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Autore: Laura Taibi    01/05/2018    2 recensioni
"Questa è una storia che parla di coraggio, d'amore e di sacrificio. Una storia che nessuno ha mai raccontato.
La storia di come Parigi fu salvata e, con essa, il mondo intero.
La storia di come un gatto uccise una coccinella."
Questa fanfiction è disponibile anche in audiolibro sul canale youtube degli ambrogisti anonimi, che ne detengono i diritti di pubblicazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Vuol dire che lei è immortale?» chiese Ladybug.

«Posso essere ucciso, ovviamente, ma non posso morire di cause naturali e non posso uccidermi volontariamente.»

Chat Noir lasciò andare maestro Fu, scivolando in ginocchio. Si sentiva svuotato da tutta la rabbia e adesso provava solo un profondo senso di vuoto. Quel vecchio aveva già pagato abbastanza per i suoi errori e, oltretutto, stava tentando di porvi rimedio.

Ladybug si avvicinò al ragazzo, posando una mano sulla spalla. «Chat… tutto bene?»

Lui poggiò la mano su quella di lei, senza voltarsi. Si sentiva in colpa per come si era comportato e per aver riversato la collera su di lei.

Per un attimo rimasero fermi in quella posizione, poi, con un gesto inaspettato, Ladybug lo avvolse in un abbraccio.

Chat Noir rimase senza fiato e il suo cuore saltò più un battito.

«Non so cosa sia successo» iniziò lei, stringendolo a se «ma sappi che io sono qui… insieme supereremo tutto.»

Chat deglutì annuendo, incapace di proferire parola. Avvertiva il respiro di lei sul collo e il suo buon profumo lo inebriava a tal punto che, ne era certo, sarebbe potuto rimanere tra quelle braccia confortanti per sempre.

Maestro Fu tossicchiò e Ladybug, resasi conto della situazione, si allontanò di scatto dall’amico.

Mentre lei e il vecchio si avvicinavano alla scatola contenente i miraculous, Chat Noir si mise in piedi, ancora frastornato da quello che era appena successo. Aveva il corpo intorpidito e sentiva un leggero fruscio fastidioso e sempre più persistente. Si toccò le orecchie, nel tentativo di scacciarlo, ma si rese conto che quel suono proveniva effettivamente da qualche parte. Si voltò verso il balcone.

Con uno scatto felino si lanciò su Ladybug e sul maestro, gettandoli a terra proprio un attimo prima che la porta a vetri venisse sfondata con un rombo assordante, mentre vetri e schegge di legno si riversavano nella stanza.

«Ma che diavolo…?» iniziò Ladybug ma un secondo dopo rimase paralizzata dall’aspetto dell’essere che aveva appena fatto il suo ingresso: era una figura sinuosa, dalle forme femminili. Aveva gli arti decisamente troppo lunghi rispetto al corpo, con un abito le cui maniche e coda ricordavano inequivocabilmente una farfalla viola e nera, identiche alle ali – vere e proprie – che aveva sulla schiena e che si muovevano in modo quasi ipnotico. Dalle spalle partivano due lunghe antenne, ma la cosa più inquietante era il viso, nascosto completamente da una maschera che sembrava fatta di gesso, bianca e liscia, con due sottili fessure per gli occhi come unico segno distintivo. All’altezza della vita vi era una farfalla identica a quelle di Papillon.

«Una akuma?!» esclamò Ladybug, impallidendo.

«Sì, ma è diversa dalle altre!»  affermò Chat Noir, scrollandosi di dosso diverse schegge di vetro.

In effetti quell’essere era diverso da quelli che erano soliti combattere: era silenzioso, non parlava – e, in effetti, come avrebbe potuto, essendo privo di bocca? – ma, sopratutto, non sembrava avere alcun oggetto che potesse essere stato akumatizzato.

«Quel pazzo, l’ha fatto davvero» esclamò inorridito maestro Fu, tra i denti.

I due ragazzi si voltarono a guardarlo, confusi.

«Il miraculous della farfalla solitamente deposita il suo potere in degli oggetti» spiegò il vecchio «in modo che questi diano il loro potere al portatore. Tuttavia è possibile anche andare oltre, akumatizzando il cuore. È una cosa che dona al portatore un potere incredibile ma…»

Non servì che terminasse la frase, il concetto era chiarissimo.

L’akuma alzò il braccio destro e creò un’onda d’urto che distrusse metà del mobilio della casa e mandò i tre a sbattere contro la parete opposta.

«Come possiamo sconfiggerla? Dovremmo spezzarle il cuore?» chiese Ladybug, rimettendosi in piedi.

«Magari potrei dirle che la nostra relazione non può funzionare… ha l’aria di essere una mia fan» scherzò Chat Noir.

Ladybug scosse la testa. Come poteva fare delle battute in un momento simile?!

I due ragazzi tentarono di avvicinarsi all’akuma ma quella, oltre che volare, aveva una forza incredibile, tanto che le bastarono due manate ben assestate per gettarli al tappeto.

Maestro Fu intanto si era rimesso in piedi. Teneva stretta tra le braccia la scatola con i miraculous. La porse a Ladybug che, confusa, la prese, rialzandosi.

«Dovete andare» disse il vecchio, deciso.

«Cosa? No!» esclamò la ragazza «È troppo pericoloso!»

«Ladybug ha ragione» le diede manforte Chat Noir «non la lasceremo qui.»

«Invece si» obbiettò maestro Fu, «Il vostro complito è proteggere i miraculous. Non lasciate che cadano in mani sbagliate.»

«Ma… lei morirà!»

Quello sorrise. «Non preoccuparti, ho qualche asso nella manica e comunque vada ho già vissuto abbastanza.»

Ladybug stava per obbiettare nuovamente mentre l’akuma stava già tornando all’attacco.

Chat Noir sospirò. Il maestro Fu aveva ragione, dovevano difendere i miraculous. Afferrò il braccio libero di Ladybug e la trascinò verso la porta, ignorando le sue proteste.

L’akuma tentò di seguirli ma il vecchio vi si parò davanti. «Sono io il tuo avversario» disse, sapendo che molto probabilmente non sarebbe sopravvissuto.

   
 
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