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Autore: PancakenFrenchToast    03/05/2018    1 recensioni
"Pidge e Hunk sono sempre stati compagni di corso, ma non si sono mai parlati prima d'ora."
Questa è una storia a capitoli scritta a quattro mani, incentrata sulla coppia Hidge/Punk.
E' un Modern/School AU, basato su vari nostri headcanon.
Utilizzeremo solo il nome "Pidge".
I capitoli saranno divisi in base ai vari giorni della settimana, quelli di Pidge sono scritti da Acilegna, mentre quelli di Hunk da Foglio.
Speriamo vi piacerà, buona lettura!
Edit: Scusate per il disguido con il codice html di EFP, abbiamo sistemato tutto
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garrison Hunk, Gunderson Pidge/Holt Katie, Holt Matt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 2 -Hunk-



Hunk fa molta fatica ad annoiarsi a scuola. Di solito le sue emozioni sono “divertito” o “infastidito”. E tutte e due dipendono dal fatto che Lance è il suo migliore amico e, spesso, vicino di banco.
Quella mattina, se fosse rimasto da solo anche semplicemente per un’ora, probabilmente si sarebbe arrovellato cercando di capire se avesse fatto una buona impressione a Pidge il giorno prima, o se avesse distrutto ogni possibilità di diventarci amico.
Più di una volta gli è stato detto di essere noioso.
Soprattutto da Lance.
Quella mattina gli aveva raccontato del pomeriggio precedente, e da allora Lance non ha mai smesso di ripetergli che deve buttarsi e provare. Che hanno tante cose in comune e che se oggi non prova a rivolgere la parola, lo picchierà con la prima sedia che trova.
Lance è il migliore a motivare, decisamente.
E così Hunk ha passato una mattina tutt’altro che noiosa, cercando di seguire la professoressa di storia, e soprattutto cercando di ignorare i bigliettini di Lance con disegnini minatori.
Fatti anche piuttosto bene deve ammettere.
Ma fastidiosi.
Anche nella pausa non ha smesso un secondo di incoraggiarlo, con la delicatezza che lo contraddistingue.
Se non si conoscessero da così tanto, Hunk potrebbe anche rimanerci male. Ma sa che lo fa solo perché gli vuole bene e crede sia la cosa giusta da fare.
Bisogna accettare i difetti degli altri, no?
Hunk spera sia vero, perché lui sa di averne tanti. Soprattutto l’essere impacciato e timido. E il non sembrare timido.
Quello è il difetto che lo mette più in crisi perché non sembrando timido, la gente pensa che sia uno stronzo che ignora gli altri.
Mentre è solo un ragazzo che se ne sta nel suo angolo a chiedersi perché non riesce a parlare normalmente con gli altri.
Sospira.
Lance finalmente è andato a provarci con qualcuno in fondo al corridoio principale.
Non si ricorda nemmeno se è un ragazzo o una ragazza questa volta. Tanto a lui non fa molta differenza.
Stando da solo però ripensa al giorno prima. Al fatto che si è divertito e aperto con una persona che conosce così poco. Non gli era mai successo nemmeno con la maggiorparte delle persone che conosce da sempre.
Quelle che conosce da poco sanno al massimo il suo compleanno.
Si passa le mani sul viso e si arrotola le maniche fino ai gomiti.
Tra poco sarebbe entrato in classe e avrebbe rivisto Pidge. E finalmente avrebbe scoperto se è riuscito a comportarsi da persona normale.
Cerca Lance con lo sguardo. Le lancette segnano l’inizio della lezione, e lui è in ritardo come al solito. Così anche Hunk è in ritardo, perché non sa lasciarlo lì a doversi giustificare da solo con i professori.
E quella di informatica non è nemmeno particolarmente simpatica.
Si beccheranno l’ennesima nota, se lo sente.
Tamburella sul muro con le dita, come sempre. Non è nemmeno tanto l’arrivare in ritardo che gli da fastidio, quanto il dover stare lì da solo perché Lance ha da fare con qualcuno che probabilmente gli darà il due di picche.
Gli dispiace un po’ per lui, ma va dietro a troppe persone, e ci rimane male come se fosse sempre l’amore della sua vita.
Hunk sospira. Poi finalmente lo vede arrivare, anche piuttosto felice.
“Meno male” pensa.
<< Allora, ti muovi? >>
Lance alza le spalle e il suo sorriso si ingrandisce ancora di più << Questa domenica ci vediamo! >>, lo ignora completamente.
<< Chi è questa volta? >> Hunk sbuffa un po’, non gli piace non essere ascoltato. Lo prende per un braccio e si avvia verso la loro classe.
<< E’ quel ragazzo che ho nel corso di spagnolo, non ti ricordi? >>
Si, se lo ricorda. Ed è conosciuto per essere uno stronzo.
<< Sta attento, Lance. >> arriccia le labbra, ma Lance annuisce convinto. Se si fissa con qualcuno è finita. Hunk potrà solo lasciarlo sfogare una volta finito.
Anche perché ora Lance sta parlando, a voce molto alta, di cosa vuole fare domenica con questo nuovo ragazzo. Per fortuna non entra nei minimi particolari, perché Hunk sa che lui è capace di farlo anche in mezzo alla classe.
<< Abbassa la voce che già siamo in ritardo. - mentre l’altro parla e rischia anche di dare una gomitata a un armadietto, Hunk si guarda attorno per controllare che nessun professore o bidello fosse lì per segnalare il ritardo - Shh, Lance! Se c’è la prof ti manderà di nuovo dal preside. >>
Hunk spinge dentro la classe il suo amico, che ride << Non preoccuparti! >>
Nella classe ormai sono arrivati praticamente tutti, senza contare i possibili assenti. Manca solo la professoressa, che stranamente è in ritardo.
Hunk sorride fra sé e sé, contento di non doversi sorbire una ramanzina per l’orario. E si avvia verso il suo computer.
Appena si siede ha un brivio lungo la schiena.
Quella è l’ora di informatica. Quindi c’è Pidge con lui in classe.
E lui non l’ha salutata.
Cioè, non l’ha nemmeno vista in realtà, ma comunque non l’ha salutata o cercata.
Era così distratto dall’infinito discorso di Lance che non ha nemmeno connesso che finalmente l’avrebbe rivista.
Si incassa nelle spalle, un po’ in imbarazzo. E accende il computer.
Chissà cosa starà pensando ora. Sempre che sia lì.
Da una parte spera che lei sia in classe, perché vuole rivederla. Dall’altra si dice che se lei è assente almeno lui non ha fatto una brutta figura.
Sente Lance sedersi al suo fianco e il rumore di passi, così sta per alzare lo sguardo quando nota che la sua cartella non è sul desktop.
Apre un paio di altre cartelle e non la trova.
Tutti i suoi lavori sembrano essere scomparsi.
Controlla nel cestino, ma non è nemmeno lì.
Non è difficile ritrovarla nemmeno se è stata eliminata del tutto dal computer, ma è comunque una rottura e un procedimento lungo.
Sbuffa. Perché devono toccare le sue cose?
Continua a frugare nella speranza che sia stata solo spostata, così quando sente un “Ciao, Hunk.” nemmeno capisce chi gli sta parlando e si limita a rispondere piuttosto scocciato.
<< Ah, ciao. >>
Poi, dopo qualche secondo, si sente tirare un pugno sulla spalla.
Si volta di scatto, ancora più nervoso. Hunk ha sempre il viso piuttosto rilassato ed è strano vederlo molto arrabbiato.
Come lo è ora.
<< Che ti prende, Lance! >> non urla solo perché è entrata la professoressa e non vuole anche prendersi una nota.
<< Ma ti pare che la saluti così? >>
<< Saluto chi così? >> lo guarda incredulo e confuso, abbassando ancora la voce e anche un po’ la testa.
Lance gli da un altro pugno sulla spalla.
<< Ma Pidge, no? E’ appena venuta a salutarti e tu fai “Ah, ciao.” - gli fa il verso, con una voce che nemmeno è quella di Hunk, ma molto più fastidiosa - e così lei se n’è andata. Sei proprio coglione, eh. >>
<< Ah. >> si. Lance ha ragione.
La professoressa sta dicendo qualcosa, ma Hunk si sente così stupido per come ha trattato Pidge, che non la sente. Non sente nemmeno Lance che lo insulta e gli ripete che se non sta attento a queste cose rimarrà sempre con un solo amico.
Lo sente solamente dirgli << Vedi di rimediare, eh. >> e appoggiargli una mano sulla spalla, mentre la prof consegna i fogli di una qualche verifica che Hunk non ha sentito annunciare.
Sospira e appoggia il viso sulle mani.
Legge distrattamente le domande e annuisce quando Lance inizia a lamentarsi di quanto siano difficili.
A lui in realtà sembrano piuttosto fattibili, ma è troppo nervoso per aver perso i suoi documenti nel computer e per aver trattato male Pidge senza volerlo.
Tamburella sul tavolo con le dita, lo fa sempre, e oggi lo sta facendo davvero molto spesso.
“Concentrati sulla verifica” si dice mentalmente, e prende la penna.
Scarabocchia qualcosa, saltando quelle più difficili, per rispondere dopo con calma.
Però è difficile pensare ad altro quando tutto ciò che c’è scritto su quel foglio riesce a collegarlo a Pidge o a quello di cui hanno parlato il giorno prima.

 

Mancano ormai dieci minuti alla fine dell’ora e Hunk ha già risposto a tutte le domande. Non sa bene come sia andata, cerca sempre di non pensarci. Si limita ad aspettare il voto finale.
Si appoggia allo schienale della sedia e guarda Lance.
Anche lui sembra aver risposto a tutto, e ora mastica la penna.
<< Che vuoi? >> gli sussurra dopo essersi sentito osservato.
Hunk alza e la spalle a lancia un’occhiata a Pidge.
<< Vai a scusarti. >>
Hunk annuisce e guarda l’orologio. Ancora qualche minuto.
Sa che dovrà occuparsi del computer e dei suoi file un’altra volta, ma non vuole che Pidge pensi ancora per molto che a lui non freghi niente.
Si scarabocchia sul braccio senza pensarci. Ha le maniche della felpa arrotolate. Soffre molto il caldo.
Poi finalmente la campanella suona e lui si decide a consegnare portando anche la verifica di Lance che intando sistema gli zaini di entrambi. Non che avessero tirato fuori molto oltre all’astuccio.
Si dividono sempre i compiti e di solito è Hunk che riordina, ma ora deve parlare con Pidge quindi non può perdere tempo a fare lo zaino.
Infila le mani in tasca e stringe un po’ le spalle.
Pidge è seduta al suo banco, sta chiudendo l’astuccio a forma di pizza che Hunk prima non aveva notato, ma che ora trova carinissimo.
Spera non gli brontoli lo stomaco in quel momento.
Prende un respiro e cerca di sorridere. Anche se gli esce un sorriso timido.
<< Pidge. >>
Lei alza la testa e lo guarda, ha gli occhioni aperti, l’espressione appena confusa << Si? >> e la voce più dolce e piccola di sempre.
A lui viene da ridere per sembrare più tranquillo e non farla preoccupare.
<< Volevo scusarmi, cioè - si morde le labbra tirandole un po’ - prima ti ho salutato proprio male. Stavo controllando una cosa ed ero completamente concentrato… >>.
Pidge sembra tirare un sospiro di sollievo. O almeno, Hunk spera sia di sollievo. Perché lui quando la vede finalmente sorridere, si sente decisamente sollevato.
Il suo cuore sembra tornare a battere, anche sse sa perfettamente che l’ha fatto fino a quel momento. Anzi fin troppo forte.
<< Nono, figurati! - sembra che le passi per la mente qualcosa - Magari dovevo salutarti prima e non quando stavi lavorando. >>
Hunk sente che Lance gli passa dietro dandogli una piccola gomitata nella schiena, è praticamente il suo incoraggiamento. 
Arrossisce un po’ e stringe le mani nelle tasche << Non era importante, ma ero proprio concentrato… >>
<< Davvero, non preoccuparti. - Dice lei spostando lo sguardo su qualcosa e poi nuovamente su Hunk - Com’è andata la verifica? >>
Non si immaginava sarebbe stata così carina e gentile, forse non aveva fatto la figuraccia immensa che pensava.
Si sente ancora più rincuorato.
Annuisce << Bene, e a te? >>
Lei sorride di nuovo chiudendo gli occhi << Bene. >> e Hunk vorrebbe fare come gli ha detto Lance, ossia di chiederle se ha voglia di giocare assieme a qualche videogioco, o di uscire da qualche parte.
Voleva proporre la sala giochi. Vintage e divertente.
Ma invece rimane immobile per qualche secondo e si maledice un po’ mentalmente.
<< Bene, bene… - che stupido - Ora vado o… perdo la prossima lezione. >>
Stupido. Stupido. Stupido. Stupido.
Prende lo zaino e se lo sistema sulle spalle quasi scappando verso la porta per non continuare a insultarsi da solo.
A quello ci penserà Lance.
La sta ancora guardando, come ad aspettare una risposta. Anche se nemmeno lui sa cosa vorrebbe sentirsi dire.
<< Certo, ci vediamo. >>
Hunk esce dalla classe, ma riesce a urlare un << Ciao! >> prima di essere colpito dall’ennesimo pugno di Lance.
Sulla spalla non fa male, ma sulla testa si. Anche se Lance è tutto tranne che forte.
<< HUNK! Ma sei stupido! E no. Non è una domanda. - lo spinge verso gli armadietti, o almeno ci prova, Hunk sospira - Madre de Diòs-! >>
<< Mi dispiace, non ce l’ho fatta…- si massaggia la testa - ma non c’è bisogno di picchiarmi. Se no divento ancora più lento. >>
Ride. E anche Lance ride, anche se sempre con il muso.
Poi si appoggia con la schiena al proprio armadietto invadendo un po’ anche quello del suo amico.
<< Non l’ho invitata fuori, ma ci ho parlato, dai. >> apre le braccia e fa un sorrisone. Ha le guance rosse.
E Lance quando lo vede così non può che abbracciarlo e sbuffare << La prossima volta la invito fuori io, eh. >>
Hunk allora lo stringe più forte che può, perché sa che Lance non sta scherzando.

   
 
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