Aspetto con ansia la tua prossima pubblicazione››
‹‹Farò ovviamente delle ricerche, prima, devo avere altre prove oltre que…››
‹‹Te l’avevo detto che ne valeva la pena››
‹‹M-Ma non può essere! Cioè deve per forza essere falsa, non è assolutamente possibile! Mi hai fregato! Tutto questo non può essere vero! Rispondimi! Non puoi andartene così! Nott!!››
 
***
 
You know that you make me feel like we've been caught
Like kids in the school yard again

 
Da quando all’età di undici anni Hermione Granger aveva scoperto di essere una strega era sempre stata affascinata da ogni piccolo dettaglio di quel nuovo mondo di cui era entrata a far parte. Le cose che la infastidivano, o che non la sorprendevano, erano talmente poche da potersi contare sulle dita di una mano.
Tra queste figurava la consegna della posta ad Hogwarts. Non che lo spettacolo di gufi e civette che planavano ogni mattina davanti a propri padroni recanti missive da chissà dove la lasciasse indifferente o non le piacesse, semplicemente riteneva che non fosse il momento più adatto della giornata per far sì che ciò avvenisse. Era sempre stata dell’idea che far consegnare la posta durante la colazione non fosse propriamente igienico. Infatti erano più le volte in cui era costretta a buttare via la sua porzione di uova o di porridge, a causa delle varie piume che vi trovava all’interno, che quelle in cui riusciva a consumare l’intero pasto senza problemi. Forse era solo lei che si poneva il problema, pensò, mentre osserva Ronald Waesley ingurgitare un’intera forchettata di bacon condita da qualche piuma.
Quella però, non era sicuramente la cosa più strana della mattinata: da quando i gufi avevano fatto il loro ingresso in Sala Grande, almeno dieci minuti prima, si sentiva stranamente osservata. Il che era abbastanza strano dato che Harry non era ancora sceso e che Leotordo – o Leotardo come lo chiama Ginny – a differenza del solito non aveva creato danni con il suo atterraggio.
‹‹Ron non ti senti un po’ osservato sta mattina?››
L’unica risposta che ebbe fu un farfuglio indistinto che poteva sembrare “Si chiederanno dov’è Harry” ma allo stesso tempo “Sai dov’è il Curry”. In poche parole, inutile.
Come se fosse stato evocato dal compare di sventure, nonché migliore amico e co-proprietario dell’unico cervello che si ritrovavano – almeno secondo Hermione – Harry Potter, tallonato come un’ombra da Ginny Weasley, entrò correndo in Sala Grande rischiando di inciampare per ben due volte. Nessuno degli altri due componenti del Magico Trio fece in tempo a pensare un saluto che questi quasi si tuffò addosso a Hermione.
‹‹Spiegami! Cosa diavolo è questo?! E non accetterò una bugia come risposta perché è EVIDENTE – la voce sempre più acuta tanto che Neville, seduto lì vicino, sobbalzò talmente forte da versarsi parte del succo di zucca sui pantaloni – che non può essere una cosa montata! Quindi spiega! Subito!››.
Al termine di quello che era stato sicuramente il discorso più lungo e articolato fatto senza prendere fiato, Harry gettò, letteralmente, in faccia ad Hermione una pergamena che aveva decisamente visto giorni migliori. La ragazza, che fino a qualche minuto prima stata consumando in santa pace la sua colazione, sbiancò di colpo.
‹‹Cosa? Come? Dove hai preso questa roba?›› Forse l’isteria di Harry Potter era contagiosa.
‹‹Dove? Dove? Cristo santo Hermione è in prima pagina sull’Hogwarts Post!››
Solo in quel momento notò il gigantesco titolo scritto a caratteri cubitali dove capeggiavano le parole “Il Mangiamorte e l’eroina” e che dopo una decina di secondi cambiavano in “Quando l’amore supera i pregiudizi”. Ora iniziava a capire perché dall’inizio di quella mattina si sentiva osservata: era effettivamente così!
 
And I can't keep it to myself
Can't spell it any better
L.O.V.E. forever

 
 ‹‹Harry per l’amor del cielo siediti e non urlare!››
Afferrò di slancio il giornale cercando di non farlo vedere almeno a Ron ma quando rialzò gli occhi si accorse che era troppo tardi. Il rosso si era bloccato, la faccia paonazza, ed emetteva strani sbuffi, segno che probabilmente si era dimenticato di ingoiare l’ultimo pezzo di bacon che ora dimorava nel suo esofago.
Appurato che non ci fosse niente che lei potesse dire, o fare, per far calmare i suoi due migliori amici riportò l’attenzione sulle pergamene che aveva tra le mani. Con rammarico poté notare che Harry si era sbagliato: non era solo la prima pagina dedicata a loro ma l’intero giornale. Ogni articolo, rubrica, titoletto e fotografia era dedicata allo scoop del giorno: la relazione segreta tra Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Michael Corner aveva dedicato il pezzo alla carriera sportiva del Serpeverde, Susan Bones aveva progettato per loro l’outfit perfetto per un primo appuntamento – che fortuna – mentre Romilda Vane, sostenuta da Lavanda e Calì che affermavano di aver visto la loro storia d’amore nei fondi del tè, dava loro consigli su come far sì che la loro relazione durasse nel tempo. Tra i più assurdi c’era l’idea di organizzare una cena di famiglia in uno dei ristoranti di lusso di Diagon Alley con entrambe le famiglie. C’era da chiedersi dove avesse vissuto fino a quel momento quella ragazza. Addirittura Baddock aveva dedicato loro una serie di battute di dubbio gusto ma che avevano suscitato parecchia ilarità nei loro compagni. O perlomeno in chi si era ripreso dallo shock della notizia.
Hermione riportò l’attenzione alle foto, che probabilmente erano la cosa più spettacolare – e incriminate – dell’articolo. In ogni pagina erano, infatti, presenti diversi scatti che raffiguravano lei e Draco in momenti privati quando credevano di non esser osservati da nessuno.
 
I hope you know that I'm sending a postcard 
I don't care who sees what I sent
Or if the whole world knows what's in my head

 
Alcune erano più vecchie, come quella che raffigurava loro due mentre passeggiavano sotto la neve davanti all’ufficio postale in una stradina secondaria di Hogsmeade durante una delle uscite concesse loro. Hermione infreddolita cercava di coprirsi il più possibile dalle raffiche di vento quando, con un movimento repentino, Draco le avvolgeva attorno al collo la sua sciarpa Serpeverde senza staccare lo sguardo da davanti a sé, fingendo indifferenza. Indifferenza che sicuramente non traspariva dallo sguardo innamorato che gli rivolgeva, invece, la ragazza subito dopo. Doveva essere stata scattata almeno qualche mese prima, forse a gennaio quando c’era ancora la neve. Altre invece erano sicuramente più recenti. Quella in cui lui le rubava un libro e la baciava quando lei cercava di riprenderselo, era di qualche settimana prima. Il ricordo del tonfo del libro che cadeva a terra quando lui le aveva allacciato le braccia alla vita per infilare le mani sotto la sua camicetta era ancora vivido in lei.
 
We chased the sun til it got away
On a bicycle that your daddy made
But not made for two

 
Doveva assolutamente capire come fosse possibile che quelle foto fossero finite su quel maledetto giornale. Se infatti alcune erano facilmente reperibili, come ad esempio quella scattata in biblioteca tra gli scaffali in cui lei era completamente immersa nello studio di un grosso tomo di Trasfigurazione mentre lui le dormiva sulle gambe, per altre la situazione era completamente diversa.
Impossibile che fossero riusciti a scattarle senza che loro se ne accorgessero. Era davvero così presa da lui da non accorgersi minimamente di quello che le accadeva intorno? Pareva di sì. E come per ribadire il concetto e burlarsi di lei, l’ultima foto della prima pagina la raffigurava durante una lezione di Storia della Magia mentre sollevava lo sguardo dagli appunti e lo allacciava a quello del biondo. E se lui riusciva a mantenere la sua tipica faccia di bronzo – di platino forse era più azzeccato visto il soggetto – lei non mancava di mostrare la classica espressione da bambina alla sua prima cotta. E dire che di esperienze ne aveva avute anche lei, forse non ad alti livelli come si vociferava, ma non era proprio una sprovveduta. Eppure… eppure lui aveva il potere di far partire per la tangente il suo tanto decantato cervellino solo con uno sguardo.
 
Then we sat out on your rocking chair
You with a flower in your hair
That I found for you

 
‹‹Siamo sempre stati così attenti! Non capisco proprio come sia possibile››
Completamente immersa nella contemplazione di quegli scatti rubati non si era accorta di aver espresso le sue preoccupazioni ad alta voce.
‹‹Sempre!? Da quanto va avanti questa storia, Hermione?››
Sicuramente Harry se ne era accorto e la sua voce stava diventando sempre più acuta e scricchiolante. Al contrario Ron sembrava essere sprofondato in uno stato catatonico, contro il quale niente potevano le leggere pacche che a intervalli regolari Neville batteva sulla sua spalla destra.
Hermione rialzò brevemente lo sguardo per poi riportarlo immediatamente sul giornale.
‹‹Dall’inizio della scuola, giorno più giorno meno›› non avrebbe potuto dire cosa peggiore. Harry si lanciò senza freni in una filippica davanti alla quale anche la McGrannit sarebbe impallidita. Hermione però non lo stava già più ascoltando: nel frattempo aveva girato pagina e le era servito tutto l’autocontrollo di cui disponeva per non lasciare che la sua mascella sbattesse contro la superfice del tavolo per la sorpresa.
In alto alla pagina c’erano due foto. La prima ritraeva Malfoy che la sollevava da terra e lei, con un cipiglio che doveva apparire minaccioso ma riusciva solo ad essere tenero, gli intimava di posarla a terra. La seconda, invece, non avrebbe proprio dovuto trovarsi lì.
Si ricordava perfettamente di quella foto, e di come fosse stata scattata. Non era fisicamente possibile che si trovasse su quel giornale, perché l’unica copia esistente era in mano all’ultima persona che l’avrebbe mai resa pubblica. No, doveva esserci un errore. Doveva per forza esserci un errore.
 
But then monday always comes around
And it's sad 'cause I can't see you now
Wan't you to know you're always in my head

 
I pochi studenti del settimo anno che non avevano approfittato della prima uscita ad Hogsmeade di dicembre erano facilmente catalogabili in due categorie: chi era stato messo in punizione e non aveva trovato il modo per sgattaiolare via sotto il naso adunco di Gazza, e chi aveva di meglio da fare. Hermione Granger caposcuola Grifondoro e Draco Malfoy caposcuola Serpeverde rientravano sicuramente in quest’ultima categoria. Quella domenica avevano infatti deciso di darsi appuntamento nella stanza delle necessità. Come fosse sopravvissuta all’Ardemonio invocato da Tiger l’anno prima nessuno riusciva a spiegarselo e forse nessuno se lo domandava nemmeno più fintanto che continuava ad apparire sul muro del settimo piano davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo. Teoricamente l’intento che aveva spinto i due a incontrarsi era quello di studiare – almeno secondo Hermione – praticamente facevano tutt’altro.
‹‹Granger mi vuoi spiegare cosa staresti facendo? Pensavo fossimo venuti qui per divertirci››
Sprofondato in una poltrona di pelle nera che aveva sicuramente visto giorni migliori, Draco non staccava di un millimetro gli occhi dalla schiena della compagna al centro della stanza china su un tavolino basso. Stanco di essere ignorato, con uno scatto di reni si alzò e silenziosamente si portò alle spalle di Hermione iniziando a depositare una scia di baci sul suo collo.
‹‹Sai tra i babbani non esistono le foto che si muovono›› cercando di non farsi distrarre dalle attenzioni che le venivano rivolte, gettò un’occhiata in tralice al suo compagno per cogliere qualsiasi segnale di fastidio. Niente.
‹‹Quindi puoi immaginare la … – un sospiro più pensate dei precedenti, era arrivato in un punto particolarmente piacevole – mhm la mia sorpresa quando a undici anni ho visto la prima foto del mondo magico. Fu quella che mi convinse che tutto questo era reale, che non era uno… ah… stupido scherzo inventato da qualcuno per prendermi in giro: i gufi si possono addestrare e la gente può essere pagata per recitare. M-ma le foto… ah… Draco… che si muovono no, quelle non potevano essere un trucco››.
Si girò nel cerchio delle sue braccia, interrompendo quella dolce tortura, e gli mise davanti al naso una piccola macchina fotografica rosa.
‹‹Me l’ha regalata Ginny per il mio compleanno. Solo che non ho idea di come funzioni – silenzio, lo sguardo improvvisamente basso e il sangue che iniziava ad affluire verso le sue guance già rosse a causa dei baci – quindi mi chiedevo se… ecco… se magari tu sapessi come si usa››.
Draco si scostò leggermente e lentamente le sfilò la macchinetta dalle mani.
‹‹E così esiste qualcosa che anche la brillante Hermione Granger non sa›› esordì ridacchiando.
‹‹Non sei divertente. Se devi solo prendermi in giro chiedo a Ginny››
‹‹Tranquilla mezzosangue, mia madre aveva una roba del genere, ovviamente di alta qualità e di miglior fattura – Hermione alzò gli occhi al cielo ma evitò di commentare, erano rari i momenti in cui le raccontava qualcosa della sua famiglia – mi ricordo che quando ero piccolo mi seguiva ovunque per farmi le foto, io fuggivo e andavo a nascondermi sotto i tavoli o negli armadi. Di solito mi copriva mio padre che odiava fare le foto tanto quanto me …– un sorriso fece capolino sulle sue labbra – peccato che puntualmente gli elfi domestici facessero la spia a mia madre che poi obbligava tutti e due a posare per tempi infiniti e a sorridere››
Come risvegliatosi da una trance Draco avvicinò il viso a quella diavoleria e iniziò a studiarla cercando di ricordarsi come faceva sua madre a farla funzionare.
Nel frattempo Hermione, con un sorriso sulle labbra, era tornata a leggiucchiare il manuale di istruzioni che faceva bella mostra di sé sul tavolino basso di mogano al centro della stanza. Non che fino a quel momento ne avesse ricavato qualcosa, più che istruzioni vere e proprie erano una raccolta di commenti estatici di chi aveva comprato la stessa macchina fotografica e che si vantava di come fosse stato l’acquisto del secolo e ora non ne potesse più fare a meno. Non proprio l’emblema dell’utilità.
‹‹Forse ho trovato qualcosa di utile! Una certa signora Monroe si vanta del fatto che questa sia una delle poche macchine fotografiche con l’autoscatto a distanza. A quanto pare basta agitare la bacchetta così›› Hermione fece compiere alla sua bacchetta un arco in aria per poi disegnare una sottospecie di triangolo con uno scatto del polso.
‹‹Mhm, a me sembra che non succeda niente››
Le ultime lettere non si erano ancora spente che un flash abbagliante illuminò l’intera stanza. La bestemmia che urlò Malfoy subito dopo probabilmente la sentì anche Hagrid dalla sua capanna. Quando si era attivato l’autoscatto infatti, il ragazzo era rimasto accecato dal flash che era partito in contemporanea. Ora si sfregava gli occhi con forza e lanciava ogni sorta di maledizione a lei e a chiunque avesse inventato quell’affare demoniaco.
Cercò di muovere qualche passo in direzione di Hermione ma, ancora con qualche problema di messa a fuoco, inciampò nel tappetto e cercando di non cadere si aggrappò con tutte le sue forze alla ragazza davanti a lui con l’unico risultato di trascinare a terra anche lei. Si ritrovarono così una sopra l’altro, i nasi che si sfioravano e gli occhi incatenati. Quando Hermione appoggiò la bocca sulla sua, il pavimento sporco, la posizione non troppo comoda, la macchinetta che continuava a scattare fotografie a raffica, tutto, perse importanza. C’erano solo loro due, l’uno stretto all’altra, le mani nei capelli e le lingue che danzavano.
 
I'm sending postcards from my heart
With love for a postmark and then..

 
Un paio di ore più tardi erano ancora nella stessa posizione stretti in un abbraccio fatto di braccia e gambe intrecciate con solo il mantello del ragazzo a coprirli. Sparse tutte intorno a loro, oltre un groviglio indefinito di vestiti, c’erano una serie di fotografie.
‹‹Visto mezzosangue? Alla fine siamo riusciti a scattare le foto››
Draco si sollevò leggermente sui gomiti e, dopo aver fatto cadere un po’ di cenere dalla punta della sigaretta, appellò le varie foto e si mise ad osservarle.
Hermione si sollevò a sua volta per riuscire a vedere meglio ‹‹Beh a parte queste dieci che hanno fotografato solo la tappezzeria, queste quattro che non vedranno mai la luce del sole – mormorò un veloce “incendio” e le quattro foto incriminate si ridussero in cenere (con qualche protesta del giovane Malfoy che le avrebbe volentieri conservate con cura per le notti fredde e solitarie nel sotterraneo) – è rimasta solo questa››.
La foto era stata scatta proprio nel momento in cui erano caduti l’una sopra l’altro e ritraeva Draco steso supino con un’espressione a metà tra l’indignato e il sorpreso, sovrastato da Hermione che, a cavalcioni su di lui, gli sorrideva a pochi centimetri dalla bocca guardandolo negli occhi.
‹‹E dato che non mi hai lasciato tenere le altre questa la prendo io!›› e così dicendo il rampollo di casa Malfoy le sfilò la foto di mano e la ripose nella tasca interna del suo mantello.
‹‹Ora possiamo riprendere da dove avevamo interrotto›› così dicendo soffocò ogni protesta sul nascere chiudendole la bocca a modo suo.
 
You know that you make me feel like we've been caught
Like kids in the school yard again

 
Hermione sollevò di scatto lo sguardo e lo puntò sull’altro lato della sala dove Draco Malfoy stava consumando la sua colazione come se niente o nessuno potesse scalfirlo. Continuava a mangiare come se la Sala Grande fosse stata vuota e lui l’unico occupante, completamente incurate dei bisbigli e delle occhiatine che gli venivano rivolte. Era sempre stata una sua qualità innata, quella di ignorare completamente chi gli stava accanto o che non riteneva degno della sua attenzione. Dovette però sentirsi particolarmente osservato, oppure come capitava a lei, era in grado di distinguere il suo sguardo da quello di tutti gli altri, perché improvvisamente sollevò lo sguardo. Appena i loro sguardi si incrociarono un ghigno malizioso si disegnò sulle sue labbra e le fece l’occhiolino confermando così tutti i suoi sospetti. Non poteva crederci. L’aveva fatto veramente. Hermione era talmente sconvolta che lasciò cadere il giornale nel piatto schizzando un po’ di cibo tutto intorno. Non riusciva a crederci, non poteva averlo fatto davvero. Ma come un’ulteriore conferma profetica, le ritornò alla mente la conversazione avuta la settimana prima di natale.
 
Erano sdraiati sul divano della sala dei prefetti, l’ora delle ronde già finita da un pezzo, nessuno sarebbe venuto a disturbarli. Avevano appena smesso di baciarsi quando Hermione, mentre si sistemava meglio su di lui, si ricordò perché gli aveva chiesto di fermarsi oltre l’ora del coprifuoco.
‹‹Oggi sono andata in infermeria, avevo mal di testa e volevo chiedere un rimedio a Madama Chips, e sai chi ho visto steso in uno dei lettini con una brutta ferita a un braccio?›› nessuna risposta, ma sapeva che la stava ascoltando. Lui la ascoltava sempre, sia che dicesse cose di poco conto sia che parlasse di questioni di estrema importanza. Che poi non facesse mai quello che lei gli chiedeva era un altro paio di maniche.
‹‹C’era Eddie Carmichael, quel ragazzo che durante il nostro quinto anno vendeva l'El
isir Cerebro di Baruffio promettendo che avrebbe permesso a tutti di superare i G.U.F.O. con un ottimo punteggio senza dover studiare – non poté evitare la smorfia di disappunto che le incurvò le labbra e fece una pausa come per assicurarsi che lui capisse di cosa stesse parlando – ecco, parlando con Harry ho scoperto che era lì perché aveva perso un duello – un’altra pausa – con te, Malfoy››.
Il tono di voce con cui aveva concluso non lasciava presagire niente di buono. Draco scrollò le spalle come se la cosa non lo riguardasse minimamente e stessero semplicemente parlando del tempo.
‹‹Potter dovrebbe imparare a farsi un po’ i cazzi suoi›› con un rapido movimento della bacchetta si accese una sigaretta e aspirò una profonda boccata. Un leggero odore di menta iniziò a diffondersi per la stanza.
‹‹Hai da dire solo questo?! È il terzo questo mese che sfidi a duello. Questa volta qual è la scusa?››
‹‹Non esiste nessuna scusa. Le mie azioni erano perfettamente giustificate – il tono di chi era stato offeso profondamente – Quell’idiota mi ha mancato di rispetto! Stavo camminando per il corridoio quando mi ha pestato un piede››.
Calò nuovamente il silenzio ma Draco sapeva che non sarebbe passato molto tempo prima che Hermione tornasse all’attacco, quando ci si metteva diventava più testarda di un drago.
‹‹Quindi non centra niente il fatto che il giorno prima mi avesse invitato da madama Piediburro?››
‹‹Esiste davvero qualcuno che ha il coraggio di mettere piede in quel posto? – rilasciò una nuvola di fumo biancastro che salì con lente volute verso il soffitto – A parte questo non ho la minima idea di cosa tu stia parlando››.
Hermione si sollevò dal suo petto, dov’era rimasta accoccolata fino a quel momento, per guardarlo in faccia.
‹‹Draco – a lui vennero i brividi come ogni volta che lei pronunciava il suo nome – non puoi sfidare a duello ogni ragazzo che mi chiede di uscire – gli prese una mano iniziando a giocherellare con le sue dita – soprattutto dato che nessuno sa che stiamo insieme›› quando incrociò i suoi occhi le sembrò di vedere un lampo di fastidio attraversarli ma non seppe dirlo con certezza dato che, come ogni volta, la sua espressione tornò neutra nel giro di pochi secondi, come se niente e nessuno potesse turbarlo.
‹‹Non che la cosa mi riguardi, ma credo che sia normale che a un ragazzo dia fastidio se un altro ci prova con la propria ragazza. E comunque Carmichael se l’era cercata, tu non centri niente, ha intralciato il mio cammino››.
Draco dissimulò completa indifferenza anche se dentro di sé ribolliva, era il terzo questo mese che ci provava con la sua mezzosangue, continuando di questo passo avrebbe dovuto spostarsi dal dormitorio Serpeverde alla sala dei duelli talmente tanto era il tempo che passava lì dentro. Doveva trovare una soluzione il prima possibile.
‹‹Guarda che sono seria! Non puoi sfidare l’intera scuola a duello! Quale sarà il prossimo passo? Appendere i manifesti? Almeno così non dovrai nemmeno scomodarti a inventare una scusa plausibile. Non che quelle che hai usato fin ora lo siano›› ironizzò Hermione iniziando a ridacchiare.
‹‹Sai Granger che non è una cattiva idea?›› replicò lui pensieroso ignorando completamente l’ascesso di risa che aveva scosso la ragazza convinta che lui stesse scherzando.
 
And I can't keep it to myself
Can't spell it any better
L.O.V.E. forever

 
Si rese conto solo in quel momento che quando Draco le aveva rivolto quelle parole non stava affatto scherzando. Lo aveva fatto davvero. Aveva reso tutto pubblico. Lei lo stava semplicemente deridendo non le era minimamente passato per la mente che lui potesse prenderla sul serio. Insomma lui era Draco Malfoy, la persona più riservata del mondo, sia magico che non.
Continuando a sfogliare le varie pagine però, si rese conto che una parte di lei gioiva di quell’atto, finalmente non avrebbero dovuto più nascondersi. Certo era sicura che non avrebbero mai girato per i corridoi mano nella mano, ma almeno ora avrebbe potuto fermarsi a parlare con lui senza che nessuno gridasse allo scandalo. Quello lo avevano appena fatto. E poi cosa più importante di tutte avrebbe potuto allontanare ogni oca che voleva provarci con lui.
 
I hope you know that I'm sending a postcard 
I don't care who sees what I sent
Or if the whole world knows what's in my head

 
Dall’altro lato della Sala Grande Draco Malfoy si stava gustando le espressioni che si alternavano, l’una dopo l’altra, sul volto della propria ragazza. Sorpresa, vergogna, indignazione, imbarazzo – si lasciò sfuggire un ghigno malizioso indovinando cosa la sua dolce Grifondoro stesse ricordando – euforia, gioia. Si sentì poi particolarmente orgoglioso quando, appagando a pieno le sue aspettative, il cervellino di Hermione Granger si dimostrò all’altezza della sua fama arrivando in poco tempo alla verità. Ne ebbe piena conferma quando la ragazza rialzò lo sguardo dalle loro foto per puntarlo su di lui.
Si prospettava una mattinata perfetta, tutto era andato secondo i piani, la sua bella alla fine lo avrebbe ringraziato – già fantasticava sul come – e lui sarebbe potuto tornare ai suoi passatempi preferiti. Primo tra tutti torturare quei due imbecilli di Weasley e Potter.
Se solo fosse riuscito a far stare zitta una volta per tutte Pansy Parkinson, preferibilmente evitando Azkaban. Da quando era arrivata gli trapanava le orecchie con la sua melodiosa voce e se avesse continuato così il ragazzo avrebbe dovuto rivedere anche quella sua priorità.
‹‹Avevo già avuto qualche sentore che stessi scivolando verso il basso quando al quinto anno avevi messo fine alla nostra storia, ma questo – l’unghia laccata rosa bubblegum che picchiettava con enfasi sul giornale aperto davanti a lui – qui non si tratta di scivolare, qui sei proprio precipitato! Spero che sia tutta una bufala. Mischiarsi con una sanguesporco! Per di più Grifondoro – il verso di disgusto che emise sottolineò ancor di più la sua opinione sull’argomento – per non parlare dell’aggravante che se fosse vero ti sei anche fatto scoprire come se fossi un pivello Tassorosso del primo anno!›› il tono melodrammatico degno delle migliori attrici di teatro.
‹‹Pansy sta un po’ zitta››
Delle volte ringraziava Salazar Serpeverde, Merlino e tutti i suoi antenati per aver creato Blaise Zabini e averglielo assegnato come compagno di dormitorio al primo anno facendo sì che diventasse il suo migliore amico.
‹‹Già hai una voce fastidiosa, per dipiù se spari anche così tante cazzate di prima mattina, mi viene mal di testa ancor prima di entrare nell’aula di trasfigurazione – portò l’indice e il medio a massaggiarsi le tempie e socchiuse gli occhi – Draco non si è fatto scoprire, l’ha fatto apposta››.
‹‹Perspicace come sempre Blaise››
‹‹M-ma ma cosa vuol dire?! Draco?!›› ignorando completamente Pansy che era sbiancata in modo improvviso Blaise si sistemò meglio al fianco del suo biondo amico.
‹‹Sai non credevo che lo avresti fatto veramente, credevo scherzassi l’ultima volta››
‹‹Da quando mi conosci ho mai detto qualcosa “solo per scherzare”?››
‹‹Sai Draco nella vita c’è sempre spazio per il miglioramento, sei fortunato ad avere me come compagno di vita, così puoi constatare ogni giorno cosa ti manca per raggiungere la perfezione, in altre parole cosa ti manca per essere me››.
Come per evidenziare il concetto strizzò l’occhio a un gruppo di ragazzine del terzo anno che stavano passando accanto al loro tavolo in quel momento. Destabilizzate dal gesto del moro alcune si bloccarono creando scompiglio nel piccolo gruppetto e facendo rischiare una rovinosa cauta a una di loro. Pienamente soddisfatto del risultato ottenuto si girò nuovamente verso l’amico constatando, però, con disappunto che quest’ultimo non gli aveva prestato la minima attenzione e stava, invece, parlando con un loro compagno.
‹‹Nott! Questi dovrebbero essere tutti›› con un rapido scatto Draco lanciò un sacchettino pieno di galeoni verso il ragazzo che con lo afferrò al volo.
‹‹Era ora! Avevo smesso di sperarci, credevo te ne fossi dimenticato e che sarei dovuto venire a ricordartelo›› affermò dopo aver soppesato il bottino e aver controllato che corrispondesse esattamente a ciò che avevano pattuito.
‹‹Un Malfoy paga sempre i suoi debiti›› rispose con un ghigno Draco per nulla intimorito dalla minaccia nascosta tra le righe.
Aveva fatto un ottimo affare ad affidarsi a Nott, non solo aveva eseguito il compito alla perfezione consegnando le foto senza destare sospetti, ma era anche tornato con gli schemi di gioco di quei perdenti. Un vero colpo di genio doveva ammetterlo.
Non aveva mai considerato Theodore Nott come un vero e proprio amico, in quella categoria ci rientrava solamente Blaise. Una volta si era fermato a parlarci, non ne ricordava nemmeno più il motivo, ed era rimasto piacevolmente sorpreso dall’intelligenza e astuzia del ragazzo che lo avevano reso degno della sua considerazione. Da allora aveva iniziato a considerarlo un suo pari, cosa estremamente rara. Da tutto questo ne era scaturito un rapporto di reciproco rispetto dal quale entrambi più di una volta avevano tratto cospicui e sonanti vantaggi.
‹‹Dove stai andando adesso?›› l’esclamazione di Blaise, oltre a far girare nella loro direzione una gran quantità di teste a caccia di pettegolezzi, gli fece guadagnare una furiosa occhiata da parte del biondo.
‹‹Vado a ringraziare il caro Canon›› gli rispose ghignando. E con una scrollata di spalle e un cenno di saluto all’amico si alzò.
 
You know sometimes it's hard to see
You say the world that torture me
But inside I know exactly how I feel

 
Sentiva appiccicati su di sé tutti gli occhi della Sala Grande. Peggio della carta moschicida. Come al solito li ignorò reprimendo il brivido di fastidio che minacciava di scuotergli le spalle. Continuò ad avanzare lentamente – come se avesse avuto tutto il tempo del mondo e non esitasse a sprecarlo – il mantello sulle sue spalle ondeggiava a ritmo del passo lento e cadenzato. Nella mano destra e ben in vista sotto gli occhi di tutti la bacchetta di biancospino. Più che un avvertimento, uno sfoggio narcisistico della sua posizione. Nessuno avrebbe osato sfidarlo. Non lì. Non davanti a tutti e con i professori a due metri di distanza. Ma ricordare a tutti chi era – cosa era – faceva bene alla reputazione, e il suo piano non era ancora completo. A pochi passi dal grande portone che delimitava l’entrata – o l’uscita che dir si voglia – della Sala Grande si immobilizzò.
‹‹Goldstein!›› la sua voce suonò leggermente metallica in tutto quel silenzio
‹‹Si, Draco?››
‹‹Lo gestisci ancora tu il club dei duellanti?›› se prima si poteva udire qualche bisbiglio qua e là ora a malapena si udiva respirare.
‹‹Sì è ancora di mia competenza, perché?››
‹‹Pura e semplice curiosità›› il ghigno ben visibile sulle labbra sottili.
Chiunque avesse conosciuto Draco Malfoy avrebbe potuto dichiarare con sicurezza che niente che lo riguardasse poteva essere definito puro e semplice. Forse solo una ragazza dai folti capelli castani si sarebbe dichiarata contraria a quell’affermazione storcendo il piccolo naso precedentemente infilato tra le pagine di un grosso libro.
Tuttavia nemmeno lei poteva fingere di non aver capito la minaccia nascosta tra quelle parole: da quel momento in poi Hermione Granger era off-limits e chiunque avesse avuto qualcosa da dire al riguardo ne avrebbe subito le conseguenze. E se molti rimasero delusi non vedendo la ragazza in questione alzarsi e protestare per quell’evidentissima dimostrazione di possessività, Draco non poté che ritenersi soddisfatto vedendo alcuni volti sbiancare. Il ghigno già comparso sul suo volto, si accentuò ancor di più, poi, quando la risata sguainata di Blaise Zabini ruppe l’assoluto silenzio. Con ancora quel suono nelle orecchie e l’andatura di un principe uscì dalla Sala Grande.
 
The things that I can't say out loud
I'll find a place to write it down
I hope that they will find you in the end

 
Mezz’ora più tardi il silenzio del castello veniva turbato ancora una volta. Alcuni dei più recenti abitanti dei quadri appesi alle pareti si svegliarono di soprassalto, i più anziani, invece, non aprirono nemmeno gli occhi limitandosi a cambiare posizione. Finché non si sentiva il cognome “Potter” si poteva stare tranquilli, il peggio che sarebbe potuto capitare erano esplosioni di poco conto seguite da qualche osso rotto, normalità per una scuola di magia e stregoneria.
‹‹Mal-Malfoy ti prego, non è colpa nostra! Se fosse stato per noi, non avremmo nemmeno indagato! Ti prego!››
‹‹Senti, Dennis ha ragione: non è né colpa mia né di mio fratello! Nott! È colpa di Nott! È stato lui a portarci le foto e a dirci di scrivere un articolo! Hey! Fermo! Cosa vorresti fare? Senti abbassa la bacchetta possiamo parlarne, magari troviamo un accordo, possiamo››
‹‹BOMBARDA MAXIMA››
 
I hope you know that I'm sending a postcard 
I don't care who sees what I sent
Or if the whole world knows what's in my head

 
Draco Malfoy dopo essersi spolverato la giacca da quello che rimaneva della redazione dell "Hogwarts Post”, rinfoderò la bacchetta. Lentamente e con assoluta calma si avviò verso i sotterranei sicuro che nessuno sarebbe stato così pazzo, o così stupido, da venire a controllare.
L’ombra del sorriso di poco prima ancora sul suo volto: il primo postulato dei Malfoy era stato rispettato ancora una volta.
Le apparenze prima di tutto.
 
All the things I want you to
know
 
James Blunt, Postcards


Hola Chicos!
Qualche piccola precisazione:
- La frase "Un Malfoy paga sempre i suoi debiti" è una citazione e omaggio alla saga letteraria/televisiva di Game of Thrones di George R.R. Martin, e rimanda a uno dei celebri detti della casata dei Lannister.
- Secondo il finale del libro Colin Canon muore durante la battaglia finale di Hogwarts, ma in questo caso, ai fini della trama, ho apportato un "leggero" cambiamento lasciandolo in vita.

Grazie per essere arrivati fin qui, mi piacerebbe molto sapere i vostri pareri e pensieri sulla mia storia, sperando che vi sia piaciuta e di avervi tenuto compagnia, sperando che vi siate divertiti a leggerla come è successo a me nello scriverla,
Un grosso Grazie a tutti voi
JAckles
  
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