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Autore: JosephineStories    28/04/2018    1 recensioni
La vita di Amy Davies scorre tranquilla: tra studio, amici e lavoro sembra non avere problemi.
Eppure le sue notti sono tormentate da un incubo, che col passare del tempo diventa sempre più reale.
Un incubo dagli occhi di ghiaccio.
Quegli occhi saranno la sua rovina o la sua salvezza?
Presto si renderà conto che non si può fuggire da ciò che la perseguita...
Copyright © 2015, Josephine-C
Questa opera letteraria è coperta da diritto d'autore e, in rif. alla Legge 22 Aprile 1941, n. 633 ogni tentativo di plagio,
in questo e altri luoghi, è punibile a norma di legge e pertanto verrà segnalato alle autorità competenti.
La parziale o totale copia del contenuto è punibile penalmente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Sono passate due ore e io continuo a essere in posa per questo odioso ritratto. Non ho potuto scegliere gli abiti, l'acconciatura o i gioielli, perfino l'espressione del mio viso non mi appartiene: tutto deciso da mia madre.
Quindi eccomi qui, con questo stupido ventaglio tra le mani e un'espressione regale che non mi si addice, ricoperta di fastidiosi fronzoli.

-Ogni giovane nobildonna deve avere dei quadri che la rappresentano. Sii regale, alza il mento, non vorrai vestirti come una selvaggia!- continuava a ripetermi da due giorni.
Ormai sono anni che commissiona quadri su quadri, i quali vanno ad aggiungersi a quelli degli anni precedenti, producendo una sorta di rappresentazione dei miei cambiamenti a ogni età, dall'infanzia all'adolescenza. Abbiamo decine e decine di ritratti, di ogni membro della famiglia; questa mania di imprimere ogni cosa su carta sta diventando di moda, certo sarebbe molto più comodo se non ci volesse tanto tempo. Il pittore continua pigro a imbrattare la tela, mentre mia madre mi fissa soddisfatta e io continuo ad annoiarmi.

Per fortuna Marie interrompe la tortura.

-Contessa, c'è qui il conte Van Dalen. Dice di avere concordato un incontro con la contessina Anita- la informa Marie timorosa, sa quanto mia madre odia che le sedute vengano interrotte.

Il mio stratagemma ha funzuinato, penso soddisfatta. Sono ormai tre settimane che conosco Frederick; mi aveva proposto di visitare la tenuta Van Dalen qualche giorno fa e io ho fatto in modo che la visita fosse rimandata a oggi, coincidendo con la seduta del ritratto, un piano perfetto.

-E in cosa consiste di grazia questo appuntamento?- mi fissa sospettosa. -Passate troppo tempo insieme, non è appropriato visto che non ha chiesto di corteggiarti. Tuo padre cosa ne pensa?-

-Madre, per favore! Il conte mi ha invitato a visitare la tenuta e mio padre è d'accordo, approva la nostra frequentazione anche se non l'abbiamo ancora formalizzata- rispondo.

Lei sospira, massaggiandosi la fronte. -Tuo padre, ma certo! Siete sempre contro di me, la sua indulgenza nei tuoi confronti ci porterà solo guai e rovinerà la tua reputazione!- sbraita come al solito.

Mia madre è stata cresciuta seguendo ferree regole di etichetta e comportamento, completamente subordinata alle convenzioni; la famiglia di mio padre invece, i Deveraux, sono l'opposto ed è stato anche questo a conquistarla. Tuttavia non si può totalmente cambiare il modo in cui si è vissuti...

-Vado a cambiarmi, Marie, dì al conte di attendere in salotto- chiedo gentilmente.

-Cambiarti?! Non se ne parla! Farai visita ai Van Dalen come si conviene, non abbigliata come una selvaggia. O questo, oppure temo che il conte dovrà rinunciare alla tua compagnia questo pomeriggio- risponde la mamma risoluta.

Sbuffo rumorosamente, Frederick piangerà dalle risate vedendomi così combinata.
Dopo le ultime ed estenuanti raccomandazioni di mia madre, lo raggiungo nel salone al primo piano.
Quando apro la porta sento una strana inquietudine, cosa che mi succede spesso da quando lo conosco: mi fa provare delle sensazioni stranissime e contrastanti, inoltre non riesco a privarmi della sua compagnia. All'inizio credevo che ciò fosse dovuto al fatto che siamo coetanei, avendo io avuto poche occasioni per frequentare persone della mia età; credevo fosse normale provare questa curiosità, tuttavia c'è qualcosa di strano in ciò che sento quando siamo vicini...
Apro la porta leggermente, e quando entro nel grande salone lui mi scruta sorpreso.
Come al solito è elegantissimo, la sua bellezza non smette di sorprendermi. Sta cercando di trattenere una risata a ogni costo, con scarsi risultati.

-Frederick- mi inchino ironicamente, visto che non lo faccio mai da quando abbiamo preso confidenza, a differenza sua.

-Contessina- lui fa altrettanto, continuo a chiedergli di chiamarmi per nome e darmi del tu ma sembra non riuscire ad abituarsi. D'altronde ha vissuto in collegio...

-Posso chiedervi, se non sono invadente, a cosa si deve questo abbigliamento? Non siete solita indossare tutte queste chincaglierie- continua a cercare di non ridere, mentre io cerco di immaginarmi quanto devo sembrare ridicola con questa acconciatura e questi abiti così sfarzosi ai suoi occhi, e il ventaglio! Ho ancora questo stupido ventaglio.

Alzo gli occhi al cielo, gettandolo con poca grazia sul sofà.  -Mia madre, si ostina a farmi posare per quegli odiosi ritratti, potete ammirarli in tutti i saloni.- Sospiro scoraggiata.

Lui mi guarda sospettoso, poi sembra avere un'illuminazione.

-È per questo che avete insistito tanto a visitare oggi la tenuta! Volevate interrompere la seduta!- ora sì che ride di gusto, senza la minima intenzione di trattenersi.

Incrocio le braccia al petto corrucciata, sta imparando a conoscermi a quanto pare; alla fine non resisto e inizio a ridere anche io.

-Adesso andiamo via, prima che mia madre cambi idea- lo trascino per i corridoi e poi per le scale, arrivando finalmente all'esterno.

Saliamo sulla carrozza, Frederick cerca di ricomporsi; non deve essere abituato a farsi trascinare di corsa da una ragazza, spero che la mia spontaneità non lo turbi troppo.
Lo vedo scrutarmi pensieroso. E se iniziassi ad annoiarlo? Se volesse frequentare una di quelle donne impostate, sempre ben vestite e pronte in ogni occasione a discutere di futili argomenti? Giocherello nervosamente col mio ciondolo, invasa da mille dubbi.

-Quella collana che portate sempre al collo, è davvero molto particolare. Ho notato che non ve ne separate mai, nemmeno quando vi immergete nelle acque del lago- riflette, fissando il mio amuleto che per istinto stringo ancora più forte.

Sono allarmata da questa domanda inaspettata. Fingi disinteresse e normalità, sei stata istruita a dovere per affrontare situazioni del genere, mi ripeto.

Rilasso immediatamente il volto, sorridendogli. -Questo? È soltanto un cimelio di famiglia, un regalo di mio padre- rispondo con la massima tranquillità.

-La pietra è molto particolare. Credevo fosse un rubino, tuttavia ha un altro tipo di lucentezza- continua pensieroso.

Cerco di riportare la conversazione su un terreno sicuro -non so che tipo di pietra sia, lo indosso per la sua bellezza- scrollo le spalle indifferente. -Oh siamo arrivati!!- gli faccio notare poi, uscendo subito dalla carrozza, così da interrompere altre domande a cui non potrei dare una risposta sincera.

Odio mentirgli, ma non posso ancora raccontare tutto e forse non potrò mai...
La tenuta è davvero incantevole, leggermente più grande di quella Deveraux. Ci sono grandi fontane e giardini che  risplendono sotto i raggi del sole, facendo risaltare ancora di più l'imponente edificio.
Frederick mi offre il suo braccio, conducendomi verso l'entrata, dove un grande atrio si apre dinanzi a noi. Tutto è ricoperto di marmi pregiati e un enorme lampadario di cristallo troneggia al centro, poco vicino alle scale.

Mi conduce all'interno dell'atrio, verso una piccola porta quasi nascosta. Io lo guardo incuriosita e lui sorride enigmatico.
Quando apre la piccola porta, dinanzi a me noto un meraviglioso giardino, si tratta di un giardino segreto: ci sono piante, fontane e un bellissimo gazebo con una panchina di colore bianco. Guardo tutto con grande ammirazione, mi brillano gli occhi; Frederick mi fissa sorridendo e il mio cuore accelera.

-Sapevo che vi sarebbe piaciuto. La vostra passione per la natura è un qualcosa che ci unisce- la sua voce calda mi fa battere ancora di più il cuore.

Respiro il profumo dei fiori misto al suo, cosa mi sta facendo?
Poi mi conduce di nuovo verso l'atrio, mostrandomi il resto. Infine saliamo la grande scala, arrivando al secondo piano. Ci sono moltissime porte ma Frederick mi conduce verso due porte molto grandi e quando le apre, davanti a noi, c'è una immensa sala da ballo: tutto è di un meraviglioso colore crema e c'è un grande pianoforte al centro.

-È una sala davvero incantevole- sussurro.

-È qui che si terrà il ballo di cui vi ho parlato- risponde con un altro sorriso che stavolta sembra celare qualcos'altro.

Capisco subito infatti dove vuole andare a parare. -Mi avete condotta qui per convincermi a partecipare al vostro ballo, vero?- chiedo divertita -volevate incantarmi con lo splendore generale.-

-Beh, uno dei motivi è questo, devo ammetterlo. So che non amate questo tipo di serate, ma vedrete che riuscirò a convincervi. Siete l'unica persona che desidero vedere a quel ballo- il suo sguardo è incredibilmente profondo e io mi perdo nell'argento liquido dei suoi occhi, trattenendo il respiro. Com'è possibile che un solo suo sguardo mi manda il cuore in gola?
Allarmata da ciò che provo mi allontano bruscamente, dirigendomi verso il pianoforte e accarezzandolo; mi siedo, schiacciando casualmente qualche tasto.

-Suonate?- chiedo curiosa.

-Di tanto in tanto, l'ho fatto portare qui dopo il mio trasferimento- risponde.

Sono sorpresa, ho un debole per la dolce melodia del pianoforte. -Suonate qualcosa, adoro la musica.-

-Non credo sia il caso, contessina, non suono in pubblico- confessa un po' nervoso.

-Un solo brano, non vorrete negare un capriccio a una giovane dama?- lo dileggio maliziosa.

Lui mi fissa in maniera strana, come se stesse pensando qualcosa, poi sorride enigmatico.

-A una sola condizione- ha lo sguardo compiaciuto -io accetto di suonare per voi e in cambio prenderete seriamente in considerazione l'idea di presentarvi al ballo.-

-Siete davvero incorreggibile!- sbuffo.

Lui inarca le sopracciglia -allora?-

-E va bene, questo non significa che io abbia accettato, lo prenderò in considerazione. Cosa avete intenzione di suonare?-

-Un brano che ho composto nelle ultime tre settimane. È ispirato a una giovane dama ribelle- mi scruta maliziosamente, facendomi arrossire.
Nessuno mi aveva mai dedicato un brano, sono curiosa di ascoltarlo. Mi sposto, lasciandogli libero lo sgabello.

Siede al piano con naturalezza, come se lo avesse fatto un milione di volte. Ammiro gli uomini che suonano il pianoforte e si dedicano all'arte.
Inizia a sfiorare i tasti con grande maestria e allo stesso tempo delicatezza; immediatamente la musica si diffonde nella grande sala e io mi appoggio al piano, guardando il suo viso concentrato.
Questa canzone è meravigliosa: a tratti è dolce e delicata, a tratti è dura e forte, sembra descrivermi; è come se fosse riuscito a cogliere l'essenza della mia anima, tramutandola in note musicali. Probabilmente se fossi una composizione musicale, sarei esattamente questa.
Chiudo gli occhi, lasciandomi trasportare e senza che me ne renda conto, inizio a danzare.

Frederick suona il piano al centro della sala, mi guarda con adorazione e dolcezza, mentre io volteggio nel mio lungo abito, sorridendogli.

Non ci togliamo gli occhi di dosso: il suo sguardo accarezza ogni mio passo di danza e le sue note mi accompagnano; il cuore mi martella nel petto, mentre ammiro il suo sorriso. Per la prima volta, inizio a convincermi che ciò che ci unisce non è una semplice amicizia, semplice voglia di passare il tempo con qualcuno...
Sto assaporando un momento di pura gioia, sono felice e allo stesso tempo spaventata a morte.
Noto una figura che ci osserva sotto le grandi porte: è una donna, non riesco a inquadrarla, è sfocata ma ha un'aria familiare. Sento che dovrei conoscerla, che è importante che io capisca chi sia ma non riesco a vederla.

Mi sveglio dolcemente, circondata da un calore rassicurante. Sento un profumo meraviglioso, il suo: ho la testa poggiata sul suo petto e lui mi cinge la vita con un braccio.
Non apro ancora gli occhi, ripercorro le scene del mio sogno; ho vissuto quel ricordo dormendo tra le braccia di David. Chi sa se anche lui...
Quando lentamente apro le palpebre, i suoi grandi e cristallini laghi d'argento mi fissano pensierosi, il mio cuore manca di un battito. Svegliarsi tra le sue braccia... Dio, non credo di aver provato una sensazione più bella.

-Buongiorno- sussurro.

-Buongiorno- risponde con la sua voce profonda e roca. Lo guardo con aria interrogativa e lui sembra subito capire.

-La canzone, ecco perché l'ho composta. Mi rimbombava in testa...- aggrotta le sopracciglia e non riesce a celare la preoccupazione.

-Quindi, quando eravamo a casa tua e hai suonato per me, anche tu l'hai visto! È per questo che dopo sei diventato così freddo e mi hai detto quelle cose orribili!- lentamente tutti i tasselli stanno tornando al loro posto.

Lui mi stringe di più a sé, annuendo dispiaciuto. Ricambio il suo abbraccio, stringendolo più forte, per fargli capire che ora va tutto bene.

-Quella donna, quella sotto le porte che ci fissava, sei riuscito a vederla?- domando poi, non so perché ma sento che è importante.

-Quale donna? Non ho visto nessuno, soltanto te, o meglio Anita che danzava- sussurra perso nei suoi pensieri.

Per un momento ho paura che si penta della sua decisione e che decida di allontanarsi di nuovo da me. Forse questa situazione è davvero troppo grande per noi, ma credo dovremmo affrontarla insieme.

-Devo andare, ho un incontro col capo ufficio Laurent tra un'ora, dobbiamo rivedere delle licenze per la parte moderna di Albanuova.-

Mi intristisco subito ma tanto di nasconderlo.

-Tu cosa farai oggi?- chiede, prima di alzarsi.

-Aspetterò la visita del medico e subito dopo andremo alla tenuta per controllare che sia tutto a posto. Domani saremmo dovuti tornare a casa, oggi dovrò dire ai miei amici che ho intenzione di restare.

-Potremmo uscire questa sera, se il tuo amico è d'accordo a passare una serata con me- propone ridacchiando.

Penso alla possibilità di passare una serata tutti insieme, magari divertendoci: per adesso mi sembra totalmente impossibile. Come posso io solo immaginare di divertirmi, mentre mia madre è nelle mani di persone che potrebbero farle di tutto?

Lui si avvicina di nuovo al letto, accarezzandomi il viso con delicatezza. -Non è stando chiusa in camera a rimuginare che aiuterai tua madre. Non devi farti cogliere dalla tristezza, tutti stanno facendo il possibile per trovarla ma tu devi distrarti in qualche modo. I sogni, l'aggressione, tua madre... è troppo anche per una persona forte come te- dice serio.

Sospiro ancora non convinta del tutto...

-E poi non hai scelta, ti trascinerò fuori anche contro la tua volontà e sono sicuro che i tuoi amici mi aiuteranno. Addirittura Aiden sarebbe d'accordo.-

-Non ti assicuro nulla, ci penserò... Non fai colazione con noi?-

-Meglio evitare, hai visto le occhiate di Sue. Non sono il benvenuto qui e me lo merito pienamente, inoltre potrei incontrare Matt e ti assicuro che sarebbe spiacevole- mi fissa.

-Non potreste chiarire? In fondo è passato molto tempo...- azzardo, ma dal suo sguardo si capisce chiaramente che non vuole affrontare questo argomento.

-Potresti almeno provare... a tutti si concede una seconda occasione- continuo caparbiamente.

Mi fissa scettico -non a uno come me e non dopo il modo in cui mi sono comportato. Tu non lo sai, non c'eri... l'ho umiliata- stringe i pugni, distogliendo lo sguardo dal mio.

-Non puoi saperlo se non ci provi! Sono sicura che se incontrassi Matt...-

-Mi sono scopato la sua ragazza per ripicca, Amy! Cosa pensi che ci sia da chiarire?!- mi interrompe bruscamente, alzando la voce.

Mi pento immediatamente di aver insistito. -Scusami, è stata una domanda stupida...-

Lui si siede accanto a me, passandosi una mano tra i capelli nervoso. -No, scusami tu- sospira amareggiato.
-Dannazione! Devi capire che io non sono una brava persona. Ciò che ho fatto in passato, non ne vado certamente fiero, ma non può essere cambiato e non posso assicurarti che in futuro non lo rifarò. A volte non distinguo il bene dal male e commetto un mare di cazzate. Non ho avuto dei genitori a guidarmi, una madre che mi dicesse cosa è giusto e cosa non lo è. L'unico esempio è stato mio padre, la signora Bright ha fatto quello che poteva ma restava una dipendente, non poteva certo imporsi sui suoi insegnamenti sbagliati.-

Il suo viso tormentato mi fa soffrire molto. Sono sorpresa dal modo in cui mi sta raccontando queste cose della sua vita; vedo lo sforzo che fa per aprirsi a me e lo apprezzo molto, so che i nostri problemi non sono risolti ma questi sono piccoli passi avanti.
Gli stringo una mano e, come sempre, sento quella scossa piacevole dovuta al suo tocco.

-So cosa hai fatto a Sue e certamente non lo condivido o lo minimizzo. Non conosco tutto il tuo passato ma non ho intenzione di giudicarti per questo, David. Ti ho già detto che non voglio cambiarti e non mi aspetto di stare con una persona perfetta, perché nessuno lo è. Non tormentarti per ciò che hai fatto, pensa a quello che potrai fare. Tutti sbagliamo e sei ancora in tempo per imparare, tu mi chiedi di guardarti e io ti guardo. Non vedo solo l'essere cinico e insensibile che descrivi, vedo anche una persona buona, che mi ha salvato la vita, che si preoccupa per me, una persona che ama una vecchia signora come se fosse sua madre, che ama la musica e la bellezza che lo circonda- sorrido.

Mi scruta, inchiodandomi con quegli occhi. -Tu mi spingi a voler essere migliore- sospira soprappensiero.

Poi avvicina a pochi centimetri dalle mie labbra e per un momento credo stia per baciarmi.
Invece si alza e si dirige verso il bagno, lasciandomi con mille dubbi e con il desiderio di poter sentire di nuovo la sua bocca sulla mia.
Spero solo di non aver esagerato...

Dopo quasi mezz'ora lo vedo uscire vestito di tutto punto: camicia bianca, pantaloni scuri e capelli ancora umidi. Mi abituerò mai al suo aspetto?

-Adesso devo andare. Passo stasera, mi raccomando sta' attenta, resta sempre con i tuoi amici e non girare sola per il paese.-

Nemmeno stavolta si avvicina a me o mi bacia,  mi fa un cenno e si avvia verso la porta.

Non passano nemmeno cinque minuti che la porta della mia camera si spalanca.
Jess e Aiden entrano immediatamente e il sorriso malizioso sul volto della mia amica, non promette nulla di buono.

-Allora racconta!- esclama a braccia conserte, fiondandosi sul mio letto.

Aiden mi guarda restio, direi che ha paura di ascoltare...

Alzo gli occhi al cielo. -Non iniziare a fantasticare, non è successo ciò che pensi!-
Il mio migliore amico a quelle parole fa un teatrale sospiro di sollievo, facendo sbuffare Jess. -Però ci siamo andati vicino...- ammetto subito dopo, facendolo quasi strozzare con la saliva.

Gli racconto quello che ci siamo detti e la scoperta che ho fatto sui sogni; loro ascoltano sorpresi e devo sorbirmi il volto inorridito di Aiden, quando parlo dei baci che ci siamo dati.

-Questa situazione è davvero troppo intricata. Sapevo che il pallone gonfiato c'entrava qualcosa e ora si degna di dirti che anche lui sogna le stesse cose?! Se non ti avesse salvato l'altra sera io...- lo interrompo, prima che continui a imprecare contro David, Jess gli dà una gomitata.

-C'è dell'altro, insomma si tratta di una decisione che ho preso- sospiro, vuotando immediatamente il sacco -ho deciso di restare qui ad Albanuova. Domani saremmo dovuti tornare a Baia del Sole, essendo finita la nostra vacanza e vi capisco benissimo se deciderete di partire. Io però resterò qui, non solo per ciò che è successo a mia madre... Voglio scoprire le mie origini, lo devo a me stessa. È stata la mamma ad aprirmi gli occhi, andrò a vivere alla tenuta Deveraux, l'ho fatta sistemare da Matt e se deciderete di restare potremmo vivere insieme lì. Se partite sarò comunque felice e ci sarà sempre un posto per voi, quando vorrete venire a trovarmi- spiego con le lacrime agli occhi: è dura anche solo pensare di dire addio a Jess e Aiden.

Jess mi sta guardando con aria minacciosa e Aiden altrettanto.

-Tu credi davvero che noi ti lasceremmo qui da sola? Ti ha forse dato di volta il cervello?! Ho già parlato con la signora Miller per allungare la nostra permanenza. Useremo i nostri risparmi, non ti abbandoneremo, Amy, quando troveremo tua madre decideremo se trasferirci definitivamente- risponde risoluta Jess e Aiden mi fa intuire dall'espressione che condivide ogni parola.

Li abbraccio subito di slancio, affondando tra le braccia rassicuranti dei miei amici, della mia famiglia.

-Non ci sarà nessun bisogno di usare i risparmi. Ci sposteremo alla tenuta, sono un'ereditiera adesso, l'avete dimenticato?- gli strizzo l'occhio ridendo.

-Wow, avere un'amica ricca ha i suoi vantaggi- ridacchia Aiden.

Dopo poco arriva il medico e mi raccomanda ancora riposo, ma dice che sia i segni sul collo che il colpo alla testa non dovrebbero più darmi grossi problemi.

Quando scendiamo per la colazione noto che Sue è ancora molto distaccata. Dovrò chiarire con lei tutta questa situazione, anche se condanno ciò che David le ha fatto e tengo al rapporto che si sta creando tra noi, non posso rinunciare a lui. Ci ho provato senza alcun risultato.

****

Finalmente ci avviamo verso la tenuta, camminare per queste stradine mi dà un certo senso di inquietudine, anche se cerco in tutti i modi di reprimerlo.

Matt ci sta aspettando ai cancelli sorridente. -Buongiorno ragazzi!- ci saluta con entusiasmo.

-Buongiorno Matt!- rispondiamo.

-Vedrete, non riconoscerete gli interni! È tutto perfettamente vivibile. Ho chiamato la migliore squadra del Terzo Stato- spiega, evidentemente orgoglioso del suo lavoro, conducendoci all'interno.

I giardini sono più curati rispetto all'ultima volta e quando entriamo in casa, restiamo a bocca aperta: tutto è molto più luminoso e pulito, le pareti sono state ritinteggiate e Matt ci fa visitare tutte le camere perfettamente ristrutturate.
Lo studio, la biblioteca, le camere padronali e quelle degli ospiti hanno tutte un'aria più nuova. Anche la serra è stata riempita di fiori e la sala da ballo è incantevole con le finestre spalancate che la inondano di luce. I quadri dei membri della famiglia Deveraux sono stati riappesi alle pareti; mancano solo quelli di Anita del mio sogno, ma sono stati rubati anni fa, un'altra cosa che non si spiega...

Ci sono ancora alcune cose da acquistare ma tutto sommato è perfetta; certo è molto più lussuosa e grande di casa mia è questo stravolgerà completamente la mia vita, ma credo che stando in compagnia di Jess e Aiden non sembrerà poi così grande e diverso.
Matt sta per aprire una piccola porta che purtroppo ricordo bene: è quella camera, quella in cui mi sono sentita male l'ultima volta che sono stata qui.

-Fermo!- esclamo agitata, forse troppo bruscamente.

-Sta' tranquilla, anche questa è stata ritinteggiata.  I pezzi di culla presenti sono stati spostati in cantina...-

L'inquietudine sale senza controllo -grazie Matt, sono sicura che anche qui hai fatto un lavoro perfetto. È che avrei bisogno di un po' d'aria- sussurro.

Per fortuna sembra convincersi e scendiamo al piano di sotto, dirigendoci verso l'atrio.

-Dovresti assumere una governante. La casa è troppo grande, avrai bisogno di aiuto- mi suggerisce.

Non avevo pensato a queste cose...
-Non conosco nessuno qui a parte voi, non saprei chi assumere e non mi alletta avere estranei sotto il mio tetto...- rispondo timorosa.

-Ti aiuterò io, tranquilla. Volete che vi lasci soli a gironzolare? Avrei dei lavori da fare in giardino.-

-Ma certo, va pure!- esclama Aiden.

-Era lì che sei stata male l'ultima volta, vero?- chiede immediatamente Jess, non appena Matt si allontana.

-Sì...- rispondo flebilmente.

Sono stufa di farmi intimorire da questa situazione, non posso avere paura di una stupida stanza, soprattutto se dovrò vivere qui. Questa storia deve finire.

-Risaliamo al piano di sopra, scegliete una delle camere padronali. Io entrerò in quella dannata camera. Da sola.- li informo risoluta.

-Sei sicura, Amy?- domanda Aiden preoccupato.

-Sì- rispondo senza il minimo ripensamento. Non sono una ragazzina spaventata che fugge dai problemi e sembra che da quando sono arrivata ad Albanuova l'ho dimenticato. Loro non insistono, mi conoscono e sanno bene che non servirebbe.

Con decisione inizio a salire le scale; Jess e Aiden avanzano nel corridoio, esplorando le camere e scegliendo quella più adatta.

Io fisso la porta e con mano tremante la apro.
Resto immediatamente sorpresa, perché dopo gli ultimi sogni ora capisco  che questa era la camera di Anita, ne sono certa.

Il cuore mi batte all'impazzata: il letto a baldacchino enorme è ancora lì, il mobile da trucco nell'angolo, invece i pezzi della culla sono scomparsi. La camera è completamente ritinteggiata, la luce filtra dalle finestre e subito inizio ad avere la nausea.
La cosa che mi sorprende maggiormente è che non sono sola in questa camera. Di fronte a me c'è la figura familiare di una donna che guarda fuori dalla finestra e mi dà le spalle.

-Corinne- la riconosco subito.

Avanzo, mordendomi l'interno della guancia, nonostante questo posto mi faccia stare così male cerco di essere forte.

-Amy, come stai?!- si volta, mostrandomi finalmente il suo viso senza occhiali o foulard.

-Cosa ci fai qui? Stavamo per entrare, ti avrebbero vista- le dico, senza rispondere alla sua domanda.

Lei sorride tristemente. -Sapevo che non avresti mai avuto il coraggio di entrare subito.-

Sgrano gli occhi -c... come?!- balbetto.

-Mi fai sempre domande a cui non posso rispondere, bambina mia- sospira tristemente.

A quelle parole sento la rabbia ribollirmi nelle vene. -Non chiamarmi così! Se sei venuta a dirmi di andare via, di stare lontana da David o di abbandonare la tenuta, stai perdendo il tuo tempo- affermo innervosita.
Sento il respiro pesante, stare in questa camera sta mettendo a dura prova la mia resistenza, ma stringo i denti e mi concentro su Corinne.

-Non ti dirò nulla del genere. Ho capito che non serve, sei testarda come tuo padre. Ero in piazza quando hai baciato David. So cosa vuol dire stare lontana dalla persona che si ama, non riuscirò a convincerti ma devi stare attenta! Tu non sai tutto- si avvicina e io indietreggio.

-Allora parla! Dì la verità, spiegami cosa non so!- alzo la voce. Le nostre conversazioni sono sempre uguali.

-Non posso- si massaggia le tempie. -Sto facendo delle ricerche, sto cercando di scoprire chi c'è dietro il rapimento di tua madre e del tuo. Scoprirò la verità e tornerò a dirtela. Nel frattempo promettimi solo che starai attenta- mi guarda speranzosa.

-Starò attenta. Ma non smetterò di indagare, Corinne.-

Lei si guarda intorno malinconica -non mi chiamerai mai mamma...- dice triste e amareggiata. -Sai, quesa sarebbe stata la tua camera. La culla era tua, non ho mai potuto metterti a letto, non ho mai potuto darti la buona notte... Ho fatto tutto questo per proteggerti e il prezzo è stato quello di perderti- una lacrima le scivola sul viso, facendomi sentire in colpa per ciò che le ho detto. Sto per dire qualcosa ma la asciuga velocemente e il suo viso diventa una maschera dura -non ho fatto tutto questo per saperti ancora in pericolo. Scoprirò  chi vuole farti del male!-

Sono combattuta, da un lato sono arrabbiata con lei e dall'altro sono dispiaciuta per lei. Vorrei dire qualcosa per confortarla, scusarmi per essere sempre così dura, ma il risentimento non me lo permette e le parole mi muoiono in gola. È difficile perdonare, se la persona che ti ha messo al mondo rinuncia a te, a prescindere da quale sia il motivo. Avremmo potuto affrontare tutto insieme...

-Devo andare, tornerò quando avrò scoperto qualcosa- interrompe i miei pensieri e si avvia all'esterno della stanza, imboccando il corridoio. Quando anche io esco, decisa a dirle qualcosa, qualsiasi cosa, ormai è già scomparsa.

 
   
 
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