E’ notte fonda. La luna riflette i suoi pallidi raggi sulla piatta superficie del Lago Nero, increspato ogni tanto dall’alzarsi dei tentacoli della piovra. Nello studio è buio, sembra freddo e non caldo e accogliente come al solito. Mi alzo dal letto piano, senza far rumore, per non svegliarti. Prendo la bacchetta e la muovo piano, la vestaglia da notte cambia in un lungo abito blu scuro. Con un silenzioso frusciare di veste esco dalla stanza. Mi  fermo sulla soglia e ci ripenso. Ritorno dentro e mi fermo davanti al letto. Sei stupenda. Ti passo una mano tra i capelli e chiudo gli occhi mentre i ricordi affiorano nella mia mente. Sorrido e ti poso un ultimo bacio sulle tue labbra sottili che a quel contatto si incurvano in un piccolo sorriso. Una lacrima scivola dai miei occhi e la prendo prima che cada sulla tua guancia. Voglio ricordarti così. Sorridente, serena e felice. Ti amo, Minerva.  Ti amo, fin troppo. E sorrido di nuovo, mentre ti accarezzo di nuovo e per l’ultima volta i capelli. Esco piano dalla stanza, quasi a fatica, per ricordarmi ogni cosa. Vorrei spiegarti tutto, vederti tranquilla e vivere in un mondo migliore, senza nessuno che ci minacci. Ma tutto questo non è possibile. E lo sai anche tu. Scendo le scale piano guardandomi intorno, il mio studio che ben presto diventerà tuo. Sorrido. Chissà che faccia farai quando lo saprai. Ma il mio sorriso si spegne subito. Non ne sarai felice. No. Piangerai. Piangerai per me e per tutti quelli che moriranno con me. Non ci voglio pensare, non devo pensarci. Mi avvicino alla porta e appoggio la mano sulla maniglia. Mi giro e guardo per l’ultima volta il mio studio. Nostalgia. Mi mancheranno gli studenti che entrano con tutti i loro problemi irrisolvibili. I ,loro sorrisi di ringraziamento quando li aiuti. Sì. Mi mancheranno molto. Sospiro e mi giro. Devo affrontare la realtà. Prendo un ultimo respiro e abbasso la maniglia. Qualcosa mi sfiora la spalla. Speravo di essere stato più silenzioso.
“ Perché? ”
“ Perché bisogna ” rispose pacato lui.
“ Lo so, ma perché tu ”. A questo non sapeva trovare risposta. Doveva farlo lui e basta. La donna sentendo il silenzio creato ne approfittò.
“ Manda qualcun’altro, ti prego… ” gli propose dolce.
“ No ”
“ Perché…perché… ” chiese in un bisbiglio
“ Perché dovrei sacrificare delle giovani vite, quando io ho vissuto intensamente la mia? ” rispose semplice
“ Hai mai pensato alla mia vita, Albus? ”
“ Sì, ed è per questo che combatto ”. La strega rimase in silenzio. Una lacrima le scivolò lungo la guancia, traditrice dei suoi sentimenti.
“ Minerva, non devi piangere ” le disse asciugandole piano la lacrima “ Io ci sarò sempre finché tu mi ricorderai ". Le sorrise e lei non poté che annuire. La donna aveva gli occhi lucidi, ma non voleva darlo a vedere.
“ Minerva.. ” la chiamò prendendole il volto fra le mani “ Non ti abbandonerò mai ”. Lei annuì incapace di parlare e appoggiò la propria mano su quella del Preside, stringendola forte. Lui si avvicinò e si chinò su di lei. Minerva chiuse gli occhi e sentì il contatto delle labbra dell’uomo sulle sue  e una nuova lacrima le rigò il viso.
“ Ora vai e non pensare a me ” le disse l’uomo.
“ Come farò? ”
Lui non le rispose, ma semplicemente le accarezzò il volto, passandogli un dito sulle sue sottili labbra. Lei chiuse gli occhi per non vederlo andare via. L'uomo capì le sue intenzioni e aprì piano la porta, scivolando via nel buio della notte.






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