Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Eleonora_Vasile    30/04/2018    3 recensioni
Castiel ancora non sa che Dean Winchester, l'affascinante peccatore che il giovane ha il compito di strappare dalla perdizione, stravolgerà la sua esistenza e tutto ciò in cui ha fermamente creduto da quando è venuto al mondo. Cercando un ultimo appiglio a cui aggrapparsi, un senso alla sua missione, troverà Dean.
Dean è perso : la sua famiglia gli è stata strappata via con la forza e si trova intrappolato in una comunità di psicopatici religiosi, o almeno così li ritiene lui. Eppure una luce nel buio c'è. E' un ragazzo dagli occhi blu, appartenente a un mondo completamente diverso dal suo.
Nonostante le loro idee siano così differenti, a tratti addirittura contrastanti, ognuno imparerà a conoscere se stesso attraverso gli occhi dell'altro.
Attenzione: i personaggi esprimono opinioni, sebbene opposte , particolarmente controverse sulla religione e ci tengo a precisare che non rispecchiano per forza le mie idee e che non intendo offendere in nessun modo la sensibilità dei lettori. Ovviamente nulla di blasfemo o, a mio avviso, poco rispettoso è contenuto nella storia e sicuramente nulla che non si potrebbe trovare tranquillamente anche nella serie originale. Ogni critica è più che ben accetta. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Castiel prega, prega a bassa voce ma con un’intensità mai infusa prima nelle sue preghiere. A tratti è colto da un dolore, sotto i polmoni, al centro dello stomaco, che tende a salire verso l’alto. Strizza gli occhi e si appoggia con i gomiti al letto per non perdere l’equilibrio. E’ inutile, arriva al cuore e alla gola, come un nodo.
- E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male, Amen.- sussurra. Bussano alla porta e Sam Winchester entra nella stanza.
- Ehi Cas! – fa con la sua aria gioiosa, tirando un angolo della bocca.  Il viso dolce, ancora da bambino, e gli occhi, caratterizzati da un colore che nessuno avrebbe potuto definire, si illuminano. Si siede sul letto.
- No… oggi Sam… come gli altri giorni… puoi sederti sulla mia sedia, va bene?
- Oh. Okay grazie. – il ragazzino si sposta. Mentre aspettano l’arrivo di Dean, Sam gli lancia qualche occhiata fugace. Tossisce un paio di volte prima di parlare. – Tu e mio fratello non vi siete ancora chiariti?
- C-che? Ti ha detto qualcosa? – borbotta, per poi darsi dello stupido. Come poteva aver parlato con Dean, se non in sua presenza?
- Mh mh…- Commenta Sam, come se avesse confermato qualche idea nella sua testa. – Senti, Castiel…- No, no, Castiel non vuole sentire, ma gli farebbe piacere sprofondare sotto terra per sfuggire alla situazione, quando un lieve bussare lo salva da ulteriori spiegazioni.
- Prego! –  L’espressione di Dean, quando compare dalla porta, è indecifrabile, come lo è ormai da qualche giorno. Senza muovere le labbra, si siede silenziosamente al suo posto e fa un cenno stizzito al frate che lo ha accompagnato. Accidenti, la terra sotto i suoi piedi rimane ancora ferma. Castiel ormai approfitta di quelle ore principalmente per cercare di capire cosa passa nella testa di Dean perché sa che non glielo dirà più. Niente discussioni, niente canti, niente racconti, niente di niente. Non potranno mai più chiudere i libri, avvicinare silenziosamente le loro sedie come avrebbero voluto fare con i loro visi e parlare senza paura, senza limiti di alcun tipo. Ma in qualche modo quell’espressione gli pare… malinconica. O forse è solo Castiel che la desidera vedere così?Dean oggi adotta la tecnica “osservazione profonda della polvere che si trova per terra” che alterna, in altri giorni o in casi eccezionali anche all’interno della stessa lezione, con “finto interessamento nei confronti di Sammy” e la sua preferita, “sguardo fisso e offeso su di te fino a quando non desideri sparire”. Quella di oggi, l’analisi della polvere sul pavimento, è forse quella che Castiel odia di più. Gli ricorda i primi giorni, quando le distanze erano aspre come adesso e Dean non faceva che osservare distrattamente la stanza, come a fingere, desiderando, di non essere là. E la sensazione di deja-vu fa male al ragazzo dagli occhi blu, come se fosse un annullamento di tutto ciò che avevano vissuto in quei mesi insieme, tutto ciò che avevano avuto. Lo osserva e di nuovo gli si blocca il respiro in gola. No, no. Chiude gli occhi per un secondo, per fingere che non sia successo niente, che quando Sam se ne andrà non resteranno in silenzio, non si guarderanno arrabbiati. Che Dean gli avrebbe sorriso, lo avrebbe chiamato Cas e stretto tra le braccia. Improvvisamente la verità lo colpisce: non è pronto a dire addio a Dean. Non lo è per niente. Non importa quanto finga o quante maschere indossi, quanti muri li separino. Una parte di lui continua e continuerà sempre a voler tornare da Dean. A volere Dean. Non per abitudine. Per bisogno. Ha bisogno di lui. Guarda il suo sguardo di ghiaccio. Che cosa ha combinato?
- Okay, adesso basta! – si arrabbia Sam. Entrambi lo guardano incuriositi.
- E’ una tortura stare tutti i giorni in mezzo a voi due. Non so cosa sia successo. E sì Dean, lo so, non sono fatti miei e chissà che gran cosa sarebbe se ogni tanto mi parlassi dei tuoi sentimenti al posto di sviare tutte le mie domande. Ma per favore, appunto perché non sono fatti miei, non obbligatemi ad assistere a questi drammi. – Sam fa per dirigersi verso la porta, poi li guarda. – Ragazzi, sul serio. Risolvete qualunque cosa stia succedendo. Non vale la pena, certe volte, litigare solo per avere ragione.Quando Sam esce Castiel s’agita per l’avvenire. Dean non lo ha guardato neanche una volta per tutta la durata del discorso. Castiel si schiarisce la voce, ma non ottiene alcun effetto. Ha bisogno di tempo, solo un po’ di tempo per pensare a come muoversi. Tempo, sì. Magari riuscirà a trovare una soluzione con un po’ di tempo. Un modo per mettere d’accordo le due parti, per congiungere il ragazzo del coro e il ragazzo tra le braccia di Dean. A tutto esiste una soluzione, no? Un compromesso, ecco. Un modo per non dire addio a niente che sia troppo importante per lui. Ma adesso quel tempo deve guadagnarselo. Deve sopravvivere a un’ultima, straziante lezione, poi da solo penserà a cosa fare. E’ in procinto di cominciare il suo monologo, come quelli che faceva un tempo, quando i suoi occhi blu cadono sul ragazzo di fronte a lui. Si avvicina senza dire una parola e finalmente Dean alza gli occhi verdi. Castiel rimane spiazzato. Sono pieni di lacrime.
- Dimmi che è successo. – ordina. Tira rumorosamente la sua sedia sedia all’indietro e, quasi inconsciamente, si siede davanti a Dean.
- Mio padre… è venuto a trovarmi. – la voce del ragazzo si spezza. Inspira rumorosamente, ma a parte quei piccoli singhiozzi non produce alcun suono. – E’ stato lui a denunciarmi, Cas. Ha chiesto… ha chiesto alla comunità di prendermi…  non so come abbia fatto a scoprire dov’ero… ma in fondo lo immaginavo… che ci fosse lui dietro tutto questo. Guardati attorno, questa comunità ospita ragazzi che hanno commesso crimini o problemi… l’unico “problema”, l’unico “crimine” che ho commesso è il fatto che mi piacciano i ragazzi. E l’unico a non accettarlo è stato mio padre. Per questo sono scappato con Sammy. Per questo siamo stati portati qui.-  fa una pausa. Un singhiozzo.- Cas, io qui sono solo di passaggio. Mi… mi manderanno in un c-campo di con-con-conversione. Uno vero. – Dean singhiozza, più che per le lacrime per le sue parole, come se fosse terribilmente difficile tirarle fuori. Si sfrega le guance e lo guarda. Tira su con il naso e si fa serio.
- Tu lo sapevi? – improvvisamente il suo tono si fa irato.
- Santo Iddio, no. Non so neanche… cosa sia esattamente… - cerca di spiegare Cas, ma Dean lo precede.
- Un campo di “cura”, Castiel!- alza il tono per non balbettare, ma non in modo aggressivo.- Nel migliore dei casi proveranno a farmi assurdi esorcismi o mi picchieranno finché non mi comporterò come dicono loro, nel peggiore… - Dean si ferma di nuovo. – A causa di certe terapie… l’80% dei ragazzi si sono suicidati prima di finirle. Ti rendi conto?  E io… ho davvero paura di non farcela.
- Non è possibile. – riesce solo a rispondere Castiel. Cosa significa “ho davvero paura di non farcela”?– Non può essere possibile.- E non capisce davvero. Non deve succedere. Non possono portargli via Dean. Per nessuna ragione. Castiel si figura decine di padre Metatron e nella sua testa chiede di nuovo a Dio di proteggere Dean, mentre il panico gli riempie il petto.
- E invece è pure perfettamente legale. Una scuola di “rieducazione”- Dean scuote la testa. - Non riesco a crederci. Mio padre… non pensavo…
- Okay, Dean, calmati. Non ci andrai. – afferma, sicuro, cercando forse di tranquillizzare più se stesso. Ricapitola la situazione. E’ semplice in fondo: Dean è lì e presto non ci sarà più, perché un tipo omofobo, che si dà il caso essere il tutore del ragazzo ancora per… quanto ancora? Quanto manca a Dean per compiere diciotto anni? Perché suo padre, insomma, ha deciso così. Lo ha trascinato nella comunità e adesso lo trascinerà via. Semplice. Stupidamente semplice. Dannatamente semplice. Improvvisamente si ricorda le parole di Zachariah, riguardo ai ragazzi omosessuali di cui non aveva sentito più nulla. Sono andati in altre comunità simili alla nostra o a casa. Comunità come campi di cura? Era previsto fin dall’inizio? Dean lo guarda con un sorriso triste.
- Cosa puoi fare contro mio padre? Certo, ormai sono quasi maggiorenne, ma bloccato come sono in questo posto cosa posso fare?
- Quando compi gli anni?
- Il 24 di Gennaio.
- Manca… meno di un mese… - ragiona Cas. E’ una cosa positiva. Dean è quasi libero. Come leggendogli nella testa, il ragazzo stringe le labbra.
- Infatti da qui a pochi giorni mio padre, finché ha ancora potere legale su di me, firmerà le carte per farmi trasferire nel campo di cura. Forse già domani… - Tempo, sempre tempo. Così semplice da non esistere, eppure così difficile da ottenere. Dean gli sta davanti, ha smesso di singhiozzare, anche se c’è qualcosa di meraviglioso in lui anche tra le lacrime. Qualcosa negli occhi grandi e verdi, più brillanti che mai. Qualcosa che rende Dean non solo la perfezione, un essere dall’aspetto magnifico e da temere, ma un essere umano, un essere umano che piange, come tutti gli esseri umani, un essere umano che sente il bisogno di proteggere.
- Dean, tu non ci andrai. Parlerò… parlerò con… alcuni ragazzi della comunità e se non ottengo niente… domani troverò Zachariah… o Metatron, se c’entra con tutto questo. Non li lascerò fare questo a te, hai capito? Non sei da solo. Ci sono io. – Castiel mentre parla gli si avvicina per guardarlo faccia a faccia. Si fissano negli occhi, a pochi centimetri l’uno dall’altro. – Perché… Dean… io… - osserva le iridi verde brillante, le lentiggini sulle guance. – Io… ti… ti voglio bene… davvero tanto. Sei il mio migliore amico e non permetterò loro di farti del male. Mai, te lo prometto. – Castiel si tira mentalmente un pugno sul naso. Stupido. Stupido. Le parole che voleva, doveva dire, non erano “voglio bene”. Non con quel senso. Dean tira su col naso, sorride e con voce dura dice – Figlio di puttana, vieni qui… - lo abbraccia rudemente, come si abbraccia un fratello, ma rimangono per troppo tempo stretti l’uno all’altro e il ragazzo dagli occhi verdi appoggia la testa sulla sua spalla, posando delicatamente le sue labbra sul collo di Castiel. Con qualcosa di simile alla grazia che divampa nello stomaco, risente l’odore di Dean, le sue braccia attorno al corpo e l’idea di lasciarlo è troppo lontana per essere contemplata. Eppure accade.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Eleonora_Vasile